Il presidente della Provincia Giammaria Manghi e il sindaco di Castelnovo ne' Monti Enrico Bini hanno sottoscritto la dichiarazione che segue.
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Il Tar di Parma – pur non entrando nel merito della questione posta – ha accolto la richiesta di sospensiva inerente il ricorso presentato dalla Iembo Michele Srl sull'affidamento dei lavori per il secondo stralcio della Variante di Ponte Rosso. Per l'avvio del cantiere si dovrà pertanto attendere il pronunciamento specifico, fissato per giugno.
Come sempre, rispettiamo in maniera rigorosa il lavoro dei giudici, che per altro hanno precisato come la concessione della sospensiva non presupponga alcuna valutazione 'in quanto la complessità delle questioni oggetto del giudizio è incompatibile con la sommaria cognizione propria della fase cautelare' e sia stata concessa considerando che 'l’interesse pubblico al sollecito affidamento dei lavori trova tutela nella celerità del rito speciale', che prevede per l’appunto già a giugno la discussione nel merito.
Pur nel pieno rispetto della decisione del Tar siamo ovviamente rammaricati per un ulteriore ritardo nell'iter già molto tribolato di quest'opera, passato attraverso la necessità di individuare nuovamente i fondi, a seguito della spending review che tolse già nel 2014 alla precedente amministrazione provinciale le risorse necessarie a finanziare l’opera, lo sforzo da parte della Provincia, che è riuscita a reperirli tramite alienazioni immobiliari nell’ultimo biennio e la costruzione di una partnership che ha coinvolto anche la Regione Emilia-Romagna, le associazioni di categoria, banche e privati che, con una partecipazione abbastanza inedita, hanno contribuito a coprire i costi dell'opera.
Rimaniamo convinti – avendo ripercorso ed esaminato tutti i passaggi che hanno portato all'aggiudicazione dell'opera – della correttezza delle procedure seguite dalla Provincia, per cui abbiamo speranza che la vicenda possa concludersi con un
pronunciamento che vada in questa direzione. Oggi non possiamo far altro che attendere tale pronunciamento."
Che dire, c’era chi diceva, un mese fa: non preoccupatevi, riparte tutto entro 3 mesi. Et voilà, ancora una volta slitta tutto. Ormai rimpiango il passato. Era peggio, ma meglio di adesso, sicuro.
(Andrea)
Infatti, ma ce la fanno. Oppure è troppo difficile cercare ancora scuse per rimandare, mah! Poveri noi! Quanta falsità e poca voglia di fare, speriamo di ricordarci alle prossime votazioni.
(Maria)
Com’era?… “portate pazienza e contate fino a dieci”? Mi sembrano pochi! Undici, dodici…
(mv)
Nel mese di agosto presentiamo l’ennesima interpellanza sul Ponte Rosso, mettendo al punto principale il rischio di non inizio lavori, sia per le condizioni economiche di Unieco che per la certezza del ricorso delle altre ditte. Ultimamente dopo le notizie su Unieco abbiamo cercato di tenere in grande considerazione il rischio di perdita di posti di lavoro di molti operai della montagna. Oggi prendiamo atto del giudizio del TAR, ma le preoccupazioni aumentano sia per la salvaguardia dei posti di lavoro e sopratutto dello slittamento della conclusione dei lavori.
(Robertino Ugolotti, capogruppo lista “Progetto per Castelnovo”)
Aspetto il commento del sindaco Bini, se mai ne farà uno…
(Cg)
Ma di cosa state parlando? In 6 anni Mussolini ha costruito 110 città! La democrazia non è in grado di fare 400 mt. di strada!
(Angelo Riccobaldi, esule in patria)
Signor Riccobaldi, non si capisce bene se Mussolini in 6 o 8 anni ha costruito ben 110 città e, svelto com’era, in 5 anni ha distrutto l’Italia intera.
(Paola Agostini)
Mi chiedo come il “Castellaccio” avrebbe “trattato” i non brillanti risultati di questa amministrazione. Il “Castellaccio”, per chi viene da fuori, era una sorta di giornalino pubblicato dalla mejo gioventù di quel periodo, al cui confronto, le Jene di oggi risulterebbero una classe di Orsoline. Ricordo un “Credo” così dissacrante che fece infuriare addirittura l’Onorevole, perchè a lui dedicato. Sarei molto tentato di mettermi qui a recitarlo ma, giustamente, sarebbe censurato. Lei lo ricorda? Penso proprio di sì.
(mv)
Ecco dunque palesata l’incompetenza degli enti locali nel gestire la fase della gara (c’è chi auspica che le Province diventino centrale appalti). Si apra dunque l’unico pezzo di strada completato e si metta la parola fine a questa sceneggiata che dura da anni. Molti amministratori si sono coperti di ridicolo alla ricerca di colpe: prima la vicenda della frana, poi la riforma delle Province e i tagli, ora la sospensiva. Con una ordinanza è possibile aprire il pezzo fino al Peep e poi finiamola lì. Lo scetticismo di tanti all’inizio di questa vicenda era alla fine giusto. Se questa variante dovesse chissà quando venir inaugurata nessun cittadino si presenti all’inaugurazione. Cari politici, avete già perso.
