Riceviamo e pubblichiamo i contributi a seguire.
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Bini sulla chiusura estiva dei punti nascite: “Situazione contingente ma sul futuro è ora di arrivare a un confronto diretto”.
In merito all’annuncio da parte dell’Ausl sulla chiusura per un mese ciascuno dei Punti nascite negli ospedali di Castelnovo ne' Monti, Montecchio e Scandiano, a causa dell’impossibilità di coprire con l’attuale dotazione di personale il periodo estivo in tutti i servizi, interviene il sindaco di Castelnovo ne' Monti e presidente dell’Unione dei Comuni dell’Appennino, Enrico Bini: “La richiesta dell’Ausl di andare incontro a questa turnazione, che indubbiamente pone delle difficoltà a noi come agli altri comuni interessati ma che è stata presa anche nell’ottica di una solidarietà territoriale, è arrivata a seguito di una situazione strettamente contingente, che auspichiamo comunque non si ripeta. Abbiamo però ricevuto garanzie che si tratta di una soluzione temporanea e slegata dal discorso sull’eventuale chiusura dei punti nascite, per cui dopo il mese in cui Castelnovo vedrà la sospensione del servizio, esso tornerà ad aprire, così come succederà a Scandiano e Montecchio.
Nella conferenza stampa di questa mattina comunque il direttore generale dell’Ausl Fausto Nicolini e i medici che già avevano firmato un analogo documento dieci giorni fa hanno ribadito la loro opinione sul fatto che i piccoli punti nascita andrebbero chiusi, arrivando a dire che l’ideale per la provincia di Reggio sarebbero tre punti nascite, aprendo così di fatto la necessità di una riorganizzazione che si dovrà discutere su base provinciale. Se questo comunque è l’indirizzo, il mio parere è che andrebbe tenuto conto dell’asse territoriale che per decenni è stato indicato come quello fondamentale per la provincia, ovvero Guastalla, Reggio Emilia e Castelnovo ne' Monti così da 'coprire' tutti i territori”.
Prosegue Bini: “Anche questa mattina poi, Nicolini ha ribadito che la scelta sui punti nascite alla fine la dovrà prendere la politica. A questo punto gli chiedo: lasciate davvero che sia la politica a fare questa benedetta scelta, senza ribadire in ogni occasione la convinzione che Castelnovo dovrebbe chiudere. Ormai è una posizione nota. E alla Regione chiedo di dare finalmente seguito all’iter per la richiesta di deroga, preannunciata dall’assessore Sergio Venturi in più occasioni. Infine, voglio ribadire la mia massima considerazione per la preparazione e le capacità di Nicolini, ma gli chiedo se possibile di abbandonare i toni “ex cathedra” e recuperare la capacità di incontrare e parlare con i cittadini: sulla situazione del punto nascite, ma anche sugli annunciati investimenti riguardanti il Sant’Anna per i quali abbiamo avuto solo un annuncio iniziale non ancora seguito da dati precisi, ribadiamo l’invito già avanzato più volte, anche dalla senatrice Leana Pignedoli e da Guido Tirelli, per un incontro pubblico in montagna che permetta un confronto aperto e diretto”.
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Chiusura estiva punti nascita, Silvia Prodi (art. Uno - Mdp): "Decisione sbagliata. Il servizio va garantito a qualunque costo". La consigliera regionale ribadisce che il servizio di Castelnovo Monti va difeso: "Niente scatti in avanti. Le riorganizzazioni vanno concordate con gli enti locali".
I punti nascita sono un servizio da garantire a qualunque costo, per questo la chiusura estiva annunciata dall’Ausl è una decisione sbagliata. L’emergenza in atto viene definita “contingente”, ma si tratta di un provvedimento senza precedenti nella storia della sanità del nostro territorio, che va a confermare tutte le preoccupazioni sul futuro del punto nascita dell’ospedale Sant’Anna di Castelnovo ne' Monti.
