Continuiamo a pubblicare le tante prese di posizione sulla chiusura del punto nascita del S. Anna così come ci pervengono, al fine di dare ai nostri lettori una documentazione compiuta dei pareri di amministratori, politici, rappresentanti sindacali e di associazioni.
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I sindacati Cgil, Cisl e Uil
Una scelta sbagliata che indebolisce tutto il territorio appenninico.
Come Cgil, Cisl e Uil esprimiamo forte preoccupazione rispetto alla decisione assunta dal Ministero della salute di chiudere i punti nascita della montagna.
Più volte abbiamo rimarcato che mantenere i servizi alla persona nelle aree marginali è fondamentale per incentivare la coesione sociale e di conseguenza la tenuta complessiva del territorio, non solo dal punto di vista demografico.
Temi questi molto cari non solo alla Regione Emilia-Romagna che ha presentato lo scorso anno proprio a Castelnovo il programma regionale per la montagna, ma anche al governo centrale con il programma avviato che risponde al nome di “Strategia nazionale per le aree interne”.
Il documento preliminare cita esplicitamente, tra gli altri, tre punti imprescindibili: scuola, mobilità e salute, li pone come cardini su cui incentrare la strategia per rendere attrattivo tutto il territorio appenninico “nei confronti di nuovi soggetti che lo eleggano come proprio riferimento, apprezzandone i caratteri di vivibilità quotidiana, non meno che per la capacità di offrire opportunità di lavoro e di reddito”. Scuola, mobilità e salute quindi sono ambiti su cui occorre investire non solo in quantità ma soprattutto in qualità; solo facendo così si può parlare davvero di sviluppo economico e di coesione sociale.
Per noi la decisione di chiudere i punti nascita di Castelnovo ne' Monti, Pavullo nel Frignano e Borgo Val Taro va esattamente dalla parte opposta: si toglie un servizio fondamentale alla donna in uno dei momenti più delicati della vita, quello del parto, dentro un contesto anche di riconoscimento identitario.
Questa primavera avevamo chiesto come organizzazioni sindacali la possibilità di confrontarci con le istituzioni dei vari territori montani per qualificare un patto di comunità per la tenuta complessiva del territorio appenninico ; ora è ancora più impellente e non più rinviabile e lo ribadiamo con forza.
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Confcooperative
Adesso tocca alla politica. Scelte non surrogabili da valutazioni tecniche. Domanda polemica: se si spegne la prima realtà della montagna, a cosa serve l’infrastrutturazione digitale? La risposta è nell’ampliamento del bacino d’utenza.
Nonostante il "no" alla deroga sull'attività del punto nascite del Sant'Anna di Castelnovo ne' Monti giunto da Roma, Confcooperative non ferma la sua azione a sostegno del presidio sanitario. Dall'organizzazione, al contrario, arriva un rilancio sul piatto della partita che deve giocare il mondo politico.
"Chiusa la valutazione tecnica della commissione del Ministero della salute - sottolinea il direttore della centrale cooperativa, Giovanni Teneggi - ora è di nuovo il tempo della politica, le cui responsabilità non sono surrogabili da pareri fondati unicamente sui numeri o su principi di economicità o, ancora, riferibili ad elementi di sicurezza attorno ai quali - ammesso che sussistano dubbi - non ci si arrende ma, semmai, si interviene".
"Ora - prosegue il direttore di Confcooperative - è il tempo della parola decisiva della conferenza socio-sanitaria provinciale ed è da qui che attendiamo una capacità di visione che va oltre gli elementi tecnici ed economici (tutti migliorabili, peraltro) che, a nostro avviso, hanno inficiato il valore della stessa richiesta di deroga".
"La domanda, infatti, si è unicamente basata sullo stato esistente - incalza Teneggi - senza l’approfondimento ed una revisione del piano sanitario provinciale e senza un confronto aperto sulla efficienza complessiva dei punti nascita della nostra provincia alla luce di tutte le ragioni di equità territoriale che ne devono fare ripensare la distribuzione”.
