Negli ultimi giorni è tornato molto vivace il dibattito intorno all’Ospedale Sant’Anna e alla tenuta dei servizi.
Sul tema interviene il Sindaco di Castelnovo ne' Monti e presidente dell’Unione dei comuni, Enrico Bini: “Tralasciando i toni polemici e da campagna elettorale emersi in questi giorni, a me interessa informare i cittadini sul lavoro che sta andando avanti per la tenuta e anzi il consolidamento dell’Ospedale Sant’Anna. Nei giorni scorsi ho avuto modo di confrontarmi sia con il tavolo tecnico che ci aveva accompagnato nel percorso per costruire la richiesta di deroga sul punto nascite e continua a lavorare sull’ospedale, i Sindacati, le forze politiche, le associazioni, e il Comitato Insieme per il Sant’Anna. Intendiamo coinvolgere tutti i soggetti, e anche gli altri Comitati attivi per la difesa dell’ospedale, per portare avanti un lavoro comune, con un tavolo di coordinamento, per quanto riguarda gli investimenti da 4 milioni di euro, strutturali e per aumentare la dotazione di organico, garantiti per il Sant’Anna e stralciati dal PAL affinchè abbiano un canale più rapido per essere attivati. Contiamo di organizzare una presentazione di tutti gli interventi nel dettaglio prima di Natale. A chi mi chiede invece cos’altro si potrebbe fare o si sarebbe potuto fare per mantenere il punto nascite, posso solo rispondere che dobbiamo lavorare, a tutti i livelli istituzionali, per far sì che si arrivi ad un cambio nelle normative: in un Paese come l’Italia, in cui quasi la metà della popolazione vive in territori periferici e borghi decentrati, non possiamo permetterci norme che mantengano i servizi solo in base ai parametri numerici dell’utenza. Anche gli ultimi dati Istat lo confermano: le nascite sono in calo drammatico, con 100 mila nati in meno dal 2008, ma questo è solo uno degli aspetti di una situazione che, se non si pratica un cambio di prospettiva, porterà le aree periferiche a sguarnirsi sempre più di servizi essenziali. Un contesto che innesca un circolo vizioso, perché ovviamente con meno servizi questi territori non saranno attrattivi per mantenere e richiamare famiglie ad abitarli. Se invece si compie una scelta di prospettiva, di tenuta dei servizi anche al di là dei numeri, si può invertire questa tendenza. Ripeto che i presupposti ci sono: rispetto alle aree metropolitane abbiamo una migliore qualità ambientale, sociale, abbiamo degli indicatori economici che dopo anni critici sono in risalita, imprenditori che scelgono di investire e creare occupazione sul territorio. Ovviamente per arrivare ad avere norme che tengano maggiormente conto della specificità dei territori montani ci vorrà una pressione di portata nazionale, ma in questo senso essere inseriti tra i territori compresi nella Strategia Aree Interne può essere uno strumento straordinario. Uno strumento che non serve soltanto a portare fondi e attivare progetti innovativi, ma anche per poter essere considerati come laboratori per costruire il futuro dei territori montani e periferici italiani”.
Da questo intervento emerge un elemento molto importante: continuano a nascere comitati nel territorio. Oltre al comitato delle Cicogne ed al Comitato Di.Na.Mo. si evince dalle parole del sindaco che è stato costituito un ulteriore Comitato “Insieme per il S. Anna”. Sicuramente più sono i movimenti di liberi cittadini coinvolti e più saranno le possibilità di ottenere quei risultati che la politica non è riuscita a conseguire.
