Riceviamo e punnlichiamo
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Ebbene sì. È già passato un biennio da quando il progetto Erasmus + “3I” dell’Istituto di Istruzione Superiore “Nelson Mandela”, dedicato al dialogo interreligioso, ha preso il via. Sembra ieri ed è già al termine.
Un lungo percorso formativo che ha visto mettersi alla prova con le lingue straniere (inglese, in particolare), le religioni, il multiculturalismo una comunità di studenti e docenti da anni impegnata sul fronte dei progetti internazionali.
I momenti di confronto, di stimolo per crescere non sono mancati; si è passati, in questi due anni, attraverso due viaggi con gli studenti di quasi una settimana in Svezia (Stoccolma) e in Grecia (a Salonicco) e attraverso esperienze di formazione vissute dai docenti in Romania (a Pitesti) e in Francia (a Louhans), per approdare all’incontro finale tra gli insegnanti coinvolti proprio da noi, al Mandela, a fine agosto 2017.
Nell’accingerci a “tirare le somme” non possiamo non pensare al sorriso dei nostri ragazzi a Stoccolma (quando ci ripetevano: “Prof, ci lasciate qui? Non siamo mai stati così bene…”), o nel leggere la loro soddisfazione mentre si confrontavano con i coetanei francesi, greci o rumeni. Nel sapere che la di là del – pur importante – tema religioso sono rimasti nella memoria momenti di gioiosa armonia, presupposti per lunghe amicizie con coetanei stranieri, l’“essersela cavata” in quel contesto di lavoro condiviso su temi molto attuali e al tempo stesso un poco astratti.
Grazie ai ragazzi che hanno partecipato, dunque, che ci danno energia per continuare a lavorare così, e in crescendo. E ai colleghi che hanno collaborato alla riuscita finale.
Il percorso non è stato semplice, né privo di ostacoli. Ma alla fine restano solo le soddisfazioni.
Grazie anche ai colleghi e partner europei, la cui conoscenza ci ha arricchiti.
See you next time, then… a presto a tutti, e al prossimo Erasmus plus!
(Valentina Sassi)
Questo è il lato attraente dell’iniziativa. Che bella, la multiculturalità! Quello strutturale, e inquietante, è che lo scopo di queste iniziative, a livello strategico, e di solito sostenute da fondi europei, ovviamente, è di incentivare la mobilità del lavoratore-merce (Schengen), necessario corollario della mobilità del capitale (Maastricht). Se il capitale investe dove gli torna meglio (delocalizza, per esempio), i lavoratori devono seguirlo: a Stoccolma, Salonicco, Romania, Francia, Germania. Anche il recente attacco dei media contro la proprietà della casa è in funzione di questa desiderabile mobilità. I lavoratori del settore trasporti, in Italia, per dire, ormai hanno solo contratti stipulati in Romania (con stipendi rumeni).
(Commentofirmato)
Il commento coglie la sostanza degli attuali orientamenti economici e mi auguro che quante più persone possibile l’abbiano letto e ben inteso, provando indignazione in quanto questa direzione implica il peggioramento delle condizioni di vita dei lavoratori (a cominciare dall’abbassamento dei salari o, per dirla à la Renzoscuni, “competitività”). Mi permetto, a margine, di aggiungere solo alcune note di carattere più culturale. Se proprio vogliamo dire la verità, l’Italia più che un paese di partenza dovrebbe essere un paese di arrivo delle iniziative di multiculturalismo e dialogo interculturale. Gli italiani farebbero molto meglio se, piuttosto che andare all’estero o erudirsi di “grandi” culture come quella svedese, sudassero sui testi fondamentali della loro tradizione culturale: l’Istituto N. Mandela, a mio avviso, avrebbe fatto molto meglio se, invece che portare i propri studenti nella “dotta” Stoccolma, avesse loro proposto estratti da Dante o Machiavelli, solo a citare i casi più evidenti. Il paradosso è che gli italiani sono così ignoranti della propria cultura che Machiavelli è più letto e famoso negli Stati Uniti! Invece no! Piuttosto che riappropriarsi della propria cultura e maturare strumenti concettuali atti ad approcciarsi in modo dignitoso al mondo, è molto più intelligente andare a Stoccolma! Guarda caso una città nordica-germanica! E se no come facciamo a convincere gli europei che l’Europa è la riserva della Germania e europeo equivale a tedesco?
(Un cittadino d’Italia)
Concordo in pieno. Aggiungo che l’Italia è stata per secoli la meta del “viaggio di istruzione” fondamentale per la cultura europea: il “viaggio in Italia”. Cito due viaggiatori a caso: Goethe e J.M.W. Turner. Il male peggiore che possiamo farci è l’autorazzismo, che porta come cura l’invocare il “vincolo esterno”: la tata tedesca che ci sgrida (come disse il pittoresco Severgnini).
