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E' ovviamente un intervento che fa discutere e il mondo ambientalista lo bolla come uno “scempio ambientale” e c’è anche qualcuno che collega l’abetina con la frana di Succiso. Di sicuro non siamo sprovveduti, è stato analizzato il progetto e la proposta fatta in modo dettagliato e anche a lungo.
In primo luogo il posto più sicuro e stabile del territorio di Succiso è proprio Monte Ledo, che fa parte del massiccio della “borellaccia” mai interessato da nessun movimento franoso; basta leggere le carte del dissesto. La messa a dimora degli abeti negli anni '60 serviva solo per dare da lavoro a molta gente dell’Appennino (per fortuna) e non alla stabilità del versante. Ma il risultato a lungo termine non ha portato i risultati sperati: l’abete bianco o rosso o il pino nel nostro territorio non va bene da lavoro e non va bene da ardere.
Negli ultimi 15 anni l’ente pubblico ha speso per i tagli di diradamento (solo a ridosso della strada e nei posti più comodi) più di 100.000 €, il materiale di risulta spesso marciva nel sottobosco. Solo l’anno scorso dopo una lunga ricerca e senza lasciare il becco di un quattrino sono stati portati via e non tutti. Questo la dice lunga per l’interesse delle nostre imprese su tale operazione. La restante parte di pineta non è accessibile tanto è fitta, non è produttiva per i funghi da più di 15 anni, non ci filtra un raggio di sole e molti abeti presentavano dei problemi perché nonostante i soldi spesi sono mancate le cure culturali, tanto che solo gli ultimi due metri del tronco erano verdi, non davano garanzia di stabilità. Inoltre il rischio di essere attaccati dal “bostrico” come è già successo in altre zone dell’Appennino è reale e molto grave.
Oltre la metà della pineta, in alto dentro al perimetro del Sic e in isole anche sotto strada, rimane in piedi e nella restante parte vengono messe a dimora piantine di latifoglie molto più adatte al luogo sia dal punto di vista dell’ambiente che del paesaggio, dove la macchia scura dell’abetina compatta non ha assolutamente niente di naturale in Appennino.
Quindi nessun scempio ambientale o scellerato ma una semplice riconversione di una parte di abetina, che fra un anno sarà verde, come e meglio di prima. Non cambia l’uso del suolo, bosco era e bosco rimane, e sicuramente un bosco migliore. Poi, ma è un punto di vista personale, non sarebbe stato male neppure tornare al prato come era prima, pieno di genziane, giunchiglie e funghi. Ovviamente i sentieri e i percorsi saranno tutti ripristinati.
Quello che meraviglia di questa vicenda è che nessuno del mondo ambientalista si ponga la domanda di che cosa succede a valle della pineta di Monte Ledo, il doppio di superficie (di quella oggetto di taglio), che una volta erano tutte pianelle di prati e pascoli: è invasa da arbusti, rovi e piante di ogni genere, regno incontaminato di cinghiali, quello sì a rischio frane perché inaccessibile a tutti, dovuto all’abbandono del territorio agricolo montano… Ma su questo si tace, si fanno convegni da trent’anni senza nessun risultato. Ma va bene così, certo, lasciando le cose come sono e come stanno e senza toccare nulla: il risultato è davanti ai nostri occhi. Nel territorio appenninico come uno mette in moto un motosega o un escavatore è considerato dall’opinione pubblica uno scellerato… A Succiso non abbiamo nulla da imparare da nessuno; anzi, spesso e volentieri facciamo da scuola per molti altri; anche questa volta stiamo sperimentando qualche cosa di diverso, di nuovo, ma ragionato e calcolato e che dovrebbe dare degli ottimi risultati negli anni a venire… vedremo.
D’ora in poi si taglierà il bosco in funzione del fungo e non viceversa. Questo è un prodotto che ha bisogno di un bosco ringiovanito, il bosco invecchiato e soprattutto quello di alto fusto non è produttivo per i funghi. Per la pineta è la stessa cosa, solo che lì i tagli selettivi costano e il materiale non lo vuole nessuno. Mi rendo conto che l’impatto visivo per il momento non sia dei migliori (non serve un professore) ma era calcolato anche questo. Portate pazienza qualche mese.
Vorrei ricordare che l’impresa assegnataria dei lavori è di Udine, si chiama Amabile Gianni ed ha rapporti di collaborazione con persone di Ramiseto.