(Massimo Romei)
Confermo, signor Romei, la sua linea: che siano solo i soliti ruffiani ad andarci, in modo che i cittadini possano manifestare il proprio disappunto con l’assenza. Sul commento di Mussolini credo che il senso fosse che se chi comanda vuole, fa! Purtroppo anche molto male…
(Cg)
Aspettiamo di entrare nel comunone del Ventasso per complicare ulteriormente la vicenda.
(Piero)
Mi pare che la Provincia riesca a gestire meglio le procedure negoziate dove decide chi invitare. Appena iniziano le procedure aperte ecco i problemi.
(Ilario)
E si ricomincerà da capo, come sempre più andiamo avanti, più non la vedremo; mi sa.
(Robero C)
Mi sono chiesto se il commento di “esule in patria”, ricorrendo ad una comparazione col Ventennio, non stia semplicemente a significare come, allorché i sistemi politici non riescono più a dar soluzione alle problematiche di una società e a corrispondere alle aspettative che vi si generano, possa nascere mano a mano nel suo seno la voglia del cosiddetto “uomo forte”, sentimento che oggi viene spesso identificato, non so quanto propriamente, col populismo. Si tratterebbe cioè di una normale valutazione di ordine generale, o se vogliamo “politico”, se non ne ho frainteso il senso, ma forse dobbiamo invece abituarci a misurare e calibrare molto bene le nostre parole, anche quando non ci sembrano offensive per chicchessia, dal momento che sono per l’appunto considerazioni e raffronti sui fatti e sugli eventi, in questo caso riguardanti anche un passato ormai abbastanza lontano. Posso naturalmente sbagliarmi, ma a me pare infatti che siamo entrati oggigiorno in un “clima” in cui può esservi chi intravede eventualmente nei nostri discorsi una qualche forma di apologia o istigazione, e vuole semmai chiamarci a risponderne, pur se l’art. 21 della nostra Costituzione garantisce a tutti il “diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. E’ altresì possibile che io mi trovi ad essere un po’ troppo pessimista e paradossale, ma non vorrei che alla fine arrivassimo a veder circolare soltanto, o quasi, le idee “politicamente corrette”, il che mi dispiacerebbe non poco, perché in tal modo si impoverirebbe e mortificherebbe il dibattito e si scivolerebbe pian piano verso una sorta di non auspicabile “pensiero unico”.
(P.B.)
Gentilissimo signor P.B., penso che abbia centrato perfettamente il problema ma non la soluzione. Non è, a mio avviso, che i “sistemi politici non riescono più a dare una soluzione…” ma è “questo” sistema politico che non riesce a dare soluzioni perchè basato sui partiti politici che fanno da intermediari fra il popolo ed il potere. E’, sempre a mio avviso, troppo semplicistico affermare che l’alternativa a questo sistema (sistema: da “liberal eastern system” sistema liberale della costa dell’Est, e precisamente individuato nel concentramento bancario di New York) che l’alternativa, dicevo, può essere solo “l’uomo forte”; bensì uno Stato organico dove, attraverso la partecipazione diretta dei cittadini alle decisioni politiche, tramite le proprie categorie, incidano direttamente sulla gestione dello Stato eliminando così i partiti politici che tutto stanno facendo meno che gli interessi del popolo. Purtroppo quello che lei chiama giustamente “pensiero unico” è già da troppo tempo dominante in Italia guidato da quel “politicamente corretto” che, sempre giustamente, lei citava. La saluto cordialmente.
(Angelo Riccobaldi, esule in Patria)
Parole sante, signor P.B., che sottoscrivo in pieno.
(Ivano Pioppi)
Al di là delle naturali polemiche e disavventure delle varie imprese e degli sprechi di denaro, che non si capisce mai in che tasche vadano a finire, anch’io mi pongo delle domande vedendo deturpare e sprecare del terreno agricolo, quando una parte di strada esisteva già nel primo tratto dal basso, una rotonda che doveva essere all’incrocio con il bivio della Croce e un ultimo tratto di strada vicino al paese con una pendenza considerevole, ma purtroppo vedendo in giro non si capisce a volte quali menti eccelse costruiscono queste opere, non riuscendo neanche con un considerevole e estremo sforzo a darsi una risposta.
(T:G:P.)
Dimissioni di tutti!
