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Il sindacato generale di base a proposito del punto nascita del S. Anna sostiene che: “L’Ausl di Reggio Emilia vuole la chiusura”

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Trascriviamo di seguito il documento diffuso da SGB.

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In merito alla questione sul punto nascite dell’ospedale di Castelnovo ne’ Monti apprendiamo dalla stampa locale che presso la sede dell’Ausl di Reggio Emilia si è tenuta una conferenza stampa di neonatologi, pediatri e ginecologi favorevoli alla chiusura dell’unità operativa montana.

Ci piacerebbe comprendere se i professionisti intervenuti (nella speranza che lo abbiano fatto gratis e senza parcelle o rimborsi!), così nettamente favorevoli alla chiusura del punto nascite, siano mossi più da reali tematiche di sicurezza o più da meri interessi personali o di categoria legati, ad esempio, agli esorbitanti costi dei premi assicurativi che colpiscono, in particolare, la branca della ginecologia e ostetricia.

E ci piacerebbe anche sapere in che modo e secondo quali stringenti criteri l’Ausl di Reggio Emilia ritiene che il punto nascita di Scandiano, con numero di parti inferiore a mille e quindi, secondo la norma, potenzialmente a rischi chiusura, sia più sicuro di quello di Castelnovo ne’ Monti.

Del resto, considerato il continuo decremento delle nascite, la stessa sorte potrebbe toccare, nel prossimo decennio, anche ai punti nascita di Montecchio e Guastalla, sicché tutti i parti sarebbero convogliati al futuro MIRE che, dal punto di vista economico, visti gli spropositati costi di realizzazione e gestione, dovrà per forza avere un certo volume di utenza per poter funzionare.

Come SGB, riteniamo esecrabile l’operato dall’Ausl di Reggio Emilia, giacché si palesa un comportamento irriguardoso nei confronti di quante e quanti, da tempo, sono in lotta a difesa della struttura, e perché si lascia intendere la volontà di chiudere il punto nascite al di là delle valutazioni del caso che dovrà effettuare la commissione nazionale sul percorso nascite.

Le cittadine e i cittadini dell’appennino reggiano non hanno bisogno di “teatrini” organizzati che sponsorizzano le ragioni della chiusura del punto nascite!

Essi comprendono bene che il tema della sicurezza della partoriente e del neonato è un argomento assai delicato e che la corretta valutazione del rischio in occasione del parto rappresenta la base per un percorso assistenziale appropriato allo scopo di prevenire in maniera precoce ogni complicanza.

Per questo motivo hanno messo a disposizione, insieme agli enti locali, tutte le risorse necessarie per rendere il punto nascite del Sant’Anna conforme a ognuno degli standard di sicurezza dettati dalla normativa, ma, fino ad ora, Ausl e Regione hanno avuto un atteggiamento ondivago e per nulla rassicurante, segno di una chiara e precisa volontà di chiudere con o senza criteri di sicurezza.

La verità è che è in atto una politica di tagli e disarticolazione delle strutture del SSN che sta mettendo in pericolo sia il diritto inalienabile alla salute di tutte e tutti, sia il principio universalistico di accesso alle prestazioni e alle cure.

A fronte di questa rovinosa deriva è necessario non solo sostenere la lotta del comitato “Salviamo le Cicogne della Montagna” ma anche preparasi a una grande mobilitazione e manifestazione in difesa del punto nascite di Castelnovo ne’ Monti, che è patrimonio socio sanitario appartenente all'intera collettività e non può essere oggetto degli squallidi principi aziendalistici e imprenditoriali che si nascondono dietro accomodanti tesi sugli standard di sicurezza.

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  1. Le contraddizioni emerse nel documento inviato all’assessore Venturi dopo l’incontro tenutosi nei locali dell’Ausl di Reggio Emilia dai rappresentanti di professionisti che operano nei settori maternità e neonatologia sono notevoli e non a sfavore di Castelnovo ne’ Monti. Perché se è vero quanto di seguito sostengono: “Le società scientifiche firmatarie di questo documento concordano inoltre che la mancata applicazione di quanto già stabilito nell’accordo della Conferenza Unificata Stato Regioni (accordo Stato-Regioni) del 16.12.2010 che prevede la riorganizzazione dei punti nascita (PN) e, a questo fine: «[…] raccomanda di adottare stringenti criteri per la riorganizzazione della rete assistenziale, fissando il numero di almeno 1.000 nascite/anno quale parametro standard a cui tendere, nel triennio, per il mantenimento/attivazione dei punti nascita. La possibilità di punti nascita con numerosità inferiore e comunque non al di sotto di 500 parti/anno, potrà essere prevista solo sulla base di motivate valutazioni […]»non garantisce i principi essenziali di sicurezza per gli assistiti e per i professionisti.”. Non dovrà chiudere solo Castelnovo ne’ Monti, ma tutti i punti in cui non vi siano almeno 1.000 nascite come fissato dall’ accordo Stato-Regioni in quanto un numero inferiori di parti non garantisce i principi essenziali di sicurezza per gli assistiti e per i professionisti, come evidenziano i caratteri in grassetto del documento. Il documento parla. Ora vedremo come la politica si giustificherà. O tutti o nessuno. A meno che non estraggano a sorte quali punti nascite chiudere. Siamo veramente in mano a dei comici. Non credo che il comitato “Salviamo le cicogne di montagna” si lascino abbindolare dalle sirene Nicolini-Bonaccini. La montagna si metta in allerta come per il maltempo.

    (Luisa Valdesalici)

    • Firma - Luisa Valdesalici