Si è svolta il 26 marzo l’annuale commemorazione ai martiri di Cervarolo, che ricorda l’eccidio di 24 persone, di età compresa tra i 17 e gli 82 anni, compiuto il 20 marzo del 1944 dai militari tedeschi.
Malgrado il sole, il freddo è pungente: c’è nell’aria quel gelo che entra nelle ossa, sinonimo di qualcosa di presente e non dimenticato, che ciclicamente ritorna come segno di partecipazione e presenza. E così, nelle parole di don Gobetti, la "Memoria" è viva e ricorda quegli uomini, quei drammatici fatti, quel terribile giorno di primavera in cui la morte viaggiava in un’aia, un luogo dove, spiega il sindaco di Villa Minozzo Luigi Fiocchi "Si svolgeva tutta la vita di un paese. E così, la gente veniva radunata nelle chiese – poi destinate a crollare sopra le persone – e nelle aie, come in questo caso a Cervarolo". Breve e intense sono le parole pronunciate nell’omelia da don Gobetti, che partendo dalle letture per arrivare al vangelo, spiega di come la creazione sia opera di Dio, e di come dal cuore delle sue creature scaturiscano pensieri, a volte malvagi, che necessitano di chiarimenti “meglio se a quattr’occhi, per rendere più semplici le spiegazioni”.
Commosso il saluto del sindaco che, dopo un ringraziamento alle tante autorità presenti, gruppi d'Arma, associazioni partigiane, descrive con rapide pennellate quel giorno e quelle terribili ore, mantenendo viva la "Memoria". Memoria è anche il tema toccato dal presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini che, malgrado la moltitudine di impegni, riesce sempre a recarsi in questo piccolo paese dell’Appennino, per rendere il suo omaggio e a spiegare l’impegno profuso per tenere vivi i ricordi, costruendo ove possibile specifici percorsi.
La "Memoria" è il tema centrale anche della rappresentazione dei ragazzi di terza della scuola secondaria di primo grado di Villa Minozzo che, proprio partendo dalla testimonianza di Talide Vannucci, che all’epoca dei fatti aveva otto anni e nell’eccidio perse il padre e il nonno, riflettono sui valori, estrapolando quelli per loro più importanti: fratellanza, memoria, rispetto, libertà.
Talide, riconobbe il padre dopo la riesumazione del corpo grazie a un bottone della giacca, bottone che conserva ancora come geloso ricordo di una persona amata e di un passato fortunatamente scomparso.
La rappresentazione è stata coordinata dai professori Gemma Bonicelli per le letture e le riflessioni, Ezio Bonicelli per le musiche, e Simona Tarabelloni per i disegni tramutati in cartoline e regalati al pubblico. Il percorso scolastico è stato ulteriormente ampliato e impreziosito dalla partecipazione di tre esperti: il commendatore Elio Ivo Sassi per la spiegazione del cerimoniale, gonfaloni e simbologia; il professor Giuseppe Giovanelli per l’inquadratura storica del territorio e la spiegazione dei fatti; il capogruppo del gruppo Alpini di Villa Minozzo, Marco Zobbi, per la spiegazione degli eventi relativi alla seconda guerra mondiale e il ruolo giocato dalle Fiamme Verdi.
I ragazzi offrono uno spaccato di vita passata che si riflette sul presente, invitando a una riflessione profonda, che echeggia fiera tra i tanti gonfaloni e il pubblico presente. Una ventata d’aria gelida, gli spartiti al vento, riportano il pensiero al nevischio leggero del 1944, e a come quel freddo pungente si ripeta da allora tutti gli anni durante la Commemorazione, quasi come un austero ricordo, Memoria, di fatti passati.
Il cippo, già benedetto da don Gobetti, brilla ora sotto la lapide, accanto alla cappellina dove, durante la funzione, sostavano le figlie dei caduti.
Partecipata e attenta, la mattinata ha radunato nella piccola aia tante persone, tutte unite dal dolore e dal ricordo, ma soprattutto dal desiderio di tenere viva la "Memoria", quella "Memoria" che dovrebbe guardare al passato per evitare di commettere gli errori nel presente.