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“Poiatica: le istituzioni ci hanno tradito? In arrivo 800.000 metri cubi di rifiuti!”

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Riceviamo e pubblichiamo dal comitato "Fermare la discarica".

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Giovedì abbiamo incontrato il dottor Alberto Montanari dell’Università di Bologna al quale era stato commissionato dalla Regione, nel febbraio 2016, lo studio per la riqualificazione e ripristino dell’invaso di Poiatica.

Dai primi esiti dello studio emergono tre ipotesi di soluzione:

ipotesi 1. Lasciare tutto come è ora: operare solo piccoli interventi di sistemazione dell’invaso e inserire delle pompe per coadiuvare l’opera del manufatto scatolare nel caso di eventi piovosi straordinari (nota: soluzione già proposta negli anni da Iren nelle Aie per i lotti precedenti).

Ipotesi 2. Parziale riempimento dell’invaso con sola argilla e costruzione di un canale perimetrale che permetta lo scorrimento per gravità delle acque. Problema: l’argilla costa (comprensiva cavatura, acquisto in opera, trasporto....), facendo schizzare i costi dell’opera (nota: costi che non si sa chi dovrebbe sostenere in quanto non si sa se Iren ha accantonato o previsto fondi per questo tipo di intervento!). In ogni caso lo studio non prevede ulteriori specifiche dei costi e dei possibili risparmi (come noi avevamo proposto nel 2015). Quanto, ad esempio, si risparmierebbe con un’eventuale sola movimentazione dell’argilla dalla cava di Monte Querce (di proprietà di Iren) confinante con la discarica? Poiatica è circondata, infatti, da cave, non è assurdo portare e trattare l’argilla da fuori, gonfiando i costi della materia, quando la cava Monte Querce dispone già di un piano estrattivo autorizzato proprio per soddisfare il fabbisogno della discarica?

Ipotesi 3. Economicamente presentata come la più vantaggiosa, prevede un riempimento quasi totale dell’invaso con 800.000 metri cubi di rifiuti speciali e con 500.000 metri cubi di terra (terra che sarebbe utilizzata solo nella parte dell’invaso fuori confine di discarica dove i rifiuti non possono essere smaltiti). Nessun accenno negativo su cosa comporterebbe un tale quantità di rifiuti a livello ambientale e sanitario, aspetto secondario davanti al miraggio economico di poter nuovamente riguadagnare sui rifiuti. Un lavoro enorme, che si realizzerebbe in due soli anni.

Per intenderci: in 20 anni di discarica, il 2011 fu l’anno in cui si registrò il picco massimo di conferimenti con una quantità smaltita di rifiuti di 150 mila tonnellate. Ora parliamo di 400 mila tonnellate all’anno, giusto per fare una proporzione.

In sostanza gli esiti della presentazione “terza” portavano tutti a propendere per questa terza ipotesi e ci si è palesato in un attimo il fatto di essere finiti in un grande tranello. Siamo incredibilmente delusi da uno studio che sembra quasi combaciare con la proposta divulgata a mezzo stampa di Iren, emersa nel 2015, che prevedeva il tombamento con 1.000.000 di metri cubi di rifiuti speciali. Che senso ha avuto interpellare la “terzietà” di un ente universitario se combacia quasi in toto con la proposta di Iren?

Crediamo che la politica regionale abbia voluto togliersi dalla responsabilità di scegliere la proposta più dannosa e meno logica per i cittadini (ma auspicata dall’impero Iren e forse anche da qualche amministratore locale), affidando a un “ente terzo” un dibattito basato su qualche slide e poche visite in discarica. Con lo studio dell’Università tutti barili saranno scaricati: le scelte diventeranno ovvie e le colpe di nessuno. Scelte che ci condanneranno alla riapertura della discarica.

