Giorni 22-23-24-25
Ho gli occhi chiusi.
Mi immagino di guardare questa montagna dall'alto, da qualche chilometro sopra di me.
I puntini gialli, o giallo-arancio sono sicuramente le tende degli alpinisti che la assillano, mentre quelli in movimento devono essere loro.
Si muovono a fatica, quasi fosse un rito. Ognuno con i suoi tempi, ognuno secondo un copione dettato dalle energie rimaste, ognuno in balia delle onde emotive che ha dentro di sé fatte di entusiasmi, timori, calcoli sempre disattesi.
Posso zoomare un po' di più e vedo il quotidiano di ognuno di loro.
Buste con un poco di cibo, quello preferito, l'attrezzatura per sopravvivere, che non è fatta solo di ramponi, tende, fornelli, ma anche di telefoni satellitari, piccole cose, qui inutili, portate da casa per mantenere un legame.
A volte lacrime.
Sono quattro giorni che salgo per completare l'acclimatazione, o almeno avere la coscienza a posto, tra maltempo, disagi, percorsi conosciuti. Esausto ormai.
È un percorso, anche educativo verso me stesso, consapevole che quei pochi minuti che potrei vivere sulla vetta non possono essere un risultato fortuito ma uno zaino pieno di attenzione, preparazione, determinazione, fatica, pazienza e attesa.
Vivendo così a lungo queste esperienze tutto si riequilibra, i valori prendono il loro posto, anche contro la tua volontà.
E rimani qui a fare un passo dopo l'altro verso quel sogno che qui ti ci ha portato, intravvedendo dall'alto non il contorno nitido di quella punta, ma sentendo la densità di quello che agli occhi è negato.
***
Link agli articoli precedenti e alla pagina facebook