Home Homepage AC Carpineti, non può finir così

AC Carpineti, non può finir così

8
0

"Una vita da mediano a recuperar palloni, nato senza i piedi buoni lavorare sui polmoni, una vita da mediano con dei compiti precisi, a coprire certe zone a giocare generosi..."

Pensando a queste parole tratte dalla canzone "Una Vita da Mediano" di Luciano Ligabue, ho pensato che si possa davvero sostituire la parola "mediano" con "calciatore montanaro", o meglio ancora con "giovane calciatore della Montagna sognatore". Perchè rispetto a chi vuole fare calcio in altri posti, dove le distanze sono minori, sono facilmente colmabili, e dove la temperatura in inverno non è mai molto bassa, per giocare ed emergere in Montagna devi dare qualcosa in più.

Devi comportarti come il mediano della canzone. Non sono di Carpineti, sarò stato in quel paese 4-5 volte prima di quest'anno. Non ho neanche mai seguito la squadra  prima di quest'anno. Però per iniziare a scrivere articoli, mi è stato assegnato il compito di seguire da novembre 2016, tutte le partite casalinghe del Carpineti, e anche due trasferte. Domenica dopo domenica, questa squadra mi ha sempre coinvolto di più, perchè in campo c'erano tanti ragazzi, anche miei coetanei, che giocavano a buon livello a casa loro, o comunque vicino,  oltre che uomini esperti, come i due "Danieli", capitan "Billo" Orlandini e bomber Barozzi. E tutti loro per quei 90 minuti di gioco erano uniti, lo sentivi. Dalla tribuna percepivo questa forte coesione.

Ora è facile parlare, a campionato finito, ma man mano, sentivo che questa squadra potesse almeno concretamente provare a mantenere la categoria. Era tutto così naturale, tanto che ad un certo momento ho quasi pensato che "il calcio è quello sport dove 22 uomini scendono in campo, e alla fine segna Barozzi e il Carpineti vince." Ho nominato capitano e centravanti solo perchè sono probabilmente i due calciatori più rappresentativi, ma sono sicuro che ogni singolo ragazzo della rosa abbia avuto una grande importanza prima di tutto nel gruppo, nello spogliatoio.

Già, lo spogliatoio. Chi ha giocato a calcio, sa bene che quello è un luogo sacro, e che ciò che succede o si dice lì dentro è solo ed esclusivamente della squadra. Ho letto tanti messaggi in questi giorni di solidarietà e vicinanza per la situazione del Carpineti, ma mi ha colpito molto quello del capitano, Daniele Orlandini. Mi ha colpito perchè lui stesso ha premesso che quel messaggio, lo aveva inviato solo ai suoi compagni di squadra, quindi allo spogliatoio. E se lo ha reso pubblico, vuol dire che lo sentiva davvero tanto. Non nascondo che nel leggere il messaggio, qualcosa ho provato, perchè pur non centrando nulla con la squadra, seguendola in questo campionato, ho capito quanto davvero ci tenessero tutti.

Questo lo si leggeva negli occhi e nelle giocate di chi scendeva in campo. "Billo" inizia il messaggio parlando di come gli si stringa il cuore solo al pensiero di tutte le emozioni vissute in questa squadra: le vittorie, le sconfitte, le disgrazie, le gioie. Si intravede anche un certo orgoglio continuando a leggere, perchè oltre agli aspetti di campo tecnici o tattici, questa squadra aveva costruito davvero qualcosa di meraviglioso. Quando la squadra giocava al "Galeotti" di Carpineti, si sentiva invincibile. Perchè tutti erano consapevoli di essere in casa loro, ed erano consapevoli che guardando negli occhi del compagno a fianco, avrebbero letto la stessa voglia di non mollare nemmeno di un millimetro.

Proprio come avevano fatto in campo fino ad un mese fa, "Billo" invita i suoi compagni a stare ora uniti più che mai, di sentire pure altre società e altri dirigenti, ma di prendersi tempo, perchè, nel rispetto dei ruoli, vorrà fare di tutto per evitare di far crollare le speranze, per motivi che fa fatica ancora a comprendere. E per farlo, tutti devono restare uniti. Se anche solo uno molla, è finita. Per quanto mi riguarda, finito di leggere i messaggi mandati alla squadra dal capitano, mi sono messo a pensare. Non entro nel merito dei meccanismi del bando per la gestione del campo, o nel merito delle procedure burocratiche che spettano all'Amministrazione. Non sono sicuramente competente. Ma mi sento di dire quello che ho dentro. Mi sento di dire che il campo di Carpineti è diventato un fortino, e lo è davvero. Perchè oltre ad essere vivo la domenica, è anche temuto. Perchè ci sono squadre di Piacenza, che vengono in questo piccolo paese della Montagna reggiana, e perdono.

