Sbarca in Regione il caso del taglio degli alberi all’Alpe di Succiso.
Gianluca Sassi, consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle, presenterà una interrogazione sui lavori partiti lo scorso 20 giugno e che hanno portato all’abbattimento di moltissimi alberi all’interno di un bosco vecchio di oltre 50 anni.
“Su questa operazione crediamo che la Regione debba fare luce al più presto – spiega Gianluca Sassi – A nostro avviso il taglio degli alberi potrebbe contrastare con gli obiettivi del piano forestale di cui la Regione si è dotata qualche mese fa e che prevede la preservazione, e addirittura l’incentivazione mediante la forestazione di pianura, del patrimonio boschivo. All’Alpe di Succiso, invece, a quanto sembra ci si è mossi in direzione diametralmente opposta”.
Per questo nella sua interrogazione il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle chiederà alla Giunta di interessarsi al caso, soffermandosi anche sugli eventuali costi e guadagni che sono derivati da questo intervento.
“L’operazione fatta all’Alpe di Succiso così come è stata condotta, ovvero riguardo la quantità di taglio rispetto alla piantumazione, è a dir poco scellerata – conclude Sassi – non solo perché di fatto contrasta con gli obiettivi che la Regione si è data all’interno del Piano forestale, ma soprattutto perché localizzato in un territorio, come l’Emilia-Romagna, che risulta ancora essere l’area più inquinata d’Europa dove invece che piantare nuovi alberi si tagliano quelli esistenti. Vogliamo chiarezza”.
In un territorio di Parco nazionale, che si vanta di appartenere al Mab-Unesco e che è al centro dei progetti di investimento sulle aree interne si chiudono i servizi, i reparti degli ospedali e si disbosca in questo modo? Ma siamo sicuri di non essere su “Scherzi a parte”?
(Antonio Manini)
Ho visto ieri pomeriggio una parte dell’area disboscata, poche centinaia di metri dopo il passo della Scalucchia, alle pendici del monte Leto. Taglio totale di conifere piantumate oltre 60 anni fa dal Corpo Forestale. Chiunque abbia dato l’assenso dovrebbe spiegarne molto bene i motivi. È una operazione con un forte ritorno economico, leggi “denaro”, condotta tramite una impresa straniera. Perché non una ditta italiana? Magari perché da una italiana le informazioni su chi ci guadagna sarebbero uscite più facilmente? Attendo risposta dai dirigenti del Parco nazionale.
(Alessandro Raniero Davoli)
Lette le “giustificazioni” date dal presidente del Parco nazionale, Fausto Giovanelli, e da Dario Torri (Pd), presidente consorzio alto Appennino reggiano: uno dice che il terreno è fuori dal Parco (ma in area di rispetto pre-Parco) e che l’abete rosso non è specie autoctona. Falso, l’abete rosso è specie autoctona del nostro Appennino, vedi zone “relictae” dell’Abetone (Valle del Sestaione presso il passo dell’Abetone). Albero imponente che vive centinaia di anni e può raggiungere i 40 metri d’altezza! L’altro dice che ne ricavano un utile (leggi denaro!). Certo, un solo albero può arrivare a 80-100 quintali di legname per tavolati e travi, oltre a pellet per stufe! Tre bilici ogni giorno trasportano centinaia di tronchi anche di diametro eccezionale. Il rinnovo del bosco non si fa con taglio totale degli abeti! Ci prendono per stupidi? Saluti.
(Alessandro Raniero Davoli)
Chi doveva controllare ne risponda.
(Angelo Covili)
Mi rendo conto che per la montagna non ci sarà mai un futuro, per un motivo o per altri, in particolare quelli politici, si continua a dire di “no” a tutto. Sentire che in montagna non si può tagliare un bosco è la cosa più paradossale che un montanaro possa leggere; recentemente sono stato sull’Alpe di Succiso e guardando in direzione dei quattro punti cardinali si vede solo bosco, non si vedono più i prati e neppure i paesi. Tagliare il bosco è come mietere il grano quando è maturo, una parte si usa per alimentare l’uomo e una parte si risemina da frutto; se il bosco invecchia muore e non dà frutto; tagliandolo lo si rinnova e gli si ridà vita, inoltre da questo rinnovo il montanaro ne può trarre un ritorno economico per la sua sopravvivenza su questi paesi; non può certo piantare pomodori, cipolle, mais o bietole per vivere; la montagna deve vivere di quello che ha; non ha certo industrie e attività commerciali di ogni genere. Ma come sempre fa comodo a chi vive nell’alloro e nella bambagia criticare tutto ciò che si fa in montagna, compreso tagliare il bosco; ma nessuno critica l’inquinamento spaventoso che l’industria che creato a valle per dare ricchezza a chi si riempie la bocca di belle parole e viene in montagna a dire questo “no” e questo “no”; ma si sappia che quando il custode della montagna, “il montanaro” non ci sarà più succederà quanto successo a Parma con il Baganza o a Bastiglia con il Secchia. Negli ultimi anni della mia attività lavorativa ero in Trentino Alto Adige, in pieno parco nazionale ogni anno si fanno i piani di abbattimento per ricavare il legname delle grandi segherie, per nuove piantumazioni più pregiate, per creare lavoro ai cittadini di quelle valli; qui succede il contrario ci si fanno delle… per una cosa che andava fatta; ben venga se porta soldi a questo territorio e lavoro a qualcuno, ma se in montagna non usa ciò che si ha di cosa si vive?; di cosa vivono gli Arabi?