La Regione si è impegnata a garantire il mantenimento dei servizi sanitari legati alla nascita e la sicurezza delle prestazioni erogate, mettendo i territori realmente al centro del dibattito. Qualsiasi tipo di riorganizzazione quindi è inconcepibile senza un confronto e un accordo con gli enti locali. A maggior ragione, poiché all’orizzonte c’è la prospettiva di un polo ospedaliero come il Mire, non si comprende il senso di avviare processi di riorganizzazione che sembrano più la forzatura di un processo anziché una risposta ai problemi di carenza di organico, per cui invece servirebbe un piano occupazionale all’altezza dei fabbisogni.
Per quanto riguarda il punto nascita di Castelnovo Monti, ribadisco il mio impegno a sostenere le istanze delle comunità e degli enti locali nella definizione dei contenuti del piano di riorganizzazione della rete ospedaliera regionale. Il punto nascite di Castelnovo Monti è un presidio fondamentale per un territorio disagiato come quello dell'Appennino reggiano: copre un'area vastissima, con località e frazioni che distano anche 70 km – un'ora e 40 di percorrenza in condizioni climatiche favorevoli – da Reggio Emilia. Il percorso di riordino della rete ospedaliera regionale non deve privare del servizio la popolazione della montagna reggiana, ma garantire competenze professionali, sicurezza e prestazioni di qualità, al di là delle criticità legate al territorio e al contesto demografico.
(Silvia Prodi, capogruppo Articolo Uno – Mdp Assemblea legislativa Regione Emilia Romagna)
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Sanità Reggio. Delmonte (Ln): no a chiusura estiva, un mese ognuno, di tre punti nascite. Il consigliere contesta la decisione dell’Ausl e dell’azienda ospedaliera e chiede l’intervento della Regione per risolvere il problema della turnazione estiva degli operatori sanitari.
Il 21 giugno scorso le direzioni dell’azienda Usl e dell’azienda ospedaliera Arcispedale Santa Maria Novella di Reggio Emilia hanno ricevuto un documento da parte del dipartimento e del Programma Materno infantili interaziendali, sottoscritto all’unanimità da tutti i professionisti direttori e responsabili delle unità operative afferenti, nel quale si evidenziava una situazione di criticità nel periodo estivo relativa alla rete perinatale della provincia reggiana, contestando di fatto la decisione delle due direzioni di chiudere, a partire dal 16 luglio e per un mese ciascuno, i punti nascite di Montecchio, Scandiano e Castelnovo ne’ Monti, al fine di risolvere il problema della turnazione e della presenza nei mesi estivi di medici e infermieri. Lo riporta Gabriele Delmonte (Ln) in una risoluzione nella quale chiede alla Giunta regionale di intervenire sull’Ausl di Reggio Emilia affinché sia revocata la chiusura temporanea dei tre punti nascite, lavorando di concerto per trovare una soluzione alternativa che preveda il mantenimento e la piena operatività di tutti i punti nascite presenti nella provincia di Reggio Emilia. Il consigliere, inoltre, esprime preoccupazione per l’inserimento all’ultimo posto nell’elenco delle chiusure del punto nascite di Castelnovo ne’ Monti, scelta che “potrebbe preludere alla non riapertura”. (Tutti gli atti consiliari – dalle interrogazioni alle risoluzioni, ai progetti di legge – sono disponibili online sul sito dell’Assemblea legislativa al link: http://www.assemblea.emr.it/
(Luca Govoni)
(Tutti gli atti consiliari – dalle interrogazioni alle risoluzioni, ai progetti di legge – sono disponibili on line sul sito dell’Assemblea legislativa al link:http://www.assemblea.emr.
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Dopo l’unificazione la sorpresa.
Non sono trascorse 48 ore da quando il sindaco di Reggio Emilia ha elogiato l’unificazione delle due aziende sanitarie reggiane, dopo tanti incontri con il tavolo trattante, apprendiamo con molto stupore, e solo dai giornali, della chiusura a singhiozzo dei punti nascita della nostra provincia, ci chiediamo se questo è il nuovo stile nelle relazioni sindacali della neonata Ausl di Reggio Emilia.