Ma passiamo alle motivazioni che sicuramente ci porterà qualche rappresentante incravattato nei prossimi mesi per ammansire la montagna e tutti i reggiani:

  1. I rifiuti saranno trattati (quindi speciali) non rifiuti urbani tal quali. Per forza! Da normativa nessun rifiuto tal quale può più essere smaltito e i rifiuti trattati ora sono tutti rifiuti speciali. La commissione Europea ha multato l’Italia per lo smaltimento di rifiuti tal quali. Inoltre i rifiuti speciali viaggiano a mercato, il che tradotto possono venire tranquillamente da fuori regione (vi immaginate la complessità di controlli necessaria?). L’unica volta che abbiamo potuto attivare una sorta di blitz con le autorità a Poiatica a seguito del puzzo di rifiuti considerati “trattati”, Iren è stata condannata per illecito con implicazioni penali. Oltre al fatto che per gli studi sanitari, europei e italiani, in circolazione lo smaltimento rimane sempre e comunque il modo più dannoso per la salute umana. Ora chiediamo a Atersir e Regione: il diritto alla salute vale solo dove c’è grande bacino di elettorato?
  2. “Formalmente” la discarica è chiusa. Questa è la motivazione più bizzarra, come se la disquisizione lessicale tra formalmente o effettivamente facesse qualche differenza nel reale. Che lo smaltimento venga presentato come ripristino o discarica, una quantità tale di rifiuti renderebbe inabitabile il territorio. Anzi, nella nostra profonda sfiducia, che quel “formalmente” non sia alibi per schivare anche le autorizzazioni necessarie per le attività “formali” di discarica, muovendosi abilmente dentro i vuoti normativi?
  3. C’è una lista ristretta di rifiuti speciali che non fa male sulla quale dovremmo concentrarci.

800mila tonnellate di rifiuti, meno male che è ristretta la lista! Fumo negli occhi, illusione, inganno scegliete voi il sinonimo più performante.

  1. Vince la scelta che costa meno o i costi delle opere  seppur meno inquinanti incideranno sulle bollette. La tradizionale motivazione che terrorizza il cittadino e chiaramente con il terrore si costruiscono gli imperi del profitto, anche nella nostra bella Emilia. Sui costi si potrebbe aprire un libro di domande alle quali le istituzioni, troppo impegnate a pianificare lo smaltimento, non hanno mai dato risposte. Di chi è la responsabilità di aver autorizzato un buco che, come  si evince dallo studio,  risulta essere pericoloso? A chi spettano i costi ? Diranno, Iren o Regione (a volte non comprendiamo il confine dei due attori), che certamente i costi di un ripristino a impatto zero di sola argilla si rifarebbe sulle utenze. Come accaduto per tutti i rincari sulle bollette fatti ad oggi per risanare i bilanci in perdita e stipendi dirigenziali dell’azienda? A questo giro noi pretendiamo che qualche buon legislatore e amministratore sancisca ,come accade per ogni piccola media impresa in Italia, che se dolo c’è stato, la sua risoluzione sia a carico della ditta, non dei cittadini. Ma, cosa più importante, che se l’invaso è davvero in condizione di insicurezza, qualcuno paghi le proprie responsabilità, economiche e penali, sia a livello amministrativo, progettuale che politico e autorizzativo. Non possiamo accettare un ricatto monetario davanti al rischio di avvelenare di nuovo la terra in cui viviamo. Se come pensiamo, la moneta di scambio saranno i bilanci comunali noi prenderemo atto di chi localmente venderà il proprio Comune e chi invece si opporrà con coraggio e manterrà fede all’impegno preso sottoscrivendo solo pochi mesi fa quell’atto che si opponeva ad ulteriori conferimenti. Agli amministratori locali che rispetteranno la parola data offriremo tutto il nostro appoggio e la nostra voce. Il grido è uno solo: se la discarica non è sicura chi ha sbagliato, progettisti amministratori ed  enti autorizzativi, devono pagare.  NON può pagare la comunità che subisce già da anni gli effetti della discarica attorno alla valle del Secchia, perché è di questo che alla fine si parla!

Prima che la decisione venga presa da Atersir noi ricordiamo tutte le promesse di Regione, Provincia, enti locali che ci dissero nel 2015 a gran voce “Poiatica è chiusa” e che dovevamo fidarci delle istituzioni. Ora chiediamo noi: ai tempi, speravate forse che facendo trascorrere qualche anno la nostra voce sarebbe morta o già allora si recitava una parte? Cosa ne avete fatto della fiducia che abbiamo riposto in voi?

