Riceviamo e pubblichiamo.
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Ieri, lunedì 14 novembre, in serata, si è svolta una pubblica assemblea nel salone parrocchiale di Minozzo a riguardo del fatto che quattro profughi arriveranno in questo paese in un'abitazione privata. Erano presenti i rappresentanti della cooperativa "Dimora di Abramo" che gestisce questo "affare", i quali hanno rassicurato il numeroso pubblico presente sul fatto che sono tutte "brave persone" e "salutano tutti dicendo: buongiorno". Avranno a disposizione uno psicologo, andranno a lezione di italiano per ben 10 ore alla settimana, con il solo problema che non è ancora stato individuato l'insegnante e che, su esplicita domanda di una ragazza di Minozzo "su come sarebbero occupati a passare la giornata", il responsabile ha risposto che "ci stanno lavorando per capire cosa fargli fare". E' stato detto che ai profughi verranno dati 2,50 euri al giorno.
Sono nigeriani (ma in Nigeria c'è la guerra?). C'è un ragazzo che nel suo paese faceva il saldatore e vorrebbe farlo in Italia, c'è una ragazza che nel suo paese faceva la parrucchiera (hanno detto che è molto brava perchè nel suo paese usano molto le treccine e non tutti sono capaci a farle e vorrebbe fare la parrucchiera in Italia). Hanno pure detto (e forse questa è la più bella) che in caso dovessero delinquere sanno bene a cosa vanno incontro con le leggi che ci sono in Italia! E allora il mio pensiero è andato a Francesco e a Maria.
Sono due miei amici: Francesco faceva il saldatore e anche lui era molto bravo; poi un giorno la sua ditta ha delocalizzato all'estero e lui è senza lavoro. Maria faceva la parrucchiera, anche lei era molto brava, e, penso io, forse sapeva fare le treccine; poi un giorno,vicino al suo esercizio ha aperto una parrucchiera cinese e Maria dopo 2 mesi ha dovuto chiudere e anche lei è senza lavoro.
E, inevitabilmente, mi vengono in mente tutti i milioni di italiani che vivono sotto la soglia di povertà, alle vittime degli ultimi tre o quattro terremoti che aspettano ancora una casa e un lavoro, alle vittime della banda Fornero-Monti-Napolitano costretti ad aspettare una pensione che mai arriverà e tante altre cose mi vengono in mente...
Poi, improvvisamente, mi viene in mente una frase tratta da un'intercettazione telefonica durante l'inchiesta romana sulle cooperative (rosse e bianche) che si occupano della gestione dei "nuovi schiavi": "Si fanno più soldi con questi che con la droga". E, se è vero che il costo per profugo è di 35 euri al giorno e a loro vanno 2,50 euri, il resto dove finisce? Certo, ci sono le spese per pagare l'insegnante d'italiano, la scheda per telefonare e se dovessero delinquere magari anche le spese per l'avvocato, ma non sarà certo questo il caso perchè sono tutti tanto bravi, ricordate che dicono a tutti "buongiorno".
Nel dubbio sono andato a cercare su Google "La Dimora di Abramo" con la certezza che anche il sindaco di Villa Minozzo e l'amministrazione comunale si saranno senz'altro informati su chi veniva nel loro comune a seguire un'operazione così delicata, perciò ero tranquillo. Poi ho letto questo: http://www.ilrestodelcarlino.it/reggio-emilia/cronaca/dimora-di-abramo-profughi-soldi-polemica-1.1242519. Devo dire che ora non sono più tanto tranquillo.
Ad ogni modo proverò a dire a Francesco e a Maria di venire a Minozzo, magari trovano una cooperativa che li aiuta a trovare un posto da saldatore e uno da parrucchiera. Fanno anche risparmiare: sanno già l'italiano.
(Angelo Riccobaldi, esule in Patria)
Il caso di Francesco e Maria era stato studiato già alla fine dell’Ottocento (secolo a cui stiamo tornando a grandi passi, almeno per quanto riguarda i diritti del lavoro): dovranno infatti vedersela con il cosiddetto “esercito industriale di riserva”, che chiunque sia interessato potrà approfondire – digitando – con una breve ricerca su internet.
(Commento firmato)
Ringrazio molto il signor “Commento Firmato”. Non fa altro che confermare che i due sistemi di sfruttamento (capitalismo: sfruttamento dell’uomo sull’uomo e comunismo: sfruttamento dello Stato sull’uomo) possono essere superati solo dalla socializzazione (partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili dell’azienda) e dal corporativismo con l’elezione in parlamento dei rappresentanti delle categorie produttive delle arti dei mestieri al posto dei rappresentanti dei partiti politici (parassiti incompetenti strapagati per niente). In poche parole passare dalla democrazia rappresentativa alla democrazia partecipativa.
