Riceviamo e pubblichiamo.
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Viva i dirigenti onesti e adeguati e viva i cooperatori.
La Banca di Cavola e Sassuolo Credito Cooperativo si è fusa con la "Banca Reggiana - Credito Cooperativo S.C." creando il Banco Emiliano - Credito Cooperativo, questo dopo aver fatto le rispettive verifiche, e dopo un'ispezione della Banca d'Italia a Cavola, che non aveva rilevato problemi. Unendosi le banche avrebbero creato una realtà locale senza farsi concorrenza, forte delle prerogative di ognuna, con accordi firmati di non snaturale o smantellare le realtà locali, né tantomeno le maestranze.
Ora è in atto la nuova fusione di Banco Emiliano ed Emil Banca, questo porta a un’operazione che vedrà la nascita della più grande Banca di Credito Cooperativo del Centro Nord (la seconda in Italia), ma dove è finita la territorialità?
Il presidente e direttore generale - vicari compresi - saranno espressione di Bologna così come il nome della banca post fusione, spostando la governace verso est.
Quella che doveva essere la ricostruzione che avrebbe portato una nuova "Cassa di risparmio di Reggio Emilia" si è rivelata tutt'altro.
La fusione doveva creare una banca più forte, unire il meglio delle due realtà. In realtà ha sgretolato più di venti anni di lavoro fatto per far crescere una realtà locale.
Nella sede storica di Cavola da una trentina di persone, preparate, giovani e con molta voglia di fare ora si è arrivati a tre impiegati allo sportello. Stessa cosa ora succederà anche alle sedi della bassa, e i più “fortunati” avranno fino a quattro ore di viaggio in autobus da aggiungere al lavoro. Il patrimonio di persone che aveva fatto crescere la banca dov'è finito? Perché si è voluto disperderlo? Gli accordi presi in fase di fusione, che prevedevano di non ridurre in modo sostanziale gli impiegati nella sede che fine hanno fatto?
Screditando in ogni modo la banca di Cavola si è fatto l'interesse di gruppo o si doveva coprire qualcosa?
Sicuramente gli errori ci sono stati, nessuno è perfetto in questo mondo che cambia, con nuove normative, ma realmente tutte le colpe sono da imputare a questa fusione?
Il primo anno si disse che le colpe erano dei crediti, il secondo anno dei suoi mutui. Senza addentrarsi nelle cifre, si sono riempite pagine di giornali puntando sempre il dito verso la montagna per nascondere il vero problema: l'incapacità di fare banca. Un responsabile che addita la parte stessa del suo interno fa il bene dei suoi soci? Il meglio dei suoi dipendenti è stato frammentato e quasi obbligato ad andare in altre realtà, portandosi dietro moltissimi clienti, più fedeli alla fiducia riposta nelle persone che nel marchio. Noi soci abbiamo partecipato ai bilanci, abbiamo visto i numeri, ma non abbiamo ancora capito esattamente cosa sia successo.
Come finirà questa storia? Chi ha le azioni cosa dovrà aspettarsi? Quali sono stati e da parte di chi gli errori?
In se il progetto era valido, mettendo insieme due realtà simili, fare banca col credito cooperativo, si sarebbe creata una realtà più solida, con le proprie peculiarità senza sovrapposizioni. Di quaranta filiali, infatti, sono una era stata chiusa per motivi di vicinanza. Una banca con centoventi anni di storia, che cominciavano a farsi sentire, si unisce a una banca giovane, con il peccato di essere cresciuta velocemente e con i suoi "errori di gioventù", ma dinamica e con un personale con voglia di fare, di stare insieme e aiutarsi. Gli aspetti positivi di ognuna delle due banche avrebbero dovuto contaminarsi. Perché ci sono stati dei condirettori e dei vice presidenti doppi? Che cosa ha portato questo? Come mai, anziché lavorare assieme per la crescita della banca, di tutta la banca, a nome e per conto di noi soci, si è preferito coprire le responsabilità della cattiva gestione continuando a mantenere l’attenzione altrove, per non far emergere l’incapacità di pochi. Creare un clima aziendale che risentisse di questo a chi ha giovato? La realtà non era forse che non si era capaci di fare utili e per questo si preferiva distrarre l'attenzione continuando a parlare di altro? Continuare questa campagna denigratoria ha fatto fuggire i correntisti, e oltre trenta dipendenti con i clienti che avevano riposto la fiducia in loro, nella persona e non nella banca. Ai sindaci locali era stato assicurato il ritorno col tempo, dove è stato questo ritorno? Come mai tutto passa in silenzio e, soprattutto, anche i soci di Guastalla non si pongono delle domande? Forse far andare male la banca sarebbe servito ad altri per portare a un’ulteriore fusione la banca? Proviamo a porci questa domanda.
