Questa la nota pervenuta dai Rurali Reggiani organizzatori della iniziativa
La produzione agroalimentare dell'Appennino reggiano ha due caratteristiche, è fondamentale per l’esistenza di tutta la popolazione attuale e si basa sull’uso dell’erba, l’ultima risorsa utilizzata in modo sistematico dopo che sono decadute le altre produzioni, oggi le castagne, i frutti, l’uva, i cereali si coltivano in zone più vocate per l’ambiente e per la specializzazione raggiunta.
Da Vezzano a Ventasso l’obiettivo è di tutelare una impostazione produttiva con radici profonde salvando le ultime 250 aziende e i 21 caseifici per il Parmigiano Reggiano, quelle molto più ridotte che allevano pecore e fanno pecorino, i pochi allevamenti di suini e le aziende che mantengono le tradizioni salumiere.
La ricerca scientifica mondiale sempre più mette in risalto i fattori salutistici che arrivano a noi tramite l’erba fresca, il ruminante, il latte, il burro, il formaggio, i salumi del suino da siero e la montagna reggiana può rilanciare la sua tradizione se l’allevamento non si appiattisce sui modelli che salgono dalla pianura.
Il consumatore apprezza l’alimento di alta qualità e conveniente come il formaggio di montagna e adesso cerca i fattori salutistici. A questo scopo arrivano le nuove regole dell’Ue per l’etichettatura nutrizionale e si possono accostare alla completa indicazione di provenienza dall’azienda e dalla zona per valorizzare l’una e l’altra nei mercati lontani.
Con questo obiettivo si svolge l’incontro organizzato dall’associazione Rurali Reggiani al Parco Tegge di Felina sabato 14 ottobre, dalle 9,30 al pranzo, per ascoltare l’esperto della Regione, operatori con esperienze positive in azienda e nella ricerca, rappresentanti di istituzioni pubbliche e del Consorzio di tutela.
Ed Enrico Bussi aggiunge in una nota a parte per il redattore
La produzione agroalimentare dell'Appennino reggiano ha due necessità:
- essere riconoscibile da chi fa la spesa lontano da qui con una precisa indicazione dell'origine sull'etichetta,
- contenere le caratteristiche nutrizionali straordinarie per il gusto e la salute che vengono fornite dall'erba di montagna al latte, formaggio, burro e salumi, però bisogna che le vacche e le pecore non smettano di mangiare l'erba di montagna, che i maiali consumino il siero di latte e che i produttori e gli amministratori si diano una mossa.
Complimenti! Bella idea! Bravi. Bravi anche perché non vedo, tra i relatori, la solita senatrice.
(MA)