“Una grande manifestazione per il Sant’Anna il 4 febbraio”. AGGIORNAMENTI – L’intervento (deciso) del dr. Carlo Boni e quello in risposta del dr. Nicolini
Il Comitato e le associazioni di volontariato dell’Appennino, riunite nel gruppo “Insieme per l’ospedale Sant’Anna”, prendono atto delle ultime dichiarazioni alla stampa del direttore generale Ausl di Reggio, Fausto Nicolini, che assumono un valore politico importante.
“Apprezziamo l’enorme eco che l’intervento di Nicolini ha prodotto”, affermano. E ricordano che “come da richiesta dell’assessore Venturi è stato preparato un documento condiviso con tutti i sindaci della montagna a sostegno del punto nascita e di tutto l’Ospedale Sant’Anna. Questa proposta, insieme alle firme dei cittadini e alla mobilitazione di tutta la montagna, è presupposto affinché la richiesta di deroga fatta alla Regione, e da inoltrare al Ministero, venga effettuata. E’ chiaro che a Castelnovo dal 2010 si nasce in sicurezza, come sottolineato dallo stesso Nicolini nel suo intervento al Tg Reggio di due anni fa, riferendosi all’accreditamento operativo dal 2010”.
Proseguono poi : “Il reparto di Castelnovo è a tutti gli effetti parte integrante del Santa Maria. Sta alla direzione sanitaria far turnare i medici, ovviando così alla problematica legata al numero dei 500 parti. Non sono le pazienti che devono viaggiare, come ha riferito lo stesso assessore Venturi in una sua recente dichiarazione alla stampa reggiana”.
Si chiede, con tutta la cittadinanza della montagna, a gran voce, che i tutti i soggetti politici ed istituzionali, più volti invitati ma dai quali non si ha mai avuto risposta, salgano sui monti per comunicare di persona ai cittadini le loro decisioni.
Si invitano poi tutti i cittadini dell’Appennino a partecipare numerosi all’iniziativa in programma per sabto 4 febbraio, alle 20, al nuovo oratorio di Castelnovo Monti, a sostegno dell’intero ospedale.
(Il gruppo “Insieme per l’ospedale”)
* * *
Aggiornamento 31 gennaio 2017 ore 17,45
Ospitiamo un intervento del dr. Carlo Boni.
Vorrei intervenire anch’io sull’argomento punto nascita di Castelnovo ne’ Monti. Non sono consigliere o assessore, ma sono anch’io medico e specialista in pediatria, perfezionato in neonatologia; anch’io ho lavorato in un punto nascita periferico come il mio Direttore Generale Dott. Nicolini. Ho anche lavorato però in neonatologia a Reggio Emilia e mi sono perfezionato in cardiologia pediatrica; ora pediatra di libera scelta per i comuni di Casina e Carpineti. Lo dico solo per mostrare di avere qualche titolo anch’io per intervenire sull’argomento in oggetto.
Così vorrei porre alcune domande nel merito al Dott. Nicolini.
In che modo pensa che i punti nascita di Scandiano e Montecchio siano più sicuri di Castelnovo ne’ Monti?
Quanto tempo occorre da Scandiano o da Montecchio per giungere in neonatologia a Reggio? E quanto da Villa Minozzo o da Vetto? Non parliamo della Val d’Asta o di Civago o Cerreto Alpi, ecc. etc.
La sicurezza legata ai professionisti che operano in una piccola struttura con poca casistica?
Vent’anni fa si cominciò a parlare della necessità di unificare le equipe del S. Maria e del S. Anna ed oggi, vincendo anche molte resistenze, questo principio è da tutti accettato. Dunque occorre solo la volontà di far sì che i professionisti lavorino nei due reparti, come in due divisioni della stessa azienda.
Peraltro la prossima unificazione delle aziende Ausl e Asmn rende ancora più semplice tale organizzazione.
Non parlo del danno arrecato al territorio, d’immagine ed economico per un altro servizio fondamentale che se ne va dalla montagna.
Non parlo del diritto sacrosanto di nascere a casa propria.
Potrei continuare a lungo, ma ho il timore che non serva, è impossibile che il dott. Nicolini non sappia queste cose.
Pare più probabile invece che egli si faccia interprete di decisioni politiche già prese e che badino in modo prioritario a tagliare i costi e tagliarli dove il tessuto sociale è più debole economicamente e il bacino elettorale meno consistente.
Io non credo che anche questa volta ci si debba turare il naso e continuare a dare fiducia a questa classe dirigente, non è detto che si debba votare per sempre Pd; se al partito non importa nulla di quattro montanari ignoranti i voti li vadano a cercare altrove.
(Dott. Carlo Boni, P.L.S. per Casina e Carpineti, Distretto di Castelnovo ne’ Monti)
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Complimenti al dott. Boni perchè esporsi é sempre un titolo di merito e la sua disamina é condivisibile: la paternità di tutte le scelte degli ultimi lustri é chiara e politici disposti a battersi per il nostro ospedale se ne sono visti ben pochi negli ultimi decenni.
Come già ebbi modo di dire in varie occasioni se vogliamo (e dobbiamo) vincere questa battaglia per la tutela del nostro diritto ad una sanità pubblica ed efficiente dobbiamo identificare i responsabili di quanto sta accadendo. Non posso che condividere le parole del dott. Carlo Boni che senza timori si espone in prima persona senza tanti giri di parole. E’ evidente una responsabilità politica di chi amministra a tutti i livelli (Stato e Regioni) e che ha deciso di conferire l’incarico al dirigente sanitario di riferimento. Il dott. Nicolini è stato nominato dall’assessore regionale alla sanità (che nomina i direttori generali), quindi tutte le sue dichiarazioni hanno una valenza politica. D’altro canto se i politici del partito che lo ha nominato non lo smentiscono o non lo sostituiscono significa che sono in accordo con quanto dice. Il problema di fondo potrebbe essere più grande di quanto non si voglia fare credere ed in gioco forse non è più solo il reparto di Maternità ma l’intero presidio ospedaliero. Non vorremmo assistere ad un film già visto in altri territori “deboli” per riprendere un concetto ben espresso dal dott. Boni, dove sono stati chiusi ospedali per essere sostituiti con un OS.CO (Ospedale di comunità) o Case della salute, smembrando di fatto il servizio pubblico a favore del privato.
Leggo con molto piacere l’intervento del dr. Boni, riguardante il NOSTRO punto nascite. Non a caso ho messo “nostro” in lettere maiuscole per indicare che il reparto di ostetricia insieme a tutto l’ospedale Sant’Anna appartiene a noi montanari, struttura però apprezzata anche da pazienti di altri distretti sanitari. E’ vergognoso quanto sia assordante il silenzio dei nostri amministratori (notate il minuscolo), che in tutta questa vicenda non si sono ancora decisi a prendere una posizione ferma e decisa contro dichiarazioni pesanti e denigratorie in merito alla chiusura del punto nascite. Cordialmente.
Conosco il dr. Boni da anni e lo stimo come collega. Il suo punto di vista vale come il mio. Pertanto lo rispetto. L’unica cosa che vorrei spiegasse meglio in una ottica dialettica è:
a) come spiega la posizione espressa in questi 6 anni dalla SIN (Società italiana di neonatologia) e SIP confermata da comunicati stampa a più riprese attraverso i suoi presidenti e ribadita recentemente dal presidente della azione lombarda contraria alle deroghe? Non sono colleghi autorevoli? Sono tutti incompetenti. E come loro i ginecologi, le ostetriche, ecc.;
b) conosce bene che in base ai criteri di accreditamento della regione per mantenere Castelnovo ne’ Monti era sufficiente una pronta disponibilità pediatrica mentre ora i requisiti della Commissione nascita nazionale richiedono una guardia pediatrica o neonatologi a H24. I requisiti di sicurezza, Carlo, si sono modificati da quando tu ed io lavoravamo in ospedale nei punti nascita, il mondo è cambiato;
C) conosce il parere del GINS (Gruppo italiano nascita sicura) dove ci sono rappresentate tutte le principali associazioni scientifiche ginecologiche, ostetriche, pediatriche, neonatologi che è degli anestesisti ostetrici?
D) Conosce la posizione dei colleghi che fanno parte della Commissione nascita nazionale e anche regionale?
E) Ha osservato rispetto ai tempi in cui lavoravamo noi (20 anni fa) il cambiamento nella assistenza neonatologica in termini di competenze e skills?
E) Ha notato l’incremento del contenzioso medico legale nell’area materno-infantile?
F) E’ a conoscenza della carenza di pediatri e ancor più di neonatologi che oggi non troviamo per gli hub immaginiamo per gli spoke?
G) Ha parlato con alcuni colleghi che oggi lavorano in Neonatologia o Ginecologia o con anche direttore di unità operativa per chiedere cosa ne pensa?
Certo si possono ruotare i professionisti con il SMN. Siamo stati noi i primi a farlo, figuriamoci. Quando “ereditai” i punti nascita nel 2001 l’ospedale di Castelnovo non aveva né la guardia ginecologica nè anestesiologica. Il problema è trovarli. Comunque anni fa il dr. Boni lavorava in ospedale. Poi scelse di uscire sul territorio a fare il pediatra di libera scelta. Decisione personale legittima e che certamente non discuto. Ma avendo rivendicato tutte queste competenze qualora sia necessario garantire il punto nascita con una guardia pediatrica-neonatologica H24 viste le sue competenze saremo felici di annoverarlo nella equipe che dovrà garantire questo tipo di assistenza in turni di 24 ore per 365 giorni all’anno. Caro Carlo, se volevi venire a parlarmi sai che la porta è sempre aperta e forse da addetti ai lavori ci saremmo confrontati con più serenità e con meno “rumore di fondo”. Comunque apprezzo la tua sincerità e comunque sai bene che questa materia andrebbe discussa con maggiore tranquillità in primis tra gli addetti ai lavori. Io non sono il servo sciocco di una politica che vuole fare risparmi e lo dice la mia storia: quando si chiuse la Ostetricia di Correggio e io (lo sai bene) lavoravo in quel punto nascita presi una posizione chiara (e permettimi impopolare, visto che era il mio paese e che pagai personalmente in modo pesante) e avallai la scelta di chiudere se non erano garantiti maggiori i margini di sicurezza. Sono passati 20 anni: non ho cambiato idea. Poi se vuoi una risposta sul riordino dei punti nascita oggi, bene leggi la normativa e troverai da solo le risposte. E mi raccomando: confrontati con qualche collega che in ospedale ci lavora ancora. Un abbraccio.
Voglia perdonare il fastidio di una voce dal “rumore di sfondo”, ma mi voglio regalare lo sgarbo di un’invadenza: cosa rimarrà, dottor Nicolini, del nostro ospedale? Meglio, quanti reparti del Sant’Anna rimarranno operativi, dopo la “cura”?
Egregio dott. Nicolini, grazie per la risposta. Mi pare che il discorso non sia (o almeno in parte) di natura tecnica; diversamente faremmo a gara nel procurarci dati grezzi e pubblicazioni da PubMed per sostenere le proprie tesi. Lasciamo quindi perdere per un momento i vari comitati SIN e SIP. Il discorso è di logica applicata alla topografia del territorio, di logica nel salvaguardare le aree montane (sì, le famose aree interne tanto care a Bini), di logica nel non piegare alla politica purpurea le volontà dei cittadini. Sarà anche un “battitore libero”, ma la vicenda ha comunque un ben determinato riflesso cromatico.
