Grande è chi, in silenzio, vive ogni giorno la sofferenza senza farla pesare; chi cura la propria famiglia e fa i salti mortali per portare a casa il poco per mantenerla. Chi accudisce Gesù nel fratello ammalato, chi va avanti nonostante tutto. Grande è chi gode del sorriso di un bambino che chiede solo di essere amato, chi non vuole arrivare più in alto di tutti per sentirsi grande, ma che si piega in ginocchio per sentirsi piccolo perché riconosce la propria umanità. Abbiamo bisogno di questi grandi, quelli trasparenti agli occhi della gente cieca, non di chi sale così in alto per farsi vedere da quella vedente.
Davvero un bravo a Fabrizio, oramai ambasciatore a pieno titolo degli “alpinisti appenninici”, che nulla hanno a che invidiare con i cugini d’oltre pianura.
Grazie a “Punti di vista”. Dentro a ognuno di noi esiste quotidianamente una vetta da scalare, passo dopo passo, silenziosamente, senza bisogno di ottomila metri o di cronache quotidiane. La nostra, la mia vita, è qui ed ora.
Rispondo a “Punti di vista”. Condivisibile e pieno di sentimento la tua “requisitoria”, credo però sia giusto ed altrettanto condivisibile fare i complimenti a Silvetti. In questo momento sto camminando e sono arrivato quasi a Leon. Sto facendo il camino di Santiago di Compostela. Ho incontrato persone di tutte le nazionalità e di tutte le razze e di tutte le religioni, oltre ad hippies, giramondo persone giovani, altre oltre 80 anni. Ognuno ha la sua motivazione ed io non mi permetto di ergermi a giudice di chi è meritorio o non lo è di ricevere la Compostela. Tutti quelli con cui ho parlato ed aggiungo anche tutti quelli che non ho conosciuto, sono certo abbiano la loro motivazione che li spinge a mettersi a fare un cammino di circa 1000 km a piedi con uno zaino di 12 kg in spalla, fedele compagno di tutti i giorni del mio cammino. Lo stesso sono certo deve valere per Silvetti e per tutti coloro che si cimentano in prove di questo tipo, non si può e non si deve giudicare. Ci giudicherà quando sarà il momento Nostro Signore. Mi sono sentito di rispondere perché anche io sono uomo appassionatissimo di montagna in tutte le sue forme e declinazioni e sono orgoglioso e felice insieme a Silvetti per la sua bellissima avventura. Detto questo rispetto qualsiasi opinione, purché sia aperta e non ottusa.
Ciao ed ancora complimenti.
Concordo con lei, giudicare è sempre sbagliato. Semplicemente dissento sull’attribuzione degli aggettivi, perché i grandi, per me, sono al nostro fianco, giorno per giorno. Invisibili, silenziosi, ma grandi perché tenaci, quanto Silvetti, nel portare avanti la vita nelle difficoltà di ogni giorno. Non ho giudicato Silvetti, è liberissimo di fare quello che vuole, ma non si sentirà acclamare da me come persona eccezionale, non lo è almeno per questa avventura e quelle simili passate. Speriamo lo sia, o lo diventi, per altro: le occasioni le ha. Poi mi permetta di dire che il paragone con chi fa un pellegrinaggio non quaglia, si tratta di cose completamente diverse, soprattutto in termini di visibilità e di motivazioni. Infine, mi scusi, ma visto che lei ne ha parlato gliela butto anche sul piano cristiano, oltre che umano: “non sappia la tua destra ciò che fa la tua sinistra…”, se lo ricorda? Sarebbe ora di smetterla di usare lo scopo di beneficenza per mascherare le proprie ambizioni, chi fa beneficenza veramente la fa in silenzio. Ops… ho giudicato?
Ritengo che scalare e raggiungere la vetta di una montagna di quella portata sia un’impresa che non tutti possono e/o riescono a fare. Quindi Fabrizio sei un “grande”. Per tutto quanto fatto diversamente dal signor Silvetti, non sono di sicuro io quella che si permette di commentare e giudicare. Sono cose sue. Mi sembra che “Punti di vista” la metta molto sul personale. Quel poco di buono e bello che ho fatto nella mia vita nei confronti di chi aveva bisogno, l’ho fatto con umiltà cercando di dare un poco di conforto, senza sbandierare nulla. Di fronte a certe situazioni non mi sono mai sentita “grande” ma “piccola”, anzi, “piccolissima”. Per la scalata di una grande montagna (perché è a questo che mi riferisco) credo che non sia nemmeno il caso di metterla sul piano cristiano. E qui finisco.
Per le tue imprese bisogna essere dei “grandi”. Complimenti Fabrizio.
