Apro la pagina di Redacon dall'Inghilterra dove mi trovo da un mese, e da dove ho appreso la terribile notizie sulla scomparsa atroce e prematura di Angela Olmi. Collega e, quasi, compaesana. Apprendo anche, commossa, dell'affetto con cui è stata salutata dalla comunità e dai suoi alunni.
Mi trovo qui in visita all'Università di Exeter, perché sto svolgendo un dottorato di ricerca in ambito della Psicologia dell'Educazione. E come educatore sono rimasta profondamente colpita dalle parole di Giulia. Il suo scritto mi arriva diretto e autentico, e come quelle cose che vivono di realtà propria. Giulia in poche righe racconta un processo educativo e affettivo che, una volta avvenuto, resta. E lascia un segno.
Quando andiamo in classe, ciò che trasmettiamo va ben oltre ai contenuti. Creiamo una relazione, anche attraverso richieste di impegno, richiamo alla responsabilità e dedizione allo studio. Otteniamo, spesso, resistenza. Ma, come mi disse una volta un mio insegnante, affinché ci sia apprendimento è necessario uno "sconvolgimento", poiché apprendere significa, secondo Piaget, accomodare, adattare, fare posto tra il vecchio e il nuovo. Jerome Bruner in visita nel nostro territorio una volta ha detto, per chi ha avuto la fortuna di ascoltarlo: "non abbiate paura delle divergenze, delle differenze, perché portano sempre nuovi significati". Così pare abbia fatto Angela con te Giulia. Non ti ha mai "mollato", nonostante. Ed è il dono più bello che un docente può fare ai suoi alunni. Esserci, comunque.
A questa alunna Angela l'ha lasciato il segno, anche perseguito nella tensione, affrontando le contraddizioni che un docente deve sostenere ogni giorno, tra il rispetto della libertà individuale degli alunni anche di dire no allo studio, e l'invito agli stessi a superare il proprio limite per far posto al nuovo, convincendoli che ne vale la pena.
Credo che Angela sarebbe fiera del proprio operato nel leggere questa dichiarazione di grande stima, di tanto affetto e riconoscimento.
Quando si lascia tale traccia nei propri alunni, è senza tempo.
Complimenti Angela, bel lavoro.
* * *
"Cara Prof.,
desideravo scriverle il mio pensiero appena appresa la notizia, ma poi pensai che forse sarebbe stato meglio aspettare, aspettare che passasse un po’ di tempo. Perché è facile scrivere di getto guidati dalle emozioni che ci pervadono quando, purtroppo, ci giungono notizie del genere.
Ho aspettato che le acque si calmassero e lasciassero spazio alle emozioni definitive, quelle che continui a sentire anche dopo giorni, mesi e anni. E così è già passata una settimana dalla sua improvvisa, spiazzante, dolorosa scomparsa. E devo dirle che è altrettanto doloroso e spiazzante il vuoto che si percepisce tra i corridoi del suo amato Liceo.
Prof, spesso ho sbagliato, l’ho fatta tribolare e forse non sono mai stata grata delle sufficienze che mi concedeva dopo altrettante lunghe e strazianti interrogazioni, dove la mia testardaggine faceva da sovrana e non mi permetteva di capire veramente quanto lei tenesse che anche io mi appassionassi alle sue materie. Ma alla fine non è stato così, non sono mai riuscita a cogliere quella scintilla che lei continuava ad innescare, sperando che prima o poi qualcosa si accendesse.
Proprio oggi pensavo a quante ore ho passato davanti a lei, a quanto lei si sia dedicata a me, nonostante tutto. E il sorriso che mi ha rivolto dopo quell'ultimo “arrivederci, si rimetta” adesso mi lascia senza fiato. Perché quel vuoto che si sente tra i corridoi, io lo sento ampliato centinaia di volte dentro di me. È il vuoto che lasciano le persone che hanno dato tanto a questo mondo. Ora, quel vuoto, lo voglio riempire della cultura che ha sempre provato a farmi amare, senza perdere mai la speranza. Sabato avrebbe dovuto interrogarmi, “ancora un’ennesima volta” pensavo la settimana scorsa. Adesso, invece, la rimpiango quella “ennesima” lezione di vita che mi avrebbe regalato.
Mi mancherà. Sarà sempre nel mio cuore.
(Giulia)
Queste parole piene di stima e affetto avremmo dovuto trasmetterle prima, quando ad Angela potevano servire per stare meglio. Perché non riusciamo a dire alle persone cui vogliamo bene il nostro sentimento? È sempre cosi. Ci sembra di essere ruffiani, eccessivi ed invece tutti ne abbiamo bisogno.
(Anna)
Signora Anna, ognuno di noi ha mille modi per esternare questi sentimenti nobili. Basta semplicemente ringraziare di tanta devozione e cura l’educatore, in questo caso la carissima professoressa, alla fine di un colloquio durante l’anno scolastico. Non credo che sia difficile… A me è capitato tutte le volte che ho avuto l’occasione di incontrare lei o altri professori.
(Maria)
Divina lezione. Quando un prof. lascia tanto affetto tra i suoi alunni, direi che le parole non servono a commentare la grande opera compiuta. A nome dei genitori ringrazio il Cielo di averci fatto incontrare una persona, un’insegnante, un’amica così meravigliosamente preparata che ha speso tutta la sua vita per il bene di quei ragazzi a volte non capiti. Grazie ancora con tutto il cuore del bene profuso. Sia di esempio per tutte quelle persone che vogliono intraprendere una professione di così grandissima responsabilità.
(Un genitore)