I primi tre giorni di settembre il Centro Don Bosco nuovo oratorio di Castelnovo ne' Monti si anima per la "September Tirol Fest", una tre giorni per favorire incontri ed amicizie in un luogo e in una struttura di grande pregio che da poco tempo è stata messa a disposizione della comunità.
Si parte la sera di venerdì 1 settembre con la inaugurazione e l'apertura degli stand gastronomici e dalle 21,15 l'animazione sarà curata dal piano bar e dal karaoke di Arianna.
Sabato 2 alle 17 la presentazione del Trail della Pietra con aperitivo offerto dallo Stone Trail Team. A seguire riaprono gli stand gastronomici e, dalle 20, il campionato del mondo di "Lancio dello stinco". Dalle 21,30 la Magnetika Cover Band in concerto.
Domenica 3 alle 9,30 la partenza del Trail della Pietra e del mini trail riservato ai bambini. Alle 12 riaprono gli stand gastronomici e alle 13,30 le premiazioni dei vincitori delle gare. Ad animare la giornata Niks Dj. I saluti e gli arrivederci alle 15,30.
E' una occasione per ritrovarsi dopo le vacanze, stare insieme tra amici e raccontarsi quanto fatto in questa caldissima estate 2017, ma anche per cominciare a progettare le attività dei prossimi mesi in questa sede che ha tutte le caratteristiche per essere luogo privilegiato di incontri, divertimento, riflessioni per tutta la comunità che si riconosce nella unità pastorale di Castelnovo ne' Monti.
Letto così par di capire che le tre giornate saranno interamente dedicate alla tavola, musica, animazione e gioco, ossia al divertimento, senza momenti di spiritualità, come comunemente la intendiamo, e c’è chi ha colto e rilevato questo aspetto chiedendosene altresì il motivo, domanda più che comprensibile, ma si può nondimeno pensare che anche la convivialità, ossia lo stare insieme in gioviale allegria, possa far bene alla vita di una comunità, cui si aggiunge nella fattispecie un altro obbiettivo, più “materiale” ma altrettanto legittimo, ovvero la raccolta di fondi destinati al pagamento del mutuo contratto per le spese del Centro don Bosco, come si apprende dal foglio di informazione parrocchiale, e potrebbe esservi pure il lecito intento di far conoscere meglio la struttura tramite un’azione per così dire promozionale (in questo senso i piatti gastronomici che figurano sulla locandina sono sicuramente invitanti e potranno favorire verosimilmente la partecipazione). Oggi non mancano dunque le ragioni per questo tipo di iniziative che possono fungere da richiamo ed aggregante per i membri giovani e meno dell’Unità Pastorale, e non solo, e che domani potranno lasciare il passo ad incontri maggiormente rivolti alla riflessione e alla interiorità, una volta risolta la questione economica delle spese, ma a questo punto mi pongo anch’io una domanda, fatto naturalmente salvo il merito da riconoscersi agli organizzatori per l’impegno profuso, mi chiedo cioè perché mai nel dar titolo all’evento non si siano usate parole italiane – a meno di particolari motivi per non farlo, dei quali non sono ovviamente a conoscenza visto che mi esprimo in questo modo – vuoi perché la nostra bella lingua ci offre ampie possibilità di scelta, nei termini e nelle espressioni lessicali, vuoi per una finalità identitaria che sembra trovare sempre più interesse ed attenzione (e anche tenendo conto dei lodevoli tentativi cui stiamo assistendo per la salvaguardia dei nostri dialetti, che fanno innegabilmente parte della nostra identità).
(P.B.)
Più che legittime le osservazioni espresse, mi viene da dire che usando parole italiane si sarebbe dovuto dire “festa della birra”, il contenuto è del tutto simile a queste notissime feste. Forse non è così “bello” leggere che un ritrovo parrocchiale promuova tali iniziative, si è cercato di mimetizzare… Sempre pronti a commentare quello che fanno gli altri poi, per puro interesse economico, facciamo anche questo, che dire?
(Silvia)
Classici commenti dei criticoni pronti a commentare il “se si fa” perché si fa e se “non si fa” perché non si fa. Se è una festa della birra, o dello stinco, o del Tirolo, l’importante è il senso dell’iniziativa e poi i miei figli li preferisco lì piuttosto che alla stessa festa da un’altra parte. Mi auguro che la gente partecipi in massa senza tanta puzza sotto il naso.
(Cg)
Stando al pensiero di “Cg”, se non l’ho frainteso, i commenti che si fanno dovrebbero essere sempre a favore dell’una e altra iniziativa in programma, per non correre il rischio di prendersi dei “criticoni”, ma chi assegna tale qualifica, a dire il vero un po’ ingenerosa, dovrebbe tener presente che vi sono lettori che avanzano semplicemente il proprio punto di vista, senza minimamente augurarsi una scarsa partecipazione alla iniziativa volta a volta in causa, o più in generale una sua cattiva riuscita, perché lo sforzo e l’impegno degli organizzatori va sempre rispettato. Ma “Cg” converrà che ogni luogo o struttura nasce con la propria destinazione, o vocazione, e mi sembrerebbe giusto tenerne quanto più possibile conto, il che non è questione di “puzza sotto il naso”, ma piuttosto il ritenere legittimo che possa esservi chi nutre una qualche riserva sul non differenziamento dei luoghi e delle rispettive funzioni per il timore che con l’omologazione si perdano via via i nostri tradizionali riferimenti, che hanno di norma fatto perno sulla distinzione dei ruoli, e si vada così ad aggravare lo stato di “società liquida” (come spesso viene definita, non senza preoccupazione, quella nostra).
(P.B.)