Riceviamo e pubblichiamo.
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Signori, ci siamo: dopo voci di corridoio, smentite, rimpalli di responsabilità e richieste di spiegazioni più volte disattese, il momento è arrivato. La parola ai fatti: a breve non si nascerà più al Sant’Anna di Castelnovo ne' Monti?
La situazione sta degenerando rovinosamente e, ancor peggio, silenziosamente. Vergogna!
Questi anni di politiche menefreghiste ci porteranno all'estinzione. Ma noi non lo permetteremo! Abbiamo ancora molte energie e ancora di più molte domande, a cui pretendiamo di avere risposte. Signor Bonaccini e Signor Venturi: cosa volete fare del punto nascita di Castelnovo ne' Monti? Avete il coraggio di dichiararlo pubblicamente? Perché non vi siete mai presentati alle nostre riunioni e convegni pubblici nonostante vi abbiamo invitati a rendere conto della situazione ai cittadini? Dove siete? Da che parte state? Forse ci avete sempre preso in giro? È l’ora della verità: dateci risposte certe e definitive.
Avete deciso che il punto nascite di Castelnovo sarà chiuso? Oppure siete disponibili a chiedere la deroga al Ministero per salvaguardare e tutelare il nostro ospedale, garantendo tutti i servizi erogati finora? Abbiamo capito la vostra strategia: creare le condizioni per la chiusura del punto nascite di Castelnovo (decisa da chi? visto che siete al comando della Regione da 70 anni…). Forse non volete dirlo apertamente come ha fatto il sindaco di Ventasso, Antonio Manari, minimizzando nel suo discorso al Bismantova i disagi per le puerpere montanare, bensì cercate di far passare tutto come una serie di circostanze ineluttabili: mancanza di sicurezza, scarsità di personale medico, ecc.
Al conterraneo Delrio, ministro, ai parlamentari della provincia e in particolare alla senatrice Pignedoli, a Vecchi, sindaco di Reggio, città già congestionata su cui inevitabilmente confluirà una maggiore affluenza, chiediamo: siete d'accordo sulla richiesta di deroga da presentare con urgenza come hanno fatto in altre regioni italiane, in alcuni casi con successo? Se sì è ora di chiederla!
Basta tergiversare. Si parla tanto di piani di zona per ripopolare e dare forza alle zone maggiormente in difficoltà, come quelle montane. Siamo stati scelti come area pilota. Sicuramente tagliare questi servizi fondamentali per la sussistenza e sopravvivenza del territorio non è il modo giusto! Purtroppo constatiamo di essere, forse da tempo, finite dentro a un gioco delle parti dove molti fingono di combattere per una causa che danno già persa in partenza o tentano di salire su un treno prima che deragli per dire "io mi sono impegnato!" ? Noi non ci prestiamo più a questo gioco! E' notizia di queste prime settimane del 2017 che dall'interno del reparto di ginecologia/ostetricia sia iniziata una sorta di strategia, o boicottaggio, le cui conseguenze, purtroppo, influiranno non solo sul punto nascita: le gestanti sono state avvisate già dal corso pre-parto dell'alta possibilità di essere mandate a partorire al Santa Maria invece che al Sant'Anna, anche per parti fisiologici con neonati a termine. Altra notizia è la cessazione di alcuni interventi di routine, fino a poco tempo fa effettuati normalmente nel nostro ospedale, come la tonsillectomia. Noi riteniamo che questo reparto, e l'intero ospedale, non sia e non debba diventare un centro di smistamento verso altri punti nascita.
Centralizzazione, sembra questa la parola d'ordine.
E' un nostro diritto continuare a nascere a Castelnuovo per poter continuare a vivere in Appennino. Noi rappresentiamo 10.000 montanari che pretendono da voi una soluzione: siete lì anche per questo, siete pagati per questo! Ascoltare i bisogni dei cittadini, rappresentare il loro volere e tradurli in scelte efficaci per la collettività. Non siete voi politici, sulla base dei pareri dei tecnici, a dover trovare le soluzioni migliori alle questioni più urgenti senza togliere i servizi necessari? Noi faremo valere fino in fondi i nostri diritti: chiediamo risposte da tutti voi, signori, e torniamo a chiedere con forza che presentiate richiesta di deroga per il punto nascita di Castelnovo ne' Monti! Le associazioni di volontariato stanno organizzando incontri e feste per finanziare l'acquisto di attrezzature volte al potenziamento dei reparti di gineocologia, ostetricia e pediatria. Vogliamo che queste attrezzature che saranno donate al reparto del Sant'Anna vengano utilizzate qui. Stiamo chiedendo un contributo e un sacrificio ai nostri concittadini per il bene del nostro territorio e del nostro ospedale! Noi stiamo facendo la nostra parte, sollecitiamo voi di fare al più presto la vostra, nell'interesse della comunità del nostro Appennino!
