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Un giorno a Gerusalemme

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Veduta su Gerusalemme dal terrazzo dell'ospizio austriaco

Giunti in nave dal Mediterraneo all'antico porto di Giaffa, conquistato dai crociati attorno al 1100, i pellegrini cristiani iniziavano il cammino che per secoli li guidò verso l’ambita e sacra meta: Gerusalemme. Ancora oggi, lasciando la baia e salendo a piedi, verso la collina, che ospita la piazza centro della piccola città, un labirinto di vicoli, scalinate, portici e botteghe di artigianato locale, fanno riemergere il fascino esotico e misterioso del medioevo in Terra Santa, delle crociate, degli scambi con il vicino oriente.

Tralasciando gli edifici in stile Bauhaus e i quartieri decadenti della vicinissima Tel Aviv, assieme alla mia compagna di viaggio, iniziamo da Giaffa la salita verso Gerusalemme. Prima attraversando l'arida pianura di HaShefela e poi arrampicandoci sui tornanti, tra i brulli monti della Giudea, rendendoci conto, ormai a notte inoltrata, di essere in mezzo al traffico della prima periferia di Gerusalemme.

Santo sepolcro

La mattina seguente la città biblica ci accoglie con un cielo limpido e una piacevole temperatura sopra i venti gradi. Le mura di Gerusalemme portano i segni della sua travagliata storia recente e passata: la porta di Giaffa, sventrata per consentire il passaggio del corteo reale di Guglielmo II più di cento anni fa, la porta di Sion con le cicatrici del conflitto arabo israeliano del '49, la porta di Damasco che offre ancora scorci pittoreschi con decine di venditori ambulanti, sotto l'occhio vigile della polizia israeliana.

Attraversare le mura è l'inizio di un percorso che si snoda non solo nella storia di una città, ma scende direttamente nelle viscere impenetrabili e misteriose delle civiltà d'occidente e del Medioriente, attraverso la rivelazione improvvisa della reciproca origine e del loro incontro scontro. Nella parte vecchia di Gerusalemme ci si perde facilmente, i vicoli non sono paralleli, è facile smarrire l'orizzonte anche seguendo la cartina, eppure non c'è bisogno di chiedere indicazioni e quando si passa dal quartiere cristiano a quello mussulmano, o da quello armeno a quello ebraico, anche il turista più distratto percepisce una grammatica diversa nell'aria, tra gli edifici e tra le persone, ma mai in contrapposizione con quello precedente.

Quartiere Islamico

Gerusalemme è una stratificazione infinita: i millenni della parte ebraica, le strade romane ancora calpestabili, le moschee nascoste e i monasteri di ordini cristiani pressoché sconosciuti a noi europei. Nell'arco di un'ora è possibile passeggiare davanti al Muro del Pianto, dove duemila anni fa sorgeva il Tempio di Salomone custode della Sacra Alleanza, salire poi sul Monte del Tempio, qui secondo il talmud Dio creò Adamo ed Eva e dove Maometto giunse in volo, di notte, lo stesso luogo in cui successivamente il Profeta salì al cielo, rendendolo per questo il terzo sito più sacro per l’Islam. Dal Monte del Tempio è possibile scendere per la via dolorosa terminando il viaggio all'interno del luogo più sacro per i cristiani il Santo Sepolcro di Gesù Cristo.

In meno di sessanta minuti si possono toccare i centri nevralgici della cultura occidentale e medio orientale, un tesoro che nessun’altra città detiene. Non è lo scopo di queste poche righe narrare la storia di Gerusalemme, le tribù di Israele, i romani, i crociati, i mamelucchi, nemmeno spiegare le sue chiese, le sue sinagoghe e le sue moschee, tuttavia c'è un episodio originale e fuori dalle visite classiche che merita di essere descritto.

Cupola della Roccia

Perdendoci tra il quartiere armeno ed ebraico, a pomeriggio inoltrato, mentre la città diffonde i suoi colori più caldi e ambrati, incrociamo l’isolata Cappella di San Marco. Entrando nel cortile deserto chiediamo a un custode assopito se è possibile visitare l'interno della chiesa, la cui porta è nascosta in un angolo del sagrato. Dalle indicazioni capiamo di essere nella sede della piccola comunità ortodossa siriana, e una gentile signora che sembrava ci stesse aspettando, scende da una scalinata adiacente alla chiesa. Porta un velo scuro attorno al capo, un abito sobrio, ci apre la porta e ci guida all'interno dell'antico e buio edificio religioso.

Parla diverse lingue e ci racconta come la chiesa sia stata costruita sopra la casa della madre di San Marco e, secondo il culto siriaco, dove in realtà avvenne l'ultima cena.

All'interno, alla luce di una candela si intravede un dipinto su pergamena che raffigura la vergine con il bambino, l’anziana ci racconta che secondo la tradizione, fu fatta da San Luca, ricalcando il volto “reale” della Madonna. Sta calando la sera, dall’interno della chiesa si sente il rumore dei primi carretti dei venditori ambulanti che escono dalla città vecchia. La donna continua a raccontarci la storia della chiesa ortodossa siriaca, antica di secoli e che preserverebbe il culto originale cristiano, prima di congedarsi ci canta del Padre Nostro in Aramaico o forse in Siriaco, non lo sapremo mai.

Sulla via di casa, incrociamo gruppi di famiglie ebree, rumorose e vivaci con i loro cappelli neri e le frange del talled ben in vista. Probabilmente rientrano dopo una breve preghiera presso il muro del pianto. Un gruppo di pellegrini cristiano ortodossi, forse ucraini, seguono un prete con una barba lunga, nera e non curata che sembra essersi perso. Vicino alla porta di Giaffa qualche artigiano armeno cerca di invitarci nella sua bottega di ceramiche mentre sta per abbassare le saracinesche.

Usciti dalle mura si ricomincia a respirare normalmente, impossibile non farsi rapire dal misticismo di Gerusalemme, un amalgama di religiosità portata spesso all’estremo.

Difficile non essere mossi dal fascino ancestrale di questa città che oscilla tra il misticismo e nutrite credenze popolari, la rivelazione e un’atmosfera che toglie il fiato, a tratti asfissiante.