Dopo il gelicidio un vento fortissimo, con punte abbondantemente oltre i 100 Km/h. E’ quello che da ieri ha iniziato a battere l’Appennino e che è causato dalla diminuzione di pressione. Dapprima Libeccio o Ponente, che ha causato un sensibile rialzo termico, con temperature schizzate ieri da 0° C a oltre 10°C, ma che nella notte potrebbe trasformarsi nei freddi maestrale e tramontana.
FIUMI, ESONDAZIONE IN CORSO A BRESCELLO
La grande precipitazione avvenuta dal pomeriggio di domenica – nel complesso sono ben 400 i mm di pioggia mediamente caduti nella settimana secondo l’analisi di Reggio Emilia Meteo - , sommata al rapido innalzamento delle temperature ha causato un rapido scioglimento delle nevi. A ingrossarsi quindi sono stati i nostri fiumi, Secchia ed Enza. Questa mattina il traffico pareva impazzito tra Castellarano e Sassuolo per curiosi intenti a ammirare la piena del Secchia che, nella giornata di ieri, ha avuto il suo punto massimo, oltre la soglia di allarme, al punto che a Sassuolo è stato richiesto, nel quartiere Lago di Garda, di salire ai piani alti. Nella notte si è svolta una riunione urgente dei sindaci della parte medio bassa per coordinarsi. Allagate le casse d’espansione del fiume a Rubiera.
Ma dove ora la situazione è drammatica è a Lentigione (Brescello) dove l’Enza nella notte è esondata e da dove ci giungono queste immagini (Elia Lorenzini), rilanciate da Reggio Emilia Meteo. E’ in corso l’evacuazione delle persone del paese, situazione analoga a Casaltone, dove le persone vivono in golena.
VENTO DI OGGI
Tetti scoperchiati, alberi su strade, black out. Oltre agli aggiornamenti di ieri, un’importante segnalazione ci giunge dal sindaco di Baiso, Fabrizio Corti. “Nel territorio comunale a causa della mancanza di energia elettrica nella zona del centro si è venuta a creare una situazione di emergenza, che ha reso necessario l’intervento urgente da parte del personale dell’azienda fornitrice di energia elettrica. Gli interventi proseguiranno per l’intera nottata odierna ma non c’è la certezza di poter ripristinare la situazione entro l’orario di apertura delle scuole. Per questo non è garantita l’erogazione del servizio di energia elettrica (di conseguenza anche il riscaldamento) presso il micronido e le scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di Baiso capoluogo. Restano regolarmente funzionanti le sedi della scuola dell’infanzia e primaria di Muraglione”.
Black out in corso a Vetto dalle 15 di ieri.
Quindi un appello che vale per tutti i comuni montani in queste ore battuti dal vento: “Attenzione a chi si mette in strada ai rami! Il vento nella nottata ha fatto danni!”. Tra le immagini, anche il palo di un distributore a Toano, compromesso proprio dal vento.
FRANA
Una frana dopo Collagna, in direzione Cerreto ha causato il blocco della circolazione lungo la ss63. Sul posto l'intervento delle forze dell'ordine e dei tecnici Anas che hanno consentito il ripristino della circolazione alle 8.51.
GELICIDIO DI IERI
Oltre a quelle segnalate da Redacon, sul gelicidio di ieri la Provincia di Reggio Emilia ha riscontrato criticità su diverse strade provinciali, in particolare la Sp57 fra Laticola e Gazzolo, tra Vetto e Ramiseto, la Statale 63 a Felina e la Sp108 al Pianello a Castelnovo Monti, la Sp59 a Sologno e la Sp9 tra Gatta e ponte Gora a Villa Minozzo. Ma anche la provinciale tra Felina e Carpineti. Notevole il lavoro di carabinieri, polizia stradale e vigili del fuoco e personale della Provincia per la rimozione delle piante cadute o nel cercare di 'alleggerire' i rami ricoperti dalla neve, anche se la stessa Provincia evidenzia come “nella quasi totalità dei casi i disagi siano provocati da alberi di abitazioni o terreni privati. Questo, nonostante dal 2014 la stessa Provincia di Reggio Emilia e i Comuni abbiano emesso specifiche ordinanze che impongono - come per altro previsto già dal Codice della strada – ‘a tutti i proprietari dei terreni in confine con la sede stradale, di tenere regolate le siepi vive in modo tale da non restringere o danneggiare le strade provinciali, e di tagliare i rami delle piante che si protendono oltre il ciglio delle strade provinciali o le piante essiccate’. "Ovviamente, nel malaugurato caso di incidenti o danni alle vetture su strade provinciali, la responsabilità è in capo non al gestore della strada, ma al proprietario dell'albero caduto", spiega il responsabile del Servizio Infrastrutture della Provincia di Reggio Emilia, Valerio Bussei, sollecitando nuovamente i proprietari di terreni con alberi confinanti con le strade a provvedere, nei prossimi giorni, alla necessaria manutenzione.