(Angelo Riccobaldi, esule in patria)
Sì, ho appena letto l’articolo, ora siamo tutti più fiduciosi e felici. Ma se venisse anche qui un grande sisma distruttivo (senza fare vittime naturalmente) voglio proprio stare a vedere quante cooperative verranno ad aiutarci, del resto lo stanno già dimostrando da tempo che gli unici “interessi”che hanno sono i loro, forse la nostra colpa è che sappiamo già parlare, leggere e scrivere l’italiano e magari qualcuno di noi ha ancora un lavoro… Che sfortuna.
Naturalmente non se ne faccia una colpa a chi veramente cerca di farsi una nuova vita come per esempio questi 4 giovani che verranno a Minozzo, se ne avranno i meriti non saremo certo noi a impedirglielo, anzi… Ma dopo aver visto certe cifre intascate da questi “soci” e consapevole del fatto che la nostra amministrazione locale vorrebbe chiudere la scuola di Minozzo per poter così risparmiare circa € 5800,00 annui (cinquemilaottocento), beh!, mi viene il vomito.
(Minozzese doc)
Il nostro direttore responsabile Settimo Baisi ha scritto sul Carlino di oggi 16/11 la cronaca della riunione di cui si parla nella lettera del sig. Riccobaldi, ma il tono e il senso appaiono molto diversi: sembra che la cosa si sia svolta con molto fair play e senza problemi. Poichè conosciamo bene il nostro direttore riteniamo che l’autore della lettera abbia visto un altro film ed abbia dato voce a proprie idee e preconcetti. Ne prendiamo atto.
(Pietro Ferrari, presidente di Novanta scs editore di Redacon)
Ohibò, caro direttore, ho forse detto che che la riunione non si sia svolta con “molto fair play e senza problemi”? Come dal vostro sottotitolo io mi sono permesso di inviare le mie impressioni e vi ringrazio per averle pubblicate. Risulta perciò evidente che se parlate di “preconcetti”, questi sono esclusivamente da parte vostra. Mi sembrava doverosa questa precisazione anche se penso, come già tante volte in passato, difficilmente troverà spazio sulla vostra rubrica. Sperando di sbagliarmi, ne prenderò atto. Buon lavoro.
(Angelo Riccobaldi, esule in patria)
Complimenti al signor Riccobaldi per l’articolo – in cui si esprimono problematiche reali e non legate a un pensiero unico dominante – e per la risposta al dis/appunto del signor Pietro Ferrari.
(Una montanara)
A me pare che la parola “accoglienza” non dovrebbe prevedere giri di soldi. Privati e cooperative che, convenzionati con gli organi dello Stato, ricevono finanziamenti per piazzare qua e là chi arriva in Italia senza alcun titolo e senza riconoscimento, non “accolgono” nessuno. Fanno operazioni di mercato. Anche le parole che si usano possono modificare i fatti, è noto. E la cosa dà ancor più fastidio quando le persone, che possono essere delle bravissime persone, cattoliche, tutto quel che si vuole (non è questo il punto), vengono sistemate in determinate zone e paesi e chi ne trae beneficio… se ne sta altrove. Ovviamente sempre “disponibilissimo” a prendere in considerazione eventuali attriti o difficoltà. Che sarebbe come dire: ti piazzo una persona in casa tua, ma pagano me: per eventuali problemi che tu dovessi incontrare dimmi pure qualcosa che vediamo insieme cosa si può fare. Non è una presa in giro, vero? Ma funziona così. Dare a tutto questo il nome “accoglienza” sa tanto di vocabolario orwelliano. Quanto andrà avanti questa storia, dato che in Italia può venire, e continua a venire, chi vuole? Fino a che la pentola non salta. Non so quanto manchi. Il motivo è semplice e non ha a che fare con l’umanità verso il prossimo. Parlando molto semplicemente: il troppo stroppia.
(Alberto G.)
L’autore dell’articolo è per caso un negazionista? Basta cercare Nigeria su Google e aprire la sezione notizie per comprendere che anche in Nigeria ci sono carneficine, vedo sempre più spesso gente “colta” convinta che ci sia guerra solo in Siria. Ad ogni modo sono cattolici, ci si vedrà tutti a messa!