In tutti gli interventi pubblicati sulla stampa ho anche scoperto di appartenere al Pd, in realtà non sono mai stato iscritto a nessun partito politico.
Ringrazio l’amico Lino Franzini e tutti coloro che la pensano come lui (ovviamente anche altri che hanno messo mano a questa vicenda), che da buoni montanari come me (noi viviamo e abitiamo in montagna) e siamo i veri “ambientalisti”, non come quelli del fine settimana. Siamo quelli “pro” diga di Vetto, quelli che avrebbero evitato per la nostra pianura un disastro idrico ed ambientale di proporzioni incalcolabili come quello cui stiamo assistendo… ma si è preferito mantenere la “lontra” nel suo habitat… Però il tempo è scaduto. Adesso sono le persone che hanno sete. Noi ci saremmo comportati in modo diverso. Purtroppo come spesso succede si preferisce “curare” piuttosto che “prevenire”.
(Dario Torri, presidente Consorzio alto Appennino reggiano)
Domande economiche: com’è stata scelta la ditta? Bando pubblico? Chiamata diretta? Quanti soldi l’azienda dà per tagliare? Poi interverremo sul resto.
(Legambiente Val d’Enza)
Domanda economica: quando comincerete voi che vi ritenete ambientalisti a proporre iniziative che valorizzino la montagna creando posti di lavoro, attrattiva? Siete contro tutto e tutti e soprattutto avete la presunzione di essere voi il giusto. Mi spiace solo per i tanti volontari, veri ambientalisti che spendono il loro tempo nei boschi e sul territorio facendo opere meritorie, che siano rappresentati da chi scrive questi commenti.
(Mc)
Presunzione di essere nel giusto? Se così fosse non faremmo domande. Domande a cui nessuno risponde. Anzi ne abbiamo un’altra: chi ha eletto Torri? Lo statuto del Consorzio dove si può trovare?
(Legambiente Val d’Enza)
Scusi, signor Legambiente, ma se i terreni sono privati a lei che spiegazioni bisogna darle?! Lei invece di interessarsi della questione “economica” dovrebbe interessarsi veramente dell’ambiente e ciò significherebbe trovare soluzioni per aiutare le persone a vivere in montagna e non a porre divieti per poi venire il sabato e la domenica a fare una passeggiatina risanatrice. Pensi che, se fosse per me, metterei un bel ticket d’entrata ai confini del comune del Ventasso, per fare un po’ di cassa che in montagna ne abbiamo bisogno, ma sopratutto per fare capire che la montagna è di chi la vive tutti i giorni. Per fare facile proclami state pure in pianura al caldo.
(Mario)
Sa che non siamo così contrari a gestire coloro che vanno in montagna, l’idea del biglietto è da valutare. Non c’entra se il terreno è di privati, ci sono leggi europee e nazionali che normano il taglio alberi. Ci sono stati interventi di esponenti pubblici, vedi Giovanelli. Non solo in un momento in cui i cambiamenti climatici sono ormai evidenti e il patrimonio verde è riconosciuto come unico “filtro” per ridurre i gas serra ci sembra doveroso intervenire. Ricordiamo che esprimere un’opinione è lecito.
(Legambiente Val d’Enza)
Bosco era e bosco rimane e sicuramente un bosco migliore. Grazie, signor Torri, grazie davvero di avermi tolto la sofferenza di un dubbio.
(mv)
Signor presidente del consorzio, provi ad andare a cercare qualche fungo nelle faggete tagliate prima del Lagastrello, forse riuscirà a trovare qualche mora, lampone o felce, ma non certamente i funghi che vivono in simbiosi con le piante tagliate. Un conto è sfoltire un bosco, un conto è fare alto fusto o tabula rasa. Dite delle verità per favore, la gente non è stupida. Non nascondiamoci dietro un fungo per coprire e favorire il taglio della legna. Aimè il dio denaro…
(Fungaio)
Penso che il signor Torri abbia spiegato come sono realmente le cose senza tanti giri di parole.
(Stefano)
Bravo Dario, così si parla e per quelli che sono buoni a fare polemica su ogni cosa: prima di scrivere delle baggianate, informatevi.
(Montanarovalonza)
Pienamente d’accordo con la sua posizione signor Dario Torri.
(Davide)
Bravo Dario, bella spiegazione senza tanti fronzoli, da montanaro concreto in barba a quei commenti sparacchiati solo per scrivere qualcosa.