(Il Comitato "Salviamo le cicogne")
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Immaginate una pentola piena di acqua fredda e dentro una rana che nuota tranquillamente. Si accende il fuoco sotto la pentola. L’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana trova la situazione piacevole e continua a nuotare. La temperatura comincia a salire. L’acqua è calda, un po’ più calda di quanto piaccia alla rana ma per il momento non se ne preoccupa più di tanto, soprattutto perché il calore tende a stancarla e stordirla. L’acqua ora è davvero calda. La rana comincia a trovarlo sgradevole ma è talmente indebolita che sopporta, si sforza di adattarsi e non fa nulla. La temperatura dell’acqua continua a salire progressivamente, senza bruschi cambiamenti, fino al momento in cui la rana finisce per cuocere e morire senza mai essersi tirata fuori dalla pentola. Speriamo che non sia così e che questi silenzi e ritardi non portino alla chiusura del nostro punto nascite.
(Massimiliano Genitoni)
Scusate, ma come la mettiamo con il fatto che alcune gestanti dell’Appennino sono state invitate dal personale dell’ospedale a scegliere se andare a partorire a Scandiano, Montecchio o Reggio (peraltro all’ultimo minuto), nonostante avessero espresso il desiderio di partorire a Castelnovo, perché seguite lì durante tutta la gravidanza? Mi dispiace, ma i fatti parlano più di mille parole. Probabilmente qualcuno ai piani alti non intende proprio tenerlo aperto.
(Marco)
Condivido. Da qui si potrebbe partire per fare causa ha chi ha dato queste disposizioni a reparto ancora aperto. Esplicita intenzione che si vuole declassare il reparto per poi trovare giustificazioni sulla chiusura. Ci manderanno a Reggio anche a fare le mammografie (altrimenti perché si è istituito il Core). Quante spese e disagi, preghiamo anche il direttore dell’Ausl dottor Nicolini di comunicare quanti parti si fanno a Scandiano e quanti si fanno a Montecchio di residenti nei due comuni, non di chi viene da fuori. Poi provi a riflettere alla distanza da Scandiano a Reggio e da Montecchio a Reggio. O forse a Scandiano e Montecchio gli abitanti, non essendo montanari ignoranti, meritano un trattamento migliore, c’è la cream della society. Queste sono le uniche deduzioni possibili. Al S. Anna non manca nulla. Anzi c’è di più: personale medico e paramedico che ti fa sentire una persona come tutte le altre.
(LuisaValdesalici)
Care Ragazze e Ragazzi del comitato, vi leggo con tanta tenerezza e un po’ di rabbia. Io sono fermamente dalla vostra parte e credo che un evento naturale come il parto debba continuare ad avvenire nel nostro ospedale. Il fatto è che i nuovi protocolli regionali prevedono che ogni starnuto fatto dalla futura mamma sia un grave segnale di pericolo per lei ed il nascituro e che in automatico si debba andare a Reggio a partorire! Mia figlia ha avuto il suo primo bambino da pochi giorni e, come altre tante altre mamme (quattro in un giorno), è stata inviata a Reggio… praticamente per nulla! Con la differenza che a Reggio sembra di essere al mattatoio! In sala parto non c’è un medico, solo un’ostetrica affiancata da un’allieva, prima ti dicono (dopo tre giorni di induzione parto, così sono ben organizzati) che ti fanno l’epidurale e poi, all’ultimo minuto ti dicono che l’anestesista è impegnato e tu ti arrangi… Francamente tutta questa sicurezza e super assistenza non l’ho vista! Però ho visto donne davanti alla sala parto stare male con minacce d’aborto aspettare fino ad otto ore prima di essere ricevute, perché c’era un’unica dottoressa che, poveretta, chiedeva scusa a tutti per l’attesa e non sapeva da che parte girarsi! Così come ho visto bambini con l’ittero perchè se non hai subito il tuo latte loro non danno l’integrazione (tanto i bambini hanno l’autonomia di 24 ore) e dopo due giorni sono tutti gialli! Il reparto nido è super affollato, brutto, con poca assistenza e alla neo mamma non insegnano nemmeno come fare per cambiare e gestire il bambino. Come si dice da noi i montagna… “bel e mi Castalnov…”. In compenso, ho letto di un bel progetto Mire che, sulla carta, la racconta proprio bene. E nel frattempo, come dicevo sopra, con qualsiasi scusa ti spediscono a Reggio e di fatto il nostro reparto è già chiuso senza che ce ne rendiamo conto.
