Un progetto pilota per avviare una gestione della gravidanza a basso rischio nei punti nascita di Castelnovo ne' Monti, Pavullo nel Frignano e Borgo Val di Taro, strutture che sono a rischio chiusura. A chiederlo, con una risoluzione, è il consigliere regionale dell'Altra Emilia-Romagna Piergiovanni Alleva.
"Nel documento della conferenza unificata Stato-Regioni del 16 dicembre 2000 - spiega il consigliere - viene prevista la riorganizzazione dei punti nascita e le indicazioni recepiscono l'esigenza di accrescere la sicurezza della donna e dei nascituri, indicando le modalità di razionalizzazione e ottimizzazione delle risorse".
La giunta ha incaricato la commissione nascite di fare una verifica approfondita sugli ultimi cinque anni, dal 2013 al 2017, di attività della rete dei punti nascita, ma "l'approfondimento della commissione - sottolinea Alleva - ha dato come esito la richiesta di concessione di deroga per i soli punti nascita di Mirandola e Cento", sospendendo dunque l'assistenza al parto nei punti nascita dell'Appennino reggiano e modenese, "perché non esisterebbero le condizioni".
Da qui, secondo Alleva, questi punti nascita potrebbero essere riclassificati come progetti pilota "per giungere a un percorso regionale uniforme che consenta di intercettare tutte le gravidanze a basso rischio". Un progetto, dunque, che potrebbe essere integrato "nel piano di investimenti di 13 milioni di euro già programmato dalla Regione per i tre ospedali dell'Appennino interessati dalla sospensione dell'attività e nel piano dell'incremento degli organici che dovranno garantire un futuro stabile e di sviluppo agli ospedali montani".
Per questo, il consigliere di AltraEr impegna la giunta, nel caso non ci sia altra soluzione percorribile, "ad avviare una gestione della gravidanza a basso rischio in questi punti nascita, approvando un progetto pilota regionale, mantenendo e potenziando tutti i servizi pre e post-parto attualmente presenti nei punti nascita".