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A Vetto è tornato lo smaggio

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Così, addobbata dallo smaggio, si presentava ieri la piazza del Municipio di Vetto

O gli "smaggi" erano sfaticati, il che sarebbe una contraddizione, o i vettesi si sono messi sull’attenti e hanno nascosto tutto.

Ieri a ora di pranzo, infatti, in piazza del Comune dava bella mostra di sé la mercanzia dello "smaggio" la tradizione che vuole portati in piazza, all’insaputa dei proprietari e nella notte antecedente la festa del lavoratore, gli attrezzi da lavoro e molto altro ancora lasciati improvvidamente incustoditi in aie e giardini. Una tradizione tipica di diversi luoghi della Val d’Enza tra il reggiano e il parmense.

Ma ieri tranne un boiler e un cerchione per auto, di “roba” dei privati in piazza ce ne era assai poca. Ad avere la peggio sono state le “cose” comunali, dalle transenne ai cartelli stradali. Purtroppo anche tutte le scale del cimitero vettese ieri davano bella mostra di sé, vittime dello "smaggio". Anche se, va detto, portare questa tradizione in luogo sacro quale il cimitero, fa perdere il senso di una notte goliardica, dove era usanza beffarsi delle famiglie anticamente più abbienti o dei personaggi più iracondi da prendere di mira. Gente che era poi da ammirare nel “lavorare” il 1° maggio per recarsi a recuperare i propri averi tra gli sguardi indifferenti di persone e smaggerini. Ma in questo caso è toccato ai cantonieri lavorare il… 2 maggio, per rimettere il tutto a posto.

Una buona notizia c’è. Lo "smaggio" resiste: dopo un anno di stop è tornato. (G.A.)

 

4 COMMENTS

  1. Non conosco il signor Ivano, ma sono d’accordo con lui. Chi vuole andare a salutare i suoi cari dovrebbe trovare le scale dei cimiteri, smaggio o non smaggio il cimitero rimane un luogo sacro dove riposano i nostri cari.

    (Tiziana)

    • Firma - tiziana
  2. Non c’è ovviamente da farne un caso, ma riguardo al cimitero penso anch’io che determinati luoghi meriterebbero un particolare rispetto, anche per il valore simbolico che rivestono, insieme alla loro “sacralità”. Non per niente una vecchia massima diceva “scherza coi fanti ma lascia stare i santi” e noi sappiamo che i detti popolari hanno per solito un fondo di realismo e saggezza, ma i tempi cambiano, nel senso che tante cose e tradizioni del passato sono state “messe nel cassetto” (forse troppo in fretta).

    (P.B.)

    • Firma - P.B.
  3. Con i tempi che corrono credo sia molto, ma molto pericoloso avvicinarsi alle case per fare gli “smaggi”. Penso che siamo giunti alla fine di una consuetudine che aveva il suo fascino. Quelli un po’ avanti con gli anni ricordano con profonda nostalgia le ciclopiche fatiche per portare a spinta in piazza una macchina da trebbiare, oppure attaccare sulla sommità dei platani della piazza bacchette di ferro sottratte a chi ci aspettava ben armato ma che cedeva alla stanchezza per la nottata insonne. Oppure chi si ritrovava le proprie mucche sulle scale del Comune con relativo carro d’erba al seguito. A prescindere dalla sacralità del luogo, andare a prendere le scale al cimitero è come andare a prendere un vaso di fiori in una casa disabitata, non ti dice niente nessuno. Chi ha fatto questo dimostra poca fantasia! Allora, se mi posso permettere di dare un consiglio, dico ai ragazzi di sospendere gli “smaggi” fino a quando nel nostro Paese non sarà tornata l’abitudine di lasciare aperta la porta di casa, sapendo che nessuno, se non invitato, potrà entrare!

    (Andrea Azzolini)

    • Firma - andrea azzolini