(MB)
Il Comitato “Salviamo le cicogne” desidera prendere le distanze da qualsiasi tipo di critica e confronto venga scritto riguardo i reparti e il personale del Santa Maria. Vorremmo qui ribadire il livello chiaramente politico della questione, che vagamente ricorda altre tristi situazioni di cattiva gestione della sanità pubblica dei giorni scorsi in cui il personale medico è stato incolpato di situazioni al limite da politici incompetenti. De Luca insegna! Vorremmo, inoltre, esprimere nuovamente la nostra solidarietà nei confronti del personale del reparto di Ginecologia-Ostetricia e del nido di Castelnovo ne’ Monti che sta dimostrando nervi saldi e professionalità da vendere nel continuare ad operare in un contesto lavorativo così complicato. La stesa solidarietà allarghiamo alle future mamme e alle loro famiglie che sono sottoposte a scelte difficili in quello che è uno dei momenti più belli nella vita di una donna.
(Comitato “Salviamo le cicogne”)
Larga parte della sanità reggiana punta su nuovi grandi poli e aggregazioni come il Core e il Mire al Santa Maria. La creazione di questi grandi poli porta ad ottenere maggiori risorse e ruoli di rilievo, con vantaggi anche personali per i medici e i primari coinvolti (carriere, finanziamenti). La creazione del Mire (il costituendo centro Maternità e Infanzia a Reggio) presuppone anche lo smantellamento dei reparti di Ostetricia negli ospedali di provincia, altrimenti non risulterebbe evidente la necessità di creazione del centro stesso. La Regione ha già assicurato un finanziamento di 25 milioni di euro (stimandolo i 2/3 del costo previsto). Probabilmente si arriverà quindi ad un costo finale attorno ai 50 milioni di euro. Per fare girare questi soldi occorre fare in modo che ne risalti l’esigenza e cosa importa di fronte a queste cifre se le puerpere di montagna devono farsi 90 minuti in auto per partorire. Consiglio che tutte le attrezzature finanziate dal volontariato per l’ospedale Sant’Anna siano concesse in comodato d’uso gratuito, da rinnovare periodicamente. In caso di smantellamento del reparto potranno essere donate a qualche altro ospedale di montagna. La principale leva per salvare il Sant’Anna con i suoi reparti essenziali mi pare possa essere la strategia per le aree interne che la Regione intende sviluppare e sperimentare nei nostri comuni di montagna (si veda l’articolo qui su Redacon più sotto). Come si fa a rendere o mantenere l’appennino un luogo attraente per vivere e lavorare se vengono a mancare servizi essenziali come l’ospedale o la scuola? Mi pare che anche il documento di progetto, pur nella sua prolissità, richiami questo dato di fatto. Se la Regione non si vuole contraddire circa la strategia per le aree interne deve mantenere il Sant’Anna un ospedale funzionale alla comunità. Occorre che i nostri amministratori facciano leva anche su questo argomento.
(SC)
Ma per quale motivo si deve accettare di andare a Reggio per partorire se non vi sono soggettivi problemi? Chiamerei i carabinieri, non possono mandarti via da un ospedale, quelle donne dovrebbero chiedere un documento scritto sul motivo per cui debbono andare a Reggio mettendo in difficoltà le famiglie. Dobbiamo ribellarci, non subire. Il dirigente dell’ospedale prima e il responsabile del reparto, mettono nero su bianco il motivo per cui io di Castelnovo o di altri paesi dell’Appennino debbo andare a partorire a Reggio, poi vado da un avvocato. Voglio vedere se è così facile prendere decisioni così opportunistiche, diverso se la gravidanza è stata a rischio. Poi, da quanto si evince dal commento di M.B., ma lo si sa da un pezzo, le persone sono più trascurate nei grossi centri che nei piccoli. Ormai è un mantra. A mali estremi, estremi rimedi.
