Riceviamo e pubblichiamo.
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La prospettiva di ripristinare la vecchia strada matildica che univa il castello di Carpineti all’abbazia di Marola, tema di un nostro servizio che ricostruiva l’antica via di comunicazione e pellegrinaggio, sembra non sia piaciuta lassù, agli elementi atmosferici. I due ultimi temporali hanno provocato in località Campo dell’Oppio lo slittamento, sotto il ponte della strada 63, dei materiali friabili e argillosi impiegati per ampliare il piazzale di un'area produttiva e provenienti dagli scavi della galleria del Bocco-Canala. Risultato: il sentiero matildico sottostante invaso da una poltiglia argillosa e la comparsa in qualche giorno del letto di una sorta di “torrente” fra le sponde dei detriti caduti poi subito rimasto a secco. Sotto quel ponte della statale 63, anni fa non c’erano detriti, ma felci e uccelli, perché da lì passavano le acque piovane provenienti dal Borello. Qualche metro più a valle, incontravano una sorgente e così veniva alimentato il vero e antico torrente, il Minello di destra, dove la presenza dei gamberi di fiume certificava la purezza di quelle acque meglio delle analisi di una Asl.
Questo torrente si riuniva al Minello di sinistra a Scorzano, dove c’era un mulino. Poi al Cigarello tutto confluiva nel Tresinaro dopo avere favorito in entrambi i corsi la biodiversità e la presenza di orti. Oggi questo sistema idrogeografico risulta sconvolto. Il Minello di destra non c’è più. Perché a uso industriale si è pensato di pompare acqua dalla sua sorgente, fino a esaurirla. E perché manca il naturale flusso delle acque piovane provenienti dal Borello sia per l’ampliamento dell'area produttiva che per il riempimento del fosso prospiciente con la terra della galleria del Bocco. Nelle intenzioni di chi ha progettato e autorizzato i lavori, il flusso dell’acqua dal Borello dovrebbe forse essere favorito da un bocchettone di cemento fatto mettere però in cima alla scarpata, vista dal basso una montagna di detriti scomposti, che data la pendenza, provoca l’inevitabile caduta, assieme all’acqua, di detriti e argilla sotto il ponte della 63 e sul sentiero matildico. Urge un restauro ambientale. Tanto più che questo avviene in piena area Mab (riserva Unesco uomo e biosfera) quindi sotto le insegne della sostenibilità.