(Fabio)
La “formula” prospettata da “esule in patria” nel suo secondo commento, se non la ho mal interpretata, mi riporta alla mente le “corporazioni” medioevali che, da quanto se ne può sapere, sembra avessero parecchia influenza sul “potere” di turno, quando non lo esercitavano in via diretta, e la loro traduzione moderna potrebbero essere i cosiddetti “corpi sociali intermedi”, anche se le equiparazioni di questo genere sono sempre abbastanza forzose e approssimative (si legge anche che in certi momenti o casi quelle corporazioni furono invece strumenti del potere stesso, ma del resto di “imperfezioni” e contraddizioni è piena la storia). Tornando ai corpi sociali intermedi dei giorni nostri, ricordo anni in cui ebbero un ruolo decisamente importante e rappresentativo, e pure molto ascoltato, nel farsi portavoce ed intermediari delle esigenze ed aspettative della rispettiva base verso la classe politica, ma con l’avvento del sistema elettivo “maggioritario” ha verosimilmente perduto peso l’insieme dei contrappesi, del quale i corpi sociali erano una significativa parte, nei confronti di chi si trova volta a volta a governare e che tende ad essere autoreferenziale in forza del grosso potere ricevuto dalle urne. Quando capita di discorrerne ho talora l’impressione di avvertire un certo qual rimpianto del sistema precedente, anche abbastanza diffuso, pur se non va dimenticato che il referendum dell’aprile 1993 segnò il netto prevalere del maggioritario rispetto al proporzionale, peraltro con un cospicuo distacco di voti, per dire come nel tempo possono cambiare i nostri punti di vista ed opinioni (ovviamente se la mia impressione che dicevo non è del tutto infondata).
(P.B.)
Al commento del signor Ilario vorrei rispondere che purtroppo non è oro tutto ciò che luccica e le spiego: il 18 aprile 2016 (e gli imprenditori questa data la conoscono bene), con il decreto legislativo n. 50 le imprese (soprattutto quelle locali e le piccole/medie imprese) che ancora sopravvivono a stenti stanno iniziando a morire una dopo l’altra; non so se qualcuno ha fatto caso che le nostre brave Province, Regioni, Comuni, Unioni, Bonifiche, rispettosissime della legge, hanno applicato il decreto alla perfezione, dimenticandosi la “territorialità” come invece pare che a Parma, Modena, ecc. sia salvaguardata con piccole clausole, pur sempre legali, all’interno dei bandi di gara. Ora mi chiedo se davvero la Provincia gestisca meglio, quando da tutta Italia imprese fanno richiesta di “manifestazione d’interesse” e dove a sorteggio si giocano le sorti delle imprese che danno lavoro a operai locali, comprano i materiali da fornitori locali, vanno nei nostri ristoranti in pausa pranzo e pagano le tasse su questo nostro territorio e invece, grazie alla gestione dei nostri enti che dovrebbero tutelarlo, cosa fanno? Un’estrazione a sorte e poi, guarda caso, gli estratti vengono da Modena, da Parma, da Massa, da Bolzano, addirittura dai confini austriaci… Se non altro con le procedure aperte queste cose sono preventivate. Premesso questo, la legge consente il ricorso al Tar e se è stato fatto credo che l’impresa di Parma abbia le sue ragioni, non voglio pensare che sia stato fatto solo per il gusto di sospendere i lavori, ma soprattutto dispiace anche la situazione di Unieco che da tanti anni ha operato sul territorio dando lavoro a centinaia di lavoratori e di famiglie della nostra montagna. Certo è che il tempo passa, i lavori non vanno avanti e se di colpa vogliamo parlare diventa difficile trovare il colpevole, credo che tutti i soggetti coinvolti dovrebbero spartirsela: enti, imprese, Rup e i soliti a rimetterci sono i cittadini che pagano questi disservizi, queste incompetenze, aumentando il malumore e le polemiche. Concludo rispondendo al signor Piero: il “Comunone di Ventasso” del cui zibaldone faccio parte (essendo residente) mi auguro che non si allarghi ulteriormente, anche se non sarà così. Davvero tanti auguri
(MA Ghinoi)
Credo che quanto detto da Ghinoi debba fare riflettere molto i politici locali, i quali conoscono molto bene la situazione delle imprese locali da mesi e non hanno fatto e non fanno nulla. Salvo poi interrogarsi sul perché le piccole imprese locali iniziano a licenziare (già iniziato), però nessuno fa nulla nel concreto. Continuiamo così e numerose piccole aziende spariranno e con esse anche le pochissime opportunità occupazionali della montagna. Il fragoroso silenzio di politica, enti e organizzazioni di categoria è tipico di una società gestita senza scopi obbiettivi e senza un sano ed orgoglioso senso di appartenenza.
(Umberto Manari)
La fotografia che emerge dalle parole di Manari – che richiamano a loro volta il commento di Ghinoi – dovrebbe essere motivo di preoccupazione per quanti hanno a cuore le sorti della nostra montagna, perché se diminuiscono i posti di lavoro esistenti riesce difficile immaginare che se ne possano creare altri nuovi, così da avere un livello occupazionale in grado di frenare lo spopolamento e possibilmente invertirne il corso, ed è nel contempo altrettanto difficile immaginare che si possa mantenere il livello dei servizi se qui diminuiscono gli abitanti (e se la politica ritiene di mantenere al riguardo un “fragoroso silenzio” sarebbe interessante conoscere quantomeno l’opinione in proposito delle “organizzazioni di categoria”).
(P.B.)
Cari colleghi Ghinoi e Manari, quando la politica fa partorire un decreto sui lavori pubblici a un magistrato, dimostra l’incapacità di legiferare! Non meravigliamoci del fragoroso silenzio della politica locale, non è altro che lo specchio di quella nazionale, fatta spesso di “attenzione al mantenimento delle poltrone” e poca efficacia nelle politiche di trasparenza.
(E.G.)