Neanche all’ultimo incontro del 28 giugno 2017 ci è stato comunicata questa scelta fatta dal direttore generale con la regione Emilia-Romagna.
Il sindaco di Reggio Emilia, il presidente della Provincia, gli assessori alla sanità, sapevano di questa decisione?, i direttori delle strutture coinvolte sono tutti d’accordo?, ci chiediamo se fosse un caso che la struttura di Castelnovo Monti sia l’ultima a chiudere (per sempre?)?
(Pasquale Liquori, segretario provinciale FIALS e Andrea Rivoli, segretario aziendale FIALS ASMN Coordinatore RSU e RLS)
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Parlano le mamme della montagna a cui nessuno ha mai chiesto nulla.
Abbiamo raccolto alcune delle decine di testimonianze che ci sono pervenute negli ultimi mesi di mamme della montagna che hanno partorito a Castelnovo Monti o a Reggio.
(Il Comitato "Salviamo le Cicogne")
Alla 34esima settimana ho avuto una minaccia di parto prematuro, ovviamente, essendo così indietro come periodo, sono stata portata a Reggio. Sono rimasta in reparto per 5 giorni. In quei giorni ho potuto notare la differenza dall’essere paziente all’essere "l’Ale", come mi chiamavano in reparto a Castelnovo, dove facevano di tutto per metterti a tuo agio e avere un rapporto che andava al di là dell’ospedale. Per fortuna sono riuscita a resistere e la mia bimba si è messa tranquilla fino alla 38esima settimana, quando un pomeriggio ha deciso che era arrivato il momento di nascere.
Al pomeriggio mi sono recata in ospedale a Castelnovo, dove come sempre ho trovato ostetriche e ginecologa super. Mi hanno coccolata, rassicurata e incoraggiata come ogni donna ha bisogno in quel momento. Ho passato tutto il travaglio con l’ostetrica che mi massaggiava la schiena: è un ricordo stupendo, per me è stata un angelo. Quando è arrivato il momento della sala parto oltre al mio angelo c’erano infermiera e ginecologo. Insomma tutti lì per me. Mi hanno aiutata nel "lavoro" più doloroso, difficile ed emozionante che una donna possa fare. Quando è nata la mia piccolina non mi hanno abbandonata un attimo, sempre attente a qualsiasi esigenza. Dopo 3 giorni, quando il pediatra ci ha dimesse dall’ospedale, ero quasi dispiaciuta perché mi trovavo in un posto accogliente e circondata da persone meravigliose.
Io porterò per tutta la vita nel cuore questa esperienza, in primis perché è nata la mia piccola Chiara, ma anche perché ho conosciuto persone competenti e meravigliose a cui non smetterò mai di dire grazie.