"E’ evidente - afferma il direttore di Confcooperative - che l’efficienza dei servizi ospedalieri non è in nessun modo riconducibile all'accentramento e all'addensamento nell’ospedale cittadino dei servizi di base, compresa l’assistenza alla nascita, così come è chiaro che non si tiene in vita l’ospedale dell’Appennino con la sola specializzazione di qualche reparto". "E' allora proprio sul Sant'Anna che occorre rilanciare, perchè questo presidio - prosegue Teneggi - ha un valore straordinario per tutta la provincia come istituzione comunitaria riferibile anche alle più distanti estensioni provinciali a sud del capoluogo e addirittura a comuni di crinale del parmense e del modenese".
E' proprio questo sguardo ad un più ampio bacino montano e, prima ancora, a ciò che accade sulla direttrice Reggio-Castelnovo che, secondo Confcooperative, "può consentire al Sant'Anna non solo di rivolgersi ad un bacino di utenza programmato e sufficiente a soddisfare i criteri di economicità e sicurezza richiesti, ma anche di garantire meglio la sostenibilità, l'efficienza e la qualità delle relazioni che stanno in capo all'ospedale cittadino".
"Un futuro fondato solo su alcune specializzazioni - osserva Teneggi - è impensabile per il Sant'Anna e per l'Appennino, ed ora è tempo che le apprezzabili determinazioni regionali per lo sviluppo della montagna trovino ragione in azioni concrete anche sull'ospedale castelnovese, perchè ogni altra azione - a partire, ad esempio, dall'infrastrutturazione digitale - non avrebbe senso se non supportata da strutture e infrastrutture che più di altre toccano la vita delle persone e i contesti sociali".
"Mentre si moltiplicano le valutazioni economico-sociali sul futuro dell'Appennino con tanto di interventi, tavoli, concertazioni e interrogativi sulle ragioni che inducono gli imprenditori a non investire o ad allontanarsi dalla montagna, con conseguenti crisi occupazionali - conclude il direttore di Confcooperative - sarebbe davvero inaccettabile il non avere la stessa attenzione per la più importante azienda pubblica del territorio montano, che è sicuramente la più impattante in termini sociali ed occupazionali".
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Il Pd provinciale
Comprendiamo l'amarezza dei cittadini per la chiusura del punto nascite proprio come comprendevamo l'istanza che da quel territorio arrivava, tanto da averla sostenuta nelle sedi opportune.
Oggi siamo di fronte ad un punto: si è compiuta una scelta tecnico-scientifica di cui prendiamo atto. Ma proprio oggi ribadiamo la centralità dell'ospedale di Castelnovo ne' Monti nel percorso di riforma della sanità reggiana. Un percorso di riordino della rete ospedaliera basato su due principi: non si chiude nemmeno un ospedale del territorio reggiano, ed esiste una dorsale di ospedali di primo livello che da Guastalla, passando per il Santa Maria, arriva proprio a Castelnovo ne' Monti.
Riteniamo che gli investimenti sull'ospedale Sant'Anna, previsti dalla Regione, debbano avere una data certa di realizzazione. È fondamentale che i quattro milioni utili a qualificare ulteriormente il servizio ai cittadini dell'ospedale di Castelnovo, in termini impiantistici e di maggior personale medico e infermieristico, trovino condivisione con i territori e attuazione tempestiva.
Guardiamo avanti, impegnandoci affinché le istituzioni incontrino i cittadini per diffondere i contenuti delle scelte intraprese e le volontà di investimento sulla struttura. La montagna è, per il Partito democratico, un'area strategica per lo sviluppo e la coesione territoriale, ciò è dimostrato dai 30 milioni di euro di investimenti straordinari previsti sulle "aree interne" sui servizi sociali e sanitari, per l'istruzione e la viabilità montane. Una azione inedita di rilancio di un territorio e delle sue comunità che ci spinge a guardare avanti e ad agire con rapidità.