(Genitoni Massimiliano)
Se vogliamo andare avanti e non continuare nell’attuale direzione, ovvero indietro, incentiviamo la presenza di medici che vogliono spendersi nel nostro ospedale per farne un luogo del loro successo e della nostra salute! In tutti i reparti. Preveniamo almeno un po’. Persone ci vogliono, persone vere, a tutti i livelli. Poi un serio piano di recupero del territorio, di sviluppo agricolo e turistico, un serio piano per creare lavoro utile. L’Unione o riesce in questo e quindi è utile o aiuta ad allontanare i servizi e quindi…
(Partigiana Jane)
P.S. – Grazie sindaco per l’impegno. Poi… hanno un nome anche gli altri comitati, non solo il Comitato “Insieme per il S. Anna”. Io ad esempio conosco “Salviamo le cicogne di montagna”, “Di.Na.Mo”…
“Poi un serio piano di recupero del territorio, di sviluppo agricolo e turistico, un serio piano per creare lavoro utile”. È esattamente ciò che sarebbe necessario. Purtoppo, non sarà fatto. C’è l’austerità, c’è il pareggio di bilancio, c’è il deficit del 3%, c’è l’avanzo primario da aumentare ancora, c’è la spesa per interessi sul debito pubblico da far calare. C’è una serie di “vincoli esterni” che ci derivano dall’appartenenza all’euro. Questi “vincoli esterni” impediscono di realizzare una politica di lavori pubblici (“un serio piano di lavori utili”) che ci porterebbe fuori dalla crisi in cui siamo precipitati, e che, viceversa, non potrà che peggiorare. Il problema non è la quantità di debito pubblico, ma la sua percentuale sul Pil; tagliando la spesa pubblica, la percentuale di debito sul Pil aumenterà – è esattamente ciò che è accaduto con i tagli di spesa e aumenti di tasse del governo Monti. Non esiste “austerità espansiva” durante una crisi economica. Quindi, stando così le cose (cioè le scelte politiche), non potremo che continuare nell’attuale direzione, cioè indietro, e il destino delle “aree interne”, come il nostro Appennino, sarà segnato, nonostante l’impegno delle associazioni e dei comitati.
(Commento firmato)
Già che è qui, signor Bini, prima ancora di “tutti gli interventi nel dettaglio”, mi vorrebbe dire perchè mai le sue dimissioni avrebbero comportato un “dire addio ai fondi sulle aree interne”? Prima di metterci a cambiare il mondo, non sarebbe più concreto parlare di limiti e cioè cosa si può fare e perchè, e ciò che non si può fare e perchè, tralasciando una propaganda a cui non crede più nessuno? Spero e mi auguro ed auguro che questo commento sia preso nella sua componente costruttiva e non liquidato come sterile provocazione.
(mv)
…ora ho capito! Sarà per questo che ora gli esami di laboratorio vengono fatti a Reggio e non più a Castelnuovo. Non ci avevo mica pensato che fosse per il consolidamento e la tenuta dei servizi. Se prima i risultati delle analisi si potevano avere dopo 2 giorni ora si hanno dopo 5/7 giorni. Sempre meglio. Avanti così.
(B. Rita)
Intervento davvero deludente che ci conferma un atteggiamento del sindaco rassegnato e perdente. Traspare la mancanza di volontà di combattere per i nostri diritti. Etichetta come “elettorali” le sacrosante grida di sdegno della popolazione. Certo, alla prima occasione, diventeranno anche “urla elettorali”, oggi sono chiare rivendicazioni dei propri diritti! Abbiamo il pieno diritto di pretendere i servizi essenziali anche se finanziariamente “in rosso”… con tutto il “rosso” che abbiamo mantenuto e manteniamo ad altre zone del paese!! Comunque è confermato, non c’è nessuno più sordo di chi non vuole sentire!
(F.D.)