(Alessia B., comune di Ventasso)
E fu così che migrammo in pianura... Così il nostro secondo bimbo, il piccolo Michele, è nato a Reggio e non per scelta. Tutto il cammino pre parto lo abbiamo fatto con le nostre splendide ostetriche in consultorio a Castelnovo Monti che, insieme a tutto il resto del personale del reparto nell’ultimo mese son riuscite a infondere anche in questa mamma tanta serenità e tanta fiducia per affrontare splendidamente il parto, nonostante tutte i timori, in parte ben alimentati dalle alte sfere che hanno stabilito che nascere vicino a casa in un buon ospedale non sia più sicuro. Sembrava tutto perfetto, il mio bimbo sembrava sarebbe nato qui, perché tutto era perfetto. Ma esiste un protocollo nuovo (che per mia sensazione non tutto il personale deve conoscere perfettamente, quasi come se fosse un po’ un "mezzo segreto medico"), in vigore nell’ultimo anno e da che ne sappia io valido probabilmente per Reggio provincia, e non a livello nazionale... ma forse sbaglio. Di fatto, con la rottura delle acque (quale fenomeno più "naturale" per un "cittadino" nel percorso nascita) e un parametro per cui entro le 24 ore avrei dovuto partorire con induzione (se non si fossero rotte le acque il mio bimbo sarebbe pertanto nato in serenità nei monti). Inevitabile il trasporto a Reggio per il protocollo. E fin qui quel che non capisco è perché non vengano messe al corrente le mamme di tutte le ipotesi relative al proprio caso, ovvero se questo protocollo così restrittivo prevede una casistica di dirottamento nel centro più attrezzato almeno dovrebbe essere reso noto agli interessati, secondo me, in modo che una famiglia possa scegliere dove far nascere il proprio bimbo. Invece la mia sensazione è stata che questo protocollo sia stato studiato proprio ad hoc per trovare sottilmente una "valida" ragione medica per adunare tutti a Reggio. Non sono un medico e non posso ovviamente giudicare, ma posso dire che la sensazione di non aver "azzeccato" il parametro giusto sconforta parecchio una donna che a breve partorirà.
Avrei potuto firmare e andare altrove, ma sono una fifona e non me la sono sentita... il medico e il personale, splendidi, nulla che dire, ci hanno rincuorato e organizzato il trasporto a Reggio in ambulanza. Viaggiare in ambulanza non è mai un piacere, e per fortuna non avevo contrazioni; ovviamente il trasporto in ambulanza, nel mio caso, prevedeva la presenza di personale non sanitario (seppur deliziosi e umani).
Il parto a Reggio fortunatamente è stato veloce ed è andato molto bene, le ostetriche e i medici sono stati bravi e competenti, nulla da dire. E anche le sale parto sono gradevoli. Unico neo è che parte iniziale del travaglio, fortunatamente di breve durata, mi è toccato farlo in camera in reparto. Trovarsi in un momento così particolare in una camera dove un’altra neomamma in piena notte sta cercando di accudire la sua bimba, cercare di non disturbarle e, nel frattempo, cercar di far nascere bene tuo figlio, non è davvero piacevole! E per fortuna, avendo ascoltato altre esperienze, sapevo delle camere "a pagamento" e, richiedendola, ho avuto la fortuna di trovarla libera. Il papà nel frattempo, non potendo stare in reparto, era tornato a casa, un’ora di viaggio notturno, coricato sul letto, e dopo poco richiamato a Reggio per il parto ormai imprevedibilmente imminente. Ha visto nascere il suo bimbo proprio per fortuna... il pupetto l’ha aspettato. Mi chiedo se con neve o nebbia avrei avuto il coraggio di farlo "correre" in città in piena notte.
Una volta in reparto, a Reggio, ci si rende conto del "delirio" che in alcuni periodi vive l’ospedale di città, a parte il reparto esteticamente "vecchio" e poco accogliente, c’era gente ovunque e a qualsiasi ora (per fortuna non di notte), ragazze in travaglio di cui inevitabile sentire i lamenti (e poverette loro, mica chi le sentiva), personale evidentemente in difficoltà con troppa gente da badare e poco tempo da dedicare alle neomamme per dar loro qualche consiglio. Allora una donna, che ha "provato" ambedue le esperienze, partorire a Castelnovo e partorire a Reggio, si chiede il motivo reale di questi dirottamenti e per altro sovraffollando una struttura che già normalmente è al limite umano delle capacità e tenendo vuote, ma vuote davvero, strutture funzionanti con personale capace e in cui negli anni son stati investiti un sacco di denari pubblici. Per di più avendone usufruito, mi chiedo come mai in una struttura pubblica debbano esistere camere a pagamento, per cui se non te lo puoi permettere non ne chiedi l’uso e ti tocca startene in 4 mamme con figli, mariti e parenti di ogni grado ad accudire il tuo cucciolo, con poco aiuto perché il personale non ha tempo neanche di ascoltarti.
