“Cervarolo è uno dei luoghi più significativi di quel tragico elenco di stragi e violenze subite dall’Emilia Romagna durante la lotta per la libertà”: così il sindaco Luigi Fiocchi sottolinea il valore della commemorazione che si terrà domenica mattina, alla presenza del presidente della Regione, Stefano Bonaccini, nell’aia dei caduti della località villaminozzese in cui, il 20 marzo del 1944, i militari tedeschi ammassarono e uccisero gli uomini del paese.
Nel pomeriggio si ricorderà anche la battaglia di Cerrè Sologno, “Che avvenne cinque giorni prima, con gravi perdite sia da parte dei partigiani, che ebbero la meglio, che dei nazifascisti - racconta Fiocchi - e che scatenò un efferato rastrellamento da parte dei soldati germanici”.
Il settantatreesimo anniversario di quei drammatici fatti di sangue sarà celebrato dal Comune in collaborazione con le associazioni partigiane, Alpi-Apc e Anpi, e con l’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea (Istoreco).
Il ritrovo è per le 10 nel piazzale del Belvedere, “Da cui si formerà il corteo - spiega Elio Ivo Sassi, vicepresidente provinciale Alpi-Apc e curatore del cerimoniale - per il luogo della strage, dove, alle 10,15, si svolgerà la messa officiata dal parroco don Giuseppe Gobetti e sarà benedetto il monumento ai caduti, con deposizione di una corona. Seguiranno il saluto del primo cittadino villaminozzese e l’orazione ufficiale del presidente Bonaccini”.
Ci sarà inoltre la rievocazione dell’eccidio a cura degli studenti della scuola secondaria di primo grado del locale istituto comprensivo “Galileo Galilei”.
“Tra i ventiquattro civili trucidati nell’aia di Cervarolo, fra i 17 e gli 84 anni, tra cui un paralitico - sottolinea il sindaco Luigi Fiocchi - vi fu anche don Giovanni Battista Pigozzi, che si era rifiutato di firmare un documento in cui avrebbe dovuto dichiarare che gli arrestati erano tutti partigiani. Con coraggio evitò di sottomettersi e fu così freddato assieme agli altri uomini. Per decenni il fascicolo sulla strage di Cervarolo è rimasto nascosto. Nel 2005 è finalmente scaturita un’inchiesta che si è conclusa definitivamente nel 2014 con la condanna all'ergastolo degli ex militari nazisti superstiti, ritenuti responsabili dell’operazione”.
Alle 15,30 ci si trasferirà a Cerrè Sologno “e si procederà in corteo - conclude Elio Ivo Sassi - al monumento ai caduti, con benedizione ed omaggio floreale. Infine il consigliere delegato Giuliano Gabrini porterà i saluti dell’amministrazione comunale e rievocherà gli eventi del duro scontro militare che avvenne nei pressi del paese, considerato uno dei combattimenti di maggior rilievo della guerra di liberazione in territorio reggiano”.
Entrambe le manifestazioni saranno accompagnate dalle note del corpo bandistico di Villa Minozzo.
Da un servizio televisivo di Telelupo nel cinquantesimo dall’eccidio, marzo 1994.
Il 15 marzo 1944 i partigiani infliggono gravi perdite ai nazifascisti nello scontro in località Cerrè Sologno. La risposta non si fa attendere e i tedeschi della divisione SS paracadusti “H. Goering” provenienti da Modena e militari della Guardia Nazionale Repubblicana provenienti da Reggio Emilia iniziano un rastrellamento nella zona Cervarolo – Civago.
Civago e Cervarolo sono investite dalle truppe nazifasciste. Sulla mulattiera per Civago i paracadutisti della Goering uccidono un giovane ragazzo (Adriano Gigli) e feriscono gravemente un vecchio, giunti a Civago uccidono tre civili e si abbandonano al saccheggio ed all’incendio. Venti case risultano distrutte e trenta danneggiate. Questo mentre le milizie della G.N.R. rimane a presidiare fuori dall’abitato affinché i tedeschi possano compiere indisturbati la razzia. Carichi di bottino i tedeschi si riuniscono agli altri paracadutisti che intanto stavano saccheggiando Cervarolo, sempre con la complicità dei militi fascisti.
A Cervarolo avviene la strage, radunano tutti gli uomini nel recinto di un’aia del paese, sotto il tiro delle mitragliatrici. Razziarono e incendiarono le case del paese facendo allontanare le donne. Intimarono al parroco Don Giovanni Battista Pigozzi di firmare un documento che dichiarava che gli arrestati erano tutti partigiani. Al rifiuto del prete i nazisti lo denudarono e fu umiliato con scherni e sputi, poi portato anche lui insieme alle persone rinchiuse nell’aia dove tutti gli uomini del paese vennero falciati dalle mitragliatrici.
Solo tre persone riuscirono a salvarsi, rimaste ferite sotto i corpi dei paesani uccisi.
I nomi delle vittime…
(C.g.)