(Andrea Costa, segretario Pd Reggio Emilia; Andrea Tagliavini)
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Robertino Ugolotti, consigliere comunale Castelnovo ne' Monti nella lista civica "Progetto per Castelnovo ne' Monti"
Abbiamo dunque appreso il responso della commissione nascite nazionale riguardo ai sei punti nascita che erano stati sottoposti al Ministero dalla nostra Regione, e quelli di Castelnovo ne' Monti, Pavullo nel Frignano e Borgo Val di Taro sono stati bocciati senza appello e in queste ore la circolare emessa dalla direzione dell’Ausl reggiana mette la pietra definitiva sulla apertura di Castelnovo, con una tempestività che fa pensare quasi ad una sorta di compiacimento, più politico che tecnico, nel senso di voler affermare: “Avevamo ragione noi”.
Come lista civica abbiamo sempre cercato di lavorare per portare a casa un risultato che includesse sia la salvaguardia del punto nascita sia quella dell’Ospedale S. Anna nel suo insieme e lo abbiamo fatto cercando costantemente il dialogo e impegnandoci a tutti i livelli, quello locale ma non solo, in sintonia e sinergia col gruppo “Insieme per l’ospedale” e col il comitato delle “Cicogne”, nonché le forze politiche del nostro territorio, mettendoci sempre in gioco, tanto che oggi ci ascriviamo a quella categoria di montanari che si sente spiazzata e sconfitta, oltre che profondamente sconcertata e delusa.
Una sconfitta doppiamente bruciante, perché arriva proprio quando nutrivamo la speranza che per il nostro Appennino potessero aprirsi strade nuove in grado di sostenerlo e rilanciarlo, vedi il sistema delle aree interne e la recente legge a sostegno dei piccoli comuni, mentre nel concreto si va invece in direzione opposta e contraria, con scelte che privano i cittadini della montagna di servizi importanti e primari, facendoci temere che a questa “amputazione” altre ne seguiranno (alla faccia di norme destinate a restare soltanto illusori pezzi di carta).
Abbiamo dato credito alle aperture proposte della Regione, convinti che le istituzioni siano espressione di responsabilità e correttezza e pure di attenzione e ascolto nei confronti dei propri cittadini, ma ora dobbiamo ricrederci, purtroppo e a malincuore, dopo aver constatato quanta distanza intercorra tra l’assessorato regionale alla sanità e la direzione Ausl, da una parte, e le aspettative di noi montanari dall’altra, visto che siamo stati trattati in un modo a dir poco non dignitoso.
Oggi ci vengono prospettati interventi importanti per valorizzare il nostro S. Anna e ci sarà riconfermato che nessun ospedale verrà chiuso, ma dopo quanto è successo come possiamo fidarci di queste rassicurazioni e non pensare, invece, che si tratta soltanto di “parole al vento”, destinate a svanire nel nulla, allo stesso modo in cui è stato disatteso il modello organizzativo che prevedeva i tre poli ospedalieri provinciali (Guastalla–Reggio-Castelnovo ne' Monti) e perché non dovremmo preoccuparci, a questo punto, per i destini del nostro ospedale?
Oggi la politica “governante” ha perso una buona occasione per dimostrare un minimo di coerenza, visto che la sentiamo in continuazione teorizzare che la montagna è un pezzo importante del territorio provinciale, da doversi aiutare e sostenere, ma nella realtà le cose vanno diversamente e la montagna sta perdendo tanti suoi “pezzi”, ed è la ragione per cui da tempo chiediamo che la politica passi ad una” buona politica” e passi altresì dalle promesse non mantenute a fatti certi e concreti, sembrandoci questo l’unico modo per riavvicinare i cittadini alle istituzioni, cosa che questa Regione non ha dimostrato di saper fare in queste ore.
(Robertino Ugolotti, lista civica "Progetto per Castelnovo ne' Monti")
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Cristina Fantinati, consigliera provinciale
Il Ministero della salute ha purtroppo dato parere negativo alla richiesta di deroga della nostra Regione per il punto nascita di Castelnovo ne’ Monti e, con una tempestività incredibile, l’assessore Venturi ha immediatamente dichiarato che “adesso occorre attenersi a questa decisione”, come a voler dire: si chiude, cari cittadini, care donne dell’Appennino, che vivete nelle zone più sperdute del crinale, dovete rassegnarvi, dovete traslocare per partorire, caliamo definitivamente il sipario sulla montagna reggiana.