(Daniela B., comune di Castelnovo ne' Monti)
Allora, ho partorito a Reggio e questo mi è dispiaciuto molto, speravo di riuscire a far nascere mia figlia a Castelnovo Monti, dove sono stata seguita in modo molto scrupoloso per tutta la gravidanza. Tengo a precisare che noi mamme montanare siamo perfettamente consapevoli da sempre che certi casi, che necessitano di neonatologi, a sono sempre stati dirottati a Reggio, e questo "ben venga", dato che nessuna di noi vuole mettere a repentaglio la vita del proprio figlio, anzi! Siamo però obbiettivi nel dire che ora stiamo esagerando un tantino e che sarebbe doveroso aggiungere quello che manca al nostro ospedale anziché chiuderlo lasciandoci allo sbaraglio e farci rischiare di partorire lungo la via anziché in una sala parto seguite da ostetriche, ginecologi ed eventualmente un pediatra (ho impiegato 2,30 ore in tutto tra travaglio e parto per la prima figlia, ciò significa che se dovessi averne un secondo non so come potrebbe andare a finire). Inoltre tengo a specificare ai "nostri cari politici" che non siamo numeri ma persone proprio come quelle che vivono in città, con gli stessi diritti e non solo doveri. Comunque, in sala parto mi sono trovata molto bene, del reparto non posso dire la stessa cosa. Togliendo il fatto che una notte siamo rimaste qualche ora senza ostetriche perché tutte impegnate con urgenze nelle sale parto, togliendo il fatto che l'igiene "non è di casa" per mille motivi, togliendo il fatto che per avere un po' di tranquillità e rispetto paghiamo profumatamente camere da due che lasciano desiderare e togliendo anche il fatto che a mia figlia non è neanche stato fatto un bagnetto in tutto il tempo del ricovero, ma solo una pulita appena nata, devo dire che, ahimè, per una sciocchezza sono stati creati dei problemi sia alla mia bimba che a me, risolti poi dalle ostetriche e dalle infermiere del Sant'Anna di Castelnovo, anche se a distanza di 5 mesi non sono ancora a posto del tutto. Sono rimaste con il reparto scoperto, non è ovviamente colpa delle ostetriche, ma della mole di lavoro che si ritrovano a dover sostenere. Personalmente tengo a dire che la mia polemica non è contro ostetriche e infermiere (se non per alcuni problemi causati da qualcuna e risolti a Castelnovo!) ma contro i politici che creano situazioni che rischiano di diventare insostenibili per i nostri figli, per noi e per chi deve lavorare e assisterci.
(Eleonora T., comune di Ventasso)
Che dire… partirei con dire che farei un altro figlio solo per partorire a Castelnovo Monti. Della mia esperienza, prima come mamma, ho trovato una famiglia nel nostro ospedale. Ostetriche che si comportavano come zie, ginecologhe attente in ogni minimo particolare e un reparto che era diventato casa mia. Chi non ha partorito qui non può capire. Non può immaginare quanto sia importante il supporto che mi hanno dato in un, se non il, momento più delicato della mia vita. Sono stata seguita passo passo in ogni istante, consolata nei momenti di crisi, perché si sa, gli ormoni giocano brutti scherzi, servita e riverita in tutto e per tutto e, cosa strepitosa, mio marito ha dormito ogni notte in ospedale con me e la nostra piccola, facendo sì che anche lui vivesse dall’inizio questa nuova avventura. E non è poco. Siamo tornati a casa che eravamo una famiglia. Non saprei più che dire, se queste parole non arrivano diritte al cuore di ognuno di voi. Sarei profondamente dispiaciuta per tutte quelle neomamme che non potranno partorire qui in caso di chiusura, perché e un momento talmente delicato e forte che senza la giusta assistenza potrebbe essere vissuto nel modo sbagliato.
