Si dovesse decidere dagli umori della platea (circa 30-40 persone; se ne attendevano di più), il logo proposto dall'amministrazione comunale di Castelnovo ne' Monti di cui si parla in questo periodo sarebbe morto prima di nascere. Praticamente la totalità degli intervenuti è stata variamente critica. In compenso, non sono viceversa mancati apprezzamenti per la favola ideata in accompagnamento a questo percorso che sta portando avanti l'ente pubblico avente finalità di sviluppo del marketing territoriale e del turismo.
Davide Caiti, responsabile dell'agenzia che porta il suo nome che ha fisicamente lavorato sulla grafica del logo, ha spiegato che "in tempi di globalizzazione si rischia di perdere la propria identità e così necessitano strategie atte a far riconoscere il tale territorio attraverso l'individuazione di punti di forza unici ed irripetibili". Fa alcuni esempi (forse un tantino arditi), citando i casi di Amsterdam e del nostro Alto Adige, cioè Sud Tirol. "Il simbolo proposto per Castelnovo ricorda il nodo celtico".
Qualcuno dalla platea chiede un referendum popolare su questo argomento.
Caiti asserisce che "fuori il logo piace". Dalla platea la voce di Gianfranco Croci, deciso nel dire "no" a questo logo: "Piace a chi?". Ancora Caiti: "Bisogna far risaltare lo stile di vita dei castelnovesi". Anche qui la ribattuta dalla platea (Nadia Vassallo): "Ma qual è questo stile di vita?".
Emanuele Ferrari, vicesindaco, a richiesta sempre della platea spiega le tappe percorse fin qui cercando il maggior coinvolgimento e la maggior condivisione della popolazione: "Abbiamo proposto dei questionari e ne abbiamo ricevuti compilati circa 350-400".
Per Caiti questo logo è "un segnale di coraggio, fortezza, novità" perchè è simbolico, non figurativo; aggiungendo che occorrerà un po' di tempo perchè sia associato a riconosciuto: "Lo ritengo molto efficace dal punto di vista comunicativo".
Croci ha spiegato la sua contrarietà contestando proprio la sua "evanescenza, anzi inesistenza", nel rendere riconoscibile qualcosa del posto (la più volta citata Pietra di Bismantova, ad esempio). Circa la scelta di una parola inglese (Here = qui): "Traduciamo anche il nome del paese...". La scelta dell'idioma d'oltremanica è stato dettato - han sostenuto i proponenti - dalla necessità di allargare gli orizzonti.
Enzo Piccinni: "Trecento questionari sono una piccola frazione della popolazione. Per me si tratta di una scelta niente affatto innovativa, l'avete copiata (Caiti poi contesterà questa affermazione, ndr)... Occorre capire cosa sente la gente del posto... in questo logo manca".
Robertino Ugolotti, consigliere comunale di minoranza: "Abbiamo il logo di Cittaslow, quello del Parco nazionale: perchè un logo solo per Castelnovo? Peraltro, di 'prodotti tipici' oltre le campane cos'abbiamo?".
Sono seguiti poi altri interventi: di Fausto Giovanelli, Enzo Benassi, della giornalista Giuliana Sciaboni, di Nadia Vassallo, Paolo Ielli (che ha parlato del video messo e poi rimosso dall'amministrazione ed ha sostenuto che il logo deve arrivare alla fine del percorso, non all'inizio, aggiungendo che meglio sarebbe stato promuovere un concorso d'idee anzichè affidare tutto ad un solo soggetto), di Simone Ruffini ed altri.
Ancora Caiti ribadisce il suo pensiero e difende l'operato della propria azienda: "Capisco che al momento il logo, non ancora conosciuto ed usato, susciti poche emozioni, ma si tratta di una scelta coraggiosa, strong... Occorre portare un po' di pazienza".
Interventi, dalla parte degli amministratori, dell'assessore Silvio Bertucci e del sindaco, Enrico Bini, che poi chiuderà l'assemblea, poco dopo le ventitrè, asserendo che si terrà debito conto di tutte le opinioni, espresse in modo costruttivo ("ma chi amministra si deve poi prendere responsabilmente l'onere delle decisioni"), affermando poi che è contrario ad un referendum su una cosa di questo tipo.
