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Nelle nostre foreste c’è un mostro che taglia gli alberi in pochi minuti. Chi ci guadagna veramente?

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Lette le “giustificazioni” date dal presidente del Parco nazionale, Fausto Giovanelli, e da Dario Torri (Pd), presidente consorzio alto Appennino reggiano: uno dice che il terreno è fuori dal Parco (ma in area di rispetto pre Parco) e che l’abete rosso non è specie autoctona.

Falso, l’abete rosso è specie autoctona del nostro Appennino, vedi zone “relictae” dell’Abetone (Valle del Sestaione presso il passo dell’Abetone).

Albero imponente che vive centinaia di anni e può raggiungere i 40 metri d’altezza! L’altro dice che ne ricavano un utile (leggi denaro!).

Certo, un solo albero può arrivare a 80-100 quintali di legname per tavolati e travi, oltre a pellet per stufe!

Tre bilici ogni giorno trasportano centinaia di tronchi anche di diametro eccezionale.

Nel video da me girato ieri, si vede all'opera l'abbattitore della Klade Group.

La società che sta svolgendo i lavori di taglio e trasporto tronchi, è austriaca e non di Udine come affermato da Fausto Giovanelli sui media. In circa 22 secondi un abete di sessanta anni alto oltre venti/trenta metri viene abbattuto, ovvero eliminato, pronto per il trasporto.

Il rinnovo del bosco non si fa con taglio totale degli abeti! Ci prendono per stupidi?

Saluti.

(Alessandro Raniero Davoli)

27 COMMENTS

  1. Ha ragione Giovanelli: l’abete rosso doveva starsene a casa sua, non prendersi la briga di diffondersi liberamente dall’Abetone fino a noi! Questi rossi maledetti! Ringraziamo gli Austriaci che ci liberano dei clandestini!

    (Bk)

    • Firma - bk
  2. Mi chiedo perché mandare un articolo e corredarlo di tante inesattezze, volute o meno? Ho girato un poco in internet e vi propongo alcune puntualizzazioni. Il terreno è fuori dal Parco, dal sito del Parco nazionale l’area è confinante ma fuori dal parco, l’area di rispetto e le regole da osservare rispetto al pre parco non le ho viste. In realtà dentro o fuori dal parco l’autorizzazione al taglio va chiesta all’Unione dei comuni (ex Comunità montana), poi il Comune (come si vede dal cartello) rilascia l’autorizzazione (n° 10949). L’abete rosso è specie autoctona del nostro Appennino come lo sono gli squali i cui denti troviamo alla Pietra, ma gli abeti li hanno piantati per il rimboschimento, non sono nati spontaneamente per cui non li considererei autoctoni in senso stretto. Un solo albero, guardando il video arriva a 12/15 metri (la macchina fa 3/4 tagli di 3/4 metri), calcolando 40 cm di diametro medio al massimo arriva a 15-20 quintali, in media una decina. Sul cartello l’autorizzazione è rilasciata alla ditta Amabile Legnami e su internet una ditta Amabile Legnami con sede a Udine esiste. Come succede in Italia avranno poi subappaltato alla Klade group (il sito è Holz Klade GmbH) austriaca e ungherese, e girando nel loro sito si tratta di persone tutt’altro che sprovvedute. Su Wikipedia si legge “Un grave problema della selvicoltura dell’abete rosso è costituito dalle difficoltà nella rinnovazione, soprattutto in caso di fitto sottobosco (e se non era fitto lì dopo 80 anni) che impedisce la crescita del novellame; in questi casi si preferisce ricorrere alla rinnovazione integrata”. Per quanto brutto a vedersi si tratta comunque di una consolidata tecnica di selvicoltura. L’abete rosso ha un apparato radicale molto superficiale, si estende in larghezza a non oltre un metro di profondità. Non è una pianta che contribuisca a fermare le frane ed inoltre le piante ad alto fusto sono pesanti e “caricano” la frana stessa. Operazione che a prima vista pare legittima e corretta. Tutto ok quindi? Primo. Perché si parla solo di politici (pro e contro) e non si prova a raccontare i fatti con oggettività? Secondo E’ stato valutato l’effetto di questi camion da 300 e passa quintali sulle strade del crinale, sia come traffico che come ricaduta sulla tenuta della strada? Terzo. Se da Udine vengono a tagliare legna qui con macchine austriache e camion ungheresi portano il legname chissà dove per lavorarlo e in tutto ciò ci guadagnano: non sarà che siamo stupidi?

