Il comitato per il "no" della montagna reggiana esprime grande soddisfazione per il risultato del referendum: "Il popolo ha deciso di lasciare la Costituzione così com'è".
"Questo è stato fin da subito l'unico obiettivo del nostro comitato, che ha saputo raccogliere a sè un gruppo eterogeneo di persone che, messe da parte le bandiere e le speculazioni politiche, ha lavorato con unità di intenti alla difesa della nostra Carta costituzionale".
"Desideriamo ringraziare tutti coloro i quali hanno sostenuto con impegno e partecipazione il comitato e hanno contribuito alla diffusione del nostro punto di vista nella montagna reggiana. Ora si tratterebbe finalmente di applicarla, questa Costituzione. Ci si potrebbe accorgere, volendo, che è la strada più certa e sicura per cambiare il Paese. A partire da questioni drammaticamente moderne e urgenti, perché i problemi di ieri (e di sette mesi fa) sono tutti lì anche oggi, e, più che festeggiare o dolersi, comunque la si veda, c’è da lavorare più forte".
Art. 3: "È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese".
Ripartiamo da qui.
Il popolo ha deciso ed il popolo è sovrano, la volontà del popolo va rispettata! Su questo dobbiamo essere d’accordo tutti, in primis chi sosteneva le posizioni del sì’, come il sottoscritto. Permettetemi però due osservazioni:
1) la Repubblica ha tanti compiti e molti sono importanti, come quelli descritti nell’articolo 3. Per lavorare però, le istituzioni repubblicane hanno bisogno di organismi e meccanismi snelli ed efficaci: questo, almeno per quella che è la mia opinione personale, era l’intento principale contenuto nel superamento del bicameralismo perfetto (o imperfetto, dipende dai punti di vista…).
2) Sul fatto, e qua mi riferisco soprattutto all’ambito nazionale, che tutte le forze per il no fossero esenti da speculazioni politiche e “innamorate” disinteressatamente della nostra Costituzione, beh ho qualche grosso dubbio, forze politiche che fino a domenica consideravano l’Italicum “fascista” e adesso chiedono a gran voce di andare al voto con l’Italicum sono quantomeno un po’ opportuniste, o no?
(Michele Lombardi)
Qui si parla del “Comitato per il no Montagna reggiana”. Non possiamo rispondere delle motivazioni di altri soggetti, nè eventualmente dolercene.
(Comitato per il no Montagna reggiana)
Il popolo ha scelto e poteva fare solo così per mandare a casa Renzi (Napolitano) e le sue incredibili balle! Alla maggior parte del popolo, della Costituzione, non interessa niente, ha ben altri problemi che non si risolvono cambiando qualche articolo qua e là.
(Commento firmato)
Condivido in pieno; se questo testo l’avesse proposto Berlusconi quanti di quelli che hanno votato sì l’avrebbero appoggiato? Chi è senza peccato scagli la prima pietra.
(Pinguez)
Caro Commento firmato, mi auguro che chi ha legittimamente scelto di votare “no” abbia avuto argomenti di valutazione diversi dai suoi: “Alla maggior parte del popolo, della Costituzione, non interessa niente”. Ma scherziamo?, c’è da rabbrividire. Saluti.
(Sergio)
Vede, signor Sergio, non so lei ma io vivo in un mondo reale fatto di tasse, ticket sanitari sempre più cari, di nessun servizio, lei magari è più fortunato, io da imprenditore ho altri pensieri. Da un governo mi aspetto che migliori la vita di un cittadino e che non che perda tempo, lo ribadisco, a cambiare qualche articolo qua e là di una Costituzione che ha funzionato per 70 anni e lo può fare ancora oggi, basterebbe rispettarla.
(Commento firmato)
Sicuramente adesso arriverà un governo che taglierà le poltrone, aumenterà gli stipendi e manderà in pensione tutti prima. Grazie, comitato!, probabilmente fa comodo a tanti avere amici degli amici in senato, nelle Province, e nel Cnel, ma è giusto così, l’importante è non credere alle balle di chiunque sia al governo e fare sempre politica contro le cose, e mai per le cose. Crediamo a chi, qualche anno fa, spaccava i pc in tv dicendo che sarebbero stati la nostra rovina e oggi basa tutto sulla rete. Complimenti!
