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Morta a Casina Rosina Pederzini, l’ultima “vedova della Russia”

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rosina-ved-moraniQuando si parla di storia sembra sempre di parlare di qualcosa di lontano, freddo, qualcosa che abita i libri e non può più far male. Ma ci sono pagine di storia che colpiscono con una forza tale che la più lunga delle vite non basta a dimenticare.

Così è stato per “la ritirata di Russia”, espressione familiare nel dopoguerra come dolorosa conclusione dell’invasione che tra 1941 e 1942 aveva portato 220.000 soldati italiani sul Don in un attacco il cui fallimento costerà quasi centomila morti e fatiche e sofferenze inenarrabili nei superstiti.

Così è stato per Rosina Pederzini, l’ultima “vedova della Russia” del comune di Casina, morta nei giorni scorsi nella sua casa al Margine all’età di 95 anni. In quel 1942, giovane sposa e mamma di pochi mesi, salutò per l’ultima volta quello che aveva voluto compagno di una vita, con cui potrà invece condividere soprattutto lettere e sogni. Il marito Ezio Morani venne inviato sul fronte il 29 novembre 1942, giungendovi nei giorni drammatici dell’attacco che imporrà la ritirata. L’ultima lettera è infatti scritta durante il viaggio “a pochi giorni dalla sistemazione” e porta la data dell’8 dicembre 1942. L’attacco russo è già in corso, la ritirata inizierà il 16 gennaio 1943.

Rosina e Ezio sono sposati da meno di un anno e hanno un bambino di pochi mesi ma Ezio, classe 1917 è sotto le armi dal 1939, Rosina è a servizio a Reggio e hanno trascorso insieme solo pochi giorni di licenza per il matrimonio, per la nascita del figlio Guglielmo e alla vigilia della partenza per la Russia, brevissima, nemmeno il tempo per una fotografia insieme. All’inizio del ’43 le voci sulla disfatta, la sacca, la prigionia e le ricerche affannose presso gli ufficiali di cui il marito era stato attendente, i commilitoni superstiti, l'Alleanza Familiari pei Dispersi e Prigionieri in Russia, la Santa Sede, la Croce Rossa e la Mezzaluna Turca (la Croce Rossa dei paesi arabi).  Un pellegrinaggio senza esito di cui rimane traccia in una lettera di cui si è perso il mittente:

Riguardo le notizie che mi chiedi ti dirò che non vi è nessun mezzo di sapere notizie dei prigionieri dalla Russia e nessuna Croce Rossa può interessarsene per il fatto che la Russia non ha aderito alla convenzione di internazionale della Croce Rossa. Bisogna solo essere armati di molta fede e speranza. […] Non c'è Vaticano, legazione straniera neutrale o Croce Rossa di nessun paese che possa fornire  notizie sulla sorte dei prigionieri o dispersi in Russia. La radio qualche volta trasmette dei nomi, la rivista Tempo pubblica nel retro della copertina posteriore fotografie di provenienti dalla Russia o chiede notizie di essi attraverso tale pubblicazione, ma nulla di positivo sono in grado di consigliarti. Sono assai spiacente di non riuscire mai a soddisfare le tue richieste e Dio sa come lo farei volentieri.”

Forse a consolarla è la scrittura: Rosina ha fatto poche classi di elementari, ma la vita le dà le parole:

Caro cognato,

sento proprio in cuore il desiderio di scriverti, perché ho bisogno di aprire l'animo a qualcuno che mi comprenda.

Sempre, sempre io penso al mio Ezio, lui è sempre con me spiritualmente, ma mai come in questi giorni di festa e di intimità famigliare io ho sentito la sua mancanza. L'ho atteso con fiducia dal giorno che partì, ho sperato, un Natale dopo l'altro, che venisse finalmente il Natale che ci avrebbe riunito e invece ancora nulla.

