Un lettore ci descrive la sua esperienza positiva di paziente all’Ospedale S. Anna di Castelnovo ne’ Monti.
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Nei giorni scorsi ho avuto una serie di dispnee che, a dir poco, sono risultate molto più che sgradevoli: autentica fame d’aria!
Era lunedì sera ed ho allertato la Guardia Medica ed un giovane medico camerunense è prontamente arrivato dimostrandomi un’assoluta preparazione ed una grande capacità sia professionale che nei rapporti umani.
Mi visita e mi pratica un’iniezione che mi permette di trascorrere una nottata tranquilla.
Il mattino successivo il mio medico (Dott.sa Stefania Catellani) è venuto a casa mia per rendersi conto personalmente della situazione e, conoscendo bene i miei disturbi (miastenia gravis) ha deciso di farmi vedere dal neurologo Dott. Mario Attolini.
Così arriviamo al mercoledì mattina quando mi reco all’ospedale Sant’Anna.
Un’attesa nei limiti minimi e poi una lunga e accurata visita che escludeva che la causa delle dispnee fosse legata alla mia malattia.
Stava per congedarmi quando, allacciandomi le scarpe, ho avuto una ulteriore crisi dispnoica che il Dott. Attolini ha avuto modo di osservare.
Ha allertato immediatamente la pneumologa Dott.sa Paola Manini ed assieme hanno concordato un percorso che avrei dovuto compiere iniziando dal Pronto Soccorso.
Qui il Dott. Rinaldo Triglia, venuto il mio turno, si è occupato di me preoccupandosi che tutti gli esami, prelievi, tracciati e quant’altro prescritto venisse fatto avvertendomi, molto gentilmente, che ci sarebbe voluto del tempo perchè alcuni di questi erano davvero molto lunghi.
Entrava in turno la Dott.ssa Paola Magnani, sempre del Pronto Soccorso, la quale, appena avuti gli esami ed i tracciati mi spiegava tutto e mi mandava dalla Dott.ssa Manini.
Qualche minuto d’attesa, una visita pneumologia accurata che consigliava una tac con mezzo di contrasto al torace per escludere una eventuale embolia polmonare.
Si era già a pomeriggio inoltrato in un orario nel quale i dipendenti, giustamente, se ne vanno a casa. Invece mi hanno subito chiamato e in pochi minuti la tac era fatta.
Stavo rivestendomi quando la Dott.ssa Francesca Baroni è venuta a tranquillizzarmi dicendomi che non aveva visto nulla di preoccupante e tutto rientrava nella norma.
Ritornavo al Pronto Soccorso e dopo un paio di emergenze (ed un altro cambio turno) il Dott. Fabio Croci mi dimetteva spiegandomi per filo e per segno ogni esame fatto.
La storia è lunga: circa 10 ore di ospedale, otto medici, uno stuolo di tecnici ed infermieri, che chiamarli bravi è sminuirne la professionalità e la certezza di non essere mai stato solo.
E qui si parla di chiudere alcuni reparti del Sant’Anna!
Forse sarebbe meglio se i politici e gli amministratori dell’USL ritornassero ai valori del sociale, ai rapporti umani, ai diritti del malato ed alle sue necessità in momenti inevitabili di stress abbandonando le mere economie e il desiderio di presentare bilanci sempre in attivo per poi ricevere il premio finale (leggi sempre denaro).
Ho scritto tanti nomi e tutti meritano non solamente il mio personale ringraziamento ma quello di tutta la nostra popolazione che, con un ospedale come il Sant’Anna può sentire davvero di essere al sicuro.
Una domanda al Dott. Nicolini: ma lo sa cosa vuole dire essere chiamato col nome di battesimo, essere tranquillizzato anche dal portantino, essere, mi passi il termine, “coccolato”?
Non penso che a Reggio, dove vado spesso per i miei servizi in Croce Verde, si possa dire la stessa cosa.
Allora ci lasci il nostro ospedale e la invito, sperando non dovesse averne mai necessità, a farsi ricoverare in caso di bisogno qui, in montagna.
(G.S.)
Gentile signor G.S., peccato che solo 235 persone abbiano letto la sua lettera. I nomi di medici da lei citati sono nomi che tutti conosciamo (ma ve ne sono molti altri nel nostro ospedale di cui essere orgogliosi) che stimiamo e che giustamente vanno citati. Questa sua riconoscenza pubblica certamente non la leggerà il dottor Nicolini, né e soprattutto il dottor Venturi assessore in Regione. Da lì deve partire la volontà di chiedere alla ministra Lorenzin, motivando positivamente, come diversamente non potrebbe essere, che il nostro ospedale non va assolutamente chiuso. Peccato che a quei livelli le persone non ragionino più con il cuore ma con il portafoglio, che non è il loro, eh! Ma quello della Regione prima e dello Stato poi, per poter poi aumentare gli stipendi di chi occupa poltrone privilegiate. La realtà è veramente desolante e mentre la pensi hai un rifiuto, per me è così, ma per la politica tutto si risolve con uno strumento che va di moda e che non usa più il sarto ma la politica: un paio di forbici. Nulla di più importante abbiamo nella vita se non la salute fisica e mentale. Subito dopo l’istruzione. Pare che chi ci governa e ci ha governato da oltre un ventennio e di qualsiasi “colore” non interessi proprio nulla, ma nulla. Loro e i loro cari fino alla terza o quarta generazione, sono sicuri di essere curati bene e di laurearsi con qualche euro ma senza difficoltà. Il buon senso e l’intelligenza in politica non servono. Qui mi fermo. Il “nostro ospedale” non si deve chiudere!
(Luisa Valdesalici)
Concordo con il signor G.S., ho avuto esperienze positive in questo ospedale. Chiediamoci perché l’unica politica proposta dai nostri rappresentanti (che ormai rappresentano solo se stessi) è l’austerità e il taglio della spesa pubblica e dei relativi servizi al cittadino, con ovvio corollario di privatizzazioni per chi si può permettere di pagare.
(Commento firmato)
Cara Lu, non posso che essere d’accordo con te e con te, sono sicura, lo sono quelle centinaia di persone che parteciparono al dibattito in teatro alcuni mesi fa. Non arrendiamoci e, per quel che vale, io ho letto e firmo.
(Elettra)
Conosco la tua sensibilità Elettra! È una lettera, quella del signor G.S, che meriterebbe maggior riscontro tra i lettori di Redacon. L’ospedale è un presidio troppo importante per chi vive in zone disagiate. Inutile ripetere che ogni reparto è importante, come Maternità, come Ortopedia, come Cardiologia, ecc., come tutto ciò che riguarda la salute. Le competenze mediche e paramediche le abbiamo, come i supporti tecnici e come una struttura adeguata ed accogliente. Speriamo che qualche politico, preso atto della realtà, decida che è giunto il momento di mandare il giusto messaggio alla ministra Lorenzin di lasciare il “nostro” ospedale che già c’è e che funziona bene, ma soprattutto di assicurarci un bene prezioso: il diritto alla salute per tutti. Quindi, non arrendiamoci, ma facciamoci sentire come ha fatto il signor G.S. Non arrendiamoci!
(Luisa Valdesalici)