Ha fatto il pieno la serata di ieri l’altro, venerdì 4 agosto, organizzata nei locali dell’oratorio di Ramiseto.
L’argomento era di quelli che certamente “attraggono”: si parlava del diavolo e delle sue varie “arti” di seduzione. A parlare e a condurre la serata don Ermes Macchioni, sacerdote attualmente nel rubierese, uno dei due esorcisti attualmente attivi in diocesi (l’altro, come molti sapranno, è don Edoardo Cabassi). Argomento che interessa, si diceva, in questi tempi strani, in cui non si crede più a niente di soprannaturale e quindi fatalmente si finisce spesso per credere a tutto (cioè ad ogni baggianata). Ma che il diavolo invece sia realmente esistente lo confermano gli stessi Vangeli. Anzi, tanto per chiarire subito, don Ermes – già allievo del noto, ora defunto, padre Gabriele Amorth – spiega che se quando ha iniziato questa sua attività, trenta e pass’anni fa, i casi di possessione diabolica erano piuttosto rari, ora invece, in questi nostri tempi così razionali (dicono), sono parecchi.
“Il diavolo esiste, io l’ho incontrato” è per l’appunto il titolo dato all’assemblea pubblica. E don Ermes formula una domanda, collegata (e retorica, per un credente): “Il diavolo esiste o è un ‘genere letterario’?”. Don Ermes racconta – non è la prima volta, stando a resoconti di stampa anche relativi a tempi meno recenti – alcuni episodi accadutigli. Parla con lentezza, ottenendo attenzione. Dalla vecchietta che chiese di far benedire del fieno perché le morivano le mucche all’episodio della 16enne che da un anno non dormiva (in entrambi i casi la preghiera risultò arma risolutrice), a quando si sentì stringere il collo a letto (“non era un sogno”) ma, accesa la lucina, non trovò nessuno. “Avevo appena letto che la Madonna è sempre con noi, che la Chiesa è sempre più forte del Maligno (vedi l’Apocalisse al capitolo 12)”.
“Nel 1215, al IV Concilio lateranense, venne offerta una breve e semplice definizione di Satana – spiega – che ritengo ancora appropriata: ‘Il diavolo è creatura buona di Dio ma che poi per sua libera scelta divenne cattiva’”. Essendo creatura, contro Dio non può nulla ed ha già perso, nonostante i danni che ha sempre fatto e continua a fare. “Il suo tempo si va accorciando, lo sa e si dà un gran da fare; e la sua principale astuzia è far credere che non esista”. “Questi nostri tempi sono contrassegnati da una dimensione della fede in totale sofferenza e con questo il diavolo ha la via spianata. Non ci si confessa, non si seguono i sacramenti… famiglie rotte e disunite, convivenze…”. Così si apre la porta alla presenza del Maligno, che di per sé nulla può contro chi in Dio confida e si comporta di conseguenza. Don Macchioni mette in guardia poi dalle sette sataniche, che definisce “pericolo mostruoso soprattutto per le giovani generazioni”.
Poi il religioso snocciola qualche dato: “In Emilia-Romagna abbiamo circa un migliaio di ‘maghi’, che lavorano per circa 70mila ‘pazienti’. Il giro d’affari è molto ampio. Nel reggiano i ‘maghi’ sono un’ottantina. Perché ci si rivolge loro? In genere per questioni di natura materiale, per il ‘tutto e subito’. E tra i clienti troviamo anche credenti”.
Il tono del parlare di don Ermes è tranquillo, cadenzato, senza particolari moti per sottolineare particolari passaggi, da conferenziere consumato. Si notano alcune defezioni nella sala dopo certe parole. Si toccano argomenti infatti piuttosto sensibili (ad esempio l’aborto).
Come si manifesta l’azione del diavolo? Don Ermes spiega passo per passo i vari stati: dalla tentazione alla vessazione, dall’infestazione all’ossessione fino alla possessione. Racconta per ciascuno di essi significato e circostanze. Dovuta – anche se, si suppone, sottintesa – l’avvertenza circa la necessità di distinguere le questioni psichiatriche dalle influenze diaboliche. Don Ermes a questo proposito afferma che l’esperienza conta molto ed aiuta nel discernimento. Riferisce dell’ipotesi di tumori con possibile origine satanica (“solo un’ipotesi”).
Seppure il tema della serata possa essere di per sé o indurre cupezza, l’esorcista sottolinea più volte che questa sua attività la considera meravigliosa e si mostra con grande ottimismo.
Dal pubblico sale qualche domanda. Chi chiede un chiarimento a proposito delle affermazioni del nuovo generale dei gesuiti che ha affermato essere, il diavolo, un simbolo (e quindi non una realtà) (risposta: questa persona mi dia il numero di telefono che glielo mostro io, il diavolo); chi si informa sul “malocchio” (che don Macchioni preferisce chiamare “maledizione”, che normalmente torna a chi l’ha lanciata…); chi polemizza sul trattamento che la Chiesa ha riservato a Padre Pio (in seguito canonizzato): “Erano allora indemoniati quegli ecclesiastici?” (la Chiesa attraversa persone e tempi e può riparare ai propri errori); ecc. ecc.
Toni pacati, si diceva, ma decise e ferme le risposte quando l'assemblea prendeva la "deriva" dai temi scivolando in considerazioni più proprie delle credenze popolari o delle leggende che della fede cattolica.
“Viviamo in un tipo di realtà problematica ed inquietante”, asserisce ancora don Ermes. Che poi, allo scoccare delle undici, con ancora mani alzate dal pubblico per richieste di intervento, fa un po’ come l’Enzo Tortora dei suoi tempi, quando dichiarava il "Big Ben ha detto stop". Al fianco di don Ermes don Danilo Gherpelli, parroco dell’unità pastorale della valle ramisetana, che ha organizzato.
Saluti e ringraziamenti, poi l'invito a concludere con un’“Ave Maria”.
Ho avuto la fortuna di partecipare. Mi ha dato, da credente anche se poco praticante, molto fastidio l’atteggiamento di alcuni, dettato forse dall’ignoranza o forse proprio dal maligno: presumere che Satana sia un’invenzione della Chiesa o dei preti, che solo uno sprovveduto creda alle azioni di Satana, addirittura deridere (con bestemmie annesse!) i racconti e le parole dell’esorcista, questo da parte di una (povera) persona, a serata finita, al bar. Forse davvero Satana pianifica di far presumere la propria non esistenza per poter agire indisturbato. Quasi da passare da gonzi se crediamo alla sua esistenza. Oggi va di moda non praticare, forse sarà ora di fermarsi un attimo e fare il punto della situazione: crediamo in Dio perché è una frase fatta, soltanto perché credevano i nostri genitori, i nostri nonni, presumendo che non serva praticare e allontanando il momento della presa di coscienza, oppure crediamo veramente? Facciamo il gioco di Satana dicendo che non esiste e facendo in realtà il suo gioco, oppure ci convinciamo davvero che senza Dio non andiamo da nessuna parte? Personalmente mi ha dato molto da pensare, sia personalmente, sia nei confronti del mondo che mi circonda. Mi si creda: dobbiamo davvero affidarci alla misericordia di Dio.
(Angelo Cascio)
Circa il signore – davvero un “signore” – che bestemmia al bar: perchè non gli suggerisce di fare il grande rivolgendo uguali paroline contro Allah? Così, giusto per vedere l’effetto che fa…
(Alberto)
E te pareva, in questa sagra del medioevo ci mancava solo Allah…
(Ellebi)
Secondo lei, Ellebi, il male non esiste, visto che reputa tutto questo una sagra da medioevo?
(Gianni Zannini)