Si è svolta il 29 gennaio l’annuale commemorazione a don Pasquino Borghi, luminosa figura che negli anni della resistenza in Appennino “ha saputo aprirsi alla carità, testimoniando i valori di giustizia e di pace”. Con queste parole mons. Giovanni Costi ricorda don Pasquino e le altre persone che, come lui, si sono adoperate per tenere alti i valori che, passando di generazione in generazione, arrivano a noi.
Il suo saluto è per l’assemblea “motivata e attenta” e gli “amici e parenti dei grandi che ci hanno preceduto e che testimoniano con forza gli eventi passati.” Si lega, l’omelia, alle letture e al Vangelo, creando quel naturale parallelismo tra le Scritture e i personaggi che fecero la resistenza e che vengono ricordati nella fredda ma soleggiata giornata di gennaio.
“Le Beatitudini passano attraverso la sofferenza e le figure che hanno vissuto la resistenza ne sono testimoni”. Spiega mons. Costi, per poi terminare con la lettera del vescovo Brettoni, in carica in quei travagliati giorni di guerra. Questi, attento a parlare e scrivere in maniera da non suscitare sospetti, elenca in sei punti il modo in cui la Chiesa doveva dare il proprio contributo. Lo scambio degli ostaggi, il rispetto per le donne e i bambini, l’esclusione delle torture, evitare le rappresaglie, evitare di parlare di politica da parte degli inesperti, adoperarsi perché non ci siano di livori di parte.
Chiude ricordando il modello dei partigiani che avevano dentro i valori di ispirazione cristiana, per poi proseguire con la funzione celebrata da don Fernando Imovilli, parroco dell’Unità Pastorale Madonna delle Fonti a cui Tapignola appartiene.
Dopo la solenne benedizione, è il turno del comm. Elio Ivo Sassi tenere le fila dei discorsi delle autorità presenti: e così il sindaco di Villa-Minozzo Luigi Fiocchi ringrazia e saluta le autorità religiose e civili presenti e ricorda con dolore le situazioni drammatiche che l’Italia sta vivendo in questi tormentati giorni di gelo, sentendosi vicino ai sindaci, ma anche alle persone, delle zone colpite.
Ricorda la sua visita ai campi di concentramento tedeschi e alle emozioni che si sono susseguite, al vuoto e alla desolazione che quei luoghi impregnati di dolore e di morte gli hanno lasciato dentro e ricorda, con un moto d’orgoglio, che la sera del 24 aprile 1945 furono le Fiamme Verdi del Cusna a issare il tricolore sul pennone del municipio di Reggio Emilia.
È il turno del consigliere regionale Ottavia Soncini di parlare. Nipote del comandante “Azor” ricorda, con parole commosse ed appassionate la lotta per la Liberazione, le tante figure che in tempi e modi diversi, hanno contribuito alla fine di una lunga e sanguinosa guerra. Con pennellate rapide ed efficaci dipinge una guerra che ha messo in campo forze e valori diversi, citando nomi, fatti ed eventi destinati a imprimersi nella memoria e a susseguirsi nel tempo.
Infine, la drammatizzazione dei ragazzi di prima media dell’Istituto Comprensivo Villa Minozzo. Spiega il prof. Emanuele Ferrari, “che a Villa Minozzo la memoria è viva, e il ricordo dei sanguinosi fatti di guerra accompagna il lavoro degli insegnanti, immergendo i ragazzi nei luoghi dove ancora si può sentire il respiro di ciò che è avvenuto. Ecco quindi un tentativo di esplorare due vite, diverse tra di loro, con credo differenti, che però si sono trovate insieme nel dramma. Don Pasquino ed Enrico Zambonini, fucilati insieme ad altre persone al poligono di tiro a Reggio Emilia il 30 gennaio del 1944”.
Escono insieme i gonfaloni dei Comuni, associazione partigiana Alpi-Apc, gruppo alpini di Villa Minozzo e si dirigono alla stele di don Pasquino, laddove viene deposto il cippo e benedetto da don Fernando Imovilli.
E’ bene ricordare il ruolo fondamentale dei partigiani cattolici nella lotta di Liberazione. Grazie a don Borghi e al comandante Azor.
(MA)