Riceviamo e pubblichiamo
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Partiamo dalla fine così, forse, l'inizio risulta più interessante: l'amministrazione vuole chiudere la scuola di Minozzo.
L'inizio invece è diverso, racconta la lotta di un paese intero, cominciata già lo scorso anno, che si oppone a questa scelta difficilmente comprensibile di chi ci amministra: chiudere una scuola per risparmiare circa 6.000 euro annui e per scongiurare la partenza di pluriclassi nel capoluogo! Motivazioni con un irreprensibile valore civico, talmente d'avanguardia da essere da noi difficilmente comprensibili.
Cominciamo subito con l'auto-etichettamento: Siamo campanilisti. È così. Ne siamo perfettamente e orgogliosamente consapevoli. E siamo anche convinti cha la nostra scuola sia un gioiello da difendere! Non perché ci costi fatica l'idea di fare 5km di strada per raggiungere la scuola di Villa, come in tanti sostengono; i montanari sono abituati a macinare tanti di quei chilometri che questi 5 non sono certo nemmeno lontanamente pensati come un problema. Il tema non è questo! Il concetto si muove proprio dalla difesa di un territorio e di un centro aggregativo come la scuola che, in una comunità, racconta il futuro. E, tolto quella, di futuro si fa davvero tanto fatica a parlare. Capito cari amministratori?
Per di più questa scuola a noi piace tanto anche per i piccoli numeri che la contraddistinguono! Lo stesso Don Milani, contrapponeva, a chi mira ai grandi numeri, l'importanza del piccolo, della dimensione minima e la grande dignità educativa che questa possiede. Egli stesso proponeva come scuola ideale una realtà che difficilmente possa esistere "altro che in una minuscola parrocchietta di montagna" (cit.). E le pluriclassi nascevano proprio con l'esperienza di Barbiana!
Mantenendo fede al campanilismo sopracitato, riportiamo alcune righe tratte da un articolo comparso sul Corriere della Sera qualche tempo fa, riferito ad una realtà piemontese, che crediamo calzino bene con la questione in corso:
"Quando chiude il bar muore un paese. Vale lo stesso, anzi di più, per le scuole. Dopo, in un territorio che è grande almeno tre volte quanto tutti i comprensori scolastici che lo circondano, non c'è più nulla, solo una corriera che parte al mattino e torna la sera. Viene buio presto, tra queste montagne. Se non ci fosse quell'edificio di granito e ardesia piantato in mezzo alla piazza dal quale entrano ed escono bambini vocianti e loro genitori, la nota dominante sarebbe quella della desolazione, come spesso accade per questi borghi lontani. Queste terre, che sono presepi viventi tra montagne e boschi, che quasi sempre diventano sinonimo di abbandono. Borghi fantasma che nessun programma di recupero potrà riportare in vita, privati come sono dell'anima".
Perché la scuola è davvero l'anima di un luogo. E laddove manca l'anima si gettano le basi per un nomadismo identitario, per un abbandono strategico che nulla rimpiange. Il radicamento affettivo che si instaura a partire proprio dal sistema della scuola è già un valido rimedio al dilagare della "società liquida", dei grandi numeri e delle grandi assenze teorizzata dal sociologo Bauman, che cresce in ogni dove tranne che qui!
Posto quindi tutto ciò, ci chiediamo: perché mai chiuderla?
La motivazione di non avere pluriclassi nel capoluogo è davvero sufficiente per tracciare la strada alla nascita di un nuovo borgo fantasma nella nostra montagna?
Il risparmio di circa 6.000 euro è davvero sufficiente per restituire proposte tali da contrastare il fenomeno dell'abbandono che insiste già pesantemente sul nostro territorio?
Grazie per le risposte che vorrete darci, cari amministratori: siamo in trepidante attesa!
(Un gruppo di genitori di Minozzo)
Non ha senso tenere una scuola aperta a 5 minuti dal capoluogo.
(L.G.C.)
Concordo pienamente, è giusta la logica dell’amministrazione, in tempo di crisi il lusso non è consentito. Come hanno chiuso tante scuole in piccoli centri, così signori cari, dovete accettare la chiusura di Minozzo, piccolo borgo.
(Paolo)
Da quando la scuola è diventata un lusso?
(Anto)
Perfetto, quindi in tempi di crisi è normale che per l’infanzia ci si debba appoggiare ad una struttura privata quando a pochi chilometri (da Villa a Minozzo sono gli stessi che da Minozzo a Villa) ci sarebbero gli spazi pubblici da utilizzare. Da lì si doveva partire, invece pochi mesi fa sono stati effettuati lavori di pavimentazione nella struttura privata. I costi chi li sostiene?
(Stefania)
Per non parlare poi dei costi aggiuntivi per il trasporto comunale derivati dall’eliminazione dei bacini d’utenza e pareggiati con la riduzione del servizio.
(Stefania)
Se l’amministrazione comunale avesse messo lo stesso impegno e tenacia nel cercare risorse per il territorio come quella che sta mettendo nel tentare di chiudere la scuola di Minozzo, a quest’ora saremmo una piccola Bolzano. Una storia che sta andando avanti da un anno e mezzo e che ha raggiunto come risultato il dividere la gente, il tutto per soddisfare i piagnistei di un paio di genitori incontentabili che comunque andranno le cose (chiusura di Minozzo o meno) continueranno per loro natura ad essere insoddisfatti ed ad andare in Comune a lamentarsi, anzichè capire come mai le pluriclassi non funzionano solo nel plesso di Villa mentre nel resto dell’appennino vanno benissimo (Minozzo compreso).
(Montanaro confuso)
Faccio presente al signor Paolo che il vicesindaco ha sottolineato più volte che il problema non sono i costi e in realtà, aggiungo io, non c’è nessuna reale motivazione di carattere strettamente amministrativo e in questi tempi di crisi, soprattutto di valori, io difendo una realtà dove questi sono la base dell’insegnamento e dove mio figlio ha un nome, qualità e caratteristiche che vengono valorizzate e non è solo lo studente “del secondo banco a sinistra”. E la monoclasse è tale nella sostanza? Ci sono bambini che stanno al passo, altri con qualche difficoltà, altri che non hanno perfetta padronanza della lingua italiana, altri certificati… Non c’è il rischio, aumentando i numeri, che si perdano un po’ le identità? Alla fine della quinta elementare si discute una tesi di laurea?, è cambiato qualcosa e mi sono persa? Se i nostri figli avranno voglia di informarsi e formarsi lo faranno indipendentemente da monoclasse e da pluriclasse e ciò che interessa a me è che mio figlio prima che studente diventi una persona con la “p” maiuscola.
(S.t.)
Per chiudere il cerchio e dare a Cesare quel che è di Cesare riporterei anche la sede comunale a Minozzo; nello specifico presso la rocca, per la gioia di Corsi. Trovo una mancanza di sensibilità e tatto nei confronti degli abitanti della parte alta del comune che da anni, senza polemica alcuna, sottopongono i propri figli a sacrifici non indifferenti per raggiungere la scuola di Asta (un bambino di Civago ha il pulmino alle 7,05). La vita in montagna richiede un minimo di sacrificio. A quando le scuole superiori a Minozzo?
(Marco Rossi)