L’ultima parte è quasi inquietante. Un bravo medico si batte per l’ospedale dove lavora. Mi pare di ricordare che ai miei tempi molte donne di città e non solo sceglievano di partorire a Correggio. Chissà perché ha scelto di fare il politico! Sicuramente per un amore sviscerato per il proprio lavoro date le molteplici specializzazioni che possiede. Sono passati vent’anni e non ha cambiato idea, ma lavoro sì! Più redditizio, ma soprattutto più protetto. Tutto questo gioca a suo sfavore, il problema è che, anche in questa veste di politico, dalla lettera di risposta al dottor Boni parrebbe di capire che manca un pediatra a Castelnovo ne’ Monti. È questo il problema? Ma parli chiaro e si legga i commenti. Poi si dia una risposta su ciò che dicendo e scrivendo. Anzi, la dia a noi cittadini una risposta chiara. Guardi che anche tra noi montanari c’è “gente” colta in grado di capirla, non abbia timore. Parli chiaro e sia trasparente.
È proprio il “rumore di fondo” che tanto la infastidisce quello di cui abbiamo bisogno, dottor Nicolini! Signori politici, perché lei non appartiene alla classe dei medici, in quanto non esercita, ma a quella dei politici, noi cittadini abbiamo bisogno, pur se di montagna (mi creda, vi sono molte menti in grado di capire la sua risposta al dottor Boni) di chiarezza e di trasparenza. Volete che la montagna sparisca, visto che il “nostro” ospedale costruito non dai politici, ma dall’onorevole Pasquale Marconi per tutelare la salute, bene primario, dei suoi concittadini (questi erano politici) non è che un piccolo spoke? Lei sa quanti sono i giovani, quindi potenziali abitanti della nostra montagna, che frequentano le nostre scuole? Glielo dico io. Ad oggi 01/02/2017 sono 4.123 giovani che frequentano le scuole di ogni ordine e grado da Casina in su. Solo i residenti a Castelnovo ne’ Monti sono 987. Vogliamo togliere a tutti questi giovani la possibilità di rimanere nei luoghi dove sono nati e dove i loro genitori con grandi sacrifici si sono costruiti una casa, o li vogliamo mandare a tutti i costi all’estero? I nostri giovani non sono choosy, sa! L’abbandono creerebbe grosse difficoltà per tutto. Non c’è bisogno che gliele elenchi, spero!? Tenga conto che il lavoro nelle città non si trova, i tempi sono cambiati, come lei dice al suo amico dottor Boni. Ma stanno cambiando ancora e voi politici avete i paraocchi. Il lavoro nelle grandi città sarà sempre meno e la crisi, come vediamo (disoccupazione dei giovani al 40%) porterà inevitabilmente i giovani a riscoprire il lavoro della terra se vorranno mangiare. Ecco perché andrebbero potenziate le zone di montagna, oltre al valore culturale e di tradizioni che già possiedono, anche come possibili aree per nuove attività lavorative. Inoltre non dimentichi la qualità di aria e di vita. E voi politici togliete gli ospedali perché siete lungimiranti. Complimenti! Pensate che i montanari ignoranti meritino le CdS o quasi ricoveri (mi leggerò il provvedimento varato dalla Regione a tale proposito) e non il diritto alla salute senza essersi fatti dagli 80 km in su con qualsiasi tempo? Grazie dottor Nicolini. Lei ha una grande sensibilità. Fate bene a darvi ulteriori incentivi per raggiunti obiettivi, oltre al misero stipendio che percepite. Sicuramente il dottor Boni lavora di più e percepisce meno di lei. Non posso abbracciarla, ma dirle buona fortuna e continui così, con la sua grande sensibilità e lungimiranza. Siamo in una situazione politica mondiale perfetta.
Gentilissimo direttor Nicolini, ridurre il problema a mere polemiche è assolutamente fuori luogo vista l’elevata importanza che il punto nascita rappresenta per il nostro territorio. La politica non risponde. Nel documento condiviso presentato sia a lei che in Regione è già contenuta la soluzione: “Il Ministero stesso ha riconosciuto proprio alle aree come la nostra la possibilità di garantire continuità e sicurezza dei Punti Nascita anche senza il raggiungimento dei 500 parti, deroga data ai territori per garantire una possibilità di sviluppo complessivo”. L’integrazione con l’ASMN permette la rotazione del personale che in questo modo amplia la propria esperienza e garantisce maggiore professionalità e nuove conoscenze operative e terapeutiche. Per mantenere in attività il Punto Nascita è necessario garantire la continuità del modello operativo adottato nel 2010 ed accreditato dalla Regione Emilia Romagna, basato su una equipe interaziendale di medici ed ostetriche (con guardia H24), professionalità in campo neonatologico di pediatri ed anestesisti rianimatori, guardia su 24 ore di rianimatori, reperibilità notturna di pediatri (che andrà trasformata in guardia attiva) trasporto dedicato ed in sicurezza per gravide e neonati, supportato da protocollo di selezione delle gravidanze a rischio. Con impegno condiviso le direzioni generali delle due aziende devono farsi carico di garantire la efficienza del modello operativo, con particolare attenzione alla formazione continua di tutte le professionalità, attuato in sicurezza dal 2010 a Castelnovo ne’ Monti, creando le condizioni perché la Regione Emilia Romagna possa valutarne la accreditabilità in Commissione Nascite e conseguentemente inoltrare al Ministero della Salute la richiesta di deroga, unico riconoscimento che rende possibile e legale la sopravvivenza del Punto Nascita. In sintesi, riguardo al Punto Nascita la nostra proposta operativa é di trasformare la reperibilità notturna pediatrica in guardia, così da rispondere ai requisiti richiesti dagli standard di sicurezza, avendo già da molti anni la H24 di Anestesia/Rianimazione e di Ostetricia/Ginecologia.” Illustrissimo Direttore e illustrissimi politici, chi pagherà tutti questi disagi psicologici, culturali, economici e sociali a cui è stata sottoposta la cittadinanza (in particolare le donne e i bambini) e l’intero ospedale con tutti i suoi operatori?
(“Salviamo le Cicogne” e “Insieme per l’ospedale”)
Firma - Salviamo le Cicogne e Insieme per l'Ospedale
Servirà a poco, forse qualcuno dirà che siamo “quattro gatti”, ma il Circolo del Pd di Toano condivide in pieno le iniziative dei comitati, delle associazioni, dei comuni della montagna reggiana e dei tanti cittadini che ormai da oltre due anni si battono per salvare il nostro ospedale e i suoi reparti. Le deroghe ministeriali ci sono, le soluzioni operative pure, occorre solo che la Regione ascolti le richieste degli abitanti dell’Appennino. In passato il nostro Circolo ha fatto appello al sottosegretario Rossi, ai consiglieri regionali, ai parlamentari, e ci era parso di capire, forse c’eravamo illusi, che fosse stata intrapresa la strada giusta. Siamo iscritti al Pd, abbiamo votato gli attuali amministratori regionali, ma ciò non significa che accetteremo (per fedeltà al partito o altro) scelte che penalizzerebbero il nostro territorio. I valori della solidarietà e del rispetto dei più deboli sono valori fondanti del Partito democratico: se la Regione Emilia-Romagna dovesse tradire tal valori, penalizzando il nostro ospedale, avrà tradito anche la fiducia degli elettori Pd di Toano. Cordiali saluti.
Ecco, con voi “quattro gatti” potremmo già essere in cinque gatti che, nel caso, alle prossime amministrative regionali non voteranno più Pd. Perchè, cari esponenti del Pd, ricordatevi quella nefasta giornata nella quale un esponente della Regione a Castelnovo ne’ Monti sosteneva che qui non sarebbe stato toccato nulla e contemporaneamente (in senso letterale) a Bologna un altro esponente Pd sosteneva la necessità di chiudere il nostro punto nascite come quello di Porretta. E’ l’ora dei fatti, di chiacchiere ne sono già state fatte troppe. Il nostro Nicolini, molto, molto, molto probabilmente “simpatizzante” del Pd, non la pensa così ed a richieste sociali risponde con tecnicismi. Secondo lui la montagna si deve accontentare di essere uno spoke (il raggio di una ruota o il piolo di una scala). Secondo me la tecnica e le norme devono essere al servizio dei cittadini ed in particolare di quelli che soffrono di maggiori disagi. E secondo voi? Bene: il Pd oggi non rappresenta più questa istanza.
Basta con ‘sto Nicolini, non è lui il target. Lui è un manager. Punto. Ha un cuore di manager, mica gli si può fare un trapianto. Gli è stato dato un compito e lui ha svolto il compito in modo brillante e non è ironia. Ero presente, infiltrato, in uno dei suoi “eventi aperti al pubblico” dove era stato invitato ad illustrare la razionalizzazione della sanità in provincia e ho avuto modo di apprezzarlo, anche se sono dovuto ricorrere all’AEB, un omaggio agli acronimi (Autonomous Emergency Braking), quando è passato al capitolo Sant’Anna. E’ stato due anni fa. La colpa è nostra, signor Peri, che abbiamo espresso ormai da troppo tempo una classe politica ferma e inadeguata, opposizioni comprese. L’unico, serio contributo che questa classe politica può ancora dare, è quello di dimettersi. In montagna, intorno al comitato “Salviamo le Cicogne” si sta concretizzando un “pensiero”, a quello, dal mio punto di vista, si deve dare lo spazio. Tutto il resto è già acqua passata.
Complimenti al dr. Boni. Peraltro parole sagge, chiare, come chiara è la miopia (definiamola così per carità di patria e partito) di chi vuol negare le nascite al cospetto della Pietra. Bravo dr.!
Egregio dott. Nicolini, purtroppo quello che non è cambiato da quando lei ed il dott. Boni eravate nei punti nascita sono le distanze che dividono le zone montane da Reggio Emilia. Faccia un giro qui in montagna invece di perdere tempo a riempirsi la bocca di sigle inutili e le faremo vedere quanto è utile l’inutile reparto.
Signor Fausto Nicolini, io non conosco nessuna commissione, gruppo o società di neonatologia ma so cosa vuol dire partorire. So cosa significa sentire un dolore tale da pensare di morire. Le assicuro che in quegli istanti l’ultima cosa che avrei voluto è essere caricata su un elicottero, sperando poi nel bel tempo sennò sarei finita per partorire direttamente in pista di decollo. Quando parlate di tutte questi leggi e direttive nuove da rispettare prendete anche in considerazione l’aspetto umano della questione? Siamo persone, non cose. Io ho partorito a Castelnovo ne’ Monti, ho trovato un reparto nuovo, pulito e curato. Un personale più che competente. Ostetriche, infermiere e medici straordinari. Il reparto di Ostetricia di Castelnovo ne’ Monti sappiamo tutti che è più che sicuro, una donna a termine non ha nessun motivo per non partorire qui, nessuno. La sicurezza qui non c’entra. Noto che non ha risposto a nessuna delle domande che le sono state poste.
Bravissimo dr. Boni!, ho apprezzato moltissimo le parole che ha detto, ma ancora di più il coraggio che ha avuto nel dirle! Nicolini ha infatti subito messo le cose in chiaro dicendo che di queste cose si parla tra colleghi, mai che venga in mente a qualche dottore fuori dal sistema di dire cose giuste e sensate. Caro dott. Nicolini da buon dottore che é, invece di fare il commissario di spending review aspettiamo lei a fare la guardia neonantologica H24, in modo che il nostro ospedale possa rimanere aperto! Il vero problema ė proprio questo, se i dottori non fanno più il loro mestiere ma si occupano di tagli e di politica è logico che gli ospedali devono chiudere. Il dott. Nicolini, che servo sciocco non è, e la sua compagnia cantante non hanno in mano niente, usano inglesismi e parlano di linee guida per sembrare credibili ma non sanno nulla dell’importanza che riveste un ospedale per la nostra zona. Se ci crediamo, se altri dottori come il dr. Boni avessero il coraggio di prendere posizioni invece di nascondersi dietro un dito e poi lamentarsi della chiusura dietro le quinte, beh, sono certo che il punto nascite rimarrà aperto. Non bisogna mollare e ancor bravo dottor Boni!