    (Mc)

    • Firma - mc
    • Un momento. Ho letto bene? “L’autorizzazione al taglio va chiesta all’Unione dei comuni”? Se è così, è il presidente dell’Unione dei comuni, cioè il mio sindaco, che deve conoscere tutta la storia. Signor sindaco me la vuole raccontare? Non è che ci sia una relazione con gli anemometri che dovrebbero essere seminati alla Sparavalle? Gran brutta cosa, signor sindaco, quando viene a mancare la fiducia.

      (mv)

      • Firma - mv
  3. Ricordando che l’abetaia di cui si parla fu posta a dimora dalla Forestale ai tempi della frana di Succiso per contribuire alla stabilità del versante, mi chiedo se un intervento desertificante di tale portata non influirà sull’equilibrio idraulico che mantiene stabile il corpo di frana che minaccia Succiso, tuttora quiescente e monitorato. Ricordo che il corpo di frana inizia immediatamente a valle della pineta in questione e riceverà il recapito delle acque meteoriche non più trattenute dal bosco. Immagino che i tecnici e gli enti che hanno autorizzato il disboscamento sicuramente avranno valutato le possibili conseguenze sulla stabilità della frana. E, nel caso che la frana dovesse nuovamente riprendere il movimento sul vecchio abitato di Succiso, se ne assumeranno la responsabilità.

    (Gioacchino Pedrazzoli)

    • Firma - Gioacchino Pedrazzoli
  4. Purtroppo abbattere tutti gli abeti non è rinnovo del bosco, ma morte del bosco, visto che le conifere nascono da seme e una volta tagliate a differenza delle latifoglie non emettono più polloni e di conseguenza la pianta muore. Tuttavia basterebbe reimpiantare nuovi alberelli, ma ciò non viene fatto, sarebbe intelligente sì, abbattere alberi, ma se ci fosse il ricambio. Basterebbe un po’ di organizzazione, purtroppo non fa parte della mentalità di chi comanda in Italia.

    (Anonimo)

    • Firma - anonimo
  5. Forse ancor oggi non si è capito che lo sbaglio non è tagliare, ma è non ripiantare; la vita vegetale ha un percorso. Guardate la Norvegia: ad ogni albero abbattuto se ne piantano almeno 10 ed è il più grosso fornitore di legname mondiale

    (Jmmy)

    • Firma - jmmy
    • corretto, ma qui la preoccupazione dei nostri politici e presidenti, è il constatare che il bosco è cresciuto del 30% rispetto al 1950. quindi eliminiamo subito il problema tagliando . poi quando parlano di creare posti di lavoro, ma siate sinceri, il lavoro lo date all’estero e i posti di lavoro da noi non crescono. il legname poi anche quello portato all’estero probabilmente al prezzo di legna da ardere lasciando ai compratori la possibilità di aumentarne il valore aggiunto.

      ugo

      • Firma - ugo
  6. Gli organi di competenza, così come gli amministratori delle aree interessate, mi auguro abbiano stabilito un piano di lavoro sensato con persone competenti, altrimenti si rischia di rovinare un territorio. Devono tener sotto controllo la situazione, una volta il disboscamento era molto selettivo e dopo l’opera si lasciava pulita l’area, non come ora mi pare. Ripeto, devono monitorare ogni giorno.