Se non ci fosse stata la riforma del credito cooperativo che impone di costituire dei gruppi, e un fondo provvisorio, come per tanti altri crediti cooperativi, che succedeva? Perseguire la strategia di parlar male di Cavola e far andare male la banca tutta non era forse voluto? Se non si fossero messe in fila tutta una serie di circostanze chi ci avrebbe rimesso veramente? Domenica si è tenuta l’ultima assemblea dei soci del Banco Cooperativo Emiliano. Il bilancio si è chiuso con una perdita di oltre trentasei milioni.
Se avessimo mantenuto unito il gruppo e fatto capire ai soci-clienti che il mercato purtroppo era divenuto difficile a causa di questa crisi interminabile, delle restrizioni della normativa sui crediti, senza tutte queste critiche a senso unico, certamente oggi non avremmo avuto la necessità di un'altra fusione che poi fusione non è, ma peggio ancora è un’incorporazione.
Ora alcuni soci cominciano a intuire e capire il disegno che c'era dietro fin dall'inizio, nel portare il valore della nostra banca verso il potere dei forti. Qualcuno aveva forse interesse personale a distrarre l’attenzione dal suo non saper fare i bilanci e non sapere fare banca, magari per salvarsi la poltrona, danneggiando tutti?
Le domande sono tante e con i se e con i ma non si va lontano, ma forse la risposta è una sola...
(Alcuni soci)
Molto interessante questo punto di vista, fa piacere che qualcuno abbia iniziato a guardare oltre la punta del naso! Nel momento di difficoltà quelli più potenti e più bravi con i mezzi di comunicazione (purtroppo non altrettanto bravi con la tecnica bancaria…) hanno scaricato la responsabilità per oltre 60 milioni di euro di perdite (da 3 bilanci) sulla gestione Banca di Cavola esasperando ed ampliando problematiche comuni a tutti gli istituti di credito e comunque ininfluenti rispetto ai 60 milioni di cui sopra. Dispiace constatare che anche i rappresentanti delle amministrazioni dei comuni montani interessati hanno cavalcato l’onda, senza approfondire e fidandosi di promesse chiaramente non mantenute. Oggi prendiamo atto di decine di posti di lavoro persi in montagna, non c’è nessuno da incolpare, solo forse la prossima volta informiamoci meglio prima di denigrare il piatto dove abbiamo mangiato. Complimenti ancora a chi ha lanciato questa riflessione, personalmente, pur cosciente di quanto fuorvianti fossero certe informazioni, non sono riuscito a farmi ascoltare.
(Ciro)
Purtroppo quando le cose vanno bene, tutti, amministratori politici di turno di destra e sinistra indifferentemente, si fanno belli con bilanci da record e assunzioni leggere ad amici e aperture di filiali a go-go; poi quando la crisi arriva si lega l’asino dove vuole il padrone. In occasione di una assemblea per il “no” alla fusione tenutasi a Cavola presi un centinaio di persone, di cui metà dipendenti; uno di loro prese la parola e lodò la fusione e che ci sarebbero state più possibilità per tutti e che le maestranze di Cavola e Sassuolo erano tutte per il “sì”. A distanza di qualche anno quello stesso dipendente è stato messo alla porta, altri sono stati fatti girare come trottole fino allo sfinimento e quindi costretti a licenziarsi… Mi piacerebbe tornare a quell’assemblea e vedere se i dipendenti direbbero la stessa cosa. Opinione del tutto personale: avrebbero fatto più bella figura a non presentarsi a quella riunione, almeno avrebbero salvato la faccia.
(Bacs)
In data 3 settembre 2015 Redacon pubblicò un articolo in cui veniva riportato il contenuto di un incontro avvenuto fra i vertici di Banco Emiliano ed i sindaci di Toano, Castelnovo Monti e Villa Minozzo. Redacon aprì l’articolo riportando una dichiarazione dell’allora presidente di Banco Emiliano, in cui si dichiarava che la sede di Cavola sarebbe stata trasformata in una delle filiali più importanti della banca. Al termine dell’incontro, sempre riportato nell’articolo, i sindaci hanno manifestato tutto il loro apprezzamento. Sempre Redacon in data 28 marzo 2016 pubblica un articolo in cui i vertici della banca parlano di rilancio, affidabilità e prospettive future rosee. Oggi la nostra banca non esiste più, tutto è stato trasferito a Bologna, compresa la nostra storia. Ho chiaramente capito che si è voluto cercare un pretesto per arrivare a raggiungere un obiettivo. Mi domando perchè? L’aspetto più triste di questa vicenda è che sino all’ultimo giorno ci hanno parlato di futuro, nascondendoci i reali progetti, perchè non credo che una fusione si possa decidere durante una pausa caffè! Noi montanari, cocciuti ed orgogliosi, romantici ed attaccati alla nostra terra, ove vi facciamo sempre ritorno, ce ne faremo una ragione, ci rimboccheremo le maniche e troveremo una soluzione per noi e per le future generazioni, ma vi assicuro, che non siamo più disposti a tollerare menzogne e bugie. Davanti ai problemi non scappiamo, ci compattiamo e cerchiamo di risolverli. Perchè i nostri dirigenti non hanno voluto cercare insieme una soluzione, ma prendere immediatamente la strada per Bologna?
(PT 92)