Riceviamo e pubblichiamo.
-----
Il turismo, per il nostro appennino, soprattutto nelle zone del Parco nazionale, deve essere una carta importante da sfruttare per rilanciare il lavoro in appennino. Che siano in molti a crederci, soprattutto tra i giovani, lo dimostra il numero di ragazzi e ragazze che frequentano a Castelnovo Monti l’istituto superiore “Nelson Mandela” nella sezione dedicata all’indirizzo turistico. Ma per poter poi in futuro, dopo la scuola, operare in questo importante settore della nostra economia, occorre anche conoscere le possibilità e le potenzialità del territorio. Ma anche tutti quegli aspetti che per diversi motivi possono diventare elementi che da potenzialmente positivi, per un’errata, insufficiente o scarsa conoscenza diventano negativi.
Per illustrare di volta in volta aspetti legati al turismo hanno preso il via nei giorni scorsi una serie di appuntamenti organizzati e programmati dagli insegnanti tra cui la prof. Isabella Vaccari, che ha visto la partecipazione di oltre un centinaio di studenti accompagnati da alcuni professori che ha avuto per tema due aspetti importanti del nostro territorio: lo sleddog e la presenza del lupo. Il primo punto riguardava la traversata appenninica con cani da slitta “Balla coi lupi”, una manifestazione che da oltre dieci anni richiama sulle nostre montagne appassionati provenienti da tutta Italia ed anche dall’estero. Si tratta dell’unica traversata che si disputa sull’intero arco appenninico divenuta ormai uno degli appuntamenti classici per gli appassionati. A parlare di questa iniziativa ideata dalla Pro Loco di Miscoso, è stato Piero Natali, un musher lucchese che ha al suo attivo la partecipazione a tutte le edizioni di “Balla coi lupi”. Natali ai ragazzi ha illustrato le caratteristiche di questo sport nordico che ha trovato sull’appennino reggiano condizioni perfette (neve permettendo) ma anche in estate quando sull’alto crinale ci sono le condizioni climatiche ideali per allenare i cani. Ha spiegato le caratteristiche di una slitta, come si agganciano i cani, come si addestrano, come si alimentano, ma sopratutto ha sottolineato come tutti i suoi colleghi musher che arrivano da ogni parte d’Italia e anche dall’estero, siano sempre colpiti dalla, bellezza e dalle grandi possibilità che offre l’appennino reggiano. Alla prima edizione, nel 2004, erano solo quattro gli equipaggi iscritti mentre quest’anno le iscrizioni hanno raggiunto quota 18! E qui nasce il primo vero problema che riguarda proprio il turismo: l’appennino, salvo alcune località, ha poche strutture ricettive per ospitare la carovana della traversata, composta da una cinquantina di persone, un aspetto che spesso costringe gli organizzatori di eventi a ridurre il numero di partecipanti. Il turismo per essere appetibile deve poter contare, oltre all’ambiente, alla cucina, ai monumenti anche di adeguate strutture ricettive.
L’altro punto in programma era il lupo, una presenza su cui, negli ultimi tempi si discute molto, spesso anche a sproposito. Ne ha parlato una specialista, la dottoressa Francesca Orsoni, che collabora col Wolf Apennine Center del Parco nazionale dell’Appennino tosco emiliano lavorando a stretto contatto con questo misterioso animale, affascinante per molti, pericoloso per altri. Il lupo, ha detto la dottoressa Orsoni, non è nè buono nè cattivo, è semplicemente un predatore naturale e quindi si alimenta di altri animali selvatici come caprioli o cinghiali o altri selvatici. Se capita l’occasione non disdegna pecore o altri animali. E qui si apre il vero problema. E’ possibile evitare la predazione di questi animali? Sì, ci sono strumenti, come ad esempio l’utilizzo dei cani da pastore maremmano-abruzzese o i recinti antilupo in grado di limitare e spesso annullare gli attacchi. Ma il vero elemento che ha trovato molto spazio sui mezzi d’informazione è se esiste un pericolo per l’uomo. Negli ultimi 200 anni, in Italia non si è mai verificato un attacco dei lupi all’uomo. Il lupo ha paura dell’uomo e se lo vede si allontana. Qualcuno ha osservato: "ma i lupi non sono più solo in montagna, sono stati avvistati anche in pianura, e questo crea preoccupazione”. La dott.ssa Orsoni ha spiegato che un lupo può percorrere decine di chilometri al giorno, quindi è facile che, seguendo i tanti selvatici che sono scesi in pianura, come caprioli e cinghiali, possa arrivare anche a ridosso delle zone abitate. Ma certamente avrà, com’è nel suo dna, l’atavica paura dell’uomo e lo eviterà. Quindi niente allarmismi ma solo attenzione a mettere in atto quei comportamenti che possono ridurre e persino evitare predazioni ad animali d’allevamento o da compagnia. Il problema lupo, se così si vuol definire, non sarà certo risolto consentendo che ne siano autorizzati gli abbattimenti. Del resto il vero pericolo per il lupo che scende a valle sono gli investimenti sulle strade che negli ultimi anni hanno visto coinvolti alcuni soggetti. Il ritorno del lupo viene seguito con attenzione dagli esperti del Parco per cercare di gestirlo nel migliore dei modi, anche attraverso progetti europei come il Life M.I.R.CO. - Lupo. In fondo la sua presenza potrebbe essere un ulteriore elemento di richiamo turistico.
Alla fine dell’incontro alcuni relatori hanno invitato i ragazzi a credere nel loro territorio e una volta terminati gli studi investire il loro entusiasmo per renderlo sempre più appetibile come meta turistica.
I prossimi incontri saranno dedicati all’allevamento dei cavalli del Ventasso, alla produzione del parmigiano-reggiano di montagna, alla pastorizia ed alla cura dei boschi.
(Giorgio Campanini)