C’è un caso che balza all’occhio. Dall’avvio della progressiva privatizzazione delle Poste in Appennino dalla consegna giornaliera si è passati a una consegna – media - ogni 2,3 giorni. Sei in quattordici giorni, ma col meteo avverso va anche peggio. Accade nei dieci comuni montani, ma anche a Gualtieri, Poviglio e Luzzara: il fenomeno pare solo destinato ad aggravarsi. Senza considerare le riduzioni di sportelli postali nelle zone più lontane, ma parimenti degne di servizi.
E prende il via anche a Reggio la petizione contro la privatizzazione di Poste Italiane promossa dalla Slp Cisl, il maggior sindacato di settore che protesta contro la scelta del governo di collocare in Borsa quote crescenti della società. La Cisl teme che, titolare di un servizio universale che attiene ai diritti di cittadinanza, Poste Italiane muti la sua identità di impresa sociale e rischi di essere divorata dal vortice della speculazione finanziaria.
“Insomma, sarebbe a rischio il principio di socialità, mixato in tutti questi anni con le ragioni di mercato. Una ricetta vincente che ha permesso, alla fine di un pesante processo di riordino di conti e di strutture organizzative in piedi da oltre quindici anni, di centrare il risultato del risanamento, con solidi attivi di bilancio consolidati nel tempo – afferma Luigi Cerreta, segretario Slp Cisl Emilia Centrale -. A rischio ci sono molti uffici postali, cioè quelli poco redditizi, l’intero settore del recapito tradizionale, la tenuta dei posti di lavoro”.
“Nel dettaglio a Reggio, per esempio, – prosegue il sindacalista - i primi sintomi di un’azienda non a sostegno del sistema Paese e dei cittadini disagiati perché residenti in zone rurali o montane si sono avuti nel 2015 con la riduzione dei giorni d’apertura degli uffici dell’Appennino, oltre che alle chiusure definitive. Il culmine, come hanno testato gli fruitori del servizio, si è toccato con la riorganizzazione del recapito della corrispondenza. Negli stessi comuni già disagiati dalle chiusure dei piccoli uffici, il postino arriva sei volte in due settimane, meteo permettendo”.
Il sindacalista dei postali Cisl aggiunge che il taglio generico a Reggio è stato fatto per zone. “Già troppe penalizzazioni per una provincia che di posta ancora ne ha tanta e con l’e-commerce che sta decollando, come dimostrano i molti pacchi recapitabili dai portalettere – sottolinea Cerreta - le conseguenze sono pesanti, sia per gli utenti che per i lavoratori. I postini, insieme agli operatori di sportello, sono gli unici sostenitori della socialità della propria azienda. Buona parte dei portalettere, pur di garantire la consegna di tutto il corriere giornaliero, al fine anche di veder soddisfatto il proprio utente e dare quella buona immagine sociale, arriva sul posto di lavoro da mezz’ora a un’ora prima e va a casa anche oltre un’ora dopo l’orario d’obbligo. Il sacrificio di tanti colleghi non è, tuttavia, sufficiente a sopperire alle criticità ancora presenti sul territorio reggiano. Per questo – conclude il segretario Slp Cisl Emilia Centrale - auspichiamo che le trattative nazionali sul recapito possano considerare di ripristinare un servizio di qualità”.