(Luigi Borghesi)
Montanaro concreto? La concretezza è portare dati: quanti soldi ha dato la ditta per portare via migliaia di tronchi? Come è stata scelta la ditta? Quanto alti saranno gli alberi che si andranno a ripiantumare? Questi non sono fronzoli. Domanda che gli avevamo già posto anche a mezzo stampa e a cui non sta dando risposta.
(Legambiente Val d’Enza)
In montagna ci siamo fino ad ora visti solo togliere senza mai dare niente in cambio, io credo che non dobbiamo dare spiegazioni a nessuno, per rivendicare diritti venite ad abitare in montagna, se ne siete così innamorati, la montagna non è solo funghi (che poi bisognerebbe anche valutare a fine stagione l’enorme danno subito dall’esercito dei fungaioli che spesso pensando solo a fare tabula rasa senza rispetto), aria fresca o passeggiate. Comodo fare i professorini agitando sulla via Emilia e venendo solo a fare i turisti il sabato e la domenica! Noi montanari siamo i primi ad apprezzarla e a tutelarla, la nostra montagna!
(Emiliano Pedrini)
Scusate, ma questa pineta aveva un proprietario sì o no? Quindi saranno bene affari suoi quanto ne ha ricavato e se è stato fatto o meno un bando pubblico!
(Lr)
Magari, Torri, un briciolo di umiltà nel sostenere giustamente le proprie ragioni non guasterebbe. Parlando di cose serie se può darci qualche ragguaglio in più… Se questa ditta di Udine si appoggia a questi ragazzi austro-croati perché non lo avete fatto voi, qual é la difficoltà? E’ di tipo burocratico, organizzativo o si è semplicemente presentata l’occasione? La stessa operazione fatta da una ditta locale con metodo “tradizionale” che tipo di resa avrebbe dato? In pratica poteva essere una opportunità per qualche ditta locale che avesse voluto fare un passo avanti? Ci può dire se gli alberi diventeranno legname da costruzione o verranno macinati per fare pellet/cippato? Può dirci se gli obblighi di ripiantumazione sono contenuti nell’autorizzazione o sono una vostra scelta? Grazie per le eventuali risposte.
(Mc)
Pur condividendo alcuni dei passaggi del discorso resto sorpreso da altri. Che ci possano essere ragioni per agire nel modo che vediamo può anche essere, non ho competenze per giudicare, ma sicuramente non è un bel vedere e qualche critica c’era da aspettarsela. Non sono più un giovincello e nel mio vivere qualcosa ho imparato: per esempio di come sia complicato stabilire con esattezza la posizione della ragione, la ragione capita frequentemente di trovarla a metà tra noi ed altri, che spesso sono altrettanto convinti di aver ragione anche loro. Anch’io sono montanaro e non mi sento meno montanaro di quelli di Succiso; sono convinto però, che anche avendo mille conoscenze, ci siano almeno altrettante cose da imparare. Proprio senza voler insegnare niente a nessuno penso che una maggior predisposizione ad accettare le critiche, al dialogo o al confronto, non guasterebbe.
(Antonio Manini)
Si dice che chiedere è lecito e rispondere è cortesia; credo che il presidente del consorzio, Dario Torri, persona che gode di tutta la mia stima e fiducia e che mi onora della sua amicizia, nel dare risposte concrete e reali abbia usato molto di più della cortesia dovuta; ma contro le ideologie del “no” a tutto, anche alle cose utili e indispensabili, le risposte non saranno mai esaurienti, ci sarà sempre un motivo per dire “no”, anche a scelte attentamente valutate, soppesate e forse anche dolorose, ma che per il bene del territorio andavano fatte. Questo bosco sarebbe andato a morire e il mondo ambientale, quello vero, quello che fa volontariato a titolo gratuito per il bene del territorio e non per “apparire” sui giornali, condividerà che la scelta è stata corretta e tra qualche anno ne riparleremo. La richiesta di motivazioni, di giustificazioni, ecc.; sono tutte lecite e ammissibili, ma chi chiede dati relativi ai costi, all’appalto, alla ditta appaltatrice, spese, ricavi e altro, su un giornale online, temo che non sappia cosa significhi una gara d’appalto, l’iter che ciò comporta e le scelte che hanno portato a