(Commento firmato)
Mi permetto di rispondere ai commenti pubblicati in quanto per tre anni docente dell’IIS Mandela e colei che si è occupata da vicino del progetto Erasmus plus “3I”, sul dialogo interreligioso. Come sempre si è aperti, come scuola e docenti, ai commenti e ad eventuali critiche. Ciò che non fa piacere – ed appare come arbitrario e non corretto – è però la critica “fine a se stessa” e priva di informazione sul progetto, sulla sua dimensione, sul suo funzionamento reale. Per carità, le più diverse opinioni sono consentite, ma sarebbe meglio – credo – esprimersi sulla base di una conoscenza approfondita di ciò di cui si discute. Il progetto Erasmus plus 3I è stato coordinato da un istituto scolastico rumeno, ed è dalla Romania e dalla Agenzia Nazionale rumena che è stato approvato e proviene il programma delle attività (peraltro assolutamente in linea con argomenti “caldi” dell’attualità, quali religioni e dialogo interculturale) e delle “mobilità” previste dal progetto. Si tratta di un’opportunità che gli studenti del Mandela hanno vissuto con motivazione ed entusiasmo. Questa, penso, è la più grande soddisfazione per la scuola – e ragione di profonda gratificazione personale. Vedere questi ragazzi alle prese con la lingua inglese e con i coetanei europei, saperli attivi nel confronto e “nell’esplorazione” di quell’Europa aperta, inclusiva di cui sono il futuro è il vero scopo del progetto. Non mi pare poco. Senza nulla togliere alla cultura italiana, al Machiavelli o al Leopardi – che sono, restano, base necessaria per la formazione culturale di ogni cittadino. A maggior ragione se nato o cresciuto in questo nostro Pese sempre più inserito in una realtà “globale”. Grazie.
(Valentina Sassi)
Professoressa Sassi, la sua comprensione dei nostri commenti non riesce a non suscitarmi curiosità e interesse in quanto la sua mancata comprensione è semplicemente sbalorditiva e disarmante, concentrata com’è, per di più, in poche e gravi parole: critica fine a se stessa. Forse io e “Commentofirmato” non ci siamo espressi in modo sufficientemente esplicito e chiaro. Ma, in fondo — suvvia! Dobbiamo dirlo! —, non è particolarmente duro e ostico capire, da quanto scritto nel primo commento e dall’inizio del secondo, che “quell’Europa aperta, inclusiva” è in realtà un inferno. Al fine di scansare ogni equivoco ed errata interpretazione le dirò, quindi, in modo chiaro e tondo, che esaltare questa Europa equivale a scambiare il buio per la luce, l’inferno per il paradiso. È ora di smetterla con questo miope irenismo che troppe volte, per di più, ha portato, in sede europea l’Italia a sostenere il fuoco amico: nel 2006, ad esempio, il Governo francese ha bloccato il tentativo di scalata di Enel a Gaz de France; per converso l’Italia ha liberalizzato (più di altri Paesi europei) il mercato dell’energia elettrica e la principale beneficiaria dei nuovi assetti è stata Edison, società interamente controllata da Electricité de France! Non rendersi conto dell’inferno della vita, dell’agone di egoismi e interessi di parte in cui siamo inseriti, saltando direttamente in assurde e vuote utopie, è semplice follia! Si badi — non nel senso che dobbiamo rinunciare a ideali e aspirazioni utopiche; queste, infatti sono realmente serie e possibili, solo se muovono le mosse da quell’inferno, dalla “verità effettuale delle cose” (Machiavelli). Tanti oggi (e scommetto che lei, signora Sassi, è fra questi) si lamentano che i giovani di oggi non hanno punti di riferimento. Ma questi si conquistano solo attraverso un lungo studio sui testi giusti — i testi della nostra tradizione. Il punto è che le stesse persone che si lamentano, esse stesse, non hanno punti di riferimento: e questa è semplice ignoranza e come ci insegnano i nostri Grandi, l’ignoranza degrada l’uomo a bruto.
(Cittadino d’Italia)
Il mio commento più sopra non voleva essere una critica alle persone impegnate nell’iniziativa. In modo particolare, non era una critica rivolta ai docenti, che si impegnano ben oltre il giusto e l’opportuno per gestire queste esperienze molto complesse dal punto organizzativo. Capisco che, dal punto di vista personale, sia come docente che come studente, l’esperienza sia molto gratificante. D’altra parte, la propaganda ha sempre un lato accattivante, positivo, emozionalmente forte, altrimenti non funzionerebbe. Lo scopo del progetto, dice la docente, è “esplorare l’Europa aperta, inclusiva”. Possiamo considerarlo un sogno. La realtà dell’Europa senza frontiere è l’Europa di Schengen, cioè del mercato del lavoro senza frontiere, quello dell’esercito industriale di riserva, del taglio dei salari e della riduzione dei diritti del lavoro, della guerra tra poveri. Se esaminiamo attentamente il sogno, dal punto di vista delle dinamiche economiche e politiche, potremmo scoprire che si tratta di un incubo. È meglio che i ragazzi non se ne accorgano, che continuino a sognare, finché non sarà troppo tardi? Non so.
(Commento firmato)