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Una voce nuova (ma antichissima) a sostegno di un invaso sull’Enza di 45/50 milioni di metri cubi

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Il fiume Enza nei pressi di Buvolo

Nella serata del 23 ottobre 2017, nella media vallata dell’Enza, culla del Re dei formaggi, ha ufficialmente visto la luce anche l’Associazione dei Consorzi di Miglioramento Fondiario ed Irrigui della Val d’Enza. Questa ha raggiunta la totale attività giuridica con la sottoscrizione, da parte dei Presidenti dei singoli Consorzi, dell’Atto Costitutivo e dello Statuto.

I Consorzi componenti sono per ora nove, annoverano circa 1000 soci ed una superficie territoriale di circa 18.000 ettari comprendenti prati stabili, colture avvicendate, vigneti ed altre coltivazioni.

La carica di Presidente dell’Associazione è ricoperta da Mattia Reggiani, agricoltore; il Vice Presidente è Matteo Catellani, agricoltore ed il Tesoriere è Ermes Gherardi anch’egli agricoltore.

Alla nascita dell’Associazione ha contribuito anche il Consorzio “ Bibbiano La Culla” con concreto apporto del Presidente Umberto Beltrami.

I “numeri” dell’Associazione appaiono e sono, a nostro avviso, importanti e significativi in quanto ad essi si debbono collegare strettamente le attività di indotto, presenti sul territorio, che amplificano in modo notevole il numero del personale impiegato nei vari settori collaterali.

Non a caso, nella riunione tenutasi nel pomeriggio del 24 Ottobre, il Commissario Straordinario della Bonifica dell’Emilia Centrale dott. Franco Zambelli diceva” se prima, come Bonifica dell’Emilia Centrale avevamo come interlocutori le tre Associazioni Agricole ora dovremo anche tenere conto dell’Associazione dei Consorzi di Miglioramento Fondiario ed Irrigui della Val d’Enza” . Indubbiamente condividiamo ed osserviamo che una voce, spontanea e trasversale degli agricoltori, rende più incisivo il ruolo della categoria e più stabili le eventuali proposte, progettazioni o piattaforme di concertazione in relazione al problema acqua.

La strada che sta percorrendo l’Associazione trova motivazioni  storiche e sociali che affondano le proprie radici nell’alto Medioevo. Già dall’anno 892 si citava, nel testamento del vescovo di Parma Vidiboldo, nipote di Carlomagno, un lascito inerente alla derivazione delle acque dell’Enza a favore del Canale della Magione, ora canale Vernazza. Gli altri Consorzi seguono, in buon ordine, con documentate istituzioni che risalgono almeno a 6-8 secoli orsono. Quindi se le vicissitudini, naturali e storiche,  che hanno interessato la nostra vallata non hanno piegato la concreta operatività dei Consorzi e dei loro Statuti, troviamo che sia come minimo illogico non trarre informazioni e considerazioni di merito dai loro associati.

Nessuno, meglio dei contadini, conosce il valore dell’acqua. Ne apprezza le qualità che usa per la gestione dei propri terreni e delle proprie colture. I contadini da sempre utilizzano con grande razionalità questo bene, tanto da suddividerlo, amministrarlo, condurlo e passarlo alle altre aziende con precisione cronometrica, valutandone attentamente le quantità e le rese che ne derivano ai terreni.

Nulla si spreca, è sempre stato e sarà sempre così. Le ottimizzazioni d’uso sono la forza su cui si basano le derivazioni dal fiume e forniscono i dati da cui estrapolare i contributi dovuti per il funzionamento dei Consorzi. I quali, occorre specificarlo, non hanno mai gravato sulle finanze pubbliche, quali esse fossero.

Ma un problema cala su questo territorio agricolo che è  luogo d’origine di prodotti di rinomanza mondiale e di qualità eccellenti universalmente conclamate. La siccità!

La vallata dell’Enza non è mai stata, salvo alcune annate particolari, prodiga di risorse idriche. Se la qualità di queste è da tutti riconosciuta molto buona altrettanto non si può dire della quantità che si può derivare dal Torrente.

E’ necessario che queste scarse risorse vengano incrementate con una infrastruttura capace, che ne consenta l’accumulo, nei periodi di maggiore piovosità, da ridistribuirsi nei periodi di maggiore richiesta irrigua, secondo i bisogni delle campagne.

E’ chiaro e scontato che l’invaso che auspichiamo e di cui chiediamo a gran voce la realizzazione debba sopperire a diverse utilizzazioni, prima fra tutte l’idropotabile poi il comparto irriguo, a seguire il mantenimento dell’ambiente del torrente e la produzione di energia elettrica cui non si disgiunge la fruizione per momenti di turismo e svago.