All’assessore Gazzolo chiediamo se era questa l’”economia circolare” che aveva in mente? Economia per chi? Sostenibilità e rispetto dei territori per chi?

Ovviamente la soluzione di un ripristino plausibile per noi è una sola, esiste, è concreta e non implica la riapertura della discarica, ma da come viene presentato lo studio ci pare che le soluzioni senza rifiuti siano in realtà lo specchio per le allodole di un piano ben oltre fuori i concetti di “riqualifica ambientale”.

E la Provincia ora come si porrà, a chi tenderà la mano?

Siamo le pedine di una grande partita a scacchi truccata a monte. Con tutta la rabbia e la delusione verso le istituzioni a cui abbiamo voluto credere fino all’ultimo e verso questo modo abietto di fare politica, ora diciamo: se si intenderà svendere la montagna usandola come pattumiera regionale e chiudendo presidi sanitari di prima necessità, lasciandola alla sua lenta agonia, ci ritroveranno a combattere in prima linea. Per noi non è finita finché non è finita: fino all’ultima riunione, manifestazione, evento, azione penale e class action noi ci opporremo alla riapertura di Poiatica e allo svilimento della nostra dignità.

(Comitato "Fermare la discarica")

14 COMMENTS

  1. Bisognerebbe leggere lo studio completo dell’Università di Bologna, ma è forte la sensazione che Iren-Regione-Università se la cantino e se la suonino come fa loro comodo: non è accettabile che per l’ennesima volta venga privilegiato l’interesse di bottega a fronte del bene comune, che peraltro con la creazione e la gestione della discarica di Poiatica è già stato abbondantemente calpestato. Ma le amministrazioni locali che fanno in tutto questo, stanno a guardare? E i signorini della Riserva Mab dell’Appennino Tosco emiliano, si girano dall’altra parte?

    (Valterio Ferrari, “Salviamo il paesaggio”, Reggio Emilia)

    • Firma - Valterio Ferrari - Salviamo il Paesaggio, Reggio E.
    • Sappiamo bene che certi argomenti si preoccupano solo di schivarli, ma quando qualcuno dorme mentre è alla guida (amministratori locali e/o altri snobettoni del Parco) va necessariamente tenuto sveglio, semmai con qualche gavettone!

      (Valterio Ferrari – “Salviamo il paesaggio”, Reggio Emilia)

      • Firma - Valterio Ferrari - “Salviamo il paesaggio”, Reggio Emilia
  2. La mia prima “curiosità” è capire chi ha commissionato questo studio. Poi una riflessione: se l’Università di Bologna, incaricata di una ricerca/studio per proporre una soluzione al problema della discarica di Poiatica, arriva a formulare queste tre ipotesi, così generiche, senza avere nessuna considerazione per le qualità del territorio (tra l’altro Mab Unesco) e per le decisioni già prese dalle autorità locali (“Poiatica è chiusa”, 2015), allora che delusione e che amarezza!

    (IM)

    • Firma - IM
  3. Perché, le 800.000 tonnellate sono la soluzione migliore? È presto detto: a 45 euro a tonnellata valgono 36 milioni di euro! E chi incassa? Ma Iren SpA, ovviamente. La salute degli abitanti? Ma è già stata compromessa negli ultimi 30 anni, quindi… Così ragionano le istituzioni, così Iren, così i politici che ci amministrano e che purtroppo qualcuno, non io, non i cittadini responsabili dei comitati anti discarica, hanno votato. Saluti.

    (Alessandro Raniero Davoli)

    • Firma - Alessandro Raniero Davoli
  4. Scusate, chi ha pagato lo studio? Giusto, la Regione, il che significa che all’interno del dipartimento-assessorato Ambiente e neanche in Atersir hanno le competenze per la soluzione del problema postosi. Degradiamo i dirigenti che magari hanno percepito premi di produzione o paghino loro (correi: assessore ambiente, presidente Regione, presidente Atersir, etc) questa cosidetta “consulenza” esterna? Infine, i cosiddetti “rifiuti speciali” trattati da chi? In quale impianto europeo, nazionale, regionale o “gavassiano” avverrà il trattamento? E di che tipologia, questo trattamento (TMB – TM)?