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AGGIORNAMENTO ORE 12.00 - In comune di Ventasso, la Sp 15 risulta interrotta nel tratto tra Ramiseto e Miscoso da tre movimenti franosi, il più importante in località Miscoso i cui abitanti risultano pertanto isolati verso valle e dovranno di conseguenza indirizzarsi verso il passo del Lagastrello. Frana anche a Vaglie di Ligonchio. (G.A.)
Strada per il Lagastrello bloccata in più punti.
(Stefano)
Questo è il risultato di non aver fatto la diga a Vetto.
(FH)
La diga di Vetto serve per regolare le piene, oltre che per l’idropotabile, poi per l’agricoltura. Questo si scrive e si dice da sempre, perché non lo vogliono riconoscere.
(Daniele)
A Rosano il blackout è durato la bellezza di 26 ore, dalle 11 di ieri mattina alle 13 circa di oggi. La diga di Vetto ci avrebbe evitato il blackout? E avrebbe magicamente evitato vetroghiaccio, venti fortissimi, alberi abbattuti, frane? Perchè di questo si stava parlando, mica solo della piena. A me questo continuo ossessionante “digadigadigadiga” comincia a sembrare, specialmente in circostanze come queste, un tantino avvoltoiesco. Ma anche un pelino ridicolo, a dirla tutta.
(Cristina)
A mio avviso, pur non essendo un tecnico, credo che tirare in ballo la diga in questo contesto mi pare un tantino insensato. La quantità d’acqua e il vento caldo che ha repentinamente sciolto la neve in altura ha provocato una tale quantità d’acqua, in pochissimo tempo, che una diga non avrebbe certamente risolto nulla. Anzi, forse sarebbe stato proprio il contrario. Il tipo di diga che pare sia stata proposta, quella a terrapieno di sostegno e non in calcestruzzo, sarebbe forse stata ancora più pericolosa, con una tale ondata d’acqua, se fosse stata utilizzata per contenerla. Si sarebbe comunque dovuto lasciare libero sfogo all’acqua in eccesso per evitare tragedie tipo Stava. Ciò non toglie che la diga sia assolutamente necessaria in occasioni di eventi di siccità molto più frequenti dei fenomeni di questi ultime ore e, quindi, ben venga il progetto diga di Vetto, ma usiamo motivazioni più contestualizzate.
(Fabio Mammi)
A Gottano la corrente è mancata alle 3 di notte fra domenica e lunedì; la strada fra Gottano e Vetto era interrotta in più punti dalla presenza di alberi caduti sulla strada perché appesantiti dal ghiaccio. In molti casi si trattava di alberi molto alti che, anche se potevano sembrare distanti dalla strada ed i cui rami quindi ad occhio sembravano non dare problemi, cadendo avevano invaso la carreggiata. Alle 12 dagli uffici del Comune mi dicevano che erano informati del fatto, che avrebbero inviato un tecnico, che avrebbero informato la Provincia che, a sua volta, avrebbe mandato dei tecnici a controllare, che avrebbero inviato una squadra. Ad occhio avremmo dovuto attendere minimo 5 ore. Fortuna ha voluto che nella stessa situazione fosse incappato anche un ragazzo di Gottano che doveva recarsi al lavoro, Predelli, figlio del fabbro Adriano, che dotato di un semplice “potaill”, a mano e da solo provvedeva a spezzare e spostare i rami di otto alberi e fare lo spazio sufficiente al passaggio delle auto, compresi quelli caduti subito dopo il ponte sulla Lonza. Se volete vi invio delle foto ed un filmato. Ha dimostrato ancora una volta che i montanari, senza tante storie sono abituati a risolvere anche le emergenze da soli, chi vuole vada e chi non vuole mandi.
