Riceviamo dall'ufficio comunicazione dell'Ausl e pubblichiamo.
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In riferimento al comunicato stampa “Parlano le mamme della montagna” inviato dal comitato “Salviamo le Cicogne”, si osserva quanto segue.
Le esperienze riportate sottolineano alcuni elementi comuni, che attengono, in particolare, alla qualità dell’assistenza prestata dai professionisti sanitari, al contenimento del dolore in travaglio di parto, alla quiete ed alla personalizzazione dell’assistenza da parte di chi opera all’interno del punto nascita dell’Ospedale S. Anna di Castelnovo ne’ Monti.
Ad esse, fanno da contraltare l’inadeguatezza ambientale, la scarsa qualità del comfort alberghiero, la frenetica attività e l’affollamento del punto nascita dell’Arcispedale S. Maria Nuova di Reggio Emilia (a cui, secondo una logica difficilmente comprensibile, le oltre 2000 donne che partoriscono a Reggio pare debbano implicitamente ed inevitabilmente adattarsi, a differenza di chi proviene da altri territori).
Dalla lettura delle testimonianze e dal confronto fra le due strutture, si deduce, pertanto, l’auspicio che il punto nascita appenninico si mantenga in funzione anche in futuro.
A tal proposito, occorre preliminarmente confermare che:
- la decisione in merito non rientra fra le prerogative decisionali dell’azienda USL, ma sarà conseguente al giudizio espresso dalla commissione nascita regionale ed al pronunciamento sull’eventuale deroga richiesta al Ministero della Salute;
- la chiusura del punto nascita di Castelnovo nel periodo compreso fra il 16 settembre ed il 15 ottobre (alla pari di quanto accadrà nei mesi precedenti per i punti nascita di Montecchio e Scandiano), trae origine esclusiva da una situazione contingente di improvvisa e persistente carenza di specialisti in ostetricia/ginecologia e pediatria, tale da precludere la possibilità di assicurare piena continuità operativa delle strutture nel corso dei prossimi mesi, anche qualora i professionisti in servizio rinunciassero a fruire delle ferie estive.
Ciò premesso, le considerazioni che emergono dalle esperienze riportate nel comunicato stampa appaiono difficilmente conciliabili con l’assunto alla base del dibattito che si è sviluppato, a livello regionale e locale, sull’applicazione degli indirizzi in materia di requisiti per il funzionamento dei punti nascita.
Se si parte dal presupposto che il comfort alberghiero e la tranquillità dell’ambiente in cui le donne trascorrono la fase di travaglio e partoriscono assumono un rilievo analogo (o superiore) alle condizioni di sicurezza che si devono assicurare in un momento potenzialmente a rischio per la mamma ed il neonato, significa che i paradigmi di identificazione degli obiettivi fondamentali a cui tendere evidentemente non sono i medesimi fra i diversi interlocutori .
Un aspetto, tuttavia, è fuori discussione: ai tecnici compete l’obbligo professionale e morale di dare priorità assoluta al secondo.
Va, peraltro, ribadito che anche il primo aspetto non è stato sottovalutato dalla programmazione assistenziale ed infrastrutturale relativa all’Arcispedale S. Maria Nuova.
Relativamente alla prima, oltre alle tecniche non farmacologiche già in essere da diversi anni, da alcuni mesi è attiva ed offerta a richiesta l’analgesia epidurale in corso di travaglio di parto. A ciò si aggiunge che i professionisti dell’ASMN, pur in un contesto strutturale non ottimale, garantiscono competenze e cure individualizzate volte a garantire alla coppia un valido supporto emotivo e psicologico.
Per quanto riguarda la seconda, è nota la prospettiva di realizzazione nei prossimi anni di un padiglione destinato all’area materno infantile (il MIRE), che, fra le sue peculiarità progettuali ha posto particolare attenzione proprio agli aspetti di comfort e di tranquillità ambientale, di cui le mamme (non solo quelle provenienti dai comuni appenninici) sottolineano la carenza e che avvalorano ulteriormente la validità di quel progetto.