Davvero i medici sono i grado di affermare che accorpando tutte le nascite in un unico punto ospedaliero più nessun bimbo e nessuna mamma ci lascerà le penne o piuttosto più nessun bambino avrà problemi legati al delicato momento del parto? Sicuramente con tutta la tecnologia a disposizione e medici specializzati i rischi vengono ridotti, ci arrivo pure io, ma non parleremo mai di numeri pari a zero. Con quest’ottica di centralizzare tutto potremmo quindi arrivare a dire che addirittura potremmo accorpare i punti nascita di più province… cosa cambierebbe 30 minuti di auto in più se tanto non è un problema reale la distanza? Un unico punto nascita gigante a Bologna! Sai quanti denari risparmiati e quanto sarebbe più semplice trovare il personale e gestirlo, e che attrezzatura? Eppure con la capacità italica di rovinare tutto forse riusciremmo a far andare in malora anche un elite del genere. Abbiamo in montagna una struttura che ad oggi realmente fa invidia a quella reggiana, personale con esperienza e chi di nuovo entra in quel reparto mi auguro venga affiancato e formato perché possa diventare un buon professionista. Le procedure in emergenza ci sono. Cosa manca oltre ad un numero si continua a non capirlo. Cosa abbiamo è già stato detto anche pubblicamente dai medici, ma pare non interessi smantellarlo. E quanto alla storia che pare che l’elicottero salverà tutti noi dal destino, non credo che alzeranno mai un elicottero per una partoriente fisiologica se non che con reali possibilità di morire (bimbo o mamma), tanto come farebbero ora. È stato aggiunto il servizio notturno (che per noi è manna!), ma non credo siano cambiate le modalità di esecuzione del servizio. Trovo banale l’annuncio da parte delle amministrazioni, la successione della bella notizia del servizio elisoccorso notturno e la “bruciata” successiva del dirigente reggiano… davvero di poco gusto mediatico. Quasi come volerla vendere a qualcuno. Cordialmente.
Egregio dott. Nicolini, mi permetto di porle una domanda, semplice: come mai, se ci sono tutte queste evidenze scientifiche sul fatto che il punto nascita non è sicuro, lei ha più volte affermato che se la politica deciderà di tenerlo aperto lei non avrà problemi nel farlo? Chiarisca bene questo concetto, perchè c’è qualcosa che davvero non torna. Mi permetto altresì di informarla che io ho partorito nel luglio del 2010 in questo punto nascita e, purtroppo, ho avuto un’emorragia post partum. Se davvero, come dichiara lei nell’intervista, (nell’unico caso che cita!) nei piccoli centri sarebbero incapaci di affrontare una simile emergenza, come mai io sono ancora qui? Come mai sono stati immediati e pronti? Peraltro, mi risulta che non sia, purtroppo, un avvenimento così raro. Se un’intera comunità sta insorgendo, e se ne accorge benissimo anche lei, un motivo ci sarà. Ci rifletta.
Egregio dott. Nicolini, appartengo anch’io al “rumore di fondo” che infastidisce “eletti” e “nominati” (più o meno preparati ed intellettualmente onesti) e vorrei invitarLa a prescindere dalle sorti progressive della neonatologia e dalle paure del contenzioso. Secondo la logica che sottende al Suo ragionamento, e se allarghiamo il confronto ad una dimensione internazionale, per assurdo presto anche l’ospedale di Reggio potrebbe risultare inadeguato a garantire i “livelli” di assistenza ottimali. Quindi Le chiederei uno sforzo di sano pragmatismo nel riconsiderare la questione. Siccome le distanze sono rimaste tali e quali (forse un ingegnere dei trasporti potrebbe fornirLe qualche dato), piuttosto che spostare elicotteri o unità mobili di rianimazione, come giustamente sottolineava il dott. Boni, conserviamo un presidio ancora funzionante e proviamo a spostare il personale medico ed infermieristico (se questo manca la colpa non è certo di chi ha scelto di resistere a vivere in montagna, ma magari di una politica di accesso alla formazione di cui forse dovrebbe preoccuparsi anche Lei). Fino a non molti decenni fa si partoriva in casa e forse lo spostamento a Reggio del punto nascita potrebbe ridare vigore a questa pratica (non ho dati sulla variazione della mortalità neonatale, ma proviamo a comparare costi e rischi di un parto domestico con quelli di un viaggio in elicottero in una delle tante serate di nebbia?). E se il suo timore è rappresentato dai rischi legali dell’apparato medico e dirigenziale, passibile di denunce per non aver garantito i livelli assistenziali fissati normativamente, metta al lavoro gli avvocati (che a differenza dei medici non scarseggiano) e predisponga una bella dichiarazione di liberatoria da far sottoscrivere alle partorienti. Quando una norma è carente o discutibile (ed in Italia succede purtroppo spesso) sarebbe opportuno ridiscutere quella, anche attraverso la sensibilizzazione dei politici, piuttosto che eseguirne il dettato a danno della comunità. E il danno alla comunità in questo caso è evidente e Lei ne sarà corresponsabile: la perdita di un servizio di tale importanza significa impoverire un territorio, sul quale peraltro sono state spese ingenti risorse pubbliche sulle strutture edilizie; questa scelta è riconducibile a logiche di accentramento e concentrazione (di servizi, di lavoro, di residenza) che producono effetti devastanti a molti livelli (dal sociale fino alla cura dell’ambiente e del territorio), non risarcibili con le forme di “compensazione” lodevolmente messe in campo da altri settori della medesima amministrazione regionale. Forse prima di rianimare un moribondo occorre evitare di contribuire ad ucciderlo. Grazie e buon lavoro.
(Luigi Monti, nato all’ospedale di Castelnovo)
Firma - Luigi Monti, nato all'ospedale di Castenovo
Condivido pienamente tutto quanto scrive il signor Monti e spero che l’invito a riflettere e a considerare le cose sotto l’aspetto umano, del signor Luigi, del dottor Boni e di molti altri, venga accolto. Mi auguro solo che le decisioni non siano già prese e non sia rimasto solo da farle accettare e auspico che, per una volta, si usi quel buon senso che, nel mondo voluto da questo sistema politico, sembra perduto, scomparso.
La differenza tra Boni e Bini è piccola solo in senso grammaticale. Quello che dovrebbero fare dei politici che davvero hanno a cuore il nostro ospedale (non solo Bini, ma anche la sen. Pignedoli, per fare un altro nome, che probabilmente avrebbe facilmente “a tiro” il ministro Lorenzin) non sono i continui ed inutili convegni in cui si ciancia di massimi sistemi proprio mentre, contemporaneamente, il territorio viene spogliato di servizi importantissimi. Di politici del genere facciamo a meno, ci autogoverniamo se dobbiamo solo rilasciare delle carte d’identità.
Egregio Direttore, approfitto ancora della ospitalità di Redacon per un piccolo secondo intervento. L’ultimo perchè non vorrei che si pensi che l’oggetto di discussione sia una mia esclusiva e vi sono altri numerosi soggetti interessati. Mi scuso per alcuni refusi nel testo della mia risposta al dr. Boni, spero che comunque il senso e i contenuti nel merito siano comprensibili. Vorrei rispondere alla signora Francesca. Rispetto il suo punto di vista di mamma e di cittadina della montagna. Vorrei però chiarire alcuni piccoli concetti. Il mestiere di medico fin dai tempi di Ippocrate è impegnativo, la salute delle persone è materia delicata e comporta grandi responsabilità. Il medico non ha un potere assoluto e non pratica la professione come gli pare, in assoluta discrezionalità e autoreferenzialità: è buona cosa che vi siano delle regole. Chi definisce queste regole? Sul versante etico comportamentale è l’Ordine dei medici con il codice deontologico (“secondo scienza e coscienza”). Sul versante tecnico (clinico-assistenziale) è la comunità scientifica cioè i professionisti stessi con le loro associazioni. Lo strumento sono le Linee Guida, le Consensus Conference, ecc. È qui entrano in gioco le associazioni scientifiche, le agenzie, le Commissioni nazionali, regionali, ecc. Nel nostro caso quelle dei ginecologi, ostetrici, pediatri e neonatologi. Sul versante organizzativo si procede attraverso la normativa che viene definita dalle istituzioni preposte attraverso leggi e regolamenti: qui è il Parlamento, il Governo, le Regioni e si opera attraverso leggi e norme che poi devono essere applicate. E nel nostro specifico caso ci sono leggi e decreti a livello nazionale e regionale che parlano chiaramente, al di là di interpretazioni più o meno corrette o strumentali. Il mancato rispetto a tutti i livelli di queste leggi e norme che regolamento il nostro agire professionale espone i soggetti interessati in ambito giuridico amministrativo, civile e penale rispondendo nel nostro campo in particolare per “imperizia, imprudenza e negligenza”, per colpa grave o per “danno patrimoniale”. Lo so, signora Francesca, che è tutto piuttosto complesso, ma la complessità è una dimensione ineludibile della sanità e medicina moderna che non è più quella di 20 anni fa. Questo giustifica anche i diversi punti di vista tra politici, amministratori, professionisti, cittadini e pazienti. Punti di vista legittimi e comprensibili ma che poi si confrontano con la necessità di prendere decisioni da parte dei soggetti deputati. Grazie per l’attenzione.
I soggetti deputati devono prendere decisioni. Assolutamente corretto. Il giudice, per dire, deve emettere la sentenza e lo fa sulla base delle leggi vigenti. Le leggi le fa il Parlamento. Il Parlamento legifera in base alla legge di bilancio (perché non si fanno leggi senza copertura). Il bilancio lo fa… chi lo fa il bilancio? Ah, già, il bilancio lo fa la Commissione europea, con le sue letterine periodiche. Il bilancio è magro e quindi la coperta è corta. Quindi, dobbiamo scegliere tra mantenere i piccoli ospedali, oppure l’accoglienza agli immigrati, oppure la ricostruzione delle zone terremotate, oppure la manutenzione ordinaria e straordinaria del patrimonio dello Stato, oppure qualcos’altro. Quando la coperta è corta, a tirare vince il più forte. La Costituzione direbbe il contrario, cioè che i cittadini hanno uguale diritto alla salute, ma in Costituzione ora, in omaggio all’Europa, c’è l’art. 81 (il pareggio di bilancio). Quindi, vinca il più forte!