(Andre)
Non capisco cosa c’entra il negazionismo, ma non essendo “colto”, con la mia sola licenza media, tengo a precisare che come cattolico praticante la mia posizione nei confronti dei 4 profughi è quella di “fratello in Cristo”. Forse non avete capito o volete rifiutare il fatto che non colpevolizzo i profughi, ma le cooperative che sfruttano queste persone come nuovi schiavi guadagnandoci sopra, anzi molto peggio, perchè una volta agli schiavi si aveva l’obbligo di dargli un lavoro, da dormire e da mangiare, oggi 2,50 euro al giorno.
(Angelo Riccobaldi, esule in patria)
Credo che, una volta, con gli schiavi fosse un po’ diverso: non si aveva l’obbligo di dar loro un lavoro; bensì, venivano sfruttati con lavori massacranti fino all’esaurimento – non considerandoli umani, ma di una condizione inferiore, appunto, schiavi. Venivano nutriti perché diversamente non avrebbero potuto lavorare e quindi produrre l’utile per cui venivano utilizzati. Ma, a parte questo, colgo l’occasione per suggerire un tema fondamentale: il lavoro. La Costituzione italiana afferma che la Repubblica è fondata sul lavoro. Lo afferma perché ritiene che, attraverso il lavoro, e quindi un giusto salario (dignitoso, dice), possa avere l’occasione di sviluppare i diritti umani fondamentali e di partecipare alla vita culturale e politica della Nazione. Strani concetti, vero? Sarebbe come dire che se non hai il pane degli altri diritti non te ne fai nulla. Dunque, il lavoro è la base per poter esercitare tutti gli altri diritti (questo è ciò che dice la nostra Costituzione). Allora diventa fondamentale distinguere i diversi tipi di immigrazione: i profughi, e i “migranti economici”. Se il lavoro è la base di tutti i diritti, la Repubblica deve garantirne l’accesso ai cittadini. Ma deve, allo stesso tempo, poter valutare chi ne ha diritto o meno e pianificare gli ingressi in base alla compatibilità con il proprio sviluppo economico. Altrimenti queste persone si trasformano in un “esercito industriale di riserva”, con il risultato di destabilizzare il mercato del lavoro, abbassando tutti salari e creando disoccupazione. E’ naturale, peraltro, che qualcuno tragga beneficio dalla riduzione generalizzata dei salari. Magari quelli che inneggiano alle frontiere aperte e all’integrazione dei popoli senza se e senza ma. I profughi hanno diritto ad una assistenza temporanea, in attesa di tornare alle loro case, una volta finita l’emergenza umanitaria. In questo contesto, è di tutta evidenza – invece – come questi grandi flussi di persone siano utilizzati come “armi di migrazione di massa” dai vari governi interessati ad ottenere contropartite politiche o economiche. Il caso eclatante è la Turchia, con tutte le recenti vicende che conosciamo. Attualmente la Turchia ospita circa tre milioni di profughi. In uno dei suoi ultimi discorsi, il presidente turco ha accennato al fatto che “l’Europa non è pronta ad accogliere tre milioni di migranti”. A buon intenditore, poche parole…
(Commento firmato)
Gentilissimo signor “Commento firmato”, è vero che una volta gli schiavi venivano usati sino all’esaurimento, ma oggi le cose sono cambiate, purtroppo in peggio. Basta ricordare che l’estate scorsa due donne (italiane) sono morte raccogliendo pomodori per 2 euro l’ora. Per quanto riguarda la vostra Costituzione (vista la mia condizione di esule non posso certo riconoscerla) vorrei che mi spiegasse grammaticalmente cosa vuol dire “fondata sul lavoro”. Uno Stato serio e responsabile avrebbe scritto “fondata sul diritto al lavoro”. Faccio peraltro notare che la Costituzione è stata firmata, non in un locale istituzionale, che so: Quirinale, camera o senato, bensì a Palazzo Giustiniani che è la sede della massoneria. Qualche cosa vorrà ben dire…
(Angelo Riccobaldi, esule in patria)
Se la pensi diversamente dal sistema attuale in Italia sei visto come persona ignorante o di modesta cultura, in parole semplici un populista xenofobo. Mi sforzo di tollerare il migrante in albergo, ma quando vedo l’italiano che tribola a pagare le bollette e a fare la spesa, semmai senza lavoro e con le rate della casa insolute, abbandonato totalmente dal sistema, sono orgoglioso di essere chiamato populista. Solo in Italia funziona così, evidentemente qualcuno sta facendo fior di quattrini con le cooperative. Condivido la lettera del signor Riccobaldi che spiega le cose da populista, come sono io.
(SS75)