Non vogliamo peccare di presunzione ma, avendo effettuata una notevole raccolta di dati, derivanti dai vari Enti che controllano e gestiscono le acque dell’Enza, considerando portate, flussi, conduzioni e canalizzazioni, livelli di piovosità annuali, bisogni delle varie colture e previsioni di eventuali bisogni futuri, abbiamo stimato con approssimazioni molto ristrette, realistiche e provate, un quantitativo, necessario al solo mondo agricolo, assolutamente non inferiore ai 45/50 milioni di mc.

Non si tratta di cifre impostate a caso ma di valutazioni precise, ricavate da esperienze sul campo. Crediamo che ciò contribuisca a validare le nostre previsioni tenuto conto, inoltre, che l’infrastruttura che si andrà a proporre dovrà avere valenza temporale superiore ad un arco d’impiego di almeno un secolo. Considerando quanto avvenuto nell’idropotabile che ha visto aumentare l’utilizzo d’acqua di oltre il 100% nel giro di vent’anni ci sembra opportuno derivarne delle proiezioni reali e concrete per tutti i comparti precedentemente citati.

Allo scopo di accelerare l’iter di realizzazione dell’invaso sull’Enza, l’Associazione dei Consorzi di Miglioramento Fondiario ed Irrigui della Val d’Enza, dichiara la più completa disponibilità a contribuire a qualsivoglia iniziativa che concretamente operi in questa direzione.

I tempi sono strettissimi ed i bisogni assolutamente ingenti ed inderogabili, pena, stante l’attuale situazione l’apertura di scenari tragici e senza avvenire.

12 COMMENTS

  1. Quindi, mi sembra di capire, sarebbe richiesta una capacità di 45-50 milioni di mc di acqua per soddisfare le esigenze attuali e future del solo mondo agricolo, ma considerando la proiezione su un intervallo di tempo superiore al secolo e includendovi l’ andamento nell’ idropotabile, l’ invaso dovrebbe contenerne almeno il doppio? Oppure no.
    Nel primo caso equivarrebbe all’ incirca alla capacità prevista dal progetto della diga di Vetto.

    (Roberto Pastorelli)

    • Firma - Roberto Pastorelli
  2. Riscontro non uno ma quattro errori fondamentali: Primo errore: i 45 milioni si riferiscono ai fabbisogni irrigui di Reggio Emilia e non si considerano i milioni che servono a Parma; Secondo errore: il progetto della diga di Vetto prevedeva una capacità idrica di 102 Milioni di cui utilizzabili solo 93 milioni (una diga non può essere interamente vuotata); Terzo errore: Una Diga Progettata e realizzata oggi deve prevedere un DMV che garantisca l’acqua fino alla foce; nel caso della diga di Vetto solo per il DMV servono 31 Milioni di metri cubi che vanno aggiunti ai metri cubi di utilizzo irriguo e idropotabile; Quarto errore:e da parte mia il più importante, un invaso non va costruito per i fabbisogni di oggi ma di domani, e chiunque comprende che di acqua ne avremo sempre maggiore bisogno.

    (Franzini Lino Sindaco di Palanzano)

    • Firma - Franzini Lino Sindaco di Palanzano
    • Il primo caso relativamente al quale chiedevo se avevo correttamente compreso il significato di quanto scritto sopra era: 45-50 milioni di mc aumentati del 100% (raddoppiati) circa uguale a 90-100 milioni di mc di acqua.

      (Roberto Pastorelli)

      • Firma - Roberto Pastorelli
  3. E il “genio nella lampada”, (con il dovuto rispetto per il Genio), ovvero l’ex senatore Fausto Giovanelli, colui che ha sempre dettato la “linea” per il PD provinciale, ammetterà mai l’errore grave di aver impedito la realizzazione dell’invaso ?
    E aver così procurato l’ennesimo danno alla comunità e all’economia della montagna ?
    Le sue preoccupazioni “ambientaliste”. ovvero “dovete chiedere il permesso a me”, dopo l’abbattimento di ventimila abeti rossi ai confini del Parco, saranno svanite … ? (magari dopo aver acconsentito che la regione chiudesse il centro nascita, qualcosa devono concedere per calmare la popolazione …?)
    Si attende con ansia un colpo, se ci sei ….
    Saluti,
    Alessandro Raniero Davoli

    (Alessandro Raniero Davoli)

    • Firma - Alessandro Raniero Davoli
  4. Credo che quando si vogliono dare informazioni e quindi scrivere su cose che si conoscono poco e male, sarebbe opportuno pensarci qualche volta in più o forse lasciar perdere. Ho veramente l’impressione che questo articolo sia scaturito da una sonora bevuta di lambrusco. Mi fa piacere che sia nata un’altra consorella nel mondo agricolo, ma ho l’impressione che sia un’ulteriore perdita di tempo nelle consultazioni, già che han fatto pochino quelle esistenti se poi bisogna aspettare altri pereri si arriva alle calende greche. Visto che è nata nel medioevo, ho la sensazione che abbia già un’alzaimer galoppante e lo si nota dalle corbellerie scritte. Dunque questa new-entry ha scoperto che la siccità è un problema molto serio. Ma che fenomeni. E poi che la vallata dell’Enza non sia stata prodiga di risorse idriche è tutto da verificare, certamente non è il Po, ma l’acqua che è andata a ramengo dagli anni in cui si era pensato di fare la diga dov ‘è andata e quanta ne è andata ?? Sul problema tecnico vi ha risposto in modo esauriente ed inattaccabile l’amico Franzini ma per il resto, a mio avviso, potevate rimanere nel medioevo che non ne sentivamo la mancanza, ma soprattutto resto esterrefatto dalla vostra perla finale nell’aver capito che i tempi sono stretti e che bisogna muoversi.
    Per favore aggiornatevi e riflettete prima di scrivere.
    Andrea Azzolini

