Una relazione finita male, una cura maniacale per l’orto, l’alcool, l’intervento delle forze dell’ordine, lo screzio con un autista della raccolta di latte da Parmigiano Reggiano. C’è una inquietante parentesi montanara nella vita di Giampaolo Dall’Oglio, il 63 enne presunto omicida che è accusato di avere ucciso, la sera del 23 novembre a Villanova di Reggiolo, Francesco Citro, camionista e giovane padre, per futili motivi riconducibili a problemi di vicinato.
Nell’edizione di lunedì la Gazzetta di Reggio aveva ricostruito la movimentata vita residenziale dell’operaio Aipo accusato di avere compiuto l’assassinio di Citro. Nei suoi trascorsi spiccano appunto episodi di violenza domestica, due arresti, problemi di alcol. Sono una decina i traslochi effettuati dall’uomo che è nato il 31 luglio 1954 a Mantova. Appena ventenne, guardia giurata, si sposò nel 1974, e da questa prima relazione (terminata nel 1990) ebbe un figlio. Fu allora che si traferì, da solo, a Bigarello di Mantova. Per un traffico di auto rubate (ricettazione e associazione a delinquere) venne arrestato dalla questura mantovana nel 1995. Perso il lavoro, lo si ritrova 4 anni più tardi assunto all'Arni, a Boretto, e nel 2000 trasferito a Brescello. Nel 2004 è a Boretto e, nello stesso anno, aveva traslocato a Castelnovo ne' Monti. Un anno dopo aveva divorziato dalla prima moglie e con una nuova compagna montanara sarebbe andato a vivere nella sua casa a Gottano di Sotto, a Vetto.
Gottano è un borgo storico che, negli anni, ha conosciuto un forte spopolamento. E sono diverse, soprattutto nelle frazione di Gottano Sopra, le case che sono affittate a gente che viene da fuori. Comunque a Gottano era venuto anche l’uomo mantovano con la sua compagna che qui si era ben integrata con la locale associazione. Giampaolo Dall’Oglio ha vissuto a Gottano Sotto dall’ottobre del 2005 al settembre del 2006.
“Quando non beveva era una persona che pareva normale” ricostruisce a Redacon un intervistato del quale, per ovvi motivi, tuteliamo l’identità. “Ma quando beveva, birra soprattutto, diventava un'altra persona ed era irascibile”.
“Aveva picchiato anche la compagna di Viadana, col suo figlio minore e fu per questo che dovettero anche intervenire le forze dell’ordine. Sa, l’uomo era armato, era ex guardia giurata”.
Lei ci aveva mai parlato?
“Sì, erano normali rapporti di vicinato. Aveva anche coltivato un orto ai margini della strada, su un terreno attiguo”.
Le ricostruzioni di questi giorni dicono che nella sua casa a Villanova di Reggiolo avesse una predisposizione maniacale per il suo giardino, anzi uno dei possibili moventi è proprio quello delle briciole e della polvere che dal piano di sopra cadevano sul suo pratino…
“Adesso che mi ci fa pensare – spiega il nostro interlocutore – il suo orto era particolare, diverso da quelli che si vedono qui in montagna. Aveva realizzato tanti piccoli riquadri per l’insalata e, ognuno, aveva una pendenza al centro, per accumulare l’acqua in mezzo quando pioveva. Un sistema che non avevo mai visto. Ma non tollerava la polvere sul suo orto”.
Perché?
“Una volta si fermò da me l’autista dei camion del trasporto del latte, che ogni giorno doveva passare di lì mattina e sera, spiegandomi di essere stato aggredito da Dall’Oglio. Si sa: i camion per la raccolta del latte vanno spediti. Non tollerava che la polvere alzata dal veicolo finisse sul suo orto. Ma era inevitabile essendo questo proprio sul ciglio della strada!”
Nonostante la vicenda di violenze in famiglia, l’uomo aveva continuato per due mesi a vivere a Gottano. Poi la relazione si era interrotta.