Ma non è così, non è affatto finita qui. Forse tutti questi amministratori comunali, provinciali e regionali del Pd tentano di confondere le acque, evitando di assumersi le loro responsabilità, ma non è così.
Infatti, il “protocollo metodologico per la valutazione delle richieste di mantenere in attività punti nascita con volumi di attività inferiori ai 500 parti/anno e in condizioni orogeografiche difficili (art.1 D.M. 11/11/2015)” stabilisce chiaramente che “al termine dell’istruttoria, come previsto dall’art. 1, comma 3, del DM 11/11/2015, il CPNn (Comitato percorso nascite nazionale) esprimerà il proprio parere consultivo entro novanta (90) giorni dalla richiesta avanzata dalle regioni e province autonome, fatta salva l’interruzione dei termini per la richiesta alla Regione o PA di integrazione di elementi informativi”.
Tant’è che il ministro della salute Beatrice Lorenzin ha più volte ribadito che spetta alle regioni la decisione finale sulla chiusura dei punti nascita e non al ministero, il quale riporta solamente il parere consultivo del CPNn. Questo significa che adesso la decisione spetta alla nostra Regione, che può comunque prevedere di mantenere aperto il punto mascita di Castelnovo ne’ Monti.
Per questo il gruppo "Terre reggiane” ha depositato oggi un ordine del giorno al consiglio provinciale per impegnare il presidente Manghi e i consiglieri provinciali tutti a prendere atto del fatto che l’eventuale chiusura del punto nascita di Castelnovo ne’ Monti rappresenta un grave danno per tutto l’Appennino reggiano, venendo a mancare il servizio di parto in un ospedale con un bacino di utenza di 33.000 abitanti. Inoltre, si impegna il presidente Manghi ad attivarsi immediatamente presso la Regione Emilia-Romagna per formalizzare la richiesta di mantenere aperto ed operativo il reparto in questione, prevedendo poi un piano di investimenti specifici per l’adeguamento agli standard operativi richiesti dalla conferenza Stato-Regioni del 2010.
E’ necessario che i cittadini sappiano che se il punto nascita del Sant’Anna chiuderà, i responsabili non saranno da ricercare al ministero, i veri responsabili sono qui, hanno tutti un nome ed un cognome, sono tutti amministratori del Pd, in primis i consiglieri regionali reggiani del Pd che dovrebbero avere a cuore i servizi fondamentali da garantire ai loro concittadini ai quali hanno chiesto il voto.
Mi appello a tutti questi politici del Pd, al segretario provinciale e regionale del Pd, ai sindaci e agli amministratori del Pd che governano i comuni della montagna, la nostra provincia e la nostra Regione affinché scelgano di stare dalla parte dei cittadini, di non abbandonare la montagna reggiana, di aiutare le donne con i fatti e non con i soliti slogan che non servono a niente.
La scelta di chiudere o mantenere aperto il punto nascita del Sant’Anna è nelle vostre mani. Abbiate uno scatto d’orgoglio per il bene dei cittadini della nostra comunità montana!
