Iniziamo da oggi una nuova collaborazione con un neo papà.
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Duedentini è fatto così. Pochi capelli, due grandi occhi marroni, un sorriso che ti avvolge il cuore, una pelle liscia come quella di un neonato o poco più. Perché, detta come va detta, lui, di mesi, ne ha sette. Ma non se ne cura e approfitta di ogni occasione per starsene in braccio e guardare quello che lo circonda dall’alto al basso.
Duedentini quando è a suo agio porta avanti il pollice e tocca quanto lo incuriosisce, con l’ultima falange che, contrariamente a quella del babbo che scrive, si piega all’indietro, vero orgoglio di mamma Riccia. Il pollice di Duedentini giunge su orologi, maniglie, stoviglie pericolose da non toccare, visi di viandanti, bocche di cani famelici, tenaglie, palle acuminate e palombari. Se però qualcosa non lo convince, il pollice si ritrae e va a finire che si ricorda di avere solo sette mesi e mette su un mescolino di tutto rispetto.
Duedentini ha ancora una visione semplice della vita e, quando può, ama mettere il pollice sul mento o sul naso di uno sconosciuto che gli sorride: così pare che il mondo sia tutto in sintonia con lui. Accade, però, che alcuni passanti, assorti nei loro pensieri, dai loro impegni o dalla frenesia del vivere, non abbiano un sorriso per Duedentini. A quel punto accade l’imprevedibile. Duedentini nasconde il pollice e se lo tiene stretto e si guarda attorno smarrito chiedendosi dove va il mondo senza sorrisi. E il papà non sa cosa dirgli.
(Barbapapà)
Mamma e papà ti insegneranno che sorriso chiama sorriso, quindi continua a farlo, Duedentini, vedrai che il mondo ti risponderà quando meno te lo aspetti e quando più ne avrai bisogno.
(Barbazia)