Ridicolo.
(MA)
Effettivamente l’intervento non è troppo immediato. Ma una cosa emerge chiaramente: si fa riferimento al MIRE come panacea di tutti i mali, specificando però come esso “sarà realizzato nei prossimi anni”. Ecco, allora riparliamo del destino del punto nascite di Castelnovo quando sarà pronto, fino ad allora sia lasciato operativo.
(Commento firmato)
Che dire. Pare che alla AUSL di Reggio Emilia abbiano rubato tutte le virgole. Si parla di inadeguatezza ambientale, poi fra parentesi: (a cui, secondo una logica difficilmente comprensibile, le oltre 2000 donne che partoriscono a Reggio pare debbano implicitamente ed inevitabilmente adattarsi, a differenza di chi proviene da altri territori). Quindi, ho capito bene? Sono soltanto le partorienti della montagna a lagnarsi? Ma che lagnone! Ma se poi dalla montagna vengono dirottate a Reggio è naturale o no che si aumenti il superlavoro nel reparto di Reggio?
(Elio Bellocchi)
E’ assolutamente vero che i paradigmi delle future mamme “di montagna e non” non sono i vostri. I vostri sono infatti di natura meramente economica e smettetela una volta per tutte di parlare di fantasiose ragioni di sicurezza. Parliamoci chiaro, non si è mai visto chiudere dei reparti di ospedale per ferie, è una follia, ed è dimostrazione della vostra totale incompetenza quali amministratori dell’azienda Usl. D’altronde siete nominati da politici incapaci, quindi non potevamo certo aspettarci da voi grandi qualità. Pessimi amministratori e sicuramente anche pessimi medici, professione per la quale siete stati assunti ma che di fatto non svolgete più. Sul fatto che 2000 partorienti della bassa devono accettare condizioni per partorire al limite dell’accettabile non potete utilizzarlo per tacciare le mamme di “montagna” di essere snob, ma è semmai ancora una volta dimostrazione di quanto siete totalmente incapaci. Una amministrazione lungimirante avrebbe infatti cercato di dirottare i parti verso Castelnovo Monti (struttura di fatto non sfruttata adeguatamente) e non verso Reggio Emilia, ospedale già di per sé iper affollato e con una struttura non in grado di far partorire 2000 persone. In qualsiasi azienda privata sareste stati licenziati già da un pezzo. Qui rimarrete al vostro posto e magari vi daranno anche un premio (in vil danaro si intende, unica cosa a cui siete interessati) per la vostra incompetenza, ma almeno risparmiateci le vostre lezioncine!
(Mauro)
Nel valutare questa tanto decantata la sicurezza si tiene conto anche di quelle future mamme che dovranno eventualmente partire da Civago, Ligonchio, Monte Orsaro, ecc per raggiungere in caso di emergenza/urgenza Reggio Emilia?
(Stefano)
Domanda per la redazione: il comunicato AUSL è firmato? Ci dite chi è il mittente? Nicolini o Marchesi?
(SC)
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Come può leggere in testa all’articolo è pervenuto dall’Ufficio comunicazione dell’AUSL.
(red)
Invece di tagliare posti cura nei vari nosocomi della provincia per risparmiare sulla pelle di noi contribuenti, perché Nicolini e i suoi staff non si dimettono per incapacità manageriale? Non sanno fare lavorare la miriade di impiegati amministrativi con le immaginabili conseguenze economiche che si ripercuotono su noi contribuenti, basterebbe un manager buono, molto fuori dalla politica dei consensi elettorali.
(Fg)
Quello che propone, un manager esterno, vuol dire privatizzare. Si privatizza la sanità?