(Cristina Fantinati, capogruppo "Terre reggiane”, consiglio provinciale di Reggio Emilia)
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Enrico Bini, sindaco di Castelnovo ne' Monti
In merito alla situazione del punto nascite di Castelnovo ne' Monti interviene il sindaco Enrico Bini. “E’ inutile girarci intorno e cercare parole confortanti: il territorio ha perso una battaglia importante, che ha condotto con grande impegno e la convinzione che si trattasse di un obiettivo giusto, fondamentale per la tenuta socio-economica dell’Appennino. L’ho ripetuto più volte in questi anni, non posso certo rifugiarmi ora in riflessioni articolate andando a fare dei 'distinguo'. Mi sono impegnato personalmente per arrivare a un risultato che non abbiamo ottenuto, mi assumo anche la mia parte di responsabilità. Prendiamo atto della comunicazione dell’Ausl, arrivata in tempi quasi istantanei, che il punto nascite non riaprirà, dopo quello che doveva essere un mese di chiusura deciso in un’ottica di solidarietà con gli altri punti nascite periferici, una misura che doveva essere straordinaria per problemi organizzativi e che invece ora diventa una situazione definitiva. Prendiamo anche atto, e le appuntiamo come promemoria per il futuro, delle indicazioni sul mantenimento dei consultori, degli ambulatori che continueranno a garantire le attività di assistenza alla gravidanza, ecografie, corsi di preparazione alla nascita, assistenza in puerperio, sostegno all’allattamento e sul mantenimento di tutta l’attività ginecologica. Non posso fare altro in questo momento che rimboccarmi le maniche, continuare ad adempiere agli impegni che il mio ruolo di sindaco mi richiede e lavorare ancora più duramente per portare a casa dei risultati, per far sì che le promesse che sono state spese per garantire un sostegno forte alla montagna vengano mantenute, tutte e in tempi certi, a partire proprio dagli investimenti sugli altri reparti e servizi dell’Ospedale Sant’Anna. Non possiamo accettare nulla di meno. L’ospedale deve rimanere quel presidio forte e insostituibile che è stato per l’Appennino fino ad oggi e che gli stessi vertici della Provincia e della Regione hanno affermato di voler conservare e rafforzare. I timori che oggi vengono espressi dai medici e dal personale dell’ospedale, riportati su un quotidiano locale, sono purtroppo diffusi da tempo e tocca a noi, come amministratori, riuscire a dissiparli in fretta con azioni concrete. Ci sono poi gli investimenti previsti nel programma delle aree interne, una strategia nazionale in cui siamo in prima fila dedicata alle aree periferiche e di montagna in particolare, che prevede interventi generali su settori portanti quali sanità, scuola e formazione, mobilità, nel nostro territorio specifico anche sull’agricoltura, il turismo, la banda larga e diverse altre voci, per un complesso di investimenti programmati che arriva a 30 milioni di euro per l’Appennino reggiano, che saranno presentati in un incontro al Teatro Bismantova il prossimo 20 ottobre. Non credo sia giusto limitarsi alla rabbia e all’indignazione che percepisco, fortissime, in questi giorni: manteniamo quella coesione e l’impegno portato avanti in questi anni per riuscire ad avere una montagna forte, attrattiva, consapevole delle proprie eccellenze e delle proprie qualità; e che vuole farle valere”.
Questa mattina il sindaco Bini si è recato all’Ospedale Sant’Anna e ha visitato il reparto di ginecologia-ostetricia per salutare e ringraziare il personale del suo lavoro. Ha avuto un incontro estremamente cordiale e interessante con il dottor Giuseppe Ghirardini, direttore del reparto.
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Cinzia Rubertelli, consigliere comunale Reggio Emilia
Ieri, dopo il parere consultivo del Ministero, circa la richiesta di deroga per il mantenimento del punto nascita di Castelnovo ne' Monti ho depositato una mozione per il prossimo consiglio comunale sul tema.
Il Ministero della salute non può imporre alcuna chiusura dei punti nascita. Il Comitato nazionale ha espresso un parere tecnico sulla scorta della documentazione fornita dalla Regione Emilia-Romagna. Pertanto ci sono tutti gli spazi per integrare la documentazione fornita al Ministero e nuovi elementi istruttori da parte della Regione Emilia-Romagna.
Le scelte dipendono da casa nostra.
E' CHIARISSIMO il parere del Ministero è consultivo pertanto riteniamo ci siano gli spazi per poter preservare il punto nascita con gli investimenti necessari per poter garantire gli standard di sicurezza.
Per questo ho depositato questa mozione di concerto con Cristina Fantinati in provincia e dell'azione di Gabriele Delmonte in Regione affinché la politica locale si attivi per mantenere aperto ed operativo il punto nascita, prevedendo un piano d'investimenti specifici.
Reggio capoluogo, dopo il riordino delle province, ha una responsabilità enorme nell'attività di coordinamento e di equilibrio dei servizi nella nostra provincia. Richiamiamo la politica della responsabilità, nel garantire i servizi di prossimità in un'area fragile come quella della nostra montagna, in cui chi ci vive svolge una importantissima funzione di custodia di un ecosistema straordinario.
La palla torna alla Regione unica deputata a prendere le decisioni sulla sanità!
