Da questa mattina anche Carpineti fa parte della rete dei "comuni mafia free", una realtà nata pochi anni fa con l’obiettivo di offrire ai sindaci che vi aderiscono un supporto tecnico, umano e psicologico affinché, attraverso l’applicazione della legge e delle norme contenute in un decalogo che l’amministrazione comunale si impegna ad osservare, le infiltrazioni mafiose possano essere evitate.
Carpineti si aggiunge a un gruppo di comuni italiani ormai numerosi e che nel reggiano conta Castelnovo ne' Monti, primo che ha aderito alla rete nel 2015, e poi Quattro Castella, Baiso, Novellara, Rubiera, S. Martino in Rio, Viano, Cadelbosco Sopra. E’ stato il sindaco di S. Martino in Rio Paolo Fuccio, in qualità di ultimo comune ad essere entrato nella rete (effettuando così un ideale passaggio di testimone), a consegnare formalmente l’attestato al sindaco di Carpineti Tiziano Borghi, insieme al sindaco di Castelnovo e presidente dell’Unione dei comuni dell’Appennino Enrico Bini, e alla giornalista e presidente della rete dei comuni "mafia free" Laura Caputo, nel corso di una cerimonia partecipata e sentita che si è svolta nel municipio carpinetano. Una cerimonia alla quale hanno preso parte anche il prefetto di Reggio Emilia, Maria Forte, il questore Antonio Sbordone, e altri sindaci del territorio e dei comuni "mafia free": Giorgio Bedeschi di Viano, Fabrizio Corti di Baiso, Stefano Costi di Casina.
La consegna è avvenuta di fronte a una platea di giovanissimi, con gli studenti delle classi terze medie dell’Istituto comprensivo di Carpineti–Casina. Ha affermato il sindaco Borghi: “Per noi aderire a questa rete, e farlo di fronte a voi, ragazzi, è un passaggio estremamente importante. Ringrazio davvero prefetto e questore che hanno scelto di essere qui con noi oggi, un segnale molto forte. Costruire una rete di comuni per rispondere ai rischi di infiltrazioni è fondamentale: essere isolati in questa battaglia ci porrebbe immediatamente in una posizione di debolezza, invece poter avere uno scambio di esperienze, risposte e aiuto reciproco rappresenta una grande forza, per sostenere il nostro lavoro amministrativo ogni giorno e far sì che non venga lasciato alcuno spazio, neanche minimo, alle infiltrazioni. E’ una sorta di vaccino, che ovviamente come tale è meglio fare quando si è ancora sani, attivando una forte prevenzione. A voi ragazzi dico di non accettare le sopraffazioni anche a partire dalla vostra età, arginando il bullismo, arginando l’astio che spesso dilaga sui social. Sono primi passi fondamentali”.
Laura Caputo ha letto un saluto della figlia di Marcello Torre, sindaco di Pagani, comune irpino, ucciso dalla camorra nel 1980, “ucciso proprio perché rimasto solo, perché non ha avuto una rete di altri amministratori onesti intorno”, come ha spiegato la presidente di "mafia free". “Quando ho fondato questa associazione – ha aggiunto – non ho pensato a figure come il sindaco Torre o Angelo Vassallo, altro sindaco ucciso perché lottava contro le infiltrazioni, ma al sindaco di Zola Predosa, Stefano Fiorini, che mi raccontò di aver cercato di sloggiare un parcheggiatore abusivo, che poi è tornato più volte, e ad un certo punto gli ha detto: 'Bada che so chi sei, devi smetterla e lasciarmi in pace'; e questo sindaco mi ha detto di essersi sentito solo. Mettere insieme primi cittadini che possano scambiarsi sostegno e aiuto è risultata una esigenza che avvertivano in tanti. Dobbiamo capire che il più delle volte la mafia entra con metodi gentili, fa proposte interessanti, come a Quattro Castella, dove il sindaco Tagliavini, che fa parte della nostra rete, ha rifiutato la costruzione di un nuovo stadio che gli era stato offerto da una persona discutibile”.
“Per noi è una occasione importante avere il costante sostegno del prefetto e del questore in questo percorso – ha aggiunto Enrico Bini – e li ringrazio per questo. Noi sindaci abbiamo un ruolo importante: dobbiamo sostenere le istituzioni e le forze dell’ordine impegnate nelle inchieste e nei processi, così come loro sostengono noi. Sono tanti anni che esistono infiltrazioni in alcuni settori, io me ne resi conto perché nell’autotraporto lasciarono alcune tracce e alcune falle che ce ne fecero accorgere. Mentre in edilizia erano infiltrazioni più difficili da capire: imprenditori calabresi anche onesti alle volte sono stati sfruttati dalle nostre cooperative, che però in questo modo hanno aperto poi la strada ad altre infiltrazioni peggiori. Segnali che ho iniziato a evidenziare e per fortuna ho avuto chi mi ha creduto e ha iniziato ad aprire un vaso di Pandora. Avere qualcuno che ascolta chi denuncia e che non si tira indietro dallo scoperchiare situazioni scomode è essenziale. Avremmo anche bisogno di leggi diverse su temi come il gioco d’azzardo, che è un ambito in cui la criminalità prospera. Un sindaco da solo non potrebbe portare avanti queste istanze, in tanti possiamo farlo. Dobbiamo a tenere l’attenzione ai massimi: abbiamo visto cosa è successo a Reggiolo, le macchine incendiate negli ultimi giorni, sono segnali gravissimi”.
Il questore Sbordone si è rivolto in particolare ai ragazzi: “Le mafie sono sempre esistite, così come è sempre esistito chi le ha contrastate. Negli ultimi decenni nel nostro Paese la mafia ha avuto uno sviluppo devastante, alzando il tiro con omicidi eccellenti, su tutti Falcone e Borsellino. Da lì è iniziata però una riscossa dello Stato che ha inferto colpi notevolissimi, arrestando migliaia di persone tra capi e referenti della rete criminale. Fondamentale è stata anche la crescita dell’antimafia della società, della gente, in particolare dei ragazzi. I giovani hanno voluto dire basta, hanno fatto cortei e assemblee alla luce del sole e questo è stato straordinario, una reazione che ha indebolito la mafia”.
Il prefetto Maria Forte ha concludo: “Il messaggio centrale deve essere che gli amministratori non sono soli, ci troveranno sempre al loro fianco, anche nello sforzo di coinvolgere su questi temi le giovani generazioni. Solo se ci sarà unione di intenti, società civile con le istituzioni, potremo fermare la mafia. Questo momento storico può essere significativo per dimostrare una forte coesione nella risposta dello Stato. A Reggio si è creata una sinergia speciale a seguito della consapevolezza di dover agire e dare una risposta contro la delinquenza mafiosa”.
La cerimonia si è conclusa con la consegna dell’attestato al sindaco di Carpineti da parte del sindaco di S. Martino in Rio, che a sua volta ha voluto rivolgersi ai ragazzi presenti dicendo loro di mantenere alta l’attenzione e fare della legalità la base del loro vivere quotidiano.