(Lf)
Nessuna ha chiesto e pretende che la tranquillità sia considerata più importante della sicurezza e ancor meno pretendiamo un comfort alberghiero, anzi il vostro, scritto con un certa malcelata ironia, lo trovo offensivo. Quando si fanno i conti, a voi così cari, bisogna tener conto di tutte le cifre, altrimenti non tornano. Parlate del Mire, progetto che prospetta un miraggio di “un centro nascite paradisiaco” (visti i numeri a me pare un incubo) dove eccellenza e accoglienza siano a servizio delle partorienti e dei neonati, ma mi chiedo se avete previsto i numeri. Perché seguire 3 donne o seguirne 10 cambia, cambia per la paziente e cambia per il personale che pur con professionalità e volontà si troverebbe un carico di stress maggiore, lo stress da lavoro sotto pressione è considerato un canone nella vostra scala della sicurezza? Voglio stendere un velo sull’elisoccorso (immagino sia a costo zero) pensando a certe giornate o peggio nottate qui in montagna, voglio credere che non ci si penserà nemmeno un secondo in più del dovuto a farlo arrivare, sempre che poi i costi non lievitino troppo, o ci saranno dei tagli? Abbiamo già un reparto funzionante, investire su ammodernamento strumentale e personale costerebbe decisamente meno che costruire dal nulla la solita piramide a scopo più dimostrativo che funzionale. Perché come ho già detto, la strada dalla montagna verso la bassa si può anche fare al contrario, se fosse un reparto d’eccellenza (ha il potenziale per esserlo!). Anche dalla bassa potrebbero scegliere Castelnovo, fermo restando che in caso d’emergenza l’ospedale più vicino è la scelta più logica. Chiudendo il reparto non si fa una scelta di sicurezza ma una scelta economica e almeno abbiate l’onestà intellettuale di ammetterlo. Non ha senso chiudere un reparto su un territorio vasto e con una difficile viabilità. Ma nei vostri calcoli manca sempre una cifra, quella del valore della vita e anche della sua qualità. Perché nessuno pretende un albergo, ma un servizio sanitario a misura di persona, la civiltà è questo, tutto il resto sono belle parole che valgono zero. Sicurezza e accoglienza non devono essere in contrapposizione ma in sincronia. L’unica cosa che stona sono il tintinnio delle monete, tintinnio che sta diventando assordante, hai voglia a nasconderlo sotto una “coperta” di belle parole, tira tira ma si scoprono i piedi o la testa e tranquilli, abbiamo capito tutti, montanari non è sinonimo di ingenui.
(Monja)
Perché, secondo lei per 170 persone ha più senso spostarne 500? L’eccellenza si fa dove c’è più giro, ha più senso l’eccellenza a Reggio per 2000 che su.
(Lf)
Per le emergenze si potrà sempre attivare l’eliambulanza sono degli angeli, ho avuto bisogno per un mio famigliare e in 10 minuti eravamo a Reggio. Molto più sicuro.
(MB)
Non ho detto che l’elisoccorso non è sicuro (anche nella mia famiglia c’è stata la malaugurata sventura di doverlo utilizzare), anzi onore e merito all’equipaggio, ho detto e non temo smentite che in determinate condizioni meteo non è sicuro far alzare in volo l’elicottero. Inoltre aumentando le probabilità di doverlo usare non aumentano anche i costi e se è prevedibile sia così, siamo sicuri che poi, visto che si risparmia su tutto, il servizio non sia ridimensionato? E non mi si dica che sono paure puerili, anche ora il metro di giudizio rimane (nonostante le fumose parole) prettamente economico.
(Monja)
Sicurezza? Ma quale sicurezza… Ai vari individui con potere decisionale non importa nulla della salute e della sicurezza. Io, da cittadina e madre di due figli nati a Castelnovo, posso solo dire che se con la seconda figlia avessi dovuto farmi il tragitto a Reggio, o aver dovuto aspettare un eventuale elicottero, mia figlia ora non ci sarebbe. Complicazioni durante un normalissimo monitoraggio di fine gravidanza. Da lì a mezz’ora mia figlia era nata. Sana, sanissima, quindi i vari geni con potere decisionale possono assicurare nascite sicure dovendosi far portare a Reggio? Vergogna!