Egregio signor segretario del PD di Reggio Emilia, al pari dei suoi colleghi appenninici vale l’adagio “miglior silenzio non fu mai scritto”: con che coraggio usa le parole “scelta tecnico/scientifica”? Vada, vada, o meglio resti, resti, resti pure in pianura. Fosse per me non le lascerei raccogliere neanche una castagna raggrinzita, da Vezzano in su.
(MA)
Mi sento preso in giro, per non usare altri termini, dal commento dei signori PD. Davvero hanno la faccia di bronzo, sempre per non usare altri termini più volgari.
(MB)
Ho letto che lunedì inaugurano il nuovo tratto della Bocco-Canala. Una riflessione si impone: costo opera, dati ANAS euro 48.500.000,00; lunghezza percorso mt 1070; costo per ml di strada euro 45.337,00; tempo risparmiato in percorrenza 18 secondi. Mi pare che se davvero volevano sostenere la montagna potevano evitare una spesa simile, visto il rapporto costi/benefici e spendere per mantenere e implementare i servizi.
(MB)
Voi del Pd siete partito di governo a Roma, in Regione, in Provincia e in quasi tutti i Comuni della provincia di Reggio Emilia e la decisione di questa chiusura è solo vostra. Spero vivamente che la montagna vi ripagherà come meritate.
(Lollo)
Un paio di appunti, a botta calda. Per il PD provinciale: dite che “si è compiuta una scelta tecnico/scientifica di cui prendiamo atto”. Che è come dire: lo dice la Scienza, quindi non si discute. Dico: se non c’è discussione, se non c’è alternativa, allora non c’è neppure politica. Per i sindacati: dove eravate quando venivano approvate le leggi contro il lavoro e per il taglio dei salari, necessarie per “restare in Europa”? Siete tutti pro Europa e pro Euro; ora che si vedono chiaramente le conseguenze del fiscal compact sul welfare e sul territorio, di cosa vi stupite? Per tutti noi: ma ci siamo resi conto di cosa significa il pareggio di bilancio entro il 2020, come previsto dal DEF? Saranno più tasse per tutti, più tagli e meno servizi per chi ne ha più bisogno. Lacrime e sangue. Esclusi pochi privilegiati. Questo è solo l’inizio. Un appunto anche per me: in fondo, sono proprio uno stupido illuso; quando leggevo che il punto nascite avrebbe riaperto dopo il mese di “pausa” ci avevo creduto. “Quanto vale un uomo” è un ottimo libro, che ho letto tempo fa; sapete – dice – quanto vale un uomo? Risponde: quanto la sua parola.
(Commento firmato)
Per quanto riguarda il Suo intervento, signor sindaco, voglio dirle che in me non c’è nessuna rabbia, ma solo un grande rammarico. Ho creduto in Lei e ho sbagliato, tutto qui. Ma quale coesione pretende? Lei pensa, anzi scrive, che la democrazia sia un esercizio da esercitare nelle “sedi appropriate” e nei luoghi preposti” e il risultato è questo. Due anni fa si sapeva già tutto e già due anni fa glielo si era detto, la rabbia c’è stata allora, non adesso. Spero davvero che Lei si dimetta. Sarebbe la “bella politica” a cui Lei dice ispirarsi.
(Mv)
Alcune impressioni personali di un montanaro leggendo gli interventi riportati. I sindacati Cgil, Cisl, Uil: alla buon’ora, si svegliano timidamente solo ora, precedentemente non pervenuti, forse attenti a non turbare la “pax democratica”.