    (Andrea Azzolini)

    • Firma - Andrea Azzolini
  5. Un vecchio detto mi sembra che dica: solo gli imbecilli non ammetteranno mai di aver sbagliato; il senso è questo; per anni qualcuno ha detto no al progetto Marcello della diga di Vetto e ora non sa cosa inventarsi per dire di si; comprende, come chiunque altro, che la diga serve ma si aggrappa agli specchi; commettendo due errori, uno prima e uno ancora più grande adesso, ma il vecchio detto iniziale non sbaglia. Se qualcuno crede che la società d’ingegneria Claudio Marcello di Milano, che ha realizzato importanti dighe in Italia e nel mondo, sono degli incompetenti, abbia il coraggio di dirlo, o abbia il coraggio di ammettere di aver sbagliato. il Consorzio di Bonifica Bentivoglio Enza aveva affidato questo progetto a una delle società di Progettazione Dighe più rinomate a livello europeo; ma era giusto così; allora il Consorzio faceva le cose in grande e bene. Il progetto c’è vogliamo ripartire con i lavori si o no, cosa si sta aspettando?, che cada la pioggia dal cielo?; nel frattempo , grazie a costoro, facciamo le condoglianze a chi produce prodotti rinomati come il Parmigiano Reggiano e altro.

    (Davide)

    • Firma - Davide
  6. Per quanto in mia conoscenza vorrei dare una risposta al Sig. Pastorelli che pone giusti quesiti; i 45 milioni di metri cubi coprirebbero a malapena i fabbisogni irrigui di Reggio Emilia; se ipotizziamo che Parma possa avere la stessa necessità, la Diga di Vetto andrebbe realizzato solo per questi usi. Se a queste necessità aggiungiamo gli usi idropotabili, gli usi industriali, ì 30 milioni di mc che servono per il DMV, i 29 milioni di maggiore capacità dell’invaso per far fronte alla laminazione delle piene in caso di alluvione, la Diga di Vetto, come da progetto Marcello, risulta nettamente insufficiente, ma la Stretta di Vetto consente di realizzare solo un invaso di 93 milioni di mc utili e poco più. Ma se pensiamo al domani e se pensiamo che sarebbe ipotizzabile ridurre l’uso delle acque di falda e quelle del Po per gli usi irrigui si dovrebbe studiare dove realizzare ulteriori invasi, ma almeno si riparta subito con la Diga di Vetto, non chiudiamo la stalla quando i buoi sono tutti usciti.

    (Franzini Lino)

    • Firma - Franzini Lino
  7. E’ ben evidente che il problema della siccità, molto grave in questi ultimi anni, sta sollecitando la discussione sulla “diga di Vetto”, ho letto in questi ultimi mesi alcuni interventi molto precisi e dettagliati. Mi chiedo se i nostri sindaci o amministratori abbiano organizzato un tavolo con i rappresentanti regionali e associazioni per provare a capire se c’è interesse a cercare una soluzione in merito. Se questo progetto si ritiene essere importante e necessario anche per il bene della nostra montagna, è doveroso che gli amministratori tutti si battano per poterlo mettere in cantiere.

    (Manuela Guazzetti)

    • Firma - manuela guazzetti
  8. Brava Manuela, hai perfettamente ragione; ma ci sono sindaci dei comuni montani che possono decidere per il bene della montagna senza prima aver ascoltato cosa dice il partito? Non si direbbe proprio, visto il silenzio assoluto su questo tema che porterebbe lavoro e turismo in montagna. Il sindaco di Palanzano Franzini potrà contare sull’aiuto della natura, non certo nei suoi colleghi sindaci della montagna.

    (Sergio)

    • Firma - Sergio
  9. IL sindaco Lino Franzini di sicuro potrà contare sull’aiuto dell’associazione dei consorzi che a mio avviso conosce bene la situazione, la siccità in questi ultimi anni è gravissima, a mio parere stiamo raggiungendo il punto di non ritorno e non voglio dare come sopracitato informazioni sbagliate (bastava guardarsi intorno questa estate); l’invaso di Vetto non solo aiuterebbe la montagna ma soddisferebbe ormai l’estremo bisogno della pianura, una bella valle valorizzerebbe una stupenda montagna.

    (Al)

    • Firma - Al