    (Stefano Tacchio)

    • Firma - stefano tacchio
  5. Non escludo che lo studio commissionato dalla Regione suggerisca come soluzione meno costosa la riapertura per rifiuti speciali. Questo è quello che pensa l’Università, gli amministratori dovranno decidere delle tre proposte quale scegliere. Intanto vorremmo vedere anche noi lo studio e non leggerlo sul giornale, penso che la storia di Poiatica non lasci spazio ad un unica decisione: la discarica è chiusa e non si riapre. Bisogna ricostruire chi ha autorizzato il lotto 6 e chi deve metterlo in sicurezza: Provincia? Iren? Chi deve pagare? Su questo sito aspettiamo anche di sapere come è finita la questione radioattività? Per quel che mi riguarda come sindaco e come presidente Unione la discarica non si riapre.

    (Enrico Bini)

    • Firma - Enrico Bini
    • Se bisogna ricostruire (da non crederci!), chi ha autorizzato il lotto 6 e chi deve metterlo in sicurezza? E se, come risulterebbe da un altro articolo, l’ampliamento è stato fatto in modo arbitrario e non rispettando i parametri di sicurezza, non ci sono gli estremi per rivolgersi al magistrato?

      (mv)

      • Firma - mv
  6. Penso che sia una manovra politica per aumentare il valore di Unirecuperi che prenderà in mano la gestione della discarica e per miracolo salverà la parte di Unieco politica, non preoccupiamoci dei normali dipendenti, quelli ormai non servono più, i voti ci sono. Vergogna alla luce del sole e nonostante permesso perché lo vuole la politica.

    (Un montanaro)

    • Firma - Un montanaro
  7. Che la soluzione dell’arrivo dei rifiuti sia la più conveniente qualsiasi studio credo lo direbbe. Sul piano paesaggistico l’impatto sarebbe minimale, se non buono, vista la configurazione attuale della discarica. Questo era chiaro anche nel momento in cui hanno annullato il sesto lotto, quindi non credo che si tornerà indietro, infatti non si capisce perché ritornare ad autorizzare qualcosa che non hai autorizzato in precedenza a quadro invariato. Poi a volte succede, come ha fatto un altro comune che si oppose alla chiusura di una discarica sperando che in realtà andasse avanti, visto che i cittadini erano contro, ma la discarica permetteva di garantire entrate molto utili al bilancio comunale; ma non credo sia questo il caso.

    (Piansano)

    • Firma - Piansano
  8. Con la consapevolezza di come vanno le cose, è difficile essere ottimisti ma la nostra gente è determinata e non vuole più rifiuti di nessun tipo a Poiatica. Il gioco del passaggio di responsabilità deve finire, chi ha creato l’invaso deve provvedere ai costi per mettere la zona in sicurezza. Chi lo ha autorizzato dovrà spiegare il perché, visto che va ben oltre ai bisogni dei lotti autorizzati, e prendersi le proprie responsabilità. Non è un segreto che le predisposizioni per la chiusura di una discarica prevedono di evitare gli invasi a monte; allora perché si è permesso? Forse per avere la scusa di doverlo poi riempire per motivi di sicurezza? Ci sono domande che necessitano risposte chiare e adeguate: pretendiamole.

    (Antonio Manini)

    • Firma - Antonio Manini
  9. Credo che il signor Bini non sia sindaco del territorio ove insiste la discarica, quindi al massimo parla a titolo di presidente dell’Unione. Il sindaco di carpineti non dice nulla? Per quanto riguarda TM o TMB ci sarebbe da chiedere all’assessore del Comune di Reggio Tutino, visto che tutta la progettazione e sponsorizzazione del sito di Gavassa è stata opera sua, quando era assessore provinciale (ovviamente a spese dei cittadini); aspettiamo anche lui alle prossime elezioni. Ops, lui non è stato votato, ma nominato per il suo lavoro.

    (Bacs)

    • Firma - Bacs