Confcooperative – Giovanni Teneggi: lucido e credibile e certamente non solo da ora. Si vede che parla con sincerità e passione. Contiamoci. Il P.D. provinciale – Andrea Costa: parla come vero burocrate di partito. “Comprendiamo l’amarezza”, “scelta tecnico/scientifica”, “guardiamo avanti”, assolutamente penoso e fedele esecutore del nuovo fascismo rosso. E’ caduta la maschera. Robertino Ugolotti: ultradecennale rappresentante della storica ed inutile opposizione perdente, inefficace e per questo decisamente inutile anche alla causa, “non ha grip”, fa parte del passato. Cristina Fantinati: parla con buon senso, forse crede di poter “recuperare” e “redimere” i consiglieri del P.D., tanti auguri… Enrico Bini: si sente dire di lui che sia “il migliore dei peggiori”, sarà… A me pare inutilmente coreografico ed assolutamente inefficace. Ancora dicono che miri al seggiolone della Pignedoli (già… chi l’ha mai vista per noi?) e per questo abbia bisogno di show, mi auguro che non si creino proprio le condizioni per mandare un altro P.D. in Senato, molto meglio una “Cicogna”! Penso piuttosto che non abbia più alcuna credibilità ed influenza. Uno che si fa smentire ed infinocchiare dai propri compagni di partito ripetutamente in pochi giorni e prendere per il naso su temi così importanti dovrebbe farsi da parte. Proprio così sarebbe utilissimo, si dimetta e consenta che i cittadini possano incaricare una figura più combattiva, libera e determinata. Un sindaco, se vuole, può fare tanto per l’autorità e le prerogative del proprio ruolo, dicevamo… se vuole, però.
(F.D.)
Solo un paio di considerazioni: Non credo che il sindaco Bini abbia mai espresso la volontà di puntare al Senato, inoltre non capisco cosa otterrebbe e otterremmo se si dimettesse, solo un elezione anticipata e un eventuale nuovo sindaco che, come il precedente, non avrà la forza elettorale (che equivale al numero potenziale di elettori) per spostare le scelte fatte in Regione. Concordo sull’assenza dei nostri senatori, se neanche loro hanno voluto fare qualcosa siamo alla frutta. Spero in una grande manifestazione di massa a Reggio.
(Alessandro F)
Giusto. Sacrosanto. Infinocchiato dai baroni e baronesse, inopportuni come il loro berciare inutile su tutto. Uno faccia il pensionato, l’altra torni ad insegnare a suonare il piffero.
(MA)
Io ringrazio il dottor Ghirardini, a Reggio Emilia mia figlia non ci sarebbe arrivata.
(Mattia)
Ringrazio il signor commento firmato F.D per il giudizio sulla mia persona, mi piacerebbe confrontarmi con lei, ma visto che non ha il coraggio nemmeno di firmarsi non ho la possibilità di giudicare il suo operato pubblico, ma dalle critiche di può solo migliorare. Spero di essere in grado di farlo, a lei un po’ di coraggio e di grip per una firma spero lo troverà. Cordialità
(Lista civica “Progetto per Castelnovo ne’ Monti”)
Non commento quanto scritto dai sindacati, dico solo che ci vuole una bella faccia tosta. Da quanto riportato in seguito , sembra si debba prendere atto che la decisione è presa con buona pace di quasi tutti. Per me non è così, non si può accettare questa scelta scellerata di chiudere tutti i reparti di montagna e lasciare aperti quelli in pianura siti a non più di 10 km. di distanza l’uno dall’altro. E’ una ingiustizia vera e propria che non va accettata di buon grado e, come consigliere e come montanaro, mi aspetto dai nostri Comuni e dall’Unione una contestazione ferma e chiara a questa decisione. Che la Regione avesse queste intenzioni era chiaro prima e ne abbiamo avuto conferma adesso, ma è ora di smetterla di accettare tutto andandosene con la coda tra le gambe. Se siamo ancora in democrazia facciamoci sentire, se abbiamo ancora i cosiddetti, difendiamo il nostro diritto di nascere qui.