(Elena Magliano)
Ribadisco quanto ho già detto altre volte: l’assessore regionale Venturi deve trovare il coraggio di venire davanti ai cittadini della montagna e dichiarare apertamente l’intenzione di chiusura del nostro ospedale. Solo questo chiedo: assessore Venturi venga qua. Diversamente, caro Renzi, comprenda perchè il voto non giunge più al suo partito!
(C.S.)
Ma nessuno si chiede perché finora nessun infermiere, medico o dirigente del reparto Ostetricia non ha mai scritto un parere o preso una posizione positiva? Forse avranno scritto qualcosa, ma non ricordo. Se mi sbaglio, chiedo venia. E comunque è dal 2008 che si parla della chiusura. Tutte arrabbiate solo adesso che i buoi sono fuggiti dalla stalla? Sveglia, è già tutto pronto a Reggio.
(Andrea)
Signor Andrea, facendo così lei manifesta tutta la sua ignoranza sul tema. Medici, infermieri e dipendenti dell’ospedale Sant’Anna hanno più volte rilasciato dichiarazioni, anche filmate e registrate, se avesse partecipato agli incontri forse se ne sarebbe accorto. Dovrebbe anche capire che con il bisogno di lavorare che c’è non tutti possono permettersi il lusso di dire apertamente ciò che pensano e di metterci la faccia. Sinceramente non si capisce lei da che parte stia, sembra persino indispettito che qualcuno difenda i propri diritti. Qual è il suo scopo, dov’è che vuole arrivare? Qui c’è bisogno più che mai di incoraggiamenti, non di polemiche inutili.
(Antonio Manini)
Nessuno parla della grande, anzi grandissima professionalità e competenza del dott. Ghirardini e del suo staff, di tutte le ostetriche, sempre pronte a dare buoni ed utili consigli per la mamma ed il suo bambino?! La sicurezza la fanno gli specialisti che vi lavorano! Diventeranno magicamente competenti e all’altezza dei reparti sicuri durante l’estate quando dal denigrato S. Anna scenderanno a valle!
(Gravida montanara alla 32 settimana)
Il dottor Ghirardini ha firmato il recente intervento in cui si auspica la chiusura del punto nascite di Castelnovo.
(Commento firmato)
Non mi pare sia opportuno parlare di sicurezza, belle scuse da parte di Ausl e se vogliamo parlare a vanvera i casi di decesso di neonati sono successi in strutture più attrezzate. Sarà un problema dopo, quando dai punti più estremi (vedi Succiso, Civago, etc) che sono già disagiati ad arrivare a Castelnovo debbano allungare il tiro fino a Reggio. Fanno, a mio avviso, in tempo a partorire durante il viaggio, magari con serie complicazioni. Che la smettano di voler degradare i nostri pochi ma buoni servizi, le tasse le paghiamo tanto come i reggiani!
(Simone G)
Mai e poi mai comprenderò come la Regione voglia risparmiare sulla salute dei cittadini ma mantenga funzionanti servizi provinciali quali Agricoltura, Formazione, ecc, composti da diverse unità di personale, quando tanti compiti sarebbero risolvibili dagli utenti online. La salute, ahimè, non si può ricercare online ma con servizi comodi ed efficienti. Cordialmente.
(M.R.)