Gentilissimo Dir.Gen. Dott Fausto Nicolini, ti ringrazio per il tempo che hai voluto dedicarmi, nel rinnovarti la sincera stima per la competenza e la dedizione nel tuo lavoro mi trovo obbligato ad una breve replica. Gli autorevoli colleghi che menzioni sono naturalmente degni della massima considerazione, tuttavia ammettendo che le loro opinioni siano scevre da legittime ambizioni di aumentare l’importanza della centralità delle strutture che dirigono (non ho mai visto, almeno per Pediatria e Neonatologia, qualche centro che facesse il tifo per la periferia. Ti ricordi senz’altro la opposizione che le università misero in atto a suo tempo contro l’autonomia di Neonatologia e Terapia intensiva neonatale di Reggio Emilia). Accogliendo comunque la loro piena imparzialità di giudizio voglio sottolineare ancora una volta la differenza che c’è tra l’area montana della nostra provincia e delle aree appenniniche in generale rispetto ai centri di fondovalle o di pianura, per i ben noti motivi più e più volte ricordati, i problemi in queste aree sono differenti e come tali vanno risolti. La chiusura è la soluzione più semplice e tranquillizzante, ma non è la soluzione. Dobbiamo trovarne un’altra. Il problema sono le risorse umane ed economiche? Ti direi che occorre trovarle attraverso accorpamenti e l’utilizzo anche di risorse presenti sul territorio attraverso uno schema sperimentale da discutere, ma già da tempo proposto, dove l’H24 da te minacciato per il sottoscritto non mi spaventa personalmente, ma non può essere solo questo. Mi rendo conto che l’aspetto medico legale vada ben considerato, ma questo è un aspetto che non può essere prevenuto non prendendosi responsabilità, la nostra professione è intrisa di forti responsabilità. Più grande l’onore maggiore è l’onere. A questo proposito sottoscrivo l’intervento del signor Luigi Monti qui sopra. Un’ultima considerazione. Sarò sempre disponibile per un confronto con te basato su una dialettica costruttiva in separata sede, ma credo che il confronto trasparente in pubblico per il bene comune sia di importanza straordinaria.
Grazie, dottor Boni. Credo anch’ io che per un bene importante come la tutela della salute sia indispensabile un confronto trasparente e pubblico. Signori assessori, se non avete nulla da nascondere conviene anche a voi e alla politica tutta. Se manca personale per garantire la sicurezza si fa un bando di concorso per pediatri. Ma ditelo! State snervando la popolazione.
Un consiglio agli “amici” del Pd, gli slogan dove si afferma la vicinanza ai cittadini sono spot irrilevanti. È su questioni di vitale importanza per i cittadini e il territorio che bisogna esserci e non a parole, ma nei fatti, nel concreto. Altrimenti non stupitevi dei risultati elettorali nel prossimo futuro. L’ospedale Sant’Anna è un presidio sanitario fondamentale per tutta la montagna e i suoi cittadini.
Io non ho un curriculum importante (non ho finito le superiori, ho fatto il camionista e sono da sempre un lavoratore autonomo) mi scuso quindi se nonostante questo cerco di dire la mia (come ho già fatto in tante sedi) visto che sono sindaco di un comune importante. Leggo le dichiarazioni autorevoli del dott. Nicolini, chiederei al dottore di venire a spiegare agli amministratori e ai cittadini la questione sicurezza del punto nascita, il perché non si può concedere la deroga e anche perché non si vuole nemmeno chiedere cosa di pensa di fare del reparto di Pediatria e Ginecologia, che funzione avranno, chi saranno i medici che opereranno dentro quel reparto. Stessa cosa per gli altri reparti Chirurgia, Ortopedia, Cardiologia, Pronto soccorso e ambulatori vari Otorino, Urologia ecc., nomi cognomi e progetti. Perché ormai il tempo è giunto di togliere gli amministratori e i cittadini da questa imbarazzante situazione, perché quello che ormai sta succedendo da un po’ di tempo da noi non ci piace. Vorremmo sapere il perché delle fughe in avanti (iniziative legate alle mamme che vengono inviate a Reggio e in altri ospedali, sostituzione dell’otorino, rafforzamento pediatrico, dirottamento a Reggio per la mammografia alle residenti del comune di Casina). Per questo abbiamo bisogno di risposte e di essere tranquillizzati. Non mi sembra il luogo giusto per chiedere queste risposte, ma vedo che a lei piace quindi! Chiedo scusa per le inesattezze ma visto le mie competenze mi scuserete. Vorrei anche ricordare che il Pd di zona appartiene alle forze politiche che staranno cercando con noi soluzioni. Grazie.
Bini, a noi non interessa niente dei titoli; a noi interessa non essere ridotti come una riserva indiana, utilizzata per il progetto aree interne e poi senza un punto nascite. Ha ragione quando invita Nicolini, non ha tanto ragione quando sostiene che il Pd è di ausilio alla ricerca della soluzione. Giovanelli parla solo di MaB, la Pignedoli di agricoltura, si ripete come un mantra lo “scandalo” delle assenze di una quota rosa nel comune di Casina… Per cortesia, focalizzino le loro energie sul fatto che se va a finire male nessun montanaro nascerà più in montagna.
Senza nessuna vena polemica, sarei molto interessato a sapere cosa ne pensa il dottor Gian Luca Marconi di tutta questa situazione, dato il ruolo che tutt’ora svolge come medico pediatra all’ospedale di Castelnovo e dato il ruolo che ha svolto come sindaco del Comune nel momento in cui tutto ciò ha avuto inizio. Ecco, io credo che metterci la faccia sia molto importante, tutto qua. Mi piacerebbe un suo intervento qua tra il “popolo” e non solo tra “illuminati” come pretenderebbe il dottor Nicolini.
Aggiungo una voce al rumore di fondo: qualcuno ha pensato cosa significhi volare in notturna sui monti? Ci sono piazzole geostazionate sul crinale? Equipaggi addestrati per il volo in notturna ce ne sono? Grazie.
Ti comunico, Commento firmato, che saranno 18 le piazzole in regione, per adesso. Devono ancora addestrare i piloti, poi scusate esistono già quelli militari a volo notturno con equipaggiamento medico, perché non si utilizzano? Ah già, la burocrazia. Secondo te ne faranno una da noi? Speriamo, ma non credo proprio.
Da un articolo pubblicato su un quotidiano del 27 gennaio scorso: “L’elisoccorso arriverà a Castelnovo Monti. Qui è stata individuata l’area idonea per una delle 17 elisuperfici abilitate al volo notturno. La conclusione dei lavori necessari per gli adeguamenti è fissata per il prossimo mese di maggio grazie a un investimento complessivo di 1,4 milioni di euro sostenuto dalla Regione Emilia-Romagna”. La sola cosa che inquieta è il mese di maggio. A maggio di tre anni fa doveva partire il secondo stralcio della variante del Ponte Rosso.
Signor Nicolini, le voglio ricordare che se un ospedale è di piccole dimensioni non è certo meno sicuro di uno grande. Io purtroppo ho girato gli ospedali per diversi anni per assistere alcuni miei famigliari. Negli ospedali grandi mi sono successi degli episodi vergognosi, probabilmente causati da personale incompetente, impreparato e menefreghista. Tutto ciò non mi è mai capitato nell’ospedale di Castelnovo ne’ Monti, che come le ripeto, purtroppo ho dovuto frequentare per anni. Siamo stati accolti come in una famiglia, ben curati da personale altamente qualificato, gentile e preparato professionalmente. Come giustifica questi episodi? Complimenti al dr. Boni che ho avuto anni fa come pediatra per i miei figli, splendida persona.
Credo sia giunto il tempo di dire pane al pane vino al vino. Ricapitoliamo: durante la campagna elettorale per le regionali il candidato presidente (poi eletto col voto del 48 per cento del 37 per cento di votanti e quindi da 1 emiliano romagnolo su 16) in un comizio a Castelnovo spiega che il punto nascita del S. Anna può tranquillamente essere chiuso senza creare disagio. In seguito anche il vicesindaco di Reggio si pone nella stessa visione evocando ed avocando agli esperti ogni decisione perché gli esperti sanno cosa fare. Tempo dopo ad un’iniziativa al Teatro Bismantova convocata da forze sociali, economiche ed istituzionali sullo stesso tema è palese e sintomatica l’assenza delle istituzioni regionali che contano. In Regione si chiudono altri punti nascita in zone disagiate mentre a Reggio si procede speditamente alla realizzazione del nuovo Centro maternità ed infanzia (MIRE) dotato della più moderna strumentazione esistente e con personale medico di alta eccellenza. E’ chiaro che il punto nascita ha la sorte segnata da mo’, diciamo, e che la strategia del confronto pur se condivisibile in linea di principio diventa inutile finzione, quando i fatti hanno già segnato il loro corso ed una delle parti, con la sua palese latitanza, ha già dato la sua sentenza. Il problema però è molto più vasto e interessa complessivamente il futuro della struttura sanitaria della montagna. L’hanno chiesto i mercati e l’Europa, ci dicono ad ogni piè sospinto, e allora per essere in linea occorre tagliare. Sono anni che si procede su questa strada. Naturalmente il taglio lineare non guarda in faccia a niente e nessuno. Assistiamo quindi a chiusure incomprensibili anche di strutture da poco costruite ed ammodernate. Niente importa se non presentare conti in regola. Le zone marginali e più deboli, naturalmente dotate di un peso elettorale irrilevante, sono le prime a subirne le conseguenze. I partiti non esistono più, niente mediazioni, le Province le hanno abolite, non si capisce quale sia il disegno politico-territoriale che guida questa classe dirigente se non una docile accondiscendenza ai diktat di ordine superiore. La politica del carciofo, una foglia tolta per volta, è oramai strategia palese. Siamo al dunque. O ci si organizza dal basso in modo preciso e puntuale, si acquisiscono competenze per poter replicare nel merito a disquisizioni prettamente specialistiche che rischiano di farti fuori in ogni confronto, o è la fine. Insomma deve tornare la politica, ma non quella dei politicanti fatta a loro uso e consumo, ma la politica vera, quella della assunzione di responsabilità, della partecipazione alle scelte, della consapevolezza che o tu ti occupi della comunità oppure qualcun altro se ne occuperà ma nel modo che farà più comodo a lui. “Ho scoperto che il mio problema è eguale al tuo: sortirne da soli è l’avarizia, sortirne assieme è la politica”, diceva don Lorenzo Milani. La battaglia per l’ospedale in tutti i suoi aspetti è una questione di vita per la montagna. Nessuno può tirarsi indietro. Occorre organizzarsi al più presto. Poi potrebbe essere davvero troppo tardi.
Sip, Gins, Smn? Ma di cosa stiamo parlando? Egregio signor Nicolini, lei potrebbe corroborare la sua tesi con tutti gli acronimi che conosce e usarli per tuonarci la testa al punto da farci smettere di leggere il suo intervento dopo tre righe, ma la realtà è un’altra! Lei sa dov’è Civago? Dov’è Cerreto Alpi? Magari sa dov’è Miscoso? Lei ha la vaga idea di cosa voglia dire percorrere le strade di montagna, magari con la neve o la nebbia, cercando di evitare le buche per non distruggere gli ammortizzatori e, perché no, per non far partorire in macchina una moglie, una sorella o un’amica? Ma sì, partoriamo tutte nei campi, con il dolce ululato dei lupi come sottofondo, con la candida neve come antisettico e un meraviglioso panorama per i “selfie“! Sa quanti “like“? Non stiamo parlando di leggi, politica, o non so cos’altro, noi stiamo parlando della vita dei nostri bimbi e delle loro mamme. Due ore di macchina possono essere anche molto rischiose, oltre che dolorose, per una partoriente e il suo bambino e io che vivo quotidianamente dei sorrisi dei bambini, mi scusi, ma non riesco a non inorridire.
Un vecchio adagio recita: a pensare male si fa peccato…, aggiungeva un politico della prima Repubblica: …ma di solito ci si prende. Io penso male, penso che il dr. Nicolini abbia in ottica la poltrona di mega dirigente del nuovo “carrozzone” e dunque quale occasione migliore per dimostrare di sapere governare e tagliare su richiesta e così dimostrarsi all’altezza del nuovo incarico. Se poi a pagare il conto sono quattro montanari, beh, poco importa.
Visto che la Regione non si interessa dell’Ospedale S. Anna che lo venda a privati. Più di 35.000 persone della montagna troveranno un proprietario come l’on. Marconi che nel lontano 1935 lo costruì facendo sacrifici.
