Come da tradizione, ma diversamente da quanto annunciato nella prima pubblicizzazione, il secondo martedì d’agosto vede la storia protagonista alla Cantoniera di Casina.
L’8 agosto alle 21 infatti ai Martedì con Gusto alla Cantoniera di Casina lo storico reggiano Massimo Storchi ritorna sul tema delle stragi che tra il settembre 1943 e l’aprile 1945 insanguinarono la nostra provincia, in particolare a La Bettola e a Vercallo.
A 73 anni dalle stragi che costellarono anche il nostro Appennino di lutti e distruzioni non cessa il lavoro degli storici, in particolare di Massimo Storchi, direttore del Polo Archivistico del Comune di Reggio Emilia e noto ricercatore reggiano, autore di decine di libri di storia contemporanea, in particolare della Resistenza. Di documento in documento, di testimonianza in testimonianza ha progressivamente ricostruito lo svolgimento dei fatti e le reazioni dei contemporanei. Se per la Bettola i fatti sono ampiamente noti e narrati , più complessa e tuttora oscura la vicenda dell’eccidio di Vercallo del dicembre 44 dove permangono discrepanze tra quanto riportato sul monumento e i molti punti interrogativi posti dai documenti d’archivio. A Casina Massimo Storchi darà conto di questo e di quanto emerso successivamente alle pubblicazioni “La Bettola. La strage della notte di S.Giovanni” (scritta insieme a Matthias Durchfeld) e Anche contro donne e bambini. Stragi naziste e fasciste nella terra dei fratellli Cervi”.
Al termine buffet offerto dal Forno Magnavacchi con vini di Ecu Casina.
E’ un vero peccato che i cosiddetti “storici” non abbiano nemmeno iniziato un percorso di ricerca circa le uccisioni e le stragi silenziose perpetrate dai partigiani comunisti alla fine e nell’immediato dopoguerra nel reggiano con fatti che ampie e numerose testimonianze sono a confermare, ma che questi ricercatori dell’Istoreco si guardano bene dal rendere pubbliche. E questi sarebbero gli storici? Nemmeno dopo oltre settant’anni un briciolo di obiettività e coerenza nella regione della strage dei sette fratelli Govoni a Pieve di Cento avvenuta nel maggio 1945. Storici di che…?
(Zamboni)
Non sono uno storico, ma da sempre esistono dei punti interrogativi grandi come la luna, almeno sulla vicenda della Bettola. Pare che a molti tutto sia invece chiaro… Pare. Pare ci siano invece vittime la cui storia è stata “dimenticata” da Istoreco (vedi Simonazzi e Morelli, nonostante i vari libri).
(MA)
Chi vi vieta di fare una ricerca e pubblicarla, perché voi (Zamboni e MA) che sapete non diventate storici e scrivete? Forse dimenticate che i partigiani fra mille errori e mille atti ingiusti sono stati, insieme ad altri come gli Americani e Inglesi, quelli che hanno tolto la censura per permettere a noi oggi di scrivere liberamente. Cito Americani e Inglesi che hanno liberato Montecassino con metodi non certo onorevoli e condivisibili, cito gli Americani che hanno bombardato una casa contadina ed io non ho così potuto conoscere mia nonna. La delegazione tedesca che era a Casina ha percorso la nostra montagna anche per ricordare i loro parenti che schierati fra le truppe tedesche hanno trovato qui la morte. Qualcuno lo ha loro impedito? E poi documentatevi, ci sono decine di libri che trattano delle uccisioni e delle stragi fatte dai partigiani e alternate queste letture con gli elenchi delle stragi di Marzabotto, di Stazzema o di Cervarolo e cercate di capire il contesto in cui degli uomini hanno deciso di uccidere altri uomini. Il nostro impegno è capire perché questo non succeda più. E purtroppo siamo ancora lontani.
(Mc)
Caro Mc, sono abbastanza documentato e sarei in grado di fare un lungo elenco delle efferatezze compiute dai partigiani comunisti nel cosiddetto triangolo della morte in Emilia ed in tutto il Nord Italia volte a condurre soprattutto la nazione sotto il giogo sovietico e ben lontano quindi dai canoni di libertà che ci permettono ora di esprimere liberamente il nostro pensiero. Se “storici” come Massimo Storchi continuano a ricordare quel periodo sempre ed unicamente a senso unico convengo con lei che siamo ancora molto lontani dall’auspicio che certi fatti non accadano più.
(Zamboni)
Allora basta documentarsi sulle malattie cardiologiche per fare i cardiochirurghi? A leggere certe amenità viene da pensare che qualcosa, nell’evoluzione, si sia inceppato.