(Gloria G., comune di Castelnovo ne' Monti)
Sono le 5 del mattino del 15 febbraio, sospetto la rottura delle acque ma, essendo alla mia prima gravidanza, temporeggio. Lo scolo di liquido aumenta e così attorno alle 9 della mattina io e mio marito ci rechiamo in ostetricia a Castelnovo. Mi visitano e confermano la rottura delle membrane, però non posso fermarmi lì, dove sono stata egregiamente seguita per tutta la gravidanza, mi aspettano a Reggio Emilia. Terrore nel mio cuore. Perché?, chiedo. Mi viene risposto che il tracciato contrattile è piatto, si prospetta l'induzione e “a Castelnovo non induciamo più”, mi dicono. Inizia lì la mia disavventura.
Arrivo a Reggio Emilia, il viaggio in macchina con mio marito non lo dimenticherò mai. Mi visitano e mi dicono che sono già dilatata di 3 cm. “Ma quale induzione signora!, lei partorirà naturalmente, non so nemmeno perché l'abbiano mandata giù”.
Sconforto.
Chiedo la camera a pagamento e fortunatamente è disponibile.
Le sale parto e le sale travaglio però sono piene.
“Devo rimanere a travagliare in camera?”, chiedo? “Sì signora, in alternativa abbiamo un ambulatorio libero, le porto dei telini e le facciamo fare il travaglio lì”. “In terra?”
Io non riesco a pensare, agisco d'istinto e cerco di ripetermi le parole dell'ostetrica che mi ha seguita a Castelnovo. Non avevo il tracciato, le contrazioni le contavamo io e mio marito assieme. Fortunatamente due ore dopo l'inizio del travaglio la mia bimba è nata sana. Al pensiero mi ritornano i brividi e le lacrime agli occhi. Doveva andare bene e per fortuna non ci è successo nulla, ma di certo non posso dire di avere un bel ricordo. Lascio a voi i commenti.
(Ramona S., comune di Toano)
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La chiusura per ferie dei punti nascita di Castelnovo Monti, Scandiano e Montecchio è una cagata pazzesca!
(Sindacato generale di base. Federazione provinciale Reggio Emilia)
Il ragionier Fantozzi, interpretato dall’attore Paolo Villaggio, di cui piangiamo la recente scomparsa, l’avrebbe sicuramente pensata così!
E non potrebbe essere altrimenti, perché, come SGB, troviamo che sia sciagurata la decisione di chiudere per ferie e per grave carenza di organico i punti nascita dell’area sud dell’AUSL di Reggio Emilia, fresca di fusione con l’azienda ospedaliera Santa Maria Nuova.
Le direzioni generale, sanitaria e amministrativa dell’AUSL di Reggio Emilia, invece di affrontare il problema della pesante carenza di personale con stabilizzazioni e assunzioni, preferiscono demolire il diritto alla salute e in particolare quello delle gravide, obbligandole rimbalzare, a seconda del particolare periodo estivo, tra i vari punti nascita dislocati sul territorio.
Ma c’è di più. Con la chiusura estiva dei punti nascite l’AUSL di Reggio Emilia vuole chiaramente mettere in atto una vera e propria sperimentazione e un vero e proprio laboratorio sociale in vista di future chiusure definitive.
Infatti, proprio di recente, in un’intervista alla Gazzetta di Reggio del 25/6/2017, il direttore sanitario dell’AUSL di Reggio Emilia ha precisato che “cinque punti nascita non sono più sostenibili”. Sono parole che non lasciano speranze sul mantenimento in attività del punto nascite di Castelnovo Monti, che pure aspetta risposte da Roma e da Bologna sul proprio destino (forse già segnato!) e che svelano un potenziale rischio chiusura anche per il punto nascite di Scandiano in cui il numero di parti nel 2016 è sceso sotto la soglia dei 500.