questo; dati che potrebbero anche essere chiesti, ma non certo in questo modo. Ringrazio il presidente Dario Torri per aver accennato alla diga di Vetto; quel “no” da parte di alcune persone e associazioni fu la scelta più disastrosa, non solo per la montagna, ma per l’agricoltura e l’agroalimentare di Reggio e Parma; ma non solo, la centrale idroelettrica Enel che sarebbe sorta a valle dello sbarramento avrebbe portato ad una riduzione delle emissione in atmosfera di 52.000 tonnellate di CO2 all’anno sulla Pianura Padana, la valle più inquinata d’Europa. Ma ai petrolieri e ai loro emissari conveniva produrre energia da petrolio è così è stato e da trent’anni, oltre alla CO2 emessa in atmosfera, si consumano milioni di euro di energia elettrica per pompare l’acqua del Po in salita e mandare a mare quella di montagna. Follia pura. Anche allora chi parlava di ambiente preferì sostenere le lontre “fantasma” che salvare la culla del Parmigiano Reggiano, i paesi montani, garantire un futuro ai montanari e dare lavoro a migliaia di persone, che sostenere un’opera definita dieci volte più sicura delle dighe italiane. Un giorno crederò che il mondo ambientalista sia veramente coerente con i suoi principi se li vedrò sulla diga di Ridracoli a chiederne la chiusura e ad ottenerla. Anche a Ridracoli dissero di “no”, ma i romagnoli sono come gli abitanti di Succiso, persone concrete che fanno ciò che serve per il bene e per il futuro del loro paese.
(Lino Franzini)
Bravi Mc e Emiliano, avete proprio ragione, una volta i professorini del fine settimana non c’erano, erano i nostri avi che si prendevano cura del territorio e in modo sapiente, frane nulla, facevano correre l’acqua, pulivano i fiumi e le alluvioni non c’erano, la selvaggina non rovinava le campagne. Ci volevano i sapientoni tutto fumo e niente arrosto, la montagna ce la dovremmo gestire noi indigeni che sarebbe meglio.
(Simone g)
Prima di parlare andate a fare un giro dentro a quelle pinete morte e rendetevi veramente conto di cosa stiamo parlando (vedi pineta intorno al lago del Ventasso). Da montanaro che vive e lavora in montagna posso solo che fare i complimenti a Dario. Almeno lui ci prova.
(Paolo Bronzoni)
Caro Dario Torri, ci conosciamo da tanti anni e sapere che non sei del PD, non sei organico al mondo delle cooperative rosse e che però sei stato sostenuto dal presidente del Parco Nazionale, Fausto Giovannelli, PD, dal presidente Unione dei comuni, Enrico Bini, (PD) e persino dal ministro PD Poletti (venuto in visita a Succiso per i 25 anni della tua cooperativa), mi sorprende molto! Ma non è questo il punto. Sono veramente incuriosito dalla tua sicurezza: “noi di Succiso non abbiamo da imparare nulla, anzi…” .Per esempio l’enorme frana che ha devastato il tuo borgo, molti decenni fa, non è stata causata da un disboscamento totale per far posto a pascoli e per vendere legna e carbone di legna? E chi ha fatto quei tagli totali? I marziani? E poi lo Stato (ovvero tutti noi), ha investito miliardi di lire per costruire il borgo di Varvilla, le case nuove dove vi siete trasferiti. Qualcosa avreste da imparare, nella cura del territorio, o mi sbaglio? E poi la tua ossessione per i funghi, tagliare la foresta di abeti per far largo ai funghi, mah?! E’ pur vero che li devi amare molto, visto che da neo presidente del neo costituito consorzio Alto Appennino reggiano (e chi ti ha nominato presidente, Forza Italia, il Movimento 5 Stelle?) hai portato il costo dei tesserini raccolta funghi (la cui gestione ti è stata affidata dal Parco Nazionale e dall’Unione dei Comuni entrambi a guida PD) da 65 a 180 euro (e non se ne vendono più? Ma che colpo di genio!). Ah, ho anche scoperto che per raccogliere i funghi nei boschi della mia famiglia, oltre 10 ettari, per la prima volta devo munirmi di tesserino e pagare al tuo consorzio qualche euro. Beh spero voglia venire tu di persona a riscuoterli… vedrai come te li dò… gli euro! Dario, a chiacchiere sei bravo, ma le favole me le raccontava mio nonno, le tue non mi divertono. Saluti.