(Monica)
Mi scusi, Zamboni, ma allora scriva e denunci. E si confronti con chi come me e Storchi cercheranno di togliere il rancore che lei prova ricordando che dal piano Marshall, passando per Gladio e per l’armadio chiuso a nascondere i nomi dei gerarchi autori delle stragi da parte dei tedeschi, fino al terrorismo appoggiato dai servizi segreti italiani, ci sono stati altri che hanno cercato di modificare ciò che la democrazia, la vera volontà del popolo, avrebbe voluto avere. Io qualche comunista l’ho conosciuto e nessuno era fiero di avere fatto errori e il silenzio a volte è anche frutto del senso di colpa verso queste scelte. Infine non confonda le azioni commesse in risposta a fatti di guerra con le storture della politica: in questi casi se lei conosce lei deve denunciare per rispetto dei suoi, dei miei ma soprattutto dei nostri.
(Mc)
Esatto. Mi dispiace per sua nonna, MC. La guerra è l’opposto della vita, che è sacra. Come dice giustamente Zamboni, si ricorda sempre a senso unico. Questo è l’errore. In quanto al discorso libertà, condivido di nuovo il pensiero di Zamboni. In altre parole la “storia” è incompleta e parziale. Non ho i titoli per scrivere libri, non ho una laurea, ma le assicuro che so leggere e leggo molto. Nello specifico, mi pare che gli “incontri letterari” sposino una linea che a mio modo di vedere non rende verità alla storia reale.
(MA)
Gentile Monica, per conoscere queste vicende non occorre certo un diploma o una laurea, quelle che lei definisce amenità sono semplicemente fatti accaduti e che da sempre il semplice esercizio del ricordo suscita reazioni più o meno scomposte come quelle del signor Mc il quale, piuttosto che ammettere che qualche assassinio da parte dei partigiani comunisti è stato commesso e nascosto per decenni, parla di piano Marchall, Gladio, ecc. che poco hanno a che fare con l’argomento. E se qualcosa si è inceppato, cara Monica, è la memoria di chi, come voi, vuol solo ricordare ciò che è più comodo. Cordialità.
(Zamboni)
Storchi non accetterà mai il confronto, forte delle sue e vostre certezze. Certezze che potrebbero vacillare se davvero con un po’ più di serietà si valutassero gli eventi storici, alcune figure (Didimo Ferrari, Arrigo Nizzoli, Mario Simonazzi e Giorgio Morelli – di cui la signora Caroli non ha mai parlato nelle sue serate). Leggete cosa disse l’on. Pasquale Marconi (siamo tutti d’accordo che era una brava persona, vero?) in merito alla lotta partigiana, nel 1957 alla Camera dei deputati, e poi ne riparliamo. Nell’evoluzione si è proprio incorporato qualcosa…
(MA)
Appunto. Silenzio, solo silenzio. Va bene così, non sarà certo uno Storchi qualsiasi a rimediare a tutte queste falsità sulla Resistenza.
(Zamboni)
Diceva un grande scrittore italiano “Nulla è più inedito di quello che è stato scritto”, che poi la storia sia oggetto di discussione e polemiche è parte della sua essenza. Sulle violenze del dopoguerra io pubblicai un saggio già nel 1998, su Azor (partigiano ucciso da partigiani) ho scritto nel 2005 e non voglio citarmi oltre il dovuto. Basta leggere e se non si vuole Storchi ci sono altri autori, basta volerlo. Le violenze della guerra sono state oggetto di decine di studi in sede locale e nazionale. Se poi si troveranno errori, bene, ne parleremo: la ricerca è sempre aperta (come dimostrano le cose che ho detto martedì 8 alla Cantoniera). Temo che qui invece si faccia altro: piccola polemica politica. Lo schema è sempre quello, noto e stranoto: si parte dal “punto zero”, si afferma che nessuno vuole dire, scoprire, studiare. Partendo da un presupposto oggettivamente falso il discorso diventa francamente senza senso e stucchevole. Intervengo solo per rispetto a Redacon e alle oltre 150 persone che mi hanno ascoltato l’altra sera. Intervengo con nome e cognome perché questo è il presupposto di un confronto serio che si può fare solo partendo dai fatti, dati, nomi, numeri. Su questi poi ognuno si farà la sua opinione, come la Costituzione assicura a tutti. Costituzione che, ricordo, nasce proprio dalla Resistenza.
(Massimo Storchi)
Sorvoliamo, per carità di Patria, sul discorso storico e sui personaggi citati; Storchi, sappiamo bene che Azor e il Solitario sono argomenti non piacevoli a Reggio Emilia. Idem per Marconi o Ferrari e Nizzoli. Il presupposto falso può essere il suo approccio alla vicenda. Questione di punti di vista. Il confronto e la memoria condivisa è pressoché impossibile, è evidente che non è voluto giacché la storia della resistenza è blindata.
(MA)
Concordo con lei: non esiste (né deve esistere) memoria condivisa e, su queste basi, il confronto non solo è possibile ma è inutile.
(Massimo Storchi)