Sempre a Gottano Dall’Oglio aveva provato ad avviare un’attività per il taglio legna, acquistando il caratteristico bindello e lavorando con uno dei figli della donna. Aveva anche tappezzato il paese di biglietti “vendesi legna”, ma l’attività non aveva funzionato. Il bere pare rimanesse un problema insormontabile. L’attività durò poco e così pure la relazione con lui che ritornava a Viadana. Quindi altri traslochi: nel 2007 a Boretto, nel 2010 a Viadana dove nel 2013 per violenza alla compagna finirà ai domiciliari (tre anni di reclusione per lesioni personali e violenza privata). Diventa, intanto, operaio dell’Aipo. Non è finita: nel 2014, quando era in prova ai servizi sociali, gli venne revocato questo beneficio per aver picchiato il figlio della compagna. Siamo all’epilogo: nel 2015, una volta uscito dal carcere, aveva sposato Barbara Canneto, originaria di Catanzaro, per poi trasferirsi a Villanova di Reggiolo, ai domiciliari, nel 2015, a casa della moglie, e nel 2016 era tornato libero, ma solo fino a giovedì sera quando i carabinieri lo hanno sottoposto a fermo e portato nel carcere di Reggio per l’omicidio del povero Francesco Citro. L’uomo, prima di trincerarsi dietro la facoltà di non rispondere, ha negato ogni addebito. Ma la moglie attuale è la sua principale accusatrice.
Il titolo non è corretto: che sia lui l’omicida lo deve decidere il tribunale. Per ora nessun testimone oculare, niente arma del delitto, niente “guanto di paraffina” o stub … per provare che l’uomo ha sparato di recente e niente confessione! Spero che gli inquirenti abbiano solide prove … altrimenti sarà difficile ottenere una condanna …
(Alessandro Raniero Davoli)
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Risponde l’Autore: Il lettore ha ragione se ci si ferma al titolo. Ma la notizia va letta nel suo complesso, sottotitolo compreso dove si parla del “L’uomo accusato dell’omicidio”.
Quella dei titoli “sparati” senza o con poca attinenza con i contenuti degli articoli (che dovrebbero analizzare notizie) è una pessima abitudine che pare avere contagiato ormai la quasi totalità della stampa italiana. Mi meraviglia non poco di vederlo anche qui, visto lo spirito di servizio informativo per la quale la testata è nata. Non mi pare che ci sia né una confessione né per ora alcuna condanna definitiva. La presunzione di innocenza è un principio sacro del nostro ordinamento: rinunciarvi per ottenere la vendita di più copie o aumentare le “visite” a un sito web è a mio avviso una violazione del diritto che andrebbe giustamente prevenuta e se del caso perseguita.
(Mauro Chiesi)
Risposta all’Autore. D’accordo che dopo un titolo bisogna leggere la notizia nel suo complesso, ma il titolo in questione resta francamente inaccettabile. Suvvia! Un po’ di onestà intellettuale. Bastava aggiungere subito l’aggettivo “presunto” invece di rifugiarsi in corner nel sottotitolo e dover poi rispondere a dei messaggi di puntuale critica in merito. Cordialmente.
(Damiano Pignedoli)
Condivido le critiche per il titolo, del tutto fuori luogo; peraltro la risposta della redazione lo è forse di più: il titolo dovrebbe anticipare la notizia non stravolgerla per attirare più click
(D.M.)
Gentilissimi tutti. Le critiche sono tutte legittime e servono anche a crescere e se il titolo risulta gravemente fuorviante chi scrive se ne rammarica per primo. Ma, giusto per dare risposte e smentire inesattezze ricordiamo il fatto che non abbiamo copie da vendere, clic da acchiappare (nessuno ci guadagnerebbe comunque). La nota ufficiale delle forze dell’ordine, cui di solito ci atteniamo, scrive: “Omicidio di Reggiolo: preso l’assassino”. Quale sarebbe la notizia che abbiamo stravolto? Avendo noi per primi dei dubbi, proprio sul titolo e sul riassunto di questa specifica notizia, ci siamo confrontati con colleghi che seguono il tema più e meglio di noi: basta fare una semplice ricerca in rete e notare che sono state adottate entrambe le soluzioni (G.A.)