Alle volte i cicloni ci passano sul capo e manco ce ne accorgiamo.
Parliamo dell’accorpamento del Banco Emiliano (nato dalla fusione tre anni fa di Banca di Cavola e Sassuolo e Banca Reggiana) nella bolognese Emil Banca. Mentre sui media si è parlato di ruoli, poltrone e sviluppo, c’è un aspetto che è sfuggito a molti. Che il percorso (obbligato) che la “nostra” banca cooperativa ha avviato, e che sarà siglato con tutta probabilità dai soci il prossimo febbraio, è stato dettato da una sventata sciagura. Che, se fosse avvenuta, avrebbe avuto non solo ripercussioni sui posti di lavoro, ma soprattutto sull’economia dell’Appennino.
Redacon scrisse a marzo di un anno fa che le sofferenze del post fusione tra Banca di Cavola e Banca Reggiana derivassero in misura maggiore (diciamo all’80%) dalla “nostra” banca. La storia indica due motivi sostanziali: crediti elargiti facilmente a imprenditori (a volte anche amministratori), quindi – ed è oggetto di indagine da parte della Procura della Repubblica – “la ‘revisione unilaterale’ (cioè non comunicata ai clienti) dei tassi di 1.245 mutui fatti nella ex Banca di Cavola e Sassuolo il 4 marzo del 2009”. Il tutto negli anni della crisi. Una combinazione micidiale, capace di mettere in ginocchio il sogno montanaro di una banca di casa.
Alla fine, la palla di neve è diventata più grande del previsto e il percorso verso Bologna vede intervenire, a favore del Banco Emiliano, il Fondo temporaneo del Credito Cooperativo per un valore di intervento pari a 126,5 milioni di euro. L’accorpamento a questo punto era inevitabile, ma va dato merito al presidente Giuseppe Alai – e con lui al presidente di Emil Banca – di avere condotto questa partita a tutela dei risparmiatori e, non certo, dell’importante presidenza della banca. Se, infatti, il Banco Emiliano avesse fatto il botto sarebbero stati coinvolti i risparmiatori della banca e le imprese, per una cifra spaventosa di almeno 160 milioni di euro (di cui 100 in montagna). Nel dettaglio, avrebbero perso il capitale sociale (le quote) i soci, per 60 milioni di euro, con il conseguente fallimento delle imprese coinvolte che, certo, avrebbe avuto pesanti conseguenze anche per i fornitori collegati. Inoltre difficoltà per riavere i propri denari per quei risparmiatori che, negli anni, hanno fatto investimenti a risparmio rischioso, come subordinati o altro. A ciò si sommano gli interventi già effettuati, nei mesi scorsi, da Banco Emiliano con accantonamenti già effettuati.
“Abbiamo salvaguardato il sistema Appennino” è stato detto alla conferenza stampa di presentazione del progetto di incorporazione di Banco Emiliano in Emil Banca. E, probabilmente, è terribilmente vero.
Pubblicare tutto! Che cos’è il Fondo Temporaneo Del Credito Cooperativo? Il Fondo Temporaneo delle Banche di Credito Cooperativo è uno strumento previsto dalla legge di riforma del settore approvata lo scorso anno dal governo Renzi. Il Fondo, di natura transitoria, è stato introdotto per supportare Bcc in difficoltà, favorendone il processo di consolidamento e concentrazione con altre Bcc, così che la nuova banca non venga influenzata negativamente dall’operazione ed abbia un quadro tecnico solido e rispondente ai requisiti richiesti dalla BCE. Il Fondo rimarrà operativo sino alla costituzione dei gruppi bancari cooperativi nazionali. Al Fondo partecipano tutte le Bcc italiane. Come è intervenuto nel progetto di aggregazione di Banco Cooperativo Emiliano in Emil Banca? Rispetto al progetto di aggregazione di Banco Cooperativo Emiliano in Emil Banca, il Fondo interviene sia sul lato sofferenze (acquistandone complessivamente 200 milioni di euro) sia sul lato patrimoniale ricostituendo il patrimonio di Banco Emiliano eroso dalle svalutazione dei crediti (con uno strumento patrimoniale irredimibile complessivo di 33 milioni di euro). Nello specifico, il Fondo: acquisisce 140,7 milioni di euro di sofferenze del Banco Emiliano (al prezzo di 66,5 milioni di euro) e interviene sul patrimonio della stessa Bcc con un prestito irredimibile di 30 milioni di euro; acquisirà fino a 60 milioni di euro di sofferenze della nuova banca (al prezzo di 27 milioni di euro) e interverrà per consolidarne il patrimonio con uno strumento patrimoniale irredimibile di 3 milioni di euro. Il valore complessivo dell’intervento del Fondo sarà di massimo 126,5 milioni di euro.