(Luisa Valdesalici)
Io non sono un esperto di rane e di acqua calda o tiepida, so però una cosa che è quello che la montagna sta facendo un percorso chiaro e trasparente amministrazioni, associazioni di categoria, partiti politici associazioni di volontariato, comitato Salviamo le Cicogne. Questo discorso significa: preparazioni dei documenti tecnici e non scritti a più mani, documenti presentati all’assessore regionale, incontro con la Regione incontro in Provincia da parte dei sindaci, iniziativa in teatro partecipatissima, in programma vi sono due iniziative già programmate il 4 all’oratorio il 7 in Regione per consegnare le firme e chiedere che la Regione si attivi col ministero per chiedere la deroga. Oltre al punto nascita abbiamo chiesto alla Regione di portarci una proposta complessiva del nostro ospedale e della sanità in montagna, questo lo abbiamo chiesto già come sindaci e vorremmo che la Regione venisse da noi per fare una discussione con noi e coi cittadini. Quello che sta avvenendo in questi giorni in reparto conferma che ormai sia il personale medico che infermieristico non reggono più una tensione come questa. Altra cosa che abbiamo chiesto è che visto che entro a luglio le due aziende si unificano di aspettare a ore sere qualsiasi decisione visto che questa unificazione consentirebbe una vera rotazione fra il personale, visto che siamo un reparto del Santa Maria. Queste sono le posizioni che abbiamo condiviso tutti assieme e che è il periodo che ci deve guidare nel portare avanti per garantire con dignità il nostro diritto di vivere in questo territorio.
(Enrico Bini)
Guardando indietro di qualche anno (un paio di decenni), vediamo che regolarmente, uno per volta, dei reparti dell’ospedale di Castelnovo hanno preso il volo. I posti letto sono stati ridotti. L’attività complessiva ridotta. Non si capisce perchè pure stavolta non debba essere e finire così. Sarà così. Il S. Anna diventerà una specie di avamposto per il pronto soccorso e stop. Al netto dell’impegno meritevole del Comitato e degli amministratori locali (quelli che davvero si sono impegnati). I voleri dei capoccia si esprimono in modo chiaro – è una strategia politica precisa e già collaudata – anche attraverso questa ripugnante melina. Rimandare e cercare di far scendere l’attenzione della popolazione. Poi… zac (magari, come in questo caso, con lo “zuccherino” dell’elisoccorso). La montagna pian piano muore. Scrive bene chi sopra dice che sarebbe il caso di ribellarsi, non è possibile andare avanti così. E comunque… continuiamo a votare i soliti, mi raccomando.
(A.G.)
Si parla di dignità. Possibile che in tutto questo tempo non si sia sentito il bisogno di pretendere rispetto, implicito in una risposta chiara e definitiva?
(Mv)
E’ sacrosanto lottare per avere il miglior livello di servizi alla salute sul proprio territorio. Stiamo assistendo al progressivo smantellamento dello Stato sociale come l’abbiamo conosciuto negli anni passati. I grandi poli sanitari avranno anche grandi opportunità di miglioramento della ricerca, eccetera (tutto da dimostrare). Di certo, sono tentativi di rimediare al progressivo calo della spesa pubblica nella sanità. L’obiettivo non detto è il raggiungimento dello Stato minimo liberista e la privatizzazione dei servizi corrispondenti. Che questo sia diventato l’obiettivo dei partiti della cosiddetta sinistra è quanto di più agghiacciante si possa osservare nel panorama politico degli ultimi anni. L’ex governatore della Banca di Inghilterra (quindi, non l’ultimo degli imbecilli) ha osservato di recente (sul Corriere, pochi giorni fa) che “fu prematuro voler creare la moneta unica alla fine degli anni ’90 e non tra 50 o 80 anni, e ora sta producendo costi politici e sociali enormi”. Questi, sono i costi politici e sociali enormi di quelle scelte. Se, oltre a combattere gli effetti, vogliamo cercare le cause della situazione attuale, è lì che bisogna guardare.