C’è una cosa che non capisco, se il problema è la sicurezza, la stessa Ausl eroga il servizio di “parto a domicilio”, dove tra le caratteristiche si riporta “per il parto a domicilio sono necessari i seguenti requisiti: gravidanza fisiologica (non a rischio di complicanze); ubicazione dell’abitazione a non più di 30 minuti di distanza dall’ospedale.” Quindi si ritiene che un parto a casa, con il supporto dell’ostetrica, sia più in sicurezza che un parto al Sant’Anna in sala operatoria? Inoltre come mai per un parto a casa il requisito fondamentale deve essere “ubicazione dell’abitazione a non più di 30 minuti di distanza dall’ospedale”, quando con un’ipotetica futura chiusura del punto nascite, in montagna praticamente nessuna località sarebbe a meno di 30 minuti di distanza dal Santa Maria? E se il problema è la sicurezza, come mai persone così attente al benessere pubblico hanno mantenuto in funzione il punto nascite finora se non è sicuro?
(FB)
Il Partito democratico è diventato un problema sociale.
(LC)
E’ comunque una cosa incomprensibile e scandalosa che i reparti di Ostetricia degli ospedali di Castelnovo Monti, Montecchio e Scandiano chiudano per ferie! Io ormai ho una certa età, ma non ho mai sentito dire che un reparto ospedaliero chiuda per ferie! Dopo poi si sentirà dire che una neo mamma di Ramiseto o del Cerreto ha partorito lungo la strada per arrivare a Reggio e in caso di complicazioni cominciamo a pregare. Chissà che tra un po’ non chiuda per ferie anche il pronto soccorso e allora… si salvi chi può! Pazienza motivazioni più importanti, ma “chiusura per ferie” è assolutamente demenziale.
(Antonella Telani)
Non ho più parole. Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Tutte le proposte, i tentativi di far capire quanto la sicurezza sia fondamentale anche per i cittadini della montagna, tanto da proporre ragionevoli e valide soluzioni, entrano da un orecchio ed escono dall’altro. La profonda amarezza che ci pervade rischia di fiaccare anche le volontà più determinate. Non posso credere però che anche questa partita termini vincente a favore di protervia e presunzione. Rimango in trincea.
(Carlo Boni)
Grazie dott. Boni, non è da tutti esporsi e affermare pubblicamente il proprio pensiero “da dentro” la sanità. Temo che altri medici e infermieri la pensino come lei, ma forse non hanno lo stesso coraggio. Da cittadina, da mamma e quasi nonna, grazie di cuore!
(Monja)
Complimenti al dott. Boni che difende il nostro diritto alla salute. Vergogna per tutti coloro che pur percependo stipendi da dirigenti non sanno fare i dirigenti, ma sono solo lo strumento di una politica che sta portando l’Italia allo sfascio. Visto che i loro stipendi li paghiamo noi con le nostre tasse, direi che è ora che se ne vadano in cerca di più idonea occupazione. Da ultimo: quando è mancata la sicurezza a Castelnovo Monti? Di cosa stiamo parlando? Come al solito si parla del nulla e si tagliano i servizi alla gente che lavora.
(Una mamma)
Dall’allegato fornito dalla comunità scientifica nella conferenza del maggio scorso risulta che gli ospedali di Scandiano e Montecchio, negli ultimi cinque anni, non hanno mai raggiunto, meglio, sono ben lontani, dal numero di 1000 parti/anno, indice di sicurezza dettato dal patto Stato-Regioni, per ospedali situati in aree non critiche. Perchè non chiudere allora i punti nascita di Scandiano e Montecchio (venti minuti di macchina da Reggio), liberando sei equipe complete di ostetricia per sopperire alla carenza di professionisti? Forse che l’infelice frase del vice sindaco di Reggio, anche riportata a suo tempo da questo stesso giornale, sia una vostra convinzione? Non pensiate di poterci vendere un forno crematorio come attrattiva turistica, come non potete pensare di poterci vendere “un’attenzione alla nostra sicurezza” il privarci dell’unico vero servizio che è rimasto in montagna. La partita del punto nascita del S. Anna è finita da molto tempo e tutti noi lo sappiamo, come ben sappiamo il perchè se ne sta ritardando l’ufficializzazione. Abbiate almeno il buon gusto, meglio, un minimo di eleganza nel non insultarci.
(mv)