Se non ne ho frainteso le parole, il sindaco, nonché presidente dell’Unione dei comuni, intenderebbe “chiamare a raccolta” tutti i pezzi della comunità montanara onde far fronte comune nell’azione di “difesa” dell’ospedale S. Anna, e riguardo al punto nascite vorrebbe sensibilizzare tutti i livelli istituzionali per far sì che si arrivi ad un cambio della normativa in materia, il che è senz’altro legittimo ma ispira purtuttavia alcune considerazioni o sensazioni:
1. il tavolo di coordinamento proposto dal sindaco, intorno al quale dovrebbe sedersi una pluralità di soggetti, può distogliere l’attenzione dal fatto che il potere delle scelte è nelle mani della politica, la quale decide secondo le proprie logiche, prova ne sia l’ininfluenza che pare aver avuto, nella vicenda punto nascite, la larga mobilitazione avutasi nella “società civile” montana;
2. se vi è bisogno di un così ampio e forte coinvolgimento della comunità montanara significa che i destini dell’ospedale, inteso nel suo insieme, sono ancora piuttosto incerti e “nebulosi”, nonostante le rassicurazioni che vengono fornite “ad ogni piè sospinto”, il che può essere fonte di comprensibile ed ulteriore preoccupazione per chi risiede in montagna;
3. l’impressione che se ne ricava è anche quella di una sorta di “resa” da parte degli amministratori, i quali si trovano a dover cercare il sostegno della comunità locale per far fronte alle “incognite” che potremmo incontrare nell’immediato futuro, quasi che la politica locale abdicasse al proprio ruolo di rappresentanza, o si trovasse comunque in una condizione di grande debolezza (non a caso la stampa odierna riporta dati che indicherebbero un aumento della sfiducia e disaffezione degli italiani anche verso le istituzioni locali);
4. mi sembra francamente abbastanza illusorio ed irrealistico il pensare che possano cambiare in tempi brevi le norme a favore di una montagna che si è andata via via spopolando, e se la tendenza dovesse casomai e fortunatamente invertirsi, se cioè la montagna tornasse a ripopolarsi, si tratterebbe di un fenomeno sociale del quale la politica “governante” non dovrebbe prendersi il merito dal momento che fino ad ora, al di là dei pronunciamenti, non si sono visti molti interventi incisivi per trattenere chi qui abita e lavora (vedi ad esempio un piano di agevolazioni fiscali per le attività commerciali, specie quelle cosiddette di vicinato);
5. posso naturalmente sbagliarmi, ma io penso che per uscire dalla presente situazione la politica locale debba riacquistare il suo ruolo di rappresentanza anche nei confronti dei “livelli superiori”, senza bisogno di essere aiutata e sorretta, e a questo punto è verosimile che sia stimolata a farlo soltanto se si realizzano concrete possibilità di discontinuità e di alternanza politica nella guida dei comuni, il che è nelle mani degli elettori quando sono chiamati al voto.
(P.B., 2.12.2017)
È singolare come i nostri amministratori si appellino, di volta in volta, a seconda delle evenienze, alle ragioni dei tecnici (della serie: non c’è alternativa), oppure rivendichino la loro autonomia di scelta. Ed è altrettanto singolare come anche noi ci arrabattiamo a cercare alleanze, ipotizzare strategie, formulare ipotesi, individuare tavoli di coordinamento. Allora, comunico ufficialmente che la politica è morta, perché “i mercati governano, i tecnici amministrano, i politici vanno in televisione” (oppure sulla stampa locale). Non è che sia neppure colpa loro: semplicemente, sono stati “terminati” (ma non ditelo a nessuno, è un segreto!). Il “vincolo esterno” (lo vuole l’Europa) ha tolto loro di mano tutti gli strumenti che avevano a disposizione per governare, cioè per fare scelte “politiche” di cui rispondere agli elettori. Se non hai soldi da spendere, semplicemente non puoi scegliere come spenderli. È il “pilota automatico”, baby! Il mandato della Bce è la stabilità dei prezzi, tutto il resto è subordinato: deficit, debito, avanzo primario, tasso di disoccupazione, tasso di interesse, tasso di cambio, politica monetaria; tutti gli strumenti che i governi utilizzavano per fare le loro “scelte politiche”. Ah, no, ne rimane uno: la politica fiscale, che è quella che ha usato Monti, per risolvere il problema del debito estero (forse pensavate che il problema da risolvere fosse il debito pubblico? Si? Sappiate che dopo Monti è aumentato dal 120 al 135 percento sul Pil). Ma chi governa la Bce? Un “tecnico”. Naturalmente, i soldi ci sono ancora, ma da un’altra parte, a distanza di sicurezza, e li gestisce qualcun altro (tipo, per esempio, la Commissione europea?). A noi, per ora, rimane la scelta del criceto: possiamo scegliere il verso, ma sempre girando a vuoto.
(Commento firmato)
Mamma mia …ma perché a noi c’è capitato un sindaco cosi? Cosa abbiamo fatto di male??! Un vero sindaco lotta non se ne sta seduto ad aspettare che le cose cambiano…intanto…ancora pochi mesi e poi gli facciamo ciao ciao con la manina!
(Antonia Carlini)