Riceviamo e pubblichiamo.
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Le principali organizzazioni sindacali mediche dell’Ausl di Reggio Emilia - Anaao, Fp-Cgil medici, Aaroi e vmM – insieme alla segreteria della Funzione pubblica, hanno inviato nel luglio dello scorso anno una documentata nota al presidente della Conferenza territoriale socio-sanitaria e ai direttori delle aziende sanitarie provinciali Aus e Asmn per chiedere un confronto sulle rete provinciale dei pronto soccorso, segnalando il progressivo aggravamento della situazione anche per le negative ricadute sull’organizzazione reggiana per l’unificazione sulle province di Piacenza, Parma e Reggio del servizio di emergenza 118, centralizzato a Parma.
In assenza di risposta Cgil, Cisl e Uil hanno nuovamente sollecitato l’attenzione delle istituzioni politiche e delle aziende sanitarie ma con analogo, negativo risultato.
Riteniamo sia giunto il momento di informare la cittadinanza delle condizioni critiche in cui versa l’organizzazione della rete provinciale dei presidi di primo intervento (“pronto soccorso”) e delle auto mediche. Per quattro dei cinque presidi di primo soccorso della Ausl servono almeno due medici di medicina d’urgenza e tre figure di infermieri qualificati costantemente presenti giorno e notte: dotazioni che, a tutt’oggi, sono ben lontane dall’essere soddisfatte.
Queste condizioni, oltre a ricadere con inaccettabili tempi di attesa sugli utenti, gravano di responsabilità improprie i medici e il personale sanitario costretto ad operare su più fronti.
Nonostante gli impegni, dal 2008 a oggi non sono mai stati assicurati gli standard. La carenza cronica di organici medici per l’Emergenza-Urgenza, come per altre specialità, non consente di mantenere attivi e funzionali 5 punti di Primo Intervento e 6 servizi di automedica che servono anche province vicine che non li hanno attivati.
Troppo frequentemente viene utilizzato il lavoro straordinario come strumento di programmazione dell’attività nei Reparti e nei Servizi ospedalieri per tamponare croniche carenze di personale medico ed infermieristico e per garantire le guardie notturne e festive (il contratto di lavoro e gli accordi locali prevedono la loro collocazione nel normale orario di lavoro).
Gli specialisti di ogni branca non si trovano più per responsabilità del governo, delle regioni e delle università ma nessuno ne parla e le Istituzioni preposte, dalla Conferenza territoriale socio-sanitaria, non ritengono queste problematiche una priorità.
Questa situazione penalizza fortemente i medici non più disponibili a subire discredito e improprie accuse per disservizi e inefficienze di cui non hanno responsabilità e di cui subiscono le conseguenze.
Alla vigilia della fusione delle Aziende sanitarie (1° luglio) riteniamo che la rete provinciale dei presidi di primo intervento rappresenti una delle problematiche da risolvere con urgenza, coinvolgendo nel confronto tutti i soggetti. Innovare significa per noi dare risposte ai cittadini, partendo dalla valorizzazione dei professionisti che operano nelle aree dell’emergenza, “porta d’ingresso” di una sanità efficiente.
(Fp-Cgil Reggio Emilia - Fp-Cgil sanità e medici)
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La lettera delle organizzazioni sindacali Mediche e di FP CGIL del luglio 2016