Sicurezza sanitaria e carenza di organici sono sicuramente argomentazioni serie, ma è ora che Regione e aziende sanitarie la smettessero di nascondersi dietro a problematiche ampiamente superabili e iniziassero a dire alla gente, con trasparenza e lealtà, che il trasferimento dai territori periferici (spoke) verso quelli più centrali (hub) delle strutture e dei servizi sanitari sono soltanto una maniera più attraente di definire i tagli alla sanità e lo smembramento del SSN quale patrimonio della collettività.
E non ci meraviglia che direttori e dirigenti della sanità regionale e locale spingano con ogni mezzo per la centralizzazione delle articolazioni sanitarie con conseguente chiusura dei centri periferici, perché in questa partita essi si giocano una vasta fetta dei loro lussuosi stipendi e dei loro esosi premi.
A fronte di ciò è opportuno che le cittadine e i cittadini scendano in piazza a protestare contro lo smantellamento del SSN e a difendere il proprio diritto alla salute. Come SGB daremo battaglia in ogni situazione per una sanità pubblica per tutte e tutti e contro ogni ipotesi di tagli, chiusura e privatizzazione.
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Carenza d’organico, chiudono per un mese i punti nascita di Montecchio, Scandiano e Castelnovo Monti. Vinci: “La Provincia gioca sulla salute di mamme e bambini”.
(Ufficio stampa Lega Nord Emilia)
A Montecchio, Scandiano e Castelnovo Monti è vietato nascere per un mese. E’ la decisione presa dalla direzione aziendale dell’Asl dopo un confronto con la Regione. “Una decisione così drastica è dovuta alla carenza di personale dovuto dai tagli che la Provincia sta effettuando sulla sanità, - dichiara il segretario della Lega Nord Emilia, Gianluca Vinci – i reparti di Ostetricia degli ospedali di Scandiano, Montecchio e Castelnovo Monti sono punti di riferimento importanti per buona parte della nostra provincia. La Regione a guida Pd sta giocando con la salute di mamme e bambini e questo è inaccettabile”.
A detta della direzione dell’Asl “una serie di imprevisti ha di fatto reso più critica una situazione già difficile per problemi strutturali da tempo all’attenzione delle aziende sanitarie e della Regione stessa”. Si è deciso di iniziare dall’ospedale di Montecchio, eccellenza reggiana in campo neonatale, perché la carenza di organico di medici ginecologi è aggravata dall’assenza del direttore, recentemente deceduto e non ancora sostituito. Alle donne in gravidanza del distretto verrà proposto un percorso di accompagnamento agli ospedali di Guastalla e Reggio Emilia. Alle partorienti di Scandiano verranno proposti gli ospedali di Sassuolo e Reggio e a quelle di Castelnovo Monti sempre il Santa Maria Nuova.
“Ancora una volta abbiamo la prova certa che la Provincia stia giocando con la salute di mamme e di bambini causando un disagio non indifferente. – dichiara il segretario provinciale della Lega Nord Reggio Emilia - Ciò che mi rattrista è il totale disinteresse da parte dell'amministrazione locale e provinciale che permette una situazione simile. Abbiamo la prova certa che questo sistema Pd stia continuando a fare tagli su molti servizi primari come la sanità”.
Direi che sia giunto il momento (della serie se non ora, quando?) di ritrovarci tutti in piazza, stiamo parlando di sanità pubblica, riguarda tutti noi!
(Anna Giorgini)
Seguo da un po’ di tempo le vicende del Punto Nascite di Castelnovo ne’ Monti su Redacon (che va ringraziata all’infinto per il puntuale servizio di informazione che offre) e sempre più spesso trovo nelle vicende e nelle interviste pubblicate una sorta di riprova ad una domanda che spesso si affaccia alla mia attenzione come stavolta, dopo la decisione di chiudere temporaneamente alcuni reparti (per ferie?, per altre esigenze del personale?, per altro?): “Non è che qualche club di medici di Reggio stia facendo il diavolo a quattro per poter andare al lavoro sempre nello stesso posto e senza “scomodi” trasferimenti, eh?”.