Mi sento di dire che tanti ragazzi della Montagna vedono Carpineti come un punto d'arrivo. Tra i tanti impegni, avere una categoria così importante vicino casa, ti impedisce prima di tutto di fare chissà quanti chilometri anche solo per andare agli allenamenti, e poi ti permette di giocare con tanti amici. Mi sento di dire che tutti i bambini della comunità che iniziano a giocare a calcio, debbano avere un riferimento in paese. Debbano sentire la domenica le urla dal campo, per poi chiedere al papà "Si staranno divertendo, posso andare anch'io a giocare lì?". Poi mi sento di dire anche che, capisco che i problemi maggiori di un paese probabilmente siano altri, ma questo non vuol dire che il tempo per risolvere quelli, debba ridurre così tanto il tempo da dedicare ai problemi "meno problematici".

Mi sento anche di tener presente una cosa secondo me davvero sensazionale: alcuni giocatori che hanno sempre giocato in pianura o comunque in altri posti, hanno dichiarato che non si sono mai sentiti a casa come al Carpineti. È una cosa significativa, ma tanto. Mi sento di dire che avere una squadra in Eccellenza, sia un vanto e motivo d'orgoglio per un paese, al di là del calcio giocato; vuol dire che hai un gruppo di persone in paese, in questo caso la società del Carpineti, che lavora per costruire qualcosa, in un momento storico dove distruggere è così semplice. Non so se è chiaro quanto sia straordinario che un paese della Montagna Reggiana abbia una squadra in Eccellenza. Campionato dove ci sono squadre di Piacenza, di Parma, di Bologna. Il Carpineti si è salvato direttamente in mezzo a realtà ben più consolidate a quei livelli.

Io sono orgoglioso di aver avuto la possibilità di poter raccontare domenica dopo domenica questo percorso, questa storia. E ora? Puff, tutto potrebbe cessare di esistere.

Più ci penso e più mi ripeto: Carpineti, non può finir così...

(Giuseppe Marotta)

 

Di seguito, il messaggio completo di Daniele Orlandini capitano della squadra:

"Come credo tanti di voi stanotte, io non ho chiuso occhio. Realizzo piano piano quello che sta succedendo e faccio fatica ad accettarlo. Mi passano davanti tante immagini: allenamenti, sconfitte, vittorie, disgrazie, gioie, liberazioni. Rivivo ogni singola emozione e flash dopo flash mi si stringe il cuore e mi scende pure qualche lacrima. Penso a quello che abbiamo costruito insieme, che va molto al di là degli aspetti tecnico/tattici del calcio, e non riesco ad accettare che si sgretoli tutto per motivazioni che faccio ancora fatica a comprendere. Fatto sta che con questa squadra, questi uomini in quel meraviglioso stadio di Carpineti non sentivo la paura, di niente e di nessuno. Il fatto che proprio quel campo sia ora un fardello mi lascia sgomento. Non lo posso accettare, forse dovrò rassegnarmi, ma prima di ciò voglio provarci, la delusione di ieri diventa rabbia e di sicuro non getto la spugna al primo cazzotto, anche se fa parecchio male! Farò quello che mi sento, nel rispetto dei ruoli, ma con testardaggine, senza promettere nulla a nessuno ma non voglio avere rimpianti. Da capitano di questo fantastico gruppo ve lo devo, non posso non farlo! Non aspetto passivo il susseguirsi degli eventi! Vi chiedo solo una cosa: ognuno di noi, valuti il suo futuro, parli con squadre, direttori, allenatori, futuri compagni e quant'altro, ma aspettate a prendere decisioni, fate passare qualche giorno, fra poche ore scoppierà la bomba e l'esperienza insegna che tutti gli scenari sono possibili. Se abbiamo ancora un minimo di speranza cerchiamo di stare uniti e non disperdere il patrimonio che è diventato questa squadra. In questo momento se anche solo uno del gruppo molla è finita e quello che ora sembra impossibile diventerà certo, se invece riusciamo ancora una volta ad essere uniti nelle avversità, il tutto è meno impossibile! In ogni caso noi siamo Carpineti "

 

Da questo si capisce come una squadra di calcio della Montagna come il Carpineti, sia  "Més que un Club" (più di una squadra, più di un club)