(Paola Bizzarri)
Grande è chi, in silenzio, vive ogni giorno la sofferenza senza farla pesare; chi cura la propria famiglia e fa i salti mortali per portare a casa il poco per mantenerla. Chi accudisce Gesù nel fratello ammalato, chi va avanti nonostante tutto. Grande è chi gode del sorriso di un bambino che chiede solo di essere amato, chi non vuole arrivare più in alto di tutti per sentirsi grande, ma che si piega in ginocchio per sentirsi piccolo perché riconosce la propria umanità. Abbiamo bisogno di questi grandi, quelli trasparenti agli occhi della gente cieca, non di chi sale così in alto per farsi vedere da quella vedente.
(Punti di vista)
Davvero un bravo a Fabrizio, oramai ambasciatore a pieno titolo degli “alpinisti appenninici”, che nulla hanno a che invidiare con i cugini d’oltre pianura.
(Roberto Rocchi)
Grazie a “Punti di vista”. Dentro a ognuno di noi esiste quotidianamente una vetta da scalare, passo dopo passo, silenziosamente, senza bisogno di ottomila metri o di cronache quotidiane. La nostra, la mia vita, è qui ed ora.
(Marco)
Bravo Fabri, siamo felici per te!
(Cecilia Ferrari)
Grandissimo!
(Luchino)
Rispondo a “Punti di vista”. Condivisibile e pieno di sentimento la tua “requisitoria”, credo però sia giusto ed altrettanto condivisibile fare i complimenti a Silvetti. In questo momento sto camminando e sono arrivato quasi a Leon. Sto facendo il camino di Santiago di Compostela. Ho incontrato persone di tutte le nazionalità e di tutte le razze e di tutte le religioni, oltre ad hippies, giramondo persone giovani, altre oltre 80 anni. Ognuno ha la sua motivazione ed io non mi permetto di ergermi a giudice di chi è meritorio o non lo è di ricevere la Compostela. Tutti quelli con cui ho parlato ed aggiungo anche tutti quelli che non ho conosciuto, sono certo abbiano la loro motivazione che li spinge a mettersi a fare un cammino di circa 1000 km a piedi con uno zaino di 12 kg in spalla, fedele compagno di tutti i giorni del mio cammino. Lo stesso sono certo deve valere per Silvetti e per tutti coloro che si cimentano in prove di questo tipo, non si può e non si deve giudicare. Ci giudicherà quando sarà il momento Nostro Signore. Mi sono sentito di rispondere perché anche io sono uomo appassionatissimo di montagna in tutte le sue forme e declinazioni e sono orgoglioso e felice insieme a Silvetti per la sua bellissima avventura. Detto questo rispetto qualsiasi opinione, purché sia aperta e non ottusa.
Ciao ed ancora complimenti.
(Vittorio Bigoi)
Concordo con lei, giudicare è sempre sbagliato. Semplicemente dissento sull’attribuzione degli aggettivi, perché i grandi, per me, sono al nostro fianco, giorno per giorno. Invisibili, silenziosi, ma grandi perché tenaci, quanto Silvetti, nel portare avanti la vita nelle difficoltà di ogni giorno. Non ho giudicato Silvetti, è liberissimo di fare quello che vuole, ma non si sentirà acclamare da me come persona eccezionale, non lo è almeno per questa avventura e quelle simili passate. Speriamo lo sia, o lo diventi, per altro: le occasioni le ha. Poi mi permetta di dire che il paragone con chi fa un pellegrinaggio non quaglia, si tratta di cose completamente diverse, soprattutto in termini di visibilità e di motivazioni. Infine, mi scusi, ma visto che lei ne ha parlato gliela butto anche sul piano cristiano, oltre che umano: “non sappia la tua destra ciò che fa la tua sinistra…”, se lo ricorda? Sarebbe ora di smetterla di usare lo scopo di beneficenza per mascherare le proprie ambizioni, chi fa beneficenza veramente la fa in silenzio. Ops… ho giudicato?
(Punti di vista)
Ritengo che scalare e raggiungere la vetta di una montagna di quella portata sia un’impresa che non tutti possono e/o riescono a fare. Quindi Fabrizio sei un “grande”. Per tutto quanto fatto diversamente dal signor Silvetti, non sono di sicuro io quella che si permette di commentare e giudicare. Sono cose sue. Mi sembra che “Punti di vista” la metta molto sul personale. Quel poco di buono e bello che ho fatto nella mia vita nei confronti di chi aveva bisogno, l’ho fatto con umiltà cercando di dare un poco di conforto, senza sbandierare nulla. Di fronte a certe situazioni non mi sono mai sentita “grande” ma “piccola”, anzi, “piccolissima”. Per la scalata di una grande montagna (perché è a questo che mi riferisco) credo che non sia nemmeno il caso di metterla sul piano cristiano. E qui finisco.
(Paola Bizzarri)