(Maru)
Anche a Vetto centro la corrente mancava dalle 10,30 di ieri mattina, se non per flash di pochi secondi. Ed oggi è stata ripristinata provvisoriamente a turni per quartieri tramite generatori della Protezione Civile e cavi volanti. Solo ora alle 4 del pomeriggio la situazione sembra un po’ più stabile.
(Cinzia R.)
E’ ben evidente che eventi eccezionali possano accadere, ma è altrettanto evidente che le manutenzioni ordinarie che necessitano non vengono effettuate. Non è possibile che in montagna, una nevicata, una gelata, vento, seppur importanti, provochino situazioni del genere. Tantissimi anni fa ricordo che le manutenzioni venivano eseguite, le briglie sui fiumi venivano fatte, le cunette sulle strade erano pulite, la pulizia dei boschi attorno alle linee elettriche. Ora non si riesce più a fare nulla se non a gestire le emergenze. E’ un po’ una provocazione, ma dove finiscono tutti i soldi che noi paghiamo? Chi deve obbligare, per esempio, l’Enel a fare una manutenzione preventiva? Sono sempre più avvilita.
(Manuela Guazzetti)
Sono le 17,47 e ancora Groppo è senza luce da ieri mattina prima delle 4. Fate qualcosa.
(Chiara)
Leggendo il commento del signor Fabio Mammi mi chiedo con quali conoscenze tecniche possa scrivere certe cose, non voglio definirle in altro modo. Pur essendo un tecnico in grado di esprimere giudizi certi, evito di scrivere ciò che penso, per evitare di confondere ideologie personali con soluzioni tecniche derivanti da progettazioni e studi sottoscritti da Società di Ingegneria specializzate in progettazione dighe. Premetto che la diga più alta del mondo è in inerti naturali, in Siberia; la scelta se realizzare uno sbarramento in calcestruzzo o in inerti naturali con paramento in calcestruzzo impermeabilizzato dipende dalla tipologia dei versanti derivanti dalle indagini geologiche, a cui va aggiunto l’importante aspetto ambientale; gli sbarramenti in cls sono molto più impattanti; nessuna società di ingegneria di progettazione dighe vi dirà mai se a Vetto è più sicura una o l’altra soluzione; probabilmente il signor Mammi ha una esperienza superiore, una cosa è certa, sullo studio di impatto ambientale, a pag. 647, c’è scritto che la diga di Vetto, per merito dei suoi versanti, risulta essere dieci volte più sicura delle dighe italiane. Stava non c’entra nulla con le dighe, siamo al punto che la disinformazione vuol far confondere “fischi con fiaschi”, a Stava non c’era nessun invaso idrico, semplicemente perchè a Stava non c’è nessun fiume da sbarrare, a Stava (ci sono stato più volte quando lavoravo in Trentino), c’erano dei bacini di decantazione della miniera di Prestavel in comune di Tesero, dalle miniere scaricavano fango in questi bacini e il fango ha portato la rottura degli argini e il fango ha travolto Stava fino al torrente Aviso a fondovalle. La diga di Vetto se avesse ricevuto la piena di questi giorni avrebbe detto: meno male che mi arriva un po’ d’acqua; il potere di laminazione della diga di Vetto, a lago pieno, caso impossibile in autunno, avrebbe un potere di contenimento di 29 milioni di metri cubi, la cosiddetta piena millenaria. La diga di Vetto, anche a lago pieno, risulterebbe essere la vasca di espansione più grande dell’Emilia-Romagna, a valle nessuno si accorgerebbe più delle alluvioni, per esempio, se crollasse il Lagastrello e tutte le sue acque finissero nella diga di Vetto, il livello del lago crescerebbe di poche decine di centimentri. Ribadisco che la laminazione delle piene era una delle motivazioni del progetto della diga di Vetto. Ogni volta ripeto: perchè scrivere certe cose prive di alcun fondamento?; basterebbe dire: io sono contro la diga di Vetto; questa sarebbe serietà, e questo, giusto o sbagliato, è un parere chiunque può condividere o meno. Ma di fronte a questi enormi danni, qualcuno non pensa che forse ha sbagliato tutto opponendosi alla diga di Vetto?; meditate, meditate, in alternativa alla diga di Vetto qualcuno può proporre il funerale al Parmigiano Reggiano e alla più bella agricoltura del mondo, ma da noi va così.
(Lino Franzini)
Concordo totalmente con le inconfutabili considerazioni del signor Lino Franzini, voce competente e documentata sul tema.
(F.D.)