(Antonio D. Manini)
Nel mio commento non userò nomi o partiti politici, non per paura di ritorsioni o altro, non è nel mio stile, come non addosserò la colpa a nessuno, anche perchè coloro che hanno colpe sanno benissimo che questo disastro porta la loro firma. Ebbene si è decretato che non ci sarà più un C219 nel codice fiscale, ora tutti ad addossare la colpa al Ministro, come se lo stesso si fosse recato a prendere visone dei registri del punto nascite di Castelnovo ne’ Monti, poi successivamente ha perlustrato il territorio della montagna e visto chi la popola ha preso la sua decisione. Un sogno, forse sono i politici che non hanno capito quello che sarebbe accaduto dopo la chiusura del punto nascita, che vado qui riassumendo: 1 Aumento della migrazione verso centri che offrono servizi completi. Invecchiamento della popolazione. Ulteriore chiusura di attività commerciali collegati al punto nascita. 2 Chiusura di altri reparti. Ulteriore spopolamento della montagna. Crollo dei valori degli immobili. Chiusura di attività commerciali. 3 Riserva dell’appennino Tosco-emiliano, già da me ventilata 8/9 anni fa. Ora che fare: i politici ammettano l’abbaglio avuto e dichiarino che in fase di allucinazione hanno avvallato la morte del punto nascita e con questa scusante si vadano a incatenare ai portoni di Montecitorio e vedrete che la popolazione vi perdonerà e vi seguirà. Ora a voi la scelta. L’aggravante è che 7 anni fa il mitico Armido lo aveva detto e scritto su Tuttomontagna, ma voi politici lo avete snobbato. Cordialmente.
(Roberto Malvolti)
Ci sarebbe un mare di cose da scrivere sull’evoluzione delle situazioni che hanno portato alla decisione della Regione (il parere del Ministero è consultivo e non vincolante) di chiudere il Punto nascite. Ma fermiamoci al presente. Adesso, dando per scontato che il Punto nascite chiuda, sentiamo un’infinità di “avremmo voluto”. Carissimi (dall’assessore regionale e giù giù fino all’ultimo consigliere comunale e nei partiti da Roma alla più piccola frazione della nostra montagna) siete ancora in tempo a dire “vogliamo” e comportarvi di conseguenza. La gente di montagna, in ogni caso, non si dimenticherà di voi.
(Elio Peri)
Di fronte all’auspicio espresso da Robertino Ugolotti nel suo intervento, ossia che si passi alla “buona politica”, c’è da essere abbastanza pessimisti, se si osserva quanto sta accadendo e viene piuttosto alla mente quel vecchio detto che recita “campa cavallo che l’erba cresce” e visto che come dice Lollo nel suo commento, il PD è “partito di governo a Roma, in Regione, in Provincia e in quasi tutti i Comuni della provincia di Reggio Emilia”, l’unica speranza che ci resta per arrivare al “traguardo” invocato da Ugolotti è verosimilmente quella che la “catena di comando” passi in altre mani, cioè ad altre forze politiche.
(P.B.)
Alle prossime elezioni qualche partito perderà molti voti, vergogna, vergogna e basta.
(Montanarovalonza)
“Tecnico scientifica”. Ma pensano che noi montanari siamo imbecilli? Come già scritto in un precedente commento il PD taglia servizi per mancanza di voti. Non che si impegni ad arginare lo spopolamento. Sono tutte chiacchere da giornale. Chiudono parecchi servizi (Punto nascite, Poste, trasporti, internet, ecc) e la pressione fiscale aumenta. La chiusura del Punto nascite, a mio avviso, è l’inizio dello smantellamento di altri reparti. A meno che prima non li mandiamo a casa. Siamo abbandonati, ma lo spirito di chi è “radicato”qua non molla. Vedremo, quando ci lasceranno votare, se i montanari avranno il coraggio di cambiare aria.
(SS75)
I signori del PD, manovratori da Roma a Castelnovo, sono i principali responsabili, occorre mandarli a casa alle prossime elezioni. Importante ė ricordare il loro comportamento, non dimenticate, per una volta dimostriamo di non essere burattini manovrati.
(Fabio)
I partiti non hanno tollerato la forza libera, autonoma e creatrice dei cittadini. La conservazione del punto nascita sarebbe stata vittoria di comitati, i partiti non potevano permetterlo. Io spero che i cittadini sapranno organizzare ancora e di più la loro forza. Che sia solo l’inizio! Non è proprio il caso di demordere.
(Partigiana Jane)
La montanara uè
è entrata in travaglio
mandiamola giù a Reggio
ma ce la farà?
La montanara uè
sta per partorire
spediamola giù al Mire
se ci arriverà!
Vogliono le montanare giù a Reggio, va bene, andiamoci tutte, a farci sentire!
(Pierangela)