(Elio Peri)
Penso che lei abbia centrato uno dei problemi principali che “impediscono” di tenere aperto il Punto Nascita al S. Anna.
(SC)
Caso signor Elio, ho lo stesso presentimento che questo terribile suo (e mio) dubbio, sia una “quasi certezza”!
(La voce della verità)
Intanto, non mi sembra il caso di titolare con una frase alla Fantozzi, come hanno fatto i sindacati. L’argomento è molto importante e sarebbe ora di agire concretamente invece di scrivere frasi fatte e copiate. C’è bisogno di prendere in considerazione seriamente questa assurda situazione e darsi una mossa concreta. Per molto, ma molto meno, i sindacati si sono mossi in passato e hanno creato scompiglio e disagi. Ma che dice quello? Carenza di personale medico? Chiuso per ferie? Non era mai successo prima, quindi si può valutare l’incapacità di chi organizza attualmente la sanità a livello provinciale. Non si possono chiedere le dimissioni? Politici PD dove siete, battete un colpo per favore! Concordo con Elio Peri “ Non è che qualche club di medici di Reggio stia facendo il diavolo a quattro per poter andare al lavoro sempre nello stesso posto e senza scomodi trasferimenti”? Ed aggiungo io: non è che lavorare a Castelnovo sia poco gratificante a livello di immagine essendo un piccolo ospedale di montagna e perciò si preferisce Reggio o qualche ospedale più blasonato? Grazie.
(Elio Bellocchi)
È vero, se guardiamo i numeri siamo svantaggiati a livello di nascite, ma l’estensione territoriale è veramente vasta! Escludendo Reggio Emilia abbiamo 5 ospedali in provincia, Correggio è a pochi minuti da Carpi, Scandiano e Montecchio sono due ospedali che comunque sono a metà da grandi realtà sanitarie. A mio parere Guastalla e Castelnovo ne’ Monti rimangono gli ospedali ai quali non si può smantellare assolutamente il punto nascite! Basterebbe dare delle regole chiare per suddividere il territorio di competenza. A livello politico è chiaro che chi non fa nulla per cambiare la situazione trarrà le conseguenze elettorali che merita, inutile camuffare un potenziamento del pronto soccorso del S. Anna come un investimento dell’ospedale nel suo complesso.
(Nazzareno)
Dov’è finita colei che cercava condivisione? E l’erre moscia che dispensa successi a cui nessuno crede?
(MA)
Se poi alle donne del nostro appennino viene consigliato di andare a Sassuolo, difficilmente arriviamo ai 500 parti.
(Luchino)
Conosco il vostro stile, date voce a chi vi pare, noi del sindacato di base SGB abbiamo già detto e comunque lo ridiciamo: bisogna che tutti si scenda in piazza, noi ci siamo. Non aggiungo altro, sarebbe inutile poichè so già che neanche questo mio commento sarà di gradimento alla redazione e mi dispiace, vi pensavo liberi.
(Antonio Curcio)
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E tali ci riteniamo, non si tratta di gradimento o meno, pubblichiamo i commenti quando sono almeno comprensibili e come sempre correggendo gli errori di grammatica.
(red)
Dicono che non sia possibile avere la botte piena e la moglie ubriaca. Mantenere il Paese dentro l’Euro (accordo di cambi fissi tra economie diverse) vuol dire austerità, taglio della spesa pubblica e privatizzazioni. Ci piace così? Bene, andiamo avanti. I sindacati sono pro Euro, i partiti al governo da anni sono pro Euro, l’opposizione, in gran parte, è pro Euro. La Sanità pubblica italiana, fino a qualche anno fa, era in terza posizione nel mondo, quanto a rapporto tra spesa ed efficienza. Oggi siamo dodicesimi, ancora davanti a Francia e Germania, per quanto, ancora? La discriminante passa per l’Euro: chi è pro, è d’accordo con i tagli e le privatizzazioni. Guardiamo cosa fanno, non cosa dicono. Qui ci sono gli esempi.
(Commento firmato)