(Alessandro Davoli)
Speriamo che qualcosa dei soldi che hanno incassato li investano anche a Villa di sopra per fare un drenaggio sotto il Monte Spiaggia dove sono le sorgenti d’acqua, perchè non è vero che Villa superiore è ferma. L’acqua passa sotto le case, non tutte per fortuna, poco, ma si muovono. Poi ci sono ancora i pozzi, non è una spesa eccessiva, come hanno fatto nelle altre case, in fondo lì basterebbero 50 m di tubi. Grazie.
(Gianni Bragazzi)
Condivido in pieno le parole di Dario Torri. Di Emiliano, di Stefano e di quelli che vivono o, meglio, cercano di sopravvivere nel crinale. A lor signori, che vivono forse a Boretto, che si spacciano come ambientalisti e si vedono passare su fiammanti Bmv domando: vi sieste chiesti perché in altre realtà il taglio programmato di alberi piantumati viene effettuato? In questo caso specifico é proprio così, circa 50 anni fa si credeva di poter in un domani ricavare i frutti di questa piantumazione. Inoltre, in una proprietà privata, quando viene seguito l’iter burocratico corretto per il taglio, mi spiegate di che bando pubblico parlate? Per vostra conoscenza il nostro territorio si sviluppa tutto su proprietà privata o su uso civico, quest’ultimo di proprietà dei residenti, per cui smettiamola di voler far passare il concetto che la montagna é pubblica o del demanio. Basta cercare streghe che non esistono! Finalmente forse si capisce cosa si intende per padroni a casa nostra.
(Enrico Chicco Ferretti)
Bravo Emiliano, ben detto, ti stimo. Saluti dalla Val Lonza.
(Montanarovalonza)
Allora, signor Torri, dobbiamo aspettarci che vengano tagliate tutte le pinete della montagna visto che i pini e gli abeti non sono autoctoni? Ripiantare un bosco di latifoglie non è cosa semplice: chi comprerà le piantine nuove, chi le proteggerà dai cinghiali, chi le innaffierà in estati calde come questa? Il proprietario del terreno o il solito Stato? A parte che non è vero che gli abeti non sono del territorio, e anche se fosse, mi sembra che si siano ambientati benissimo, ma se veramente si voleva lavorare in “funzione del fungo” bastava diradare le piante e arieggiare la pineta. I pinaroli e i porcini rossi dove crescono? Se veramente i montanari amassero il loro territorio comincerebbero a fare solchi nei campi per convogliare le acque e evitare le frane, toglierebbero l’edera e la vitalba che sta letteralmente facendo morire milioni di piante e raccoglierebbero i tronchi che cadono ogni anno nei boschi lasciando le frasche per fare l’humus. Pulire i boschi, non tagliarli, in questo modo non ci sarebbe bisogno di tagliare alberi vivi. Per combattere la processionaria e il bostrico togliamo le pinete? Anche a Succiso c’è ancora molto da imparare e se davvero sono terreni privati ricordo al signor Mario che il fatto che un bosco sia privato non vuol dire poterlo tagliare completamente a proprio piacimento. Qui a Castelnovo io ho sempre visto la Forestale andare a segnare le matricine per evitare il disboscamento totale. Anche perchè se il privato nel suo terreno fa quello che vuole, se ne accollerà poi tutte le conseguenze. Attenzione: Succiso è già franato una volta e “sentirsi padroni a casa propria” è bello, ma cerchiamo di non minarne le fondamenta di questa casa che giorno per giorno diventa sempre di più una vecchia catapecchia. Occorre manutenzione e olio di gomito, non chiacchiere e alterigia!
