Riceviamo e pubblichiamo.
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Ci sono gesti e parole ricorrenti, nella nostra vita.
Ci sono frasi, figure, metafore che affiorano sempre alle nostre labbra, quando il momento lo richiede.
Credi che le radici di queste routine siano da ricercare nei gesti e nelle parole delle persone che sono state in grado – in un modo o nell’altro – di esserci da esempio.
E’ molto strano arrancare a tal modo per esprimere i tuoi pensieri.
E’ molto strano apprendere, in una giornata all’apparenza normale, della scomparsa di una persona, di una professoressa che in un tempo che sembra ormai antichissimo ha contribuito in silenzio a costruire, gesto dopo gesto, parola su parola, la persona che ora sei.
Ed è ironico trovarsi dinnanzi a questa pagina bianca – del bianco accecante del monitor di un computer e non più di quello ambrato di un foglio protocollo a righe – e non avere idea di come riempirla.
Ma tra le infinite nozioni che la professoressa Olmi è stata in grado di trasmetterti, alcune semplici idee mantengono il loro smalto e la loro presa nella tua memoria.
Una di queste idee riguarda proprio il potere liberatorio della scrittura, la sua funzione catartica, la magia che risiede nel trasformare in simboli universali emozioni così profonde, vive e personali che a malapena sei in grado di comprendere per primo.
La scrittura può anche questo: aiutarti a comprendere.
E di fronte alla morte… di fronte ad un dolore dapprima remoto, poi sempre più presente mano a mano che la notizia decantava e assumeva la truce consistenza della realtà… la scrittura è forse davvero l’unica salvezza.
Così, affranto, hai realizzato che non vi sarebbe stato modo migliore per ricordarla che mettere in pratica i suoi insegnamenti.
Sei arrugginito, la scrittura non è più limpida come ai tempi del liceo.
Eppure, mentre le tue dita battono su questi tasti, ti sei reso conto di quelle idee ancora sedimentate in te.
Hai preso coscienza delle parole e dei gesti che la Prof. ti ha più o meno direttamente trasmesso… quell’attrito interno, quel rumore di unghie sulla lavagna davanti ad errori apparentemente insignificanti, come un “cosa” al posto di un “che cosa” o una risposta che esordisce con “è quando”, ma anche la passione per la conoscenza, per la lettura avida di testi di ogni tipo, con quel “Civiltà Sepolte” di Ceram che fu il suo primo consiglio per te e che ancora riposa nella libreria, al tuo fianco, proprio ora.
Un mondo di conoscenze, di emozioni, di idee… costruito giorno per giorno anche grazie alla sua dedizione per l’insegnamento e al suo amore per la trasmissione della conoscenza.
E chissà quanti altri, come te, ora alle prese con un tomo di diritto privato, con l’insonnia prima di un esame o con le prime buste paga conservano nelle pieghe della loro memoria i suoi preziosi insegnamenti.
Questo semplice pensiero, l’idea che i semi che ha gettato nel corso della sua carriera abbiano attecchito e stiano germogliando… ti fa sorridere attraverso le lacrime.
E se qualcuno, leggendo queste parole sconclusionate, ha rievocato un ricordo del suo tempo con lei, tremando per un’interrogazione o entusiasta nell’ascoltarla… questo tuo tentativo folle di esprimere le tue emozioni per iscritto non sarà stato vano.
E lei, ancora una volta, avrà avuto ragione.
(Un ex studente)
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