“Etciù! Etciù!”
Serena aprì la porta della sua cameretta.
Tutte le volte era la stessa storia: la mamma faceva le pulizie e lei sentiva qualcuno tossire. Ep-pure la mamma non aveva l’influenza e il papà non era in casa. Chi poteva essere?
“Etciù! Etciù!”
“Di nuovo” pensò Serena. Non capiva. Richiuse la porta e sedette sul letto.
“Si tratta di Broom”. Una voce grave, simile a quella del papà appena sveglio, si era levata nella stanza.
“Chi ha parlato?”, chiese Serena.
“Sono io, Beddy. Il letto più confortevole della casa. Modestamente”.
“Tu parli?”
“Oh, certo. Tutti noi mobili parliamo. Abbiamo il divieto di farci sentire da voi umani. Però, la situazione è ormai troppo critica. Dobbiamo intervenire e abbiamo bisogno del tuo aiuto”.
“Il mio aiuto?”
“Sì, per Broom”.
“E chi sarebbe Broom?”
“Per tutti i cuscini del mondo! Pensavo fossi più sveglia, bambina, visto che non vuoi mai dor-mire. Broom è la scopa di casa”.
“Che problema ha Broom?”
“È allergica alla polvere, poverina”.
“Una scopa allergica alla polvere. È proprio un bel guaio”.
“Già. Per questo abbiamo bisogno di te. Ascolta. La mamma ha finito le pulizie. Vai a prendere Broom nello sgabuzzino e portala qui. Facciamo una riunione straordinaria tra mobili per affronta-re la situazione”.
Serena uscì dalla stanza, cercando di non farsi sentire dalla mamma. Dopo pochi minuti era di ritorno con Broom in mano.
La scopa continuava a tossire.
Il comodino Tably aprì il suo cassetto e le allungò un fazzoletto per soffiarsi il manico.
“Ora che ci siamo tutti, possiamo iniziare”, sentenziò l’armadio Closet. “A te la parola, Broom. Dicci come ti possiamo aiutare”.
“Non voglio più spazzare la polvere di casa. Mi pizzica la saggina”, si lamentò Broom.
“È un problema serio. Sei nata per questo. Che cos’altro potresti fare?”
“Potresti diventare un’asta di microfono”, suggerì Piano, il pianoforte.
“Io dico che potresti fare l’appendiabiti. Ho giusto un posto libero”, propose l’armadio Closet.
“No, meglio una racchetta da sci”, disse il letto Beddy, che stanco di dormire sempre sognava di sciare in montagna.
“Sono idee carine”, riconobbe Serena. “Tu, Broom, hai pensato che cosa vorresti fare?”
“Ecco… io… c’è una cosa che sogno di fare, ma purtroppo temo che non sia possibile”.
“Non farti pregare. Dicci subito di che cosa si tratta”, la incoraggiò la bambina.
“A me piacerebbe diventare una scopa volante. Volare nel cielo e raccogliere la polvere di stelle. La polvere di stelle è magica e di sicuro non mi farebbe starnutire”, disse Broom, sospirando.
“Credo che sia proprio impossibile”, dissero i mobili in coro.
Broom iniziò a piangere.
“Oh, zitti tutti!”, urlò Serena. “Lasciate fare a me. Servono solo una matita e un foglio bianco”.
In un battibaleno, matita e foglio erano sulla scrivania Desky.
“Tra pochi giorni è Natale. Scriverò una lettera a Babbo Natale. Troverà lui la soluzione”.
La bambina si mise a scrivere e nessuno osò disturbarla.
Il giorno dopo, mentre andava a scuola, Serena imbucò la letterina e tutti attesero con ansia la notte di Natale.
Quando arrivò la mattina di Natale, Serena si svegliò presto. Sperava di trovare tanti regali e di non trovare più Broom. Anche se un po’ le dispiaceva. Girò per tutta la casa, mentre mamma e papà dormivano.
Di Broom nessuna traccia. Al suo posto, vide un aspirapolvere con un grande fiocco rosso per la mamma.
“Broom se n’è andato”, le confermò Fire, il camino.
A Serena scese una lacrima. Non avrebbe mai più rivisto Broom.
Passarono i giorni. Mamma e papà erano preoccupati: nonostante le vacanze, la neve e i giocat-toli, la loro bambina era sempre più triste. Non sapevano che cosa fare per farle tornare il sorriso. Anche i mobili cercavano di distrarla e farle compagnia, ma tutto sembrava inutile.
Poi, la notte dell’Epifania, successe qualcosa di incredibile.
Serena era alla finestra. Si immaginava Broom intento a raccogliere la polvere tra le stelle.
All’improvviso, le sembrò di scorgere nel cielo una vecchia signora a cavallo di una scopa. Le stava facendo segno di guardare in giardino.
Serena corse fuori.
Sotto l’albero di Natale trovò una calza piena di dolci e una letterina un po’ impolverata. L’aprì incuriosita e lesse:
«Cara Serena,
grazie a te ho realizzato il mio sogno.
Ogni sei gennaio volerò tra le stelle e accompagnerò la Befana a portare dolci e carbone a tutti i bambini del mondo. Ma, tu rimarrai sempre la mia preferita.
Tua per sempre, la scopa Broom.»
Serena si strinse la letterina forte vicino al cuore e con l’altra mano, saltellando, salutò felice la scopa Broom.
(Licia Quaretti)
Innovativo, ironico, gran bel racconto dell’Epifania. Aspettiamo con ansia il seguito!
(Roberto)
Sono sempre affascinata dai racconti che sprizzano fantasia. In “Piccolo Piero sogna la Nazionale” parlo di un mondo parallelo, il cui confine è una lunga linea colorata. La fantasia ti fa volare oltre. Benvenuta, Lucia.
(Dilva Attolini)