(Commento firmato)
Preciso che non c’è nessun calo nella spesa pubblica per la sanità. La spesa sanitaria che tutti noi paghiamo con le tasse è aumentata anche quest’anno di oltre 1 miliardo di euro. Semplicemente l’incremento è stato un po’ inferiore rispetto a quanto richiesto dalle Regioni. E’ senz’altro possibile perseguire e realizzare un contenimento dei costi della sanità, ma che ciò venga fatto chiudendo gli ospedali di montagna (e non le vere fonti dell’incremento dei costi) mi pare uno scandalo, anche dal punto di vista costituzionale della uguaglianza dei diritti dei cittadini.
(SC)
Probabilmente stiamo usando dati diversi. I dati OCSE (OECD Health Statistics 2014) dicono che, “come in molti altri Paesi europei, la spesa sanitaria in Italia è diminuita negli ultimi anni a seguito degli sforzi del governo per ridurre i disavanzi di bilancio nel contesto della crisi economica. Stime preliminari suggeriscono che queste riduzioni della spesa sanitaria hanno continuato a un tasso pari a -3% in termini reali nel 2013”.
(Commento firmato)
Dati DEF 2016:
Anno Spesa sanitaria
2015 112,4 (+1% risp 2014)
2016 113,376 (+0,9%)
2017 114,7
2018 116,1
2019 118,5
Una possibile fonte: http://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?articolo_id=38461
(SC)
Leggiamo che il sindaco Bini avrebbe annunciato la presentazione delle firme raccolte dal Comitato “Salviamo le cicogne” per il giorno 7 febbraio. In verità il Comitato sta ancora decidendo le modalità di presentazione delle stesse perché l’intento sarebbe quello di coinvolgere la cittadinanza, le associazioni e tutti coloro che hanno partecipato alla stesura del documento per l’ospedale, nonché i sindaci disponibili della nostra Unione montana facendo un presidio per rendere chiaro alla Regione che la montagna vuole delle risposte certe. Quindi la data possibile è quella in cui possiamo trovare tutti i consiglieri regionali, l’assessore ed il presidente e ci stiamo informando quando sará convocato con certezza il Consiglio regionale. Quando sapremo con certezza la data, con un ragionevole anticipo per organizzare il tutto, allora usciremo pubblicamente con la data di presentazione. Se il sindaco Bini ha già sicurezza che il Consiglio sia stato convocato per il 7 sarà il 7; appena avremo certezza di quanto sopra specificato usciremo con un invito pubblico e relativo comunicato.
(Comitato “Salviamo le cicogne”)
Signor sindaco, ribadisco il mio dubbio che lei politicamente preferisca non “bruciarsi” combattendo i mulini a vento. Anche perché il suo obiettivo non credo sia “fermarsi” a sindaco di un paesino della montagna, per cui 2 più 2.
(Cg)
Le favole sono state una forma letteraria molto istruttiva e pedagogica, pur se i protagonisti appartenevano per solito al mondo animale, tanto da arrivare attraverso i secoli e millenni fino ai giorni nostri, col loro carico di semplici ma efficaci insegnamenti, e fors’anche la metafora della rana può offrire spunti di riflessione, vedi ad esempio riguardo alla “assuefazione” che sembra colpire pure noi moderni, nonostante i mezzi di cui disponiamo per essere più reattivi sul piano intellettuale e politico. Si legge anche che le favole siano state un modo per non incorrere negli “strali” del potere di turno, ma da allora sono passati tantissimi anni e le cose altrettanto cambiate, nel senso che dovrebbe esservi la normale libertà di poter esprimere il proprio pensiero anche in maniera critica, pur se talora può sorgere un qualche dubbio in proposito, allorché par di scorgere una certa qual dose di irritazione e insofferenza in capo a “decisori” fatti oggetto di un qualche dissenso o contestazione, mentre da parte loro si dovrebbe semmai replicare portando opposte argomentazioni.
(P.B.)
Cicogne, perché non organizzate un bel sit in davanti all’ufficio di Nicolini? Ci vogliono in pianura? Va bene, ci andiamo anche adesso. Bini, viene con noi? Giovanelli, Pignedoli, ci mettete la faccia anche voi? Altro che aree interne… Here Castelnovo ne’ Monti. Ma proprio here, davanti all’ufficio di Nicolini.
(MA)