(Antonella Telani)
Rispondo per l’ultima volta, altrimenti diventerebbero personalismi che non servono a nessuno, ma sono state dette inesattezze e potrebbero confondere l’elettore. Il regolamento dei funghi è affisso in oltre 120 punti vendita e pubblicato sui siti internet, dove sia stato letto che il proprietario del terreno per andare nella sua proprietà paga, no lo so, certo deve munirsi di tesserino di riconoscimento gratuito, lo dice la legge 6/96. Diverso è se accede alle proprietà altrui, qui mi fermo perchè ampiamente dibattuto. Il bosco di faggio è stato tagliato quasi completamente dal 1948 alla fine degli anni ‘60 perchè servivano legna e carbone. E’ stata tagliato tutto, fin la zona più scoscesa e remota dell’appennino, con teleferiche e quant’altro, neanche un mq di quel bosco è franato, semplicemente perchè dove nasce il faggio è difficile che il terreno frani. Quella di Succiso si stacca nella sinistra idraulica del torrente Salettola, non c’è faggio ma argilla con acque profonde oltre 30 mt, per questo franava, infatti con la raccolta delle acque e il consolidamento dell’abitato sembra che si sia risolto il problema, non c’entra nulla il taglio del bosco lontano qualche centinaio di metri. Negli ultimi 30 anni il bosco in Emilia-Romagna è cresciuto del 30%, dato preoccupante. Su un’estensione di 115 km quadrati le abetine complessivamente saranno circa 60 ettari, che problema sarebbe la sua riconversione? Le piantine verranno messe a dimora dalla ditta appaltatrice (ovviamente con fidejussione a garanzia) e in primavera verrà fatta una verifica della situazione. Cara signora, gli agricoltori in montagna sono merce rara, anzi rarissima, e i paese si sono spopolati (e l’abetina c’era). Certamente sono un appassionato del fungo e del bosco, semplicemente perchè sono l’unica risorsa rimasta, in modo tale da creare reddito per tutti coloro che ci lavorano, se qualcuno ha soluzioni (concrete) alternative si faccia avanti.
(Dario Torri)
Ma davvero Lei pensa che fare tabula rasa di un bosco sia un’ottima soluzione per produrre reddito in montagna? Quanto dovrà aspettare per tagliarlo una seconda volta? E i funghi che vi raccoglierà sotto la ricompenseranno delle spese per la ripiantumazione? Non ho parole. E il Parmigiano reggiano non lo fate più? Il turismo che potreste sfruttare con i nostri bellissimi paesaggi, non lo tenete in conto? A Castelnovo c’erano più alberghi 40 anni fa che adesso. La Pietra potrebbe rappresentare un’attrazione internazionale, invece è abbandonata a se stessa. Lì che dovrebbero togliere gli alberi non lo fanno e la lasciano franare fino a che non succederà l’irreparabile. Il 30% dei boschi sarà aumentato dove i terreni sono scoscesi e difficilmente coltivabili, mentre dalle mie parti i contadini non fanno altro che togliere boschi per fare pascoli per il formaggio. Giustamente, certo. Ma non dica che non c’è altro da fare per montanari che togliersi il terreno da sotto i piedi. Escursionismo, gite, allevamenti, apicoltura, orti botanici, riproduzione di piante rare e antiche, agricoltura biologica ed ecologica, artigianato, ospitalità privata, fattorie didattiche e… addirittura musei per proteggere le nostra preziosa storia. Come vede le idee sarebbero tante, basta aver voglia di pensarci un attimo. Non eliminazione di boschi e siepi in favore della meccanizzazione per la monocoltura dei contadini (tante specie di uccelli e di piante sono già sparite da anni, vedi le allodole). Esistono fondi per la selvicoltura, per l’imboschimento. Un bosco è patrimonio dell’umanità: forse si guadagnerebbe di più a impiantare un arboreto, anziché creare un arido deserto che sappiamo già che rimarrà tale e quale per i prossimi decenni. Le favole si raccontano ai bambini. Verrò a vedere se ripianteranno i faggi e quante volte li andranno a curare e a proteggere dai cinghiali e dalle intemperie: è una promessa.
(Antonella Telani)
Buongiorno, io metterei una sbarra sulla Sparavalle con un ticket di ingresso. Vogliono creare una riserva/giungla per il fine settimana, questi pseudo ambientalisti di pianura. A questo punto la riserva facciamola noi montanari che qui ben felici viviamo. Liberi e padroni a casa nostra. Il terreno in questione devono capire è ad uso civico, ossia un bene della frazione ed è chi rappresenta gli aventi diritto a decidere.
(Simone Beccari)
Signora Telani, il signor Torri cerca di mettere in campo delle idee e delle risorse per riuscire a vivere qui, non c’è bisogno che ci illumini, sa? Io non so dove viva signora, ma qui tra parlare e fare cambia, le persone che vengono nel nostro Appennino sono ben gradite e ogni artigiano che lavora nel turismo penso faccia il massimo per prestare un servizio. Sicuramente ci sono cose da mettere a posto, indubbiamente le vediamo anche noi, ma purtroppo tanti giovani hanno abbandonato vecchi mestieri come i fare il contadino, quindi vedo commenti ridicoli fatti su questa vicenda. Cercheremo nei prossimi anni di fare sempre meglio e di sfruttare i nostri bellissimi posti. Saluti.
(Montanarovalonza)