(R)
Il referendum é stato un voto di protesta verso un Governo filo europeista che ha portato la pressione fiscale vicino al 56%, tagliato i servizi e non ha fatto una riforma decente per lavoro e imprese. In più non espressione del voto popolare, Alfano e Verdini stavano con il centro destra. Visto che il signor Renzi ha voluto lanciare la sfida, il popolo ha risposto. Saluti.
(SS75)
Concordo pienamente con SS75. Analisi perfetta, il popolo ha capito, i problemi sono altri che rappresentare l’Italia in cene e pranzi succulenti! A casa.
(Maria)
Sono un anziano di 89 anni e per lavoro andavo spesso all’estero. Una volta, se ricordo bene, dovevo andare in Arabia Saudita e per impegni di lavoro non sono riuscito a passare in banca. Pazienza, anche se il cambio è sfavorevole, cambierò all’arrivo in aeroporto. Purtroppo per uscire dalla zona arrivi dovevo pagare una tassa di sbarco in dollari che io non avevo. Per fortuna ad attendermi, c’era un collega, che non conoscevo, che ha capito e mi ha dato 10 dollari e mi ha salvato. Le lire non le voleva nessuno. Facevano affari le banche, un cambio quando compravi e un altro quando restituivi.
(E. Muzzini)
Non è mia abitudine alimentare un dibattito, però una risposta gliela debbo. Essendo lei un imprenditore concorderà con me sul fatto che aprire una crisi al buio non favorisce l’apertura dei mercati ma li blocca e non si sa per quanto tempo, che una crisi al buio fa diminuire notevolmente il valore delle imprese per il fatto che potenziali investitori stranieri non si avvicinano a nazioni dove l’instabilità politica non dà certezze e questo penalizza sia imprenditori che lavoratori. Ultima precisazione: “ha funzionato per 70 anni”: come imprenditore dovrebbe essere al corrente che quello che funzionava allora oggi non funziona più. I tempi cambiano, e con loro il modo di gestire vita ed imprese. Non voglio analizzare gli altri punti e qui mi fermo per non sottrarre spazio ad altri interventi. Ad ogni modo non è con i proclami, con la ricerca del “corpo a corpo”, con la demonizzazione di tutto quello che riteniamo “diverso” che si risolvono i problemi; questo è stato chiaramente un voto politico che ha punito chi non ha saputo trasmettere agli elettori che questo referendum riguardava la modifica della Costituzione. Chiudendo, essendo io un democratico convinto dico che il “no” ha legittimamente vinto e chi deve fare delle riflessioni le faccia perchè è giunto il momento. Speriamo che chi subentra sappia dare delle risposte ai problemi del Paese. Speriamo. Saluti.
(Sergio)
C’è una correlazione precisa (statisticamente parlando) tra la percentuale di disoccupazione e la percentuale di “no”. Questo era un referendum sulle politiche della BCE, sul progetto di riduzione salariale, di riduzione del salario integrativo (Stato sociale) e del salario differito (pensioni). Perché per essere competitivi, con la moneta unica, puoi solo svalutare il lavoro (a favore del capitale, naturalmente). Sfortunatamente (per il “sì”), la maggioranza degli italiani vive del suo salario (e non di profitti), e ha capito sulla sua pelle a cosa servisse migliorare la “governance“ attraverso le “riforme“: procedere con maggiore rapidità ed efficacia alla realizzazione dell’Europa liberista, basata sui trattati, economia di mercato fortemente competitiva. Ora rimane da capire come si muoverà l’Italia. Se arriverà il governo tecnico sarà la troika come in Grecia. La via l’ha tracciata il capo economista di Deutsche Bank: “l’Italia deve decidere se riformare a fondo e repentinamente lo Stato con il taglio delle pensioni, il taglio della sanità pubblica, il taglio dei servizi pubblici e il taglio della spesa scolastica, o lasciare l’eurozona”. A questo, doveva servire la rinnovata “governance“ del “sì“. A questo servirà la troika, attraverso l’EMS. Vedremo.
(Commento firmato)
Partiamo dal 2001 quando è entrato in vigore l’Euro e guardiamo adesso come siamo ridotti. Viabilità, servizi, ticket, tasse, imprese dimezzate, furti triplicati, case pignorate, senza lavoro e futuro. È questa l’Europa delle Banche dei clandestini e di Renzi – Letta – Monti? Ne facciamo volentieri a meno. Basta prendere in giro l’Italia che lavora e la gente che si alza la mattina senza vedere un futuro. Non possiamo distruggere la nostra nazione per far contenta la Merkel.