(Lino Franzini)
Bravo Lino! Come sempre chiaro e pratico.
(Mattia Casotti)
hai ragione, in Trentino si programmano i tagli per le segherie ecc ecc. qui da noi si taglia senza nessun programma, e il legno spedito tutto all’estero. E’ andato tutto in Svizzera, il taglio viene effettuato da ditte forestiere, mi sembra che qualcosa non torni. Oggi guardavo i tagli fatti nella valle del Secchiello e in zona Carpineti, sono difficili da individuare perché hanno lasciato molte guide, come usava una volta. Tagliamo tutto. Coldiretti dice che la superficie boschiva dal 1950 è aumentata del 38%. Sarà vero? nel 1950 o giù di li i boschi erano stati rasi al suolo. speriamo che si capisca che il taglio di alberi da ardere è il peggior modo di utilizzare il legname, poco valore aggiunto su una materia poverissima. Forse sarebbe più redditizio pensare al turismo. ma qui , parco in prima linea si ha in odio il bosco e le piante.
ugo
Non entro nel merito se il taglio è stato autorizzato, (presumo di sì) e come è stato fatto, mi fa specie invece quanto dichiarato dal consigliere Sassi. Chiedo a lui se per caso ha notizie di inquinanti e inquinamento così sostenuti nelle nostre montagne da allarmarsi per il taglio. Se invece serve per giustificare l’inquinamento avanzante in pianura, è l’ennesima prova che l’appennino è considerato solo ed esclusivamente una riserva a cui fare riferimento per “migliorare” la qualità dell’area anche in pianura. Ultima considerazione, il bosco nelle aree appenniniche e di crinale si è incrementato considerevolmente e costantemente negli ultimi 40 anni (vedi dati provinciali e del Pnate), cosa che invece è andata in controtendenza nelle aree di pianura. Quindi se c’è bisogno di rimboschimenti e di interventi a tutela dei boschi e delle piante deve essere fatta nella Pianura Padana, non in montagna. Saluti.
(MB)
La questione è molto semplice: denuncia alla magistratura e chi ha sbagliato deve rimborsare il danno!
(Onny)
Sono pienamente d’accordo col signor Lino.
(Pinguez)
Caro Lino Franzini, non si tratta di dire no, ma di come vengono fatte le cose. Vai a vedere il taglio totale di diecimila-quindicimila abeti e il terreno che sembra arato dagli abbattitori giganti. Quest’autunno le piogge che faranno sui declivi a forte pendenza, con un terreno che pare borotalco? Si poteva intervenire in modo selettivo e con il taglio tradizionale, senza “arare” il sottobosco, distruggere il novellame e ogni altra essenza che stava spuntando Adesso dicono che pianteranno ventimila piantine di faggio… sì, con i caprioli che in primavera cimeranno i germogli e faranno morire le piante. Prevedo una ferita aperta per decenni. E le frane, ah, sì, tanto poi pagheremo noi… Saluti da un montanaro con gli occhi ben aperti e che non crede più agli asini che volano ( del PD).
(Alessandro Raniero Davoli)
È interessante vedere tanta gente, che fino a ieri ostacolava il progetto di nascita del Parco nazionale e lamentava eccessivi vincoli che ci sarebbero stati, riscoprirsi così attenta e sensibile a queste tematiche. Mi sembra che si voglia criticare l’ intervento senza conoscere minimamente la questione. Chi conosceva quella pineta non può che ritenere l’intervento migliorativo. Gli amici 5 Stelle, come spesso succede, prima di criticare e sollevare inutili polveroni farebbero meglio a approfondire e documentarsi, magari con un sopralluogo, perché la pineta è il nostro appennino sono parecchio distanti da Bologna! Posso garantirgli che a nessuno sta a cuore il bene del nostro territorio come chi ha deciso di abitarci e scommettere sul proprio futuro!
(Emiliano Pedrini)
Concordo con Franzini e Pedrini, parlano, parlano, parlano, ma per il nostro appennino non fanno niente di costruttivo, solo a criticare con sigle politiche tra parentesi, come se ci fossero gli altri ad amministrare le cose andrebbero meglio, neanch’io credo agli asini che volano e aggiungo che (scusate abitanti di Succiso) quella pineta era orrenda per il nostro appennino, molto meglio una bella pulizia e sì agli alberi di faggio, molto più idonei ai nostri paesaggi.
(Simone v)
Concordo pienamente e rispetto assoluto per Emiliano Pedrini e per tutti quelli che, come lui, lavorano e abitano lì tutto l’anno.
(Vas60)