    (Davide)

    • Firma - Davide
  7. Nella nostra provincia l’Abete rosso è considerato un albero autoctono. Il prof. Alberto Chiarugi, insigne botanico dell’Università di Firenze, studiando alcuni boschi del nostro appennino e della zona dell’Abetone ha dimostrato che il nucleo boscato di abeti non è frutto di qualche antico rimboschimento, ma dotato di assoluta naturalità; è palese la continuità della sua presenza negli anni di quando l’uomo non si occupava ancora di riforestazione. Il Pigelleto dell’Abetone in Toscana (ricordiamo che Piella o Pigella è un altro nome dell’Abete rosso) costituisce la località più meridionale della distribuzione originaria in Italia. Studiando i pollini presenti nel periodo post glaciale Chiarugi ha verificato l’esistenza di questi alberi anche lungo le rive del Lago Pranda, un piccolo lago vicino a quello più noto del Cerreto.

    (Ugo Pellini)

    • Firma - ugo pellini
  8. Il Corpo Forestale dello Stato esiste o è solo apparenza? Come al solito si scarica tutto sulla politica. Il risultato delle valutazioni fatte si vedranno quando sarà troppo tardi, mi sembra comunque ci sia un ritorno economico, da parte di chi non si sa.

    (T.G.P.)

    • Firma - T.G.P.
  9. Con grande attenzione a non diffondere la notizia tramite gli organi di stampa, il Corpo Forestale è stato soppresso e dopo quasi 200 anni di storia ha cessato di esistere il 31.12.2016 grazie alla riforma Madia, (leggi Renzi e on. Fiano, senatrice Pignedoli consenziente e votante a favore, per il bene della Montagna, naturalmente). Il personale e la sua professionalità centenaria è stato disperso come la cenere tra svariate e differenti amministrazioni pubbliche: dai guardiani nei musei, alla Motorizzazione civile, dai Pompieri, alla Polizia, ai Carabinieri (la maggior parte), dalla Guardia di Finanza al Ministero dell’Agricoltura. Coattivamente, senza possibilità da parte degli interessati di scegliere. Il taglio raso di 20 ettari della abetina di Succiso è solo l’inizio. La ditta austriaca è venuta in Italia dopo che in Romania ha tagliato intere regioni a taglio raso e ora là non c’è più niente, lande desolate, inoltre la normativa in quel Paese ora (troppo tardi) è cambiata. Quindi vengono in Italia a fare man bassa di essenze legnose da lavoro come l’abete, molto ricercato, invitati dalle varie cooperative e consorzi con tanto di tappeto, rosso naturalmente…

    (Un suddito ribelle)

    • Firma - un suddito ribelle
  10. Una tristezza incredibile nel vedere il patrimonio verde andare distrutto e insieme ad esso tutto l’ecosistema che si era creato. Diteci chi ha deciso di “vendere” l’abetaia e il mondo che in essa viveva, diteci per quanto l’ha venduta.

    (Legambiente Val d’Enza)

    • Firma - Legambiente Val d'Enza
  11. Quanto clamore per nulla, per una abetaia di solo mezzo secolo rasa al suolo in tempi record! Finalmente il reddito di coloro che abitano in loco sarà oltre la media nazionale! Anche l’ecosistema di flora e fauna ne gioverà per lo stravolgimento. È che dire dell’impatto paesaggistico! I turisti di passaggio potranno dire che alle porte di un Parco nazionale è stata sperimentata una nuova arma segreta con effetti sorprendenti per come trasforma la zona dell’impatto! Risolto anche il rischio idrogeologico. Ora le precipitazioni sul terreno potranno scorrere in maniera agevole. Insomma, perché criticare chi doveva vigilare e magari gestire con coscienza il disboscamento?, visti i vantaggi sopra elencati, un grazie a tutti!

    (Gianfranco)

    P.S. – Mi raccomando, che non venga in mente a nessuno di porvi rimedio con magari interventi di ripristino!

    • Firma - Gianfranco
    • il rimedio è quello di mettere sotto ai cartelli che indicano l’entrata in un nuovo territorio comunale, di un bel cartello con la scritta “RISERVA DELLA BIOSFERA”, questo rimedia tutto, poi si può distruggere, inquinare l’importante è segnalare che siamo riserva della biosfera.

      egidio

      • Firma - egidio