Brava Luisa Valdesalici, costruito dall’on. Pasquale Marconi e non dai politici e burocrati. Ricordo a chi non lo sapesse che nel 1935 era un semplice medico ma con tanto coraggio e sacrificio ha lasciato a noi tutti montanari un pezzo della sua umanità.
Una curiosità: nel caso avvenisse un “parto precipitoso” (10% dei parti naturali) sull’elicottero, il luogo di nascita sarà il paese che si sta sorvolando? Grazie.
Chiedere a Nicolini di sostenere la richiesta di deroga alla Regione e al ministro Lorenzini è come chiedere ad un cassiere della Banca Etruria la restituzione dei soldi truffati ai risparmiatori. Il tecno burocrate sosterrà sempre il sistema che si fa forza di questi profili per rafforzare se stesso. Bene invece la calata, anche se tardiva, a Bologna per la consegna delle firme da parte delle Cicogne, unica vera forza di resistenza all’esproprio del punto nascite. Quanto alla flebile richiesta del modesto sindaco Bini di vedere Nicolini e Venturi, l’assessore regionale, a Castelnovo è pura utopia e denuncia l’incapacità di capire cosa serve e cosa conta veramente per far sì che le nostre donne partoriscano ancora in montagna.
Giriamoci intorno quanto vogliamo: l’euro vuol dire austerità. Austerità vuol dire tagli. Questi sono i tagli: tagliare a Porretta o a Castelnovo ne’ Monti. La guerra tra poveri, tutto quello che possono fare i politici e gli amministratori é tagliare dove pensano di perdere meno voti. Non finirà bene.
Il Comitato e le associazioni di volontariato dell’Appennino, riunite nel gruppo “Insieme per l’ospedale Sant’Anna”, prendono atto delle ultime dichiarazioni alla stampa del direttore generale Ausl di Reggio, Fausto Nicolini, che assumono un valore politico importante.
Complimenti al dott. Boni perchè esporsi é sempre un titolo di merito e la sua disamina é condivisibile: la paternità di tutte le scelte degli ultimi lustri é chiara e politici disposti a battersi per il nostro ospedale se ne sono visti ben pochi negli ultimi decenni.
(Guglielmo)
Come già ebbi modo di dire in varie occasioni se vogliamo (e dobbiamo) vincere questa battaglia per la tutela del nostro diritto ad una sanità pubblica ed efficiente dobbiamo identificare i responsabili di quanto sta accadendo. Non posso che condividere le parole del dott. Carlo Boni che senza timori si espone in prima persona senza tanti giri di parole. E’ evidente una responsabilità politica di chi amministra a tutti i livelli (Stato e Regioni) e che ha deciso di conferire l’incarico al dirigente sanitario di riferimento. Il dott. Nicolini è stato nominato dall’assessore regionale alla sanità (che nomina i direttori generali), quindi tutte le sue dichiarazioni hanno una valenza politica. D’altro canto se i politici del partito che lo ha nominato non lo smentiscono o non lo sostituiscono significa che sono in accordo con quanto dice. Il problema di fondo potrebbe essere più grande di quanto non si voglia fare credere ed in gioco forse non è più solo il reparto di Maternità ma l’intero presidio ospedaliero. Non vorremmo assistere ad un film già visto in altri territori “deboli” per riprendere un concetto ben espresso dal dott. Boni, dove sono stati chiusi ospedali per essere sostituiti con un OS.CO (Ospedale di comunità) o Case della salute, smembrando di fatto il servizio pubblico a favore del privato.
(Massimiliano Genitoni, portavoce M5S Castelnovo ne’ Monti)
“Non vorremmo”? Che cosa deve ancora succedere per eliminare i condizionali?
(mv)
Leggo con molto piacere l’intervento del dr. Boni, riguardante il NOSTRO punto nascite. Non a caso ho messo “nostro” in lettere maiuscole per indicare che il reparto di ostetricia insieme a tutto l’ospedale Sant’Anna appartiene a noi montanari, struttura però apprezzata anche da pazienti di altri distretti sanitari. E’ vergognoso quanto sia assordante il silenzio dei nostri amministratori (notate il minuscolo), che in tutta questa vicenda non si sono ancora decisi a prendere una posizione ferma e decisa contro dichiarazioni pesanti e denigratorie in merito alla chiusura del punto nascite. Cordialmente.
(Davide Monelli)
Conosco il dr. Boni da anni e lo stimo come collega. Il suo punto di vista vale come il mio. Pertanto lo rispetto. L’unica cosa che vorrei spiegasse meglio in una ottica dialettica è:
a) come spiega la posizione espressa in questi 6 anni dalla SIN (Società italiana di neonatologia) e SIP confermata da comunicati stampa a più riprese attraverso i suoi presidenti e ribadita recentemente dal presidente della azione lombarda contraria alle deroghe? Non sono colleghi autorevoli? Sono tutti incompetenti. E come loro i ginecologi, le ostetriche, ecc.;
b) conosce bene che in base ai criteri di accreditamento della regione per mantenere Castelnovo ne’ Monti era sufficiente una pronta disponibilità pediatrica mentre ora i requisiti della Commissione nascita nazionale richiedono una guardia pediatrica o neonatologi a H24. I requisiti di sicurezza, Carlo, si sono modificati da quando tu ed io lavoravamo in ospedale nei punti nascita, il mondo è cambiato;
C) conosce il parere del GINS (Gruppo italiano nascita sicura) dove ci sono rappresentate tutte le principali associazioni scientifiche ginecologiche, ostetriche, pediatriche, neonatologi che è degli anestesisti ostetrici?
D) Conosce la posizione dei colleghi che fanno parte della Commissione nascita nazionale e anche regionale?
E) Ha osservato rispetto ai tempi in cui lavoravamo noi (20 anni fa) il cambiamento nella assistenza neonatologica in termini di competenze e skills?
E) Ha notato l’incremento del contenzioso medico legale nell’area materno-infantile?
F) E’ a conoscenza della carenza di pediatri e ancor più di neonatologi che oggi non troviamo per gli hub immaginiamo per gli spoke?
G) Ha parlato con alcuni colleghi che oggi lavorano in Neonatologia o Ginecologia o con anche direttore di unità operativa per chiedere cosa ne pensa?
Certo si possono ruotare i professionisti con il SMN. Siamo stati noi i primi a farlo, figuriamoci. Quando “ereditai” i punti nascita nel 2001 l’ospedale di Castelnovo non aveva né la guardia ginecologica nè anestesiologica. Il problema è trovarli. Comunque anni fa il dr. Boni lavorava in ospedale. Poi scelse di uscire sul territorio a fare il pediatra di libera scelta. Decisione personale legittima e che certamente non discuto. Ma avendo rivendicato tutte queste competenze qualora sia necessario garantire il punto nascita con una guardia pediatrica-neonatologica H24 viste le sue competenze saremo felici di annoverarlo nella equipe che dovrà garantire questo tipo di assistenza in turni di 24 ore per 365 giorni all’anno. Caro Carlo, se volevi venire a parlarmi sai che la porta è sempre aperta e forse da addetti ai lavori ci saremmo confrontati con più serenità e con meno “rumore di fondo”. Comunque apprezzo la tua sincerità e comunque sai bene che questa materia andrebbe discussa con maggiore tranquillità in primis tra gli addetti ai lavori. Io non sono il servo sciocco di una politica che vuole fare risparmi e lo dice la mia storia: quando si chiuse la Ostetricia di Correggio e io (lo sai bene) lavoravo in quel punto nascita presi una posizione chiara (e permettimi impopolare, visto che era il mio paese e che pagai personalmente in modo pesante) e avallai la scelta di chiudere se non erano garantiti maggiori i margini di sicurezza. Sono passati 20 anni: non ho cambiato idea. Poi se vuoi una risposta sul riordino dei punti nascita oggi, bene leggi la normativa e troverai da solo le risposte. E mi raccomando: confrontati con qualche collega che in ospedale ci lavora ancora. Un abbraccio.
(Fausto Nicolini)
Voglia perdonare il fastidio di una voce dal “rumore di sfondo”, ma mi voglio regalare lo sgarbo di un’invadenza: cosa rimarrà, dottor Nicolini, del nostro ospedale? Meglio, quanti reparti del Sant’Anna rimarranno operativi, dopo la “cura”?
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Egregio dott. Nicolini, grazie per la risposta. Mi pare che il discorso non sia (o almeno in parte) di natura tecnica; diversamente faremmo a gara nel procurarci dati grezzi e pubblicazioni da PubMed per sostenere le proprie tesi. Lasciamo quindi perdere per un momento i vari comitati SIN e SIP. Il discorso è di logica applicata alla topografia del territorio, di logica nel salvaguardare le aree montane (sì, le famose aree interne tanto care a Bini), di logica nel non piegare alla politica purpurea le volontà dei cittadini. Sarà anche un “battitore libero”, ma la vicenda ha comunque un ben determinato riflesso cromatico.
(MA)
L’ultima parte è quasi inquietante. Un bravo medico si batte per l’ospedale dove lavora. Mi pare di ricordare che ai miei tempi molte donne di città e non solo sceglievano di partorire a Correggio. Chissà perché ha scelto di fare il politico! Sicuramente per un amore sviscerato per il proprio lavoro date le molteplici specializzazioni che possiede. Sono passati vent’anni e non ha cambiato idea, ma lavoro sì! Più redditizio, ma soprattutto più protetto. Tutto questo gioca a suo sfavore, il problema è che, anche in questa veste di politico, dalla lettera di risposta al dottor Boni parrebbe di capire che manca un pediatra a Castelnovo ne’ Monti. È questo il problema? Ma parli chiaro e si legga i commenti. Poi si dia una risposta su ciò che dicendo e scrivendo. Anzi, la dia a noi cittadini una risposta chiara. Guardi che anche tra noi montanari c’è “gente” colta in grado di capirla, non abbia timore. Parli chiaro e sia trasparente.
(Luisa Valdesalici)
È proprio il “rumore di fondo” che tanto la infastidisce quello di cui abbiamo bisogno, dottor Nicolini! Signori politici, perché lei non appartiene alla classe dei medici, in quanto non esercita, ma a quella dei politici, noi cittadini abbiamo bisogno, pur se di montagna (mi creda, vi sono molte menti in grado di capire la sua risposta al dottor Boni) di chiarezza e di trasparenza. Volete che la montagna sparisca, visto che il “nostro” ospedale costruito non dai politici, ma dall’onorevole Pasquale Marconi per tutelare la salute, bene primario, dei suoi concittadini (questi erano politici) non è che un piccolo spoke? Lei sa quanti sono i giovani, quindi potenziali abitanti della nostra montagna, che frequentano le nostre scuole? Glielo dico io. Ad oggi 01/02/2017 sono 4.123 giovani che frequentano le scuole di ogni ordine e grado da Casina in su. Solo i residenti a Castelnovo ne’ Monti sono 987. Vogliamo togliere a tutti questi giovani la possibilità di rimanere nei luoghi dove sono nati e dove i loro genitori con grandi sacrifici si sono costruiti una casa, o li vogliamo mandare a tutti i costi all’estero? I nostri giovani non sono choosy, sa! L’abbandono creerebbe grosse difficoltà per tutto. Non c’è bisogno che gliele elenchi, spero!? Tenga conto che il lavoro nelle città non si trova, i tempi sono cambiati, come lei dice al suo amico dottor Boni. Ma stanno cambiando ancora e voi politici avete i paraocchi. Il lavoro nelle grandi città sarà sempre meno e la crisi, come vediamo (disoccupazione dei giovani al 40%) porterà inevitabilmente i giovani a riscoprire il lavoro della terra se vorranno mangiare. Ecco perché andrebbero potenziate le zone di montagna, oltre al valore culturale e di tradizioni che già possiedono, anche come possibili aree per nuove attività lavorative. Inoltre non dimentichi la qualità di aria e di vita. E voi politici togliete gli ospedali perché siete lungimiranti. Complimenti! Pensate che i montanari ignoranti meritino le CdS o quasi ricoveri (mi leggerò il provvedimento varato dalla Regione a tale proposito) e non il diritto alla salute senza essersi fatti dagli 80 km in su con qualsiasi tempo? Grazie dottor Nicolini. Lei ha una grande sensibilità. Fate bene a darvi ulteriori incentivi per raggiunti obiettivi, oltre al misero stipendio che percepite. Sicuramente il dottor Boni lavora di più e percepisce meno di lei. Non posso abbracciarla, ma dirle buona fortuna e continui così, con la sua grande sensibilità e lungimiranza. Siamo in una situazione politica mondiale perfetta.