Sono solo io a percepire questa incorporazione di Banco Cooperativo Emiliano in Emil Banca come una sconfitta personale, il fallimento di qualcosa in cui ho creduto? Sono diventato socio di Banca Reggiana (poi Banco Emiliano) pensando di sostenere in tal modo lo sviluppo dell’economia locale. Ora le decisioni si prendono a Bologna e – se guardo in tutti gli altri settori – si prenderanno per Bologna. Agli altri territori resterà la foglia di fico di qualche briciola per la socialità (sponsor del torneo di pallavolo della parrocchia, gita per gli anziani, etc.). L’incorporazione in Emil Banca ha salvaguardato la mia quota azionaria (quota minima, cifra ridicola) ma ha distrutto la mia aspirazione di contribuire a qualcosa di importante e temo lasci comunque un danno in termini di sostegno all’economia del nostro territorio. Chi ha realizzato il buco della ex BCC di Cavola e Sassuolo ha comunque questa responsabilità. Ero socio di una banca cooperativa locale, ora sono cliente di una banca.
Quello che è peggio in tutta questa vicenda è che non ci raccontano e non ci hanno mai raccontato tutto. Anzi, da anni ci sono state sempre raccontate delle gran balle per convincerci che tutto andava bene, una banca solida, sicura, in espansione. Dove erano e dove sono finiti i consiglieri e i vari presidenti e controllori della allora Banca di Cavola e Sassuolo? Qualche colpa ce l’hanno anche loro.
Pubblicare tutto! Che cos’è il Fondo Temporaneo Del Credito Cooperativo? Il Fondo Temporaneo delle Banche di Credito Cooperativo è uno strumento previsto dalla legge di riforma del settore approvata lo scorso anno dal governo Renzi. Il Fondo, di natura transitoria, è stato introdotto per supportare Bcc in difficoltà, favorendone il processo di consolidamento e concentrazione con altre Bcc, così che la nuova banca non venga influenzata negativamente dall’operazione ed abbia un quadro tecnico solido e rispondente ai requisiti richiesti dalla BCE. Il Fondo rimarrà operativo sino alla costituzione dei gruppi bancari cooperativi nazionali. Al Fondo partecipano tutte le Bcc italiane. Come è intervenuto nel progetto di aggregazione di Banco Cooperativo Emiliano in Emil Banca? Rispetto al progetto di aggregazione di Banco Cooperativo Emiliano in Emil Banca, il Fondo interviene sia sul lato sofferenze (acquistandone complessivamente 200 milioni di euro) sia sul lato patrimoniale ricostituendo il patrimonio di Banco Emiliano eroso dalle svalutazione dei crediti (con uno strumento patrimoniale irredimibile complessivo di 33 milioni di euro). Nello specifico, il Fondo: acquisisce 140,7 milioni di euro di sofferenze del Banco Emiliano (al prezzo di 66,5 milioni di euro) e interviene sul patrimonio della stessa Bcc con un prestito irredimibile di 30 milioni di euro; acquisirà fino a 60 milioni di euro di sofferenze della nuova banca (al prezzo di 27 milioni di euro) e interverrà per consolidarne il patrimonio con uno strumento patrimoniale irredimibile di 3 milioni di euro. Il valore complessivo dell’intervento del Fondo sarà di massimo 126,5 milioni di euro.
(Un socio)
Salvaguardato, forse la parola giusta potrebbe essere “rimandato”. Forse…
(Emere)
Sono solo io a percepire questa incorporazione di Banco Cooperativo Emiliano in Emil Banca come una sconfitta personale, il fallimento di qualcosa in cui ho creduto? Sono diventato socio di Banca Reggiana (poi Banco Emiliano) pensando di sostenere in tal modo lo sviluppo dell’economia locale. Ora le decisioni si prendono a Bologna e – se guardo in tutti gli altri settori – si prenderanno per Bologna. Agli altri territori resterà la foglia di fico di qualche briciola per la socialità (sponsor del torneo di pallavolo della parrocchia, gita per gli anziani, etc.). L’incorporazione in Emil Banca ha salvaguardato la mia quota azionaria (quota minima, cifra ridicola) ma ha distrutto la mia aspirazione di contribuire a qualcosa di importante e temo lasci comunque un danno in termini di sostegno all’economia del nostro territorio. Chi ha realizzato il buco della ex BCC di Cavola e Sassuolo ha comunque questa responsabilità. Ero socio di una banca cooperativa locale, ora sono cliente di una banca.
(SC)
Quello che è peggio in tutta questa vicenda è che non ci raccontano e non ci hanno mai raccontato tutto. Anzi, da anni ci sono state sempre raccontate delle gran balle per convincerci che tutto andava bene, una banca solida, sicura, in espansione. Dove erano e dove sono finiti i consiglieri e i vari presidenti e controllori della allora Banca di Cavola e Sassuolo? Qualche colpa ce l’hanno anche loro.
(Antonio Manini)