(SS75)
All’autore del primo commento mi verrebbe da chiedere dove erano i “tifosi” del “sì” che ora invocano a gran voce la governabilità – tra i quali ne conosco più d’uno di non giovanissima età – quando il centrodestra, dieci anni orsono, elaborò una riforma costituzionale che, proprio in nome della governabilità, prevedeva il “premierato forte”, ossia un esecutivo significativamente rafforzato, nonché il superamento del bicameralismo paritario, pur se il Senato rimaneva ad elezione diretta da parte dell’elettorato. Prendendo a prestito le parole di Pinguez viene proprio da dedurre che le riforme costituzionali diventano “buone” o “cattive” a seconda di chi le presenta, nel senso che assumono di fatto una decisa valenza politica, mentre il merito, cioè il contenuto della riforma, scivola in secondo piano, e qui non possiamo dimenticare la personalizzazione che ha accompagnato fin dall’inizio la campagna elettorale, legando le sorti del Governo a quelle del referendum, e che si è poi sostanzialmente tradotta in una “sfida”, come dice SS75. Si aggiungano le previsioni abbastanza “catastrofiche” che venivano fatte circolare nella ipotesi di una vittoria dei “no” e questo insieme ha inevitabilmente surriscaldato il clima elettorale, spaccando il Paese e dando l’idea che stesse prendendo corpo una nuova geografia politica, imperniata, nel versante del “sì”, sulla nascita del cosiddetto “Partito della Nazione” (si tratta ovviamente di una supposizione, ma solo in questo modo potrebbe spiegarsi la personalizzazione del referendum). Difficile dire cosa succederà quanto all’ipotetico Partito della Nazione, dopo questo esito del voto referendario, ma le parole di Sergio, che presumo abbia optato per il “sì”, laddove dice “speriamo che chi subentra sappia dare delle risposte ai problemi del Paese”, lascerebbero intendere che l’obiettivo era essenzialmente politico, nel senso che dicevo. Un successo dei “sì” – o, in subordine, una sua sconfitta di misura – avrebbe infatti stimolato, o messo comunque “al riparo”, la nascita di una formazione piuttosto consistente, identificabile a mio avviso col “Partito della Nazione” e dal momento che ciò non è avvenuto si abbandona il campo, lasciando che subentrino altri, nonostante che la maggioranza parlamentare sostenitrice del Governo non sia cambiata (e, dunque, competa ancora alla stessa di dar risposta ai problemi del Paese).
(P.B.)
P.B., lei ha ragione quando scrive che spesso le riforme diventano buone o cattive a seconda della parte politica che le presenta. Non dovrebbe essere così, ma è anche lecito che possa essere così. Sicuramente Renzi ha commesso, a mio personale parere, un errore: quello di avere eccessivamente personalizzato il referendum, legandolo troppo alla sua persona e al governo. Ho la netta impressione che tanti cittadini abbiano votato “no” per dire no a Renzi e al governo, piuttosto che ai contenuti della riforma. E’ giusto ? E’ sbagliato ? Il bello della democrazia è anche questo! Guardi, io sono elettore del Pd, ma non sono un tifoso “accanito” di Renzi e nell’autunno 2012 votai Bersani alle primarie. Ho votato sì alla riforma non perchè lo chiedeva Renzi, ma perchè penso che la riforma, per quanto non perfetta, avesse aspetti positivi. In primis quello di accelerare il meccanismo di approvazione delle leggi attraverso il superamento del bicameralismo perfetto. Sono stato sindaco per due mandati nel comune di Toano e le posso garantire che uno dei problemi maggiori delle istituzioni, di tutte le istituzioni (dallo Stato ai più piccoli Comuni) è proprio la presenza eccessiva di enti, organismi, meccanismi, cavilli burocratici e chi più ne ha più ne metta, a causa dei quali passano a volte anche anni prima che si possa vedere il risultato concreto di una iniziativa o di un investimento. Hanno ragione i vari commentatori quando scrivono che la gente, nel quotidiano, ha problemi come il lavoro che non c’è, i servizi inadeguati, le spese e le tasse troppo alte, ecc., ecc. Un Governo, di qualsiasi colore, deve pensare soprattutto a questi problemi. Ma mi creda, P.B., Governo, Regioni, Comuni hanno bisogno di meccanismi un po’ più snelli ed efficaci di quelli attuali se vogliono affrontare efficacemente i problemi quotidiani dei cittadini. E io ,personalmente, nella proposta di riforma costituzionale ho visto questo: il tentativo di rendere un po’ più semplici i passaggi previsti per le approvazioni delle leggi dello Stato. Ho visto male? Ho visto bene? Come si usa dire, ne parlerà la Storia. Cordialmente
(Michele Lombardi)
Contenti voi, così il progresso e lo sforzo fatto finora per sistemare le cose va a farsi friggere; il governo che la maggior parte degli italiani detestano e l’unico che da molto tempo ha cercato di smuovere qualcosa, ma voi fate bene a fidarvi di persone che vi raccontano la loro verità. Mi piacerebbe vederli operare, chissà dove andremo a finire. Deluso dei miei connazionali.
(Anonimo)
Quale progresso? Quale sforzo? Come diceva Totò: ma mi faccia il piacere! Io ho visto tante mance elettorali (vedi gli ottanta euro) e ho sentito tantissime belle parole per accaparrarsi l’elettorato, ma fatti? Nessuno. Il debito pubblico è salito sempre di più, come del resto le tasse e vogliamo parlare della “buona scuola”, dello schifo di questa legge Scendete nel mondo reale è meglio.
(Commento firmato)
Poi se vinceva il “no” doveva crollare tutto; piazza affari +6,30 in due sedute, spread 156 punti… Ma per piacere!, populista è il Pd, mi sa.
(Pinguez)
Stavolta mi sa che andremo a bagno, visto che le elezioni come voi pensate si faranno a breve, mi sa che avremo il quarto governo non eletto, con questo “no” siamo ancora nella palude, mi dispiace ma Renzi ve lo hanno descritto male, io credevo in lui, ognuno può avere le proprie opinioni, anche se qualcuno di voi mi contraddice o peggio io la penso come voglio, e sarebbe stata l’occasione per tagliare concretamente delle poltrone, ma voi basta dire di no no e ancora no, visto che non era a sfondo politico e otre tutto penso che se avesse governato qualche altro partito la stessa riforma costituzionale vi sarebbe andata bene, ma c’era Renzi in ballo allora non andava bene; indignato!
(Anonimo)
Innanzitutto un doveroso apprezzamento alla pacatezza con cui l’ex sindaco di Toano espone le sue ragioni, pur se non posso condividere l’idea che per risolvere determinati problemi, o cercare di farlo, occorra passare attraverso una riforma costituzionale, vedi l’alleggerimento della pressione fiscale, per dire di una questione molto attuale e sentita, che è a mio avviso una scelta tutta politica. In tema di tassazione, proprio in questi giorni un giovane imprenditore mi diceva dell’aliquota fiscale vigente in un Paese del nostro continente, così contenuta da sembrare inverosimile rispetto a quella nostra, e che porta a domandarsi come il nostro sistema produttivo, al di là della indubbia e riconosciuta qualità delle sue produzioni, possa reggere l’eventuale concorrenza di chi si trova ad agire in un tale contesto di favorevoli condizioni fiscali. Quanto a chi si dichiara deluso dei propri connazionali perché è passato il no, mi riporta alla mente i casi in cui, e parlo di elezioni politiche, se i voti andavano in gran numero alla propria parte erano “candidi” e “incontaminati”, mentre diventavano tutt’altro qualora fossero andati alla parte avversa (è il cosiddetto garantismo a senso unico, che abbiamo visto ripetersi diverse volte nel corso di questi decenni).
(P.B.)
Io non so che età abbia “Anonimo”, ma riguardo alla indignazione, poichè i referendum costituzionali sono stati tre negli ultimi 15 anni, ossia 2001-2006-2016, con promotori diversi e anche presidenti del Consiglio differenti al momento del voto, nonchè differenti pronunciamenti degli elettori quanto al sì e al no, nel senso di esiti diversi usciti dalle urne, vorrei chiedergli se si è sempre indignato, e in quale misura nell’uno e altro caso.
(P.B.)
Ho 40 anni e due figli, mi dispiace perchè a parere mio il primo a sbagliare è stato il premier a dire che se vinceva il no si dimetteva, ma il referendum secondo me non riguarda il governo corrente, è stato troppo sicuro di sè, mi dispiace perchè questo governo anche se non eletto dal popolo aveva una buona maggioranza e stava cercando di lavorare nel limite del possibile. Io spero che si possa risolvere la situazione presto, mi sono indignato perchè abbiamo votato per l’acqua pubblica e purtroppo così non è, buona serata.
(Anonimo)
Alle prossime elezioni avremo il governo 5 stelle! Almeno proviamo a mandarli a casa!
(Onelio)