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Voglio fare risentire la mia voce; grazie a Mauro Malvolti prendiamo atto della realtà della situazione non solo dell’Ozzola ma di tutti i torrenti montani, oggi non prendere atto dei cambiamenti climatici è pura follia, come pura follia è sprecare le acque che cadono dal cielo; dalla secca si salva un po’ l’Enza per merito della diga al Lagastrello. Questo dimostra che se vogliamo vedere un filo d’acqua scorrere nei torrenti dobbiamo trattenerla in invasi di adeguata capacità in montagna, per il famoso DMV. Chi parla che per garantire l’acqua all’agricoltura in estate per irrigare o per i rubinetti delle case o delle stalle basta riparare le perdite dei tubi fa solo disinformazione; giustamente i tubi vanno riparati, ma quando sono vuoti se non c’è un invaso a monte che li riempie restano vuoti. Ricordo quando in tutti i torrenti dell’Appennino c’erano decine e decine di mulini ad acqua, ogni mulino aveva un piccolo invaso e sui torrenti c’era sempre un filo d’acqua limpida che garantiva la vita ai pesci e consentiva a tutti gli animali di abbeverarsi. Quest’anno, più di ogni altro anno, abbiamo assistito alla moria totale di tutta la fauna ittica, una tragedia per chi ama la natura, la fauna e l’ambiente. L’acqua è vita, energia e sviluppo e grazie al nostro Appennino si potrebbe avere tutto questo. Ma chi vuole questo si scontra con chi desidera che le acque siano pompate dai pozzi e che l’energia sia prodotta dal petrolio e non dall’acqua che scende dai monti; anche se l’uso del petrolio comporta un maggior inquinamento ambientale. Scopo della diga di Vetto è dare acqua a chi ne ha bisogno e tanta energia pulita a titolo gratuito. Questo concetto è comprensibile da chiunque, ma credo che qualcuno, pur comprendendolo, dirà comunque di no alla diga di Vetto. Oggi il presidente Gentiloni parlando ai giornalisti sosteneva che in Italia abbiamo bisogno di centinaia di invasi per conservare le acque; era ora che qualcuno lo riaffermasse; ma anche se detto dal presidente penso che qualcuno, per i motivi che accennavo prima, dirà di no comunque, facendo morire la nostra montagna e la nostra agricoltura, ma di questo a qualcuno non importa. Si sappia solo che se vogliamo salvare l’agricoltura, risollevare le falde, riportare la vita, il lavoro e una speranza di un futuro ai nostri paesi montani e salvare la valle dell’Enza da possibili alluvioni serve la diga di Vetto, un’opera progettata, appaltata e iniziata; poi fatta sospendere da qualcuno.
(Franzini Lino)