Sabato 14 ottobre al Parco Tegge emergono i due nodi della filiera foraggio-formaggio.
In alto, sul crinale, c’è il problema dell’uso corretto dei 3.000 ettari di pascoli naturali un tempo sovraccarichi di pecore da latte, mentre oggi si eroga il contributo allo speculatore che ci porta le pecore da carne.
Al centro diminuisce e peggiora la coltivazione dei 27.000 ettari di prati con la tendenza a importare sempre più fieno e mangime per imbottire la vacca da latte con l’alimentazione a secco tutto l’anno. Per questa via aumenta il carico delle deiezioni da smaltire, la vacca sforzata ha bisogno dell’antibiotico, il suo latte perde le caratteristiche migliori e il formaggio diventa uguale a quello di pianura.
Ma i rimedi ci sono come segnala Aronne Ruffini che apre l’incontro per Unione montana Consorzio di bonifica.
Antonio Lauriola del Servizio Veterinario regionale indica lo strumento semplice per segnalare al cittadino l’origine, le tecniche corrette utilizzate e il valore nutrizionale del formaggio, del burro e dei salumi ricavati da suini allevati con siero di latte.
Domenico Zobbi presenta un’azienda più grande a Villa Minozzo e spiega, assieme a Daniele Valcavi partito da zero a San Cassiano di Baiso, la convenienza di produrre latte col pascolo turnato nei prati della media montagna.
Marcello Chiesi alleva in terre difficili e con la latteria sociale di Cortogno ha messo per primo sulle forme il marchio ‘Parmigiano Reggiano di montagna’: le aziende socie vanno tutte con l’alimentazione verde, stanno provando le tecniche per aumentare la produzione di campi scomodi e spendere di meno.
Nardo Ferrarini alleva sotto il Fosola e presiede la latteria sociale del Fornacione, il più grosso caseificio dell’Appennino reggiano produce un ottimo formaggio e le aziende socie si curano di assicurare alla stalla l’erba fresca.
La professoressa Giovanna Contarini spiega i lavori della principale sede italiana di sperimentazione, a Lodi, su alimentazione del ruminante e caratteristiche salutistiche portate dall’erba al latte, al formaggio, al burro e agli altri derivati. Le ricerca italiana e internazionale dimostra come l’alimentazione verde porta benessere all’animale e salute all’uomo con i fattori di prevenzione delle malattie tumorali, cardiache e del diabete.
L’Appennino reggiano ha dunque un tesoro da valorizzare purchè non ceda alla pressione dei fornitori di fieno e di mangime, di antibiotici e di mezzi tecnici sbagliati.
Alberto Lasagni ha ricordato che la collaborazione tra le aziende agricole ha consentito all’Appennino reggiano di evitare lo spopolamento che ha colpito in generale le terre gobbe e ora la collaborazione tra Unione e Lega delle cooperative aiuta a fare passi avanti nella direzione giusta.
Vincenzo Volpi Sindaco di Toano e membro dell’Unione ha descritto le fatiche del nuovo ordinamento: trasformando la Provincia, eliminando la Comunità montana si sono cancellate competenze rivolte al sistema agroalimentare.
Yuri Torri consigliere regionale ha raccolto delle istanze precise e propone un incontro prossimo sulle nuove soluzioni da discutere tra rappresentanti di organizzazioni e istituzioni pubbliche e da offrire ai giovani. Come quelli dell’Istituto Mandela condotti dal Professor Monti ad ascoltare adulti impegnati per il loro futuro in un mattinata istruttiva al sempre accogliente Parco Tegge.
Giardo Filippini presidente dell’associazione Rurali Reggiani si è detto soddisfatto dello sforzo compiuto per affrontare il problema aggiuntivo delle terre più scomode.
Enrico Bussi
Bravissimo Enrico a stare sempre sul pezzo. Le informazioni che fornisci in modo semplice e sintetico spiegano perfettamente il quadro generale. Hai sempre una soluzione “realistica” al problema. Sono le persone come te che danno un vero contributo al mantenimento delle nostre ricchezze rurali. Grazie.
(Giovanni Onfiani)