Sono stati presentati in una sede assolutamente insolita per una conferenza stampa, l'ufficio di direzione dell'Istituto penitenziario di Reggio Emilia, i risultati di un progetto innovativo condotto in collaborazione tra lo stesso Istituto, il Comune di Castelnovo ne' Monti, la Fondazione Enaip, la cooperativa "I Briganti di Cerreto", grazie al cofinanziamento del Fondo sociale europeo e della Regione Emilia-Romagna.
“Orientamento, cittadinanza e lavoro” è il titolo dell’operazione, che ha visto la sua attuazione concreta durante i mesi scorsi, rivolto a persone che a diverso titolo e con diverse misure risultano sottoposte a provvedimenti dell’Autorità giudiziaria di limitazione o restrizione della libertà individuale. Nello specifico si tratta di alcune persone, prevalentemente di origine straniera, internate negli istituti penitenziari di Reggio Emilia ma ormai prossime alla dimissione dalla pena detentiva, che quindi saranno libere entro circa 1 anno. “Il progetto – hanno spiegato il direttore dell'Istituto penitenziario Paolo Madonna e la presidente di Apt Servizi Emilia-Romagna Liviana Zanetti – si è sviluppato attraverso una serie di azioni di accompagnamento rivolte a detenuti, con un ammontare di 12 ore individualizzate di colloquio per ciascuno dei soggetti coinvolti, insieme a un orientatore; un corso di formazione come addetti ai sentieri di montagna per un totale di 80 ore, e infine tre mesi di tirocinio per addetti ai sentieri di montagna, su una vasta area del Comune di Castelnovo ne' Monti”.
Alla conferenza stampa hanno preso parte anche il comandante di reparto e alcuni funzionari giuridico pedagogici degli istituti penitenziari Maria Pasceri, il direttore generale di Fondazione Enaip Reggio Emilia Alessandro Sacchi, Davide Tronconi dei "Briganti di Cerreto" che ha svolto il ruolo di tutor del tirocinio, il responsabile di sede Enaip e coordinatore del corso Massimo Guarino, Simona Magliani, tutor del tirocinio per Fondazione Enaip, l'assessore all'ambiente del Comune di Castelnovo ne' Monti, Chiara Borghi, e, sempre di Castelnovo, l'assessore ai lavori pubblici Giorgio Severi.
“Il progetto – ha aggiunto Liviana Zanetti – è nato dalla collaborazione tra Apt regionale e gli istituti penitenziali di Reggio Emilia, per coinvolgere i detenuti ormai prossimi all'uscita dal carcere in un’attività manutentiva di pubblica utilità sociale. Tutta l’attività esterna è stata sostenuta dall’Apt Emilia-Romagna, che ha inteso così dare seguito al recente protocollo di intesa firmato tra il ministro dell’ambiente Galletti ed il ministro della giustizia Orlando per individuare azioni specifiche idonee a favorire la costruzione di una identità professionale e consentire l’occupazione dei detenuti, con particolare riguardo al territorio del sistema nazionale delle aree protette. Su questa azione abbiamo riscontrato l'immediata disponibilità del Comune di Castelnovo ne' Monti ed è stata coinvolta anche la cooperativa 'I Briganti di Cerreto' nel ruolo di tutor per il periodo di tirocinio, supervisionata dalla Fondazione Enaip”.
“Per noi questo progetto ha rappresentato una esperienza molto significativa – hanno affermato gli assessori castelnovesi Chiara Borghi e Giorgio Severi –. Ha permesso a chi ha vissuto l'esperienza del carcere di imparare un mestiere e di avere una opportunità di reinserirsi nel mondo del lavoro. Questi ragazzi hanno avuto la possibilità di entrare in contatto con la vita fuori dal carcere e iniziare a costruirsi una occasione per ricominciare. Per loro provare a reinserirsi nel mercato del lavoro equivale anche a ricominciare ad avere rapporti sociali, civili e soprattutto umani con il mondo esterno al carcere. Inoltre è stato un progetto importante anche per il nostro comune perché, oltre all'utilità degli interventi di manutenzione, ci ha permesso di contribuire a far reinserire queste persone. E' stata certamente un'esperienza molto positiva e speriamo si possa ripetere”.
“Quello condotto a Castelnovo ne' Monti – hanno concluso Alessandro Sacchi e Massimo Guarino di Enaip – è stato un progetto pilota, realizzato per la prima volta nella nostra regione. I risultati sono stati di assoluto interesse e credo sia una esperienza ripetibile ed esportabile anche in altri contesti”.
“…grazie al cofinanziamento del fondo sociale europeo e della Regione Emilia-Romagna…” Ecco, ci risiamo: c’è aria di soldi, di affari, di guadagno. Dopo i profughi a Minozzo ecco i detenuti “prevalentemente di origine straniera” (c’era forse bisogno di specificarlo?) arrivare in montagna. Sono contento che con questa esperienza abbiano potuto trovare un lavoro e reinserirsi nella società. Chiamerò subito i miei amici Francesco e Maria e gli dirò di compiere qualche atto contrario alla legge in modo che, una volta arrestati, possano venire qui in montagna dove senz’altro troveranno un posto da saldatore e uno da parrucchiera. Acciderbola, però potevate dirlo subito che per diminuire la disoccupazione bisogna andare in galera! Un dubbio mi assale: Francesco e Maria sono italiani, varrà anche per loro? Ma sì, quelli che hanno messo su questa faccenda mica sono razzisti… i soldi non hanno colore!
(Angelo Riccobaldi esule in patria)
Ma questo progetto quanto è costato alla comunità?
(Bacs)
Come spesso succede si vende fumo. Sicuramente è costato tanto, non ha insegnato niente e non avrà nessun ritorno occupazionale. L’unica cosa che è servita è che una cooperativa ci ha guadagnato sopra.
(Z.)