Le sue parole: “Crediamo in questo progetto e la serata di presentazione ci ha permesso di far comprendere ai cittadini, o almeno provarci, che il valore dello stesso non è tanto nel logo o nel segno grafico appena costruiti, e che comunque potremo affinare ed eventualmente modificare, ma nelle attività, nelle iniziative e nelle promozioni che avremo la capacità di costruirvi attorno nel tempo, in collaborazione con la comunità e le attività commerciali. Saranno queste ad attribuire valore al marketing territoriale: del resto posizionare e far conoscere un marchio, un simbolo, richiede tempo e abitudine, come abbiamo spiegato durante l'incontro: lo ha rimarcato anche il presidente del Parco nazionale, Fausto Giovanelli, che ha ricordato l'iter del logo dell'ente, che dopo le critiche iniziali oggi è riconosciuto a livello internazionale. Le diffidenze iniziali che avevano accompagnato la prima uscita del logo hanno fatto sì che ieri sera si sia sviluppato un dibattito franco, diretto, in cui i cittadini presenti hanno avuto modo di esprimere i loro dubbi, le critiche, ma anche suggerimenti e proposte. Credo ci sia stato un confronto positivo, che ci ha fornito indicazioni di cui terremo debitamente conto per segnare la 'rotta' che il progetto 'Here Castelnovo Monti' dovrà seguire: dalla possibilità di ampliarne la portata territoriale oltre alla dimensione comunale, alle eventuali revisioni di immagine. Ma sono convinto che tutti abbiano percepito la necessità di fare un investimento culturale ancor prima che economico, su una promozione del territorio che punti più in alto rispetto al locale. Abbiamo avuto modo di fornire risposte anche in merito agli oneri del progetto, specificando che non ha avuto alcun costo ulteriore rispetto ai servizi di comunicazione affidati all'agenzia 'Kaiti expansion' e quindi può essere considerato 'a costo zero', sull'iter progettuale che sta alla base del logo, sulla scelta del segno grafico, della lingua inglese e sui modelli a cui è stato fatto riferimento, come i progetti di marketing territoriale del sud Tirolo e di Amsterdam. Abbiamo dato anche informazioni sul video che aveva accompagnato la prima uscita, che non aveva alcuna pretesa di essere un prodotto professionale o definitivo di accompagnamento al progetto: su questo punto ci è stato espresso da diversi cittadini il desiderio di un video che rispecchi maggiormente il territorio. Era una attività che avevamo in programma e che ci piacerebbe poter realizzare in collaborazione con il progetto 'Appennino in a day', che è stato promosso e sostenuto dal Comune, e che il 15 dicembre prossimo vedrà la presentazione ufficiale di un film collettivo sull'Appennino, al Teatro Bismantova. Alla fine dell'incontro ho percepito un clima di collaborazione da parte dei cittadini. Ho ovviamente rimarcato come stia nei compiti di un amministratore fare scelte strategiche ed assumersene le responsabilità, come in questo caso, ma ribadisco che quello di marketing territoriale sarà un percorso lungo e complesso che richiederà collaborazione e partecipazione della comunità, un percorso di cui siamo solo all'inizio”.
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- “Un referendum sul logo? No, piuttosto sul nome del Comune: da Castelnovo ne’ Monti a Bismantova” (27 novembre 2016)
Propongo Stay here, stay strong ricordando uno più famoso. Qui New Castle, a voi la linea.
(A.)
Gentile signor sindaco, se la lettura del logo pretende il richiamo ad un ricordo remoto, perchè non scegliere qualcosa nell’eleganza del mondo etrusco di Campo Pianelli?, che quello sì, è proprio qui.
(mv)
Caiti ha indubbiamente ragione quando sostiene che ci vuole del coraggio. Sì, ad identificare il capoluogo con un logo simile…
(Serb)
Come il solito cose inutili che non servono a niente siete, fuori dalla realtà. Abbiamo strade schifose e secondo voi se uno viene qui pensa: veh che bello! Servizi inesistenti, se volete andare in un mercato globale bisogna essere pronti, non fare finta di esserlo e già il nome è un programma di come siete incapaci.
(D.f)
Come buona conoscitrice della lingua inglese sono sempre più stupita da questa incredibile necessità che sembrano avere molti miei concittadini di cercare ad ogni costo di infilare l’Inglese dove non c’entra niente e dove, soprattutto, un inglese non lo infilerebbe. Che tipo di messaggio cerchiamo di inviare? “Allargare gli orizzonti”? E che cosa vuol dire? Non possiamo allargare gli orizzonti usando l’Italiano e mettendo in atto quei processi per cui ci facciamo conoscere attraverso ciò che siamo davvero (che è tantissimo) senza scimmiottare e torturare un’altra lingua che non ci ha fatto niente di male?
(Ornella Gigli)