Mio Dio, quanta ansia, quanta angoscia. Ora poi che si sono iniziati i rimpatri, che vedo tutti arrivare ed Ezio no, ho dei momenti di sofferenza così grande, mi sembra di non avere più la forza di vivere. La mia unica consolazione è la preghiera e prego prego la Madonna che benedica il mio Ezio, che lo porti a casa. A volte non ho più la forza di sperare che torni: è tanto lungo questo silenzio! Penso Ezio solo in quella steppa lontana e gelida, penso cosa avrà sofferto laggiù lontano dalla sua sposa, dal suo bimbo, dalla sua casa, dalla sua Patria. Chissà che freddo avrà sentito in cuore, chissà che tormento avrà provato! E se fosse morto non avrà avuto neppure il conforto di un sacerdote che gli desse Gesù sacramentato, unica forza nel trapasso terribile! Ma se fosse in Cielo, oh, io lo prego il mio Ezio di guardare sempre a me, al suo piccolo Guglielmo che tante volte lo chiama, lo desidera! Ma no, vero, non è morto Ezio, non può essere morto, che farei io allora sola nella vita! Unica mia consolazione è il mio Guglielmo e lo stringo a me e il suo sorriso è la mia forza, la mia consolazione. Anche tu siimi vicino col tuo affetto sincero per aiutarmi ad avere fiducia in questo ultimo angoscioso periodo d'attesa.

Ti abbraccio

tua Rosa (senza data)

* * *

Amore perduto

Tu non sei più con me

Amore, perso

ne le tacite valli: infinito.

Io son qui, di te per ogni verso

chiamo.

Ne l'antico amore io mi nascondo

e ne la vita triste e lagrimata

palmo a palmo.

Io ti sento, tu mi senti vicino

sul tuo, sul mio cammino.

Ma che pena dire: t'amo!

e andare senza vederti

e volere

stringere e non avere

da stringere che il vento.

[...]

(Rosina Pederzini, Natale 1947 )

* * *

Soltanto pochi anni fa la comunicazione del ritrovamento in una fossa comune e la visita sul luogo della nipote.

Rosina non smise mai di ricordare e testimoniare. La sua corrispondenza d’amore al tempo della guerra ha trovato spazio nel volume Casina in guerra pubblicato nel 1993 da Giorgio e Paolo Gregori e da Giovanna Caroli.

La vita, affrontata con coraggio e determinazione, con forza gentile, ha arricchito i suoi giorni di affetti altrettanto importanti, un altro figlio, due nipoti e tre pronipoti. Nel 2011 la morte del figlio Guglielmo.

Oggi che anche Rosina ha raggiunto il “per sempre” tante volte richiamato nelle lettere, la tratteniamo sulla soglia del tempo per renderle ancora una volta onore e denunciare insieme a lei la disumanità della guerra. Per sempre.

2 COMMENTS

  1. Conoscevo la storia di Rosina e di suo figlio Guglielmo, morto nel 2011 e mio amico, siamo nati lo stesso giorno lo stesso mese dello stesso anno, mi aveva raccontato quando era ragazzino la storia di suo padre e ho apprezzato tanto il fatto che una sua nipote si sia recata sulla tomba di suo nonno. Ho conosciuto personalmente anche Rosina e nel leggere la lettera inviata a suo cognato mi sono commosso, una grande donna, da annoverare fra tutte quelle donne e quelle mamme di quel periodo nefasto del nostro Paese, che rimasero ai loro paesi a lavorare, a soffrire con tanta miseria, mentre i loro mariti erano lontani a servire la patria in guerra. E molte rimasero vedove e continuarono a soffrire. Non so se esistono strade a loro dedicate, ma se così non fosse lo proporrei. Un grande esempio da citare e da ricordare. Non ho saputo della sua morte, avrei partecipato ai suoi funerali. Riposa in pace, Rosina, fra gli angeli accanto a Dio.

    (Domenico Amidati)

    • Firma - Domenico Amidati