(Luisa Valdesalici)
Gentilissimo direttor Nicolini, ridurre il problema a mere polemiche è assolutamente fuori luogo vista l’elevata importanza che il punto nascita rappresenta per il nostro territorio. La politica non risponde. Nel documento condiviso presentato sia a lei che in Regione è già contenuta la soluzione: “Il Ministero stesso ha riconosciuto proprio alle aree come la nostra la possibilità di garantire continuità e sicurezza dei Punti Nascita anche senza il raggiungimento dei 500 parti, deroga data ai territori per garantire una possibilità di sviluppo complessivo”. L’integrazione con l’ASMN permette la rotazione del personale che in questo modo amplia la propria esperienza e garantisce maggiore professionalità e nuove conoscenze operative e terapeutiche. Per mantenere in attività il Punto Nascita è necessario garantire la continuità del modello operativo adottato nel 2010 ed accreditato dalla Regione Emilia Romagna, basato su una equipe interaziendale di medici ed ostetriche (con guardia H24), professionalità in campo neonatologico di pediatri ed anestesisti rianimatori, guardia su 24 ore di rianimatori, reperibilità notturna di pediatri (che andrà trasformata in guardia attiva) trasporto dedicato ed in sicurezza per gravide e neonati, supportato da protocollo di selezione delle gravidanze a rischio. Con impegno condiviso le direzioni generali delle due aziende devono farsi carico di garantire la efficienza del modello operativo, con particolare attenzione alla formazione continua di tutte le professionalità, attuato in sicurezza dal 2010 a Castelnovo ne’ Monti, creando le condizioni perché la Regione Emilia Romagna possa valutarne la accreditabilità in Commissione Nascite e conseguentemente inoltrare al Ministero della Salute la richiesta di deroga, unico riconoscimento che rende possibile e legale la sopravvivenza del Punto Nascita. In sintesi, riguardo al Punto Nascita la nostra proposta operativa é di trasformare la reperibilità notturna pediatrica in guardia, così da rispondere ai requisiti richiesti dagli standard di sicurezza, avendo già da molti anni la H24 di Anestesia/Rianimazione e di Ostetricia/Ginecologia.” Illustrissimo Direttore e illustrissimi politici, chi pagherà tutti questi disagi psicologici, culturali, economici e sociali a cui è stata sottoposta la cittadinanza (in particolare le donne e i bambini) e l’intero ospedale con tutti i suoi operatori?
(“Salviamo le Cicogne” e “Insieme per l’ospedale”)
Servirà a poco, forse qualcuno dirà che siamo “quattro gatti”, ma il Circolo del Pd di Toano condivide in pieno le iniziative dei comitati, delle associazioni, dei comuni della montagna reggiana e dei tanti cittadini che ormai da oltre due anni si battono per salvare il nostro ospedale e i suoi reparti. Le deroghe ministeriali ci sono, le soluzioni operative pure, occorre solo che la Regione ascolti le richieste degli abitanti dell’Appennino. In passato il nostro Circolo ha fatto appello al sottosegretario Rossi, ai consiglieri regionali, ai parlamentari, e ci era parso di capire, forse c’eravamo illusi, che fosse stata intrapresa la strada giusta. Siamo iscritti al Pd, abbiamo votato gli attuali amministratori regionali, ma ciò non significa che accetteremo (per fedeltà al partito o altro) scelte che penalizzerebbero il nostro territorio. I valori della solidarietà e del rispetto dei più deboli sono valori fondanti del Partito democratico: se la Regione Emilia-Romagna dovesse tradire tal valori, penalizzando il nostro ospedale, avrà tradito anche la fiducia degli elettori Pd di Toano. Cordiali saluti.
(Michele Lombardi, segretario Pd di Toano)
Ecco, con voi “quattro gatti” potremmo già essere in cinque gatti che, nel caso, alle prossime amministrative regionali non voteranno più Pd. Perchè, cari esponenti del Pd, ricordatevi quella nefasta giornata nella quale un esponente della Regione a Castelnovo ne’ Monti sosteneva che qui non sarebbe stato toccato nulla e contemporaneamente (in senso letterale) a Bologna un altro esponente Pd sosteneva la necessità di chiudere il nostro punto nascite come quello di Porretta. E’ l’ora dei fatti, di chiacchiere ne sono già state fatte troppe. Il nostro Nicolini, molto, molto, molto probabilmente “simpatizzante” del Pd, non la pensa così ed a richieste sociali risponde con tecnicismi. Secondo lui la montagna si deve accontentare di essere uno spoke (il raggio di una ruota o il piolo di una scala). Secondo me la tecnica e le norme devono essere al servizio dei cittadini ed in particolare di quelli che soffrono di maggiori disagi. E secondo voi? Bene: il Pd oggi non rappresenta più questa istanza.
(Elio Peri)
Basta con ‘sto Nicolini, non è lui il target. Lui è un manager. Punto. Ha un cuore di manager, mica gli si può fare un trapianto. Gli è stato dato un compito e lui ha svolto il compito in modo brillante e non è ironia. Ero presente, infiltrato, in uno dei suoi “eventi aperti al pubblico” dove era stato invitato ad illustrare la razionalizzazione della sanità in provincia e ho avuto modo di apprezzarlo, anche se sono dovuto ricorrere all’AEB, un omaggio agli acronimi (Autonomous Emergency Braking), quando è passato al capitolo Sant’Anna. E’ stato due anni fa. La colpa è nostra, signor Peri, che abbiamo espresso ormai da troppo tempo una classe politica ferma e inadeguata, opposizioni comprese. L’unico, serio contributo che questa classe politica può ancora dare, è quello di dimettersi. In montagna, intorno al comitato “Salviamo le Cicogne” si sta concretizzando un “pensiero”, a quello, dal mio punto di vista, si deve dare lo spazio. Tutto il resto è già acqua passata.
(mv)
Complimenti al dr. Boni. Peraltro parole sagge, chiare, come chiara è la miopia (definiamola così per carità di patria e partito) di chi vuol negare le nascite al cospetto della Pietra. Bravo dr.!
(Serb)
Egregio dott. Nicolini, purtroppo quello che non è cambiato da quando lei ed il dott. Boni eravate nei punti nascita sono le distanze che dividono le zone montane da Reggio Emilia. Faccia un giro qui in montagna invece di perdere tempo a riempirsi la bocca di sigle inutili e le faremo vedere quanto è utile l’inutile reparto.
(Dario Menolfi)
Signor Fausto Nicolini, io non conosco nessuna commissione, gruppo o società di neonatologia ma so cosa vuol dire partorire. So cosa significa sentire un dolore tale da pensare di morire. Le assicuro che in quegli istanti l’ultima cosa che avrei voluto è essere caricata su un elicottero, sperando poi nel bel tempo sennò sarei finita per partorire direttamente in pista di decollo. Quando parlate di tutte questi leggi e direttive nuove da rispettare prendete anche in considerazione l’aspetto umano della questione? Siamo persone, non cose. Io ho partorito a Castelnovo ne’ Monti, ho trovato un reparto nuovo, pulito e curato. Un personale più che competente. Ostetriche, infermiere e medici straordinari. Il reparto di Ostetricia di Castelnovo ne’ Monti sappiamo tutti che è più che sicuro, una donna a termine non ha nessun motivo per non partorire qui, nessuno. La sicurezza qui non c’entra. Noto che non ha risposto a nessuna delle domande che le sono state poste.
(Francesca, mamma)
Bravissimo dr. Boni!, ho apprezzato moltissimo le parole che ha detto, ma ancora di più il coraggio che ha avuto nel dirle! Nicolini ha infatti subito messo le cose in chiaro dicendo che di queste cose si parla tra colleghi, mai che venga in mente a qualche dottore fuori dal sistema di dire cose giuste e sensate. Caro dott. Nicolini da buon dottore che é, invece di fare il commissario di spending review aspettiamo lei a fare la guardia neonantologica H24, in modo che il nostro ospedale possa rimanere aperto! Il vero problema ė proprio questo, se i dottori non fanno più il loro mestiere ma si occupano di tagli e di politica è logico che gli ospedali devono chiudere. Il dott. Nicolini, che servo sciocco non è, e la sua compagnia cantante non hanno in mano niente, usano inglesismi e parlano di linee guida per sembrare credibili ma non sanno nulla dell’importanza che riveste un ospedale per la nostra zona. Se ci crediamo, se altri dottori come il dr. Boni avessero il coraggio di prendere posizioni invece di nascondersi dietro un dito e poi lamentarsi della chiusura dietro le quinte, beh, sono certo che il punto nascite rimarrà aperto. Non bisogna mollare e ancor bravo dottor Boni!
(Mauro)
Davvero i medici sono i grado di affermare che accorpando tutte le nascite in un unico punto ospedaliero più nessun bimbo e nessuna mamma ci lascerà le penne o piuttosto più nessun bambino avrà problemi legati al delicato momento del parto? Sicuramente con tutta la tecnologia a disposizione e medici specializzati i rischi vengono ridotti, ci arrivo pure io, ma non parleremo mai di numeri pari a zero. Con quest’ottica di centralizzare tutto potremmo quindi arrivare a dire che addirittura potremmo accorpare i punti nascita di più province… cosa cambierebbe 30 minuti di auto in più se tanto non è un problema reale la distanza? Un unico punto nascita gigante a Bologna! Sai quanti denari risparmiati e quanto sarebbe più semplice trovare il personale e gestirlo, e che attrezzatura? Eppure con la capacità italica di rovinare tutto forse riusciremmo a far andare in malora anche un elite del genere. Abbiamo in montagna una struttura che ad oggi realmente fa invidia a quella reggiana, personale con esperienza e chi di nuovo entra in quel reparto mi auguro venga affiancato e formato perché possa diventare un buon professionista. Le procedure in emergenza ci sono. Cosa manca oltre ad un numero si continua a non capirlo. Cosa abbiamo è già stato detto anche pubblicamente dai medici, ma pare non interessi smantellarlo. E quanto alla storia che pare che l’elicottero salverà tutti noi dal destino, non credo che alzeranno mai un elicottero per una partoriente fisiologica se non che con reali possibilità di morire (bimbo o mamma), tanto come farebbero ora. È stato aggiunto il servizio notturno (che per noi è manna!), ma non credo siano cambiate le modalità di esecuzione del servizio. Trovo banale l’annuncio da parte delle amministrazioni, la successione della bella notizia del servizio elisoccorso notturno e la “bruciata” successiva del dirigente reggiano… davvero di poco gusto mediatico. Quasi come volerla vendere a qualcuno. Cordialmente.
(Daniela Baroni)
Egregio dott. Nicolini, mi permetto di porle una domanda, semplice: come mai, se ci sono tutte queste evidenze scientifiche sul fatto che il punto nascita non è sicuro, lei ha più volte affermato che se la politica deciderà di tenerlo aperto lei non avrà problemi nel farlo? Chiarisca bene questo concetto, perchè c’è qualcosa che davvero non torna. Mi permetto altresì di informarla che io ho partorito nel luglio del 2010 in questo punto nascita e, purtroppo, ho avuto un’emorragia post partum. Se davvero, come dichiara lei nell’intervista, (nell’unico caso che cita!) nei piccoli centri sarebbero incapaci di affrontare una simile emergenza, come mai io sono ancora qui? Come mai sono stati immediati e pronti? Peraltro, mi risulta che non sia, purtroppo, un avvenimento così raro. Se un’intera comunità sta insorgendo, e se ne accorge benissimo anche lei, un motivo ci sarà. Ci rifletta.
(Elisabetta Paroli)
Egregio dott. Nicolini, appartengo anch’io al “rumore di fondo” che infastidisce “eletti” e “nominati” (più o meno preparati ed intellettualmente onesti) e vorrei invitarLa a prescindere dalle sorti progressive della neonatologia e dalle paure del contenzioso. Secondo la logica che sottende al Suo ragionamento, e se allarghiamo il confronto ad una dimensione internazionale, per assurdo presto anche l’ospedale di Reggio potrebbe risultare inadeguato a garantire i “livelli” di assistenza ottimali. Quindi Le chiederei uno sforzo di sano pragmatismo nel riconsiderare la questione. Siccome le distanze sono rimaste tali e quali (forse un ingegnere dei trasporti potrebbe fornirLe qualche dato), piuttosto che spostare elicotteri o unità mobili di rianimazione, come giustamente sottolineava il dott. Boni, conserviamo un presidio ancora funzionante e proviamo a spostare il personale medico ed infermieristico (se questo manca la colpa non è certo di chi ha scelto di resistere a vivere in montagna, ma magari di una politica di accesso alla formazione di cui forse dovrebbe preoccuparsi anche Lei). Fino a non molti decenni fa si partoriva in casa e forse lo spostamento a Reggio del punto nascita potrebbe ridare vigore a questa pratica (non ho dati sulla variazione della mortalità neonatale, ma proviamo a comparare costi e rischi di un parto domestico con quelli di un viaggio in elicottero in una delle tante serate di nebbia?). E se il suo timore è rappresentato dai rischi legali dell’apparato medico e dirigenziale, passibile di denunce per non aver garantito i livelli assistenziali fissati normativamente, metta al lavoro gli avvocati (che a differenza dei medici non scarseggiano) e predisponga una bella dichiarazione di liberatoria da far sottoscrivere alle partorienti. Quando una norma è carente o discutibile (ed in Italia succede purtroppo spesso) sarebbe opportuno ridiscutere quella, anche attraverso la sensibilizzazione dei politici, piuttosto che eseguirne il dettato a danno della comunità. E il danno alla comunità in questo caso è evidente e Lei ne sarà corresponsabile: la perdita di un servizio di tale importanza significa impoverire un territorio, sul quale peraltro sono state spese ingenti risorse pubbliche sulle strutture edilizie; questa scelta è riconducibile a logiche di accentramento e concentrazione (di servizi, di lavoro, di residenza) che producono effetti devastanti a molti livelli (dal sociale fino alla cura dell’ambiente e del territorio), non risarcibili con le forme di “compensazione” lodevolmente messe in campo da altri settori della medesima amministrazione regionale. Forse prima di rianimare un moribondo occorre evitare di contribuire ad ucciderlo. Grazie e buon lavoro.
(Luigi Monti, nato all’ospedale di Castelnovo)
Proprio così, mi associo e sottoscrivo in toto l’intervento di Luigi Monti.
(Carlo Boni)
Condivido pienamente tutto quanto scrive il signor Monti e spero che l’invito a riflettere e a considerare le cose sotto l’aspetto umano, del signor Luigi, del dottor Boni e di molti altri, venga accolto. Mi auguro solo che le decisioni non siano già prese e non sia rimasto solo da farle accettare e auspico che, per una volta, si usi quel buon senso che, nel mondo voluto da questo sistema politico, sembra perduto, scomparso.
(Antonio Manini)
La differenza tra Boni e Bini è piccola solo in senso grammaticale. Quello che dovrebbero fare dei politici che davvero hanno a cuore il nostro ospedale (non solo Bini, ma anche la sen. Pignedoli, per fare un altro nome, che probabilmente avrebbe facilmente “a tiro” il ministro Lorenzin) non sono i continui ed inutili convegni in cui si ciancia di massimi sistemi proprio mentre, contemporaneamente, il territorio viene spogliato di servizi importantissimi. Di politici del genere facciamo a meno, ci autogoverniamo se dobbiamo solo rilasciare delle carte d’identità.
(G. Romei)
Egregio Direttore, approfitto ancora della ospitalità di Redacon per un piccolo secondo intervento. L’ultimo perchè non vorrei che si pensi che l’oggetto di discussione sia una mia esclusiva e vi sono altri numerosi soggetti interessati. Mi scuso per alcuni refusi nel testo della mia risposta al dr. Boni, spero che comunque il senso e i contenuti nel merito siano comprensibili. Vorrei rispondere alla signora Francesca. Rispetto il suo punto di vista di mamma e di cittadina della montagna. Vorrei però chiarire alcuni piccoli concetti. Il mestiere di medico fin dai tempi di Ippocrate è impegnativo, la salute delle persone è materia delicata e comporta grandi responsabilità. Il medico non ha un potere assoluto e non pratica la professione come gli pare, in assoluta discrezionalità e autoreferenzialità: è buona cosa che vi siano delle regole. Chi definisce queste regole? Sul versante etico comportamentale è l’Ordine dei medici con il codice deontologico (“secondo scienza e coscienza”). Sul versante tecnico (clinico-assistenziale) è la comunità scientifica cioè i professionisti stessi con le loro associazioni. Lo strumento sono le Linee Guida, le Consensus Conference, ecc. È qui entrano in gioco le associazioni scientifiche, le agenzie, le Commissioni nazionali, regionali, ecc. Nel nostro caso quelle dei ginecologi, ostetrici, pediatri e neonatologi. Sul versante organizzativo si procede attraverso la normativa che viene definita dalle istituzioni preposte attraverso leggi e regolamenti: qui è il Parlamento, il Governo, le Regioni e si opera attraverso leggi e norme che poi devono essere applicate. E nel nostro specifico caso ci sono leggi e decreti a livello nazionale e regionale che parlano chiaramente, al di là di interpretazioni più o meno corrette o strumentali. Il mancato rispetto a tutti i livelli di queste leggi e norme che regolamento il nostro agire professionale espone i soggetti interessati in ambito giuridico amministrativo, civile e penale rispondendo nel nostro campo in particolare per “imperizia, imprudenza e negligenza”, per colpa grave o per “danno patrimoniale”. Lo so, signora Francesca, che è tutto piuttosto complesso, ma la complessità è una dimensione ineludibile della sanità e medicina moderna che non è più quella di 20 anni fa. Questo giustifica anche i diversi punti di vista tra politici, amministratori, professionisti, cittadini e pazienti. Punti di vista legittimi e comprensibili ma che poi si confrontano con la necessità di prendere decisioni da parte dei soggetti deputati. Grazie per l’attenzione.
(Fausto Nicolini)
I soggetti deputati devono prendere decisioni. Assolutamente corretto. Il giudice, per dire, deve emettere la sentenza e lo fa sulla base delle leggi vigenti. Le leggi le fa il Parlamento. Il Parlamento legifera in base alla legge di bilancio (perché non si fanno leggi senza copertura). Il bilancio lo fa… chi lo fa il bilancio? Ah, già, il bilancio lo fa la Commissione europea, con le sue letterine periodiche. Il bilancio è magro e quindi la coperta è corta. Quindi, dobbiamo scegliere tra mantenere i piccoli ospedali, oppure l’accoglienza agli immigrati, oppure la ricostruzione delle zone terremotate, oppure la manutenzione ordinaria e straordinaria del patrimonio dello Stato, oppure qualcos’altro. Quando la coperta è corta, a tirare vince il più forte. La Costituzione direbbe il contrario, cioè che i cittadini hanno uguale diritto alla salute, ma in Costituzione ora, in omaggio all’Europa, c’è l’art. 81 (il pareggio di bilancio). Quindi, vinca il più forte!
(Commento firmato)
Gentilissimo Dir.Gen. Dott Fausto Nicolini, ti ringrazio per il tempo che hai voluto dedicarmi, nel rinnovarti la sincera stima per la competenza e la dedizione nel tuo lavoro mi trovo obbligato ad una breve replica. Gli autorevoli colleghi che menzioni sono naturalmente degni della massima considerazione, tuttavia ammettendo che le loro opinioni siano scevre da legittime ambizioni di aumentare l’importanza della centralità delle strutture che dirigono (non ho mai visto, almeno per Pediatria e Neonatologia, qualche centro che facesse il tifo per la periferia. Ti ricordi senz’altro la opposizione che le università misero in atto a suo tempo contro l’autonomia di Neonatologia e Terapia intensiva neonatale di Reggio Emilia). Accogliendo comunque la loro piena imparzialità di giudizio voglio sottolineare ancora una volta la differenza che c’è tra l’area montana della nostra provincia e delle aree appenniniche in generale rispetto ai centri di fondovalle o di pianura, per i ben noti motivi più e più volte ricordati, i problemi in queste aree sono differenti e come tali vanno risolti. La chiusura è la soluzione più semplice e tranquillizzante, ma non è la soluzione. Dobbiamo trovarne un’altra. Il problema sono le risorse umane ed economiche? Ti direi che occorre trovarle attraverso accorpamenti e l’utilizzo anche di risorse presenti sul territorio attraverso uno schema sperimentale da discutere, ma già da tempo proposto, dove l’H24 da te minacciato per il sottoscritto non mi spaventa personalmente, ma non può essere solo questo. Mi rendo conto che l’aspetto medico legale vada ben considerato, ma questo è un aspetto che non può essere prevenuto non prendendosi responsabilità, la nostra professione è intrisa di forti responsabilità. Più grande l’onore maggiore è l’onere. A questo proposito sottoscrivo l’intervento del signor Luigi Monti qui sopra. Un’ultima considerazione. Sarò sempre disponibile per un confronto con te basato su una dialettica costruttiva in separata sede, ma credo che il confronto trasparente in pubblico per il bene comune sia di importanza straordinaria.
(Carlo Boni)
Grazie, dottor Boni. Credo anch’ io che per un bene importante come la tutela della salute sia indispensabile un confronto trasparente e pubblico. Signori assessori, se non avete nulla da nascondere conviene anche a voi e alla politica tutta. Se manca personale per garantire la sicurezza si fa un bando di concorso per pediatri. Ma ditelo! State snervando la popolazione.
(Luisa Valdesalici)
Un plauso e un ringraziamento al dottor Boni. Condivido parola per parola il suo lucido e puntuale intervento.
(Monja)
Un consiglio agli “amici” del Pd, gli slogan dove si afferma la vicinanza ai cittadini sono spot irrilevanti. È su questioni di vitale importanza per i cittadini e il territorio che bisogna esserci e non a parole, ma nei fatti, nel concreto. Altrimenti non stupitevi dei risultati elettorali nel prossimo futuro. L’ospedale Sant’Anna è un presidio sanitario fondamentale per tutta la montagna e i suoi cittadini.
(Monica)
Io non ho un curriculum importante (non ho finito le superiori, ho fatto il camionista e sono da sempre un lavoratore autonomo) mi scuso quindi se nonostante questo cerco di dire la mia (come ho già fatto in tante sedi) visto che sono sindaco di un comune importante. Leggo le dichiarazioni autorevoli del dott. Nicolini, chiederei al dottore di venire a spiegare agli amministratori e ai cittadini la questione sicurezza del punto nascita, il perché non si può concedere la deroga e anche perché non si vuole nemmeno chiedere cosa di pensa di fare del reparto di Pediatria e Ginecologia, che funzione avranno, chi saranno i medici che opereranno dentro quel reparto. Stessa cosa per gli altri reparti Chirurgia, Ortopedia, Cardiologia, Pronto soccorso e ambulatori vari Otorino, Urologia ecc., nomi cognomi e progetti. Perché ormai il tempo è giunto di togliere gli amministratori e i cittadini da questa imbarazzante situazione, perché quello che ormai sta succedendo da un po’ di tempo da noi non ci piace. Vorremmo sapere il perché delle fughe in avanti (iniziative legate alle mamme che vengono inviate a Reggio e in altri ospedali, sostituzione dell’otorino, rafforzamento pediatrico, dirottamento a Reggio per la mammografia alle residenti del comune di Casina). Per questo abbiamo bisogno di risposte e di essere tranquillizzati. Non mi sembra il luogo giusto per chiedere queste risposte, ma vedo che a lei piace quindi! Chiedo scusa per le inesattezze ma visto le mie competenze mi scuserete. Vorrei anche ricordare che il Pd di zona appartiene alle forze politiche che staranno cercando con noi soluzioni. Grazie.
(Enrico Bini)
Bini, a noi non interessa niente dei titoli; a noi interessa non essere ridotti come una riserva indiana, utilizzata per il progetto aree interne e poi senza un punto nascite. Ha ragione quando invita Nicolini, non ha tanto ragione quando sostiene che il Pd è di ausilio alla ricerca della soluzione. Giovanelli parla solo di MaB, la Pignedoli di agricoltura, si ripete come un mantra lo “scandalo” delle assenze di una quota rosa nel comune di Casina… Per cortesia, focalizzino le loro energie sul fatto che se va a finire male nessun montanaro nascerà più in montagna.
(MA)
Senza nessuna vena polemica, sarei molto interessato a sapere cosa ne pensa il dottor Gian Luca Marconi di tutta questa situazione, dato il ruolo che tutt’ora svolge come medico pediatra all’ospedale di Castelnovo e dato il ruolo che ha svolto come sindaco del Comune nel momento in cui tutto ciò ha avuto inizio. Ecco, io credo che metterci la faccia sia molto importante, tutto qua. Mi piacerebbe un suo intervento qua tra il “popolo” e non solo tra “illuminati” come pretenderebbe il dottor Nicolini.
(Sandro)
Aggiungo una voce al rumore di fondo: qualcuno ha pensato cosa significhi volare in notturna sui monti? Ci sono piazzole geostazionate sul crinale? Equipaggi addestrati per il volo in notturna ce ne sono? Grazie.
(Commento firmato)
Ti comunico, Commento firmato, che saranno 18 le piazzole in regione, per adesso. Devono ancora addestrare i piloti, poi scusate esistono già quelli militari a volo notturno con equipaggiamento medico, perché non si utilizzano? Ah già, la burocrazia. Secondo te ne faranno una da noi? Speriamo, ma non credo proprio.
(Andrea)
Da un articolo pubblicato su un quotidiano del 27 gennaio scorso: “L’elisoccorso arriverà a Castelnovo Monti. Qui è stata individuata l’area idonea per una delle 17 elisuperfici abilitate al volo notturno. La conclusione dei lavori necessari per gli adeguamenti è fissata per il prossimo mese di maggio grazie a un investimento complessivo di 1,4 milioni di euro sostenuto dalla Regione Emilia-Romagna”. La sola cosa che inquieta è il mese di maggio. A maggio di tre anni fa doveva partire il secondo stralcio della variante del Ponte Rosso.
(mv)
Signor Nicolini, le voglio ricordare che se un ospedale è di piccole dimensioni non è certo meno sicuro di uno grande. Io purtroppo ho girato gli ospedali per diversi anni per assistere alcuni miei famigliari. Negli ospedali grandi mi sono successi degli episodi vergognosi, probabilmente causati da personale incompetente, impreparato e menefreghista. Tutto ciò non mi è mai capitato nell’ospedale di Castelnovo ne’ Monti, che come le ripeto, purtroppo ho dovuto frequentare per anni. Siamo stati accolti come in una famiglia, ben curati da personale altamente qualificato, gentile e preparato professionalmente. Come giustifica questi episodi? Complimenti al dr. Boni che ho avuto anni fa come pediatra per i miei figli, splendida persona.
(Alessandro N.)
Credo sia giunto il tempo di dire pane al pane vino al vino. Ricapitoliamo: durante la campagna elettorale per le regionali il candidato presidente (poi eletto col voto del 48 per cento del 37 per cento di votanti e quindi da 1 emiliano romagnolo su 16) in un comizio a Castelnovo spiega che il punto nascita del S. Anna può tranquillamente essere chiuso senza creare disagio. In seguito anche il vicesindaco di Reggio si pone nella stessa visione evocando ed avocando agli esperti ogni decisione perché gli esperti sanno cosa fare. Tempo dopo ad un’iniziativa al Teatro Bismantova convocata da forze sociali, economiche ed istituzionali sullo stesso tema è palese e sintomatica l’assenza delle istituzioni regionali che contano. In Regione si chiudono altri punti nascita in zone disagiate mentre a Reggio si procede speditamente alla realizzazione del nuovo Centro maternità ed infanzia (MIRE) dotato della più moderna strumentazione esistente e con personale medico di alta eccellenza. E’ chiaro che il punto nascita ha la sorte segnata da mo’, diciamo, e che la strategia del confronto pur se condivisibile in linea di principio diventa inutile finzione, quando i fatti hanno già segnato il loro corso ed una delle parti, con la sua palese latitanza, ha già dato la sua sentenza. Il problema però è molto più vasto e interessa complessivamente il futuro della struttura sanitaria della montagna. L’hanno chiesto i mercati e l’Europa, ci dicono ad ogni piè sospinto, e allora per essere in linea occorre tagliare. Sono anni che si procede su questa strada. Naturalmente il taglio lineare non guarda in faccia a niente e nessuno. Assistiamo quindi a chiusure incomprensibili anche di strutture da poco costruite ed ammodernate. Niente importa se non presentare conti in regola. Le zone marginali e più deboli, naturalmente dotate di un peso elettorale irrilevante, sono le prime a subirne le conseguenze. I partiti non esistono più, niente mediazioni, le Province le hanno abolite, non si capisce quale sia il disegno politico-territoriale che guida questa classe dirigente se non una docile accondiscendenza ai diktat di ordine superiore. La politica del carciofo, una foglia tolta per volta, è oramai strategia palese. Siamo al dunque. O ci si organizza dal basso in modo preciso e puntuale, si acquisiscono competenze per poter replicare nel merito a disquisizioni prettamente specialistiche che rischiano di farti fuori in ogni confronto, o è la fine. Insomma deve tornare la politica, ma non quella dei politicanti fatta a loro uso e consumo, ma la politica vera, quella della assunzione di responsabilità, della partecipazione alle scelte, della consapevolezza che o tu ti occupi della comunità oppure qualcun altro se ne occuperà ma nel modo che farà più comodo a lui. “Ho scoperto che il mio problema è eguale al tuo: sortirne da soli è l’avarizia, sortirne assieme è la politica”, diceva don Lorenzo Milani. La battaglia per l’ospedale in tutti i suoi aspetti è una questione di vita per la montagna. Nessuno può tirarsi indietro. Occorre organizzarsi al più presto. Poi potrebbe essere davvero troppo tardi.
(Luigi Bizzarri)
Sip, Gins, Smn? Ma di cosa stiamo parlando? Egregio signor Nicolini, lei potrebbe corroborare la sua tesi con tutti gli acronimi che conosce e usarli per tuonarci la testa al punto da farci smettere di leggere il suo intervento dopo tre righe, ma la realtà è un’altra! Lei sa dov’è Civago? Dov’è Cerreto Alpi? Magari sa dov’è Miscoso? Lei ha la vaga idea di cosa voglia dire percorrere le strade di montagna, magari con la neve o la nebbia, cercando di evitare le buche per non distruggere gli ammortizzatori e, perché no, per non far partorire in macchina una moglie, una sorella o un’amica? Ma sì, partoriamo tutte nei campi, con il dolce ululato dei lupi come sottofondo, con la candida neve come antisettico e un meraviglioso panorama per i “selfie“! Sa quanti “like“? Non stiamo parlando di leggi, politica, o non so cos’altro, noi stiamo parlando della vita dei nostri bimbi e delle loro mamme. Due ore di macchina possono essere anche molto rischiose, oltre che dolorose, per una partoriente e il suo bambino e io che vivo quotidianamente dei sorrisi dei bambini, mi scusi, ma non riesco a non inorridire.
(Insegnante di scuola primaria)
Un vecchio adagio recita: a pensare male si fa peccato…, aggiungeva un politico della prima Repubblica: …ma di solito ci si prende. Io penso male, penso che il dr. Nicolini abbia in ottica la poltrona di mega dirigente del nuovo “carrozzone” e dunque quale occasione migliore per dimostrare di sapere governare e tagliare su richiesta e così dimostrarsi all’altezza del nuovo incarico. Se poi a pagare il conto sono quattro montanari, beh, poco importa.
(MB)
Visto che la Regione non si interessa dell’Ospedale S. Anna che lo venda a privati. Più di 35.000 persone della montagna troveranno un proprietario come l’on. Marconi che nel lontano 1935 lo costruì facendo sacrifici.
(Dodo)
Brava Luisa Valdesalici, costruito dall’on. Pasquale Marconi e non dai politici e burocrati. Ricordo a chi non lo sapesse che nel 1935 era un semplice medico ma con tanto coraggio e sacrificio ha lasciato a noi tutti montanari un pezzo della sua umanità.
(Dodo)
Comunque la differenza tra Castelnovo, Montecchio e Scandiano che aveva chiesto Boni da buon politico non l’ha data.
(Luchino)
Una curiosità: nel caso avvenisse un “parto precipitoso” (10% dei parti naturali) sull’elicottero, il luogo di nascita sarà il paese che si sta sorvolando? Grazie.
(Una mamma)
Chiedere a Nicolini di sostenere la richiesta di deroga alla Regione e al ministro Lorenzini è come chiedere ad un cassiere della Banca Etruria la restituzione dei soldi truffati ai risparmiatori. Il tecno burocrate sosterrà sempre il sistema che si fa forza di questi profili per rafforzare se stesso. Bene invece la calata, anche se tardiva, a Bologna per la consegna delle firme da parte delle Cicogne, unica vera forza di resistenza all’esproprio del punto nascite. Quanto alla flebile richiesta del modesto sindaco Bini di vedere Nicolini e Venturi, l’assessore regionale, a Castelnovo è pura utopia e denuncia l’incapacità di capire cosa serve e cosa conta veramente per far sì che le nostre donne partoriscano ancora in montagna.
(Effeti)
Giriamoci intorno quanto vogliamo: l’euro vuol dire austerità. Austerità vuol dire tagli. Questi sono i tagli: tagliare a Porretta o a Castelnovo ne’ Monti. La guerra tra poveri, tutto quello che possono fare i politici e gli amministratori é tagliare dove pensano di perdere meno voti. Non finirà bene.
(Commento firmato)