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Uccellagione con richiami vivi, bracconiere denunciato nel vettese

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Un disoccupato denunciato per il reato di uccellagione e detenzione di uccelli vivi unitamente al sequestro di avifauna illecitamente catturata e varia attrezzatura propedeutica per il bracconaggio.

Questi gli esiti dell’operazione antibracconaggio, condotta dai carabinieri forestali delle stazioni di Castelnovo ne' Monti e Busana unitamente a personale della Polizia Provinciale di Reggio Emilia.

Con le accuse di uccellagione e detenzione di uccelli vivi  è stato denunciato alla Procura reggiana un 62enne disoccupato di Vetto colto in flagranza del reato di bracconaggio.

A lui gli operanti hanno sequestrato tutta la strumentazione propedeutica all’illecita attività costituita da 4 cornette, 87 panie complete di accessori, 2 sacchi di iuta, 3 gabbie , 2 aste nonché dell’avifauna illecitamente catturata costituita da 3 esemplari di tordo sassello (turdus iliacus) e un esemplare di cesena (turdus pilaris), utilizzati come richiami vivi.

L’origine dei fatti l’altra mattina poco prima delle 8,00 quando, durante mirato servizio antibracconaggio eseguito in località Gottano di Sopra del comune di Vetto d’Enza dai carabinieri forestali delle stazioni di Castelnovo ne’ Monti e di Busana e dagli agenti della polizia provinciale di Reggio Emilia, veniva sorpreso, in flagranza di reato, un uomo intento ad esercitare l’uccellagione ( cattura di esemplari di avifauna mediante mezzi non consentiti).

Nello specifico il bracconiere, identificato in un reggiano 62enne, in zona boschiva aveva posizionato 3 gabbie in vimini all’interno delle quali vi erano 3 uccelli (2 Tordi Sasselli e 1 Cesena), utilizzati come richiami vivi non autorizzati.

Al di sopra delle gabbie erano state posizionate 2 aste, alte oltre 3 metri recanti sulla sommità 2 strutture, una per asta, denominate “cornette” che reggevano una serie numerosa di panie, cioè rametti di piccole dimensioni imbibiti di vischio per catturare gli uccelli selvatici che, attirati dal canto dei richiami, vi si appoggiavano sopra.

A terra intorno al sito di cattura vi erano altre panie pronte per essere posizionate.

All’arrivo degli operanti l’uomo aveva catturato un esemplare di tordo sassello che aveva chiuso all’interno di un sacco di iuta.

Alla luce di quanto accertato gli operanti sequestravano tutti i mezzi di caccia utilizzati per l’uccellagione procedendo, ai sensi di legge, alla liberazione in natura dei richiami vivi e del tordo catturato trovandosi in buono stato di salute.

La successiva perquisizione domiciliare non portava al rinvenimento di ulteriore materiale pertinente l’illecita attività. L’uomo veniva quindi denunciato in ordine ai citati riferimenti normativi violati.

Per lo Stato italiano sia l'uccellagione sia il commercio sono reati e le sanzioni penali prevedono l'arresto fino a 1 anno o l'ammenda fino a 2.065 € e la revoca della licenza di caccia con divieto di rilascio per un periodo di 10 anni per l'uccellagione, l'arresto fino a 6 mesi o l'ammenda fino a 2.065 € per chi commercia o detiene a tal fine fauna selvatica. La legge 157/92 sull'attività venatoria considera tale illecito un reato particolarmente grave perché diretto alla cattura di un numero indiscriminato di volatili e la spiccata offensività degli strumenti usati può portare alla cattura e al decesso di specie protette.

2 COMMENTS

  1. Brutta gente che sussiste per il semplice fatto che la legge italiana è molto permissiva in quanto ad espiazione e pena. Nel caso specifico non penso che il disoccupato sia realmente tale, semplicemente preferisce dedicarsi unicamente all’attività più redditizia